Quando ero piccola nella mia famiglia c'era la "tradizione" della poesia di Natale, assieme a quella del presepio. Tradizione romana, ma secondo me reinventata di sana pianta da mio padre, artista assolutamente laico, agnostico oltre che massone, fantasioso favolista, che accoglieva e rimescolava miti e riti antichi e recenti anche religiosi in immagini e racconti.
In ogni caso da che ho imparato a leggere e scrivere, cioè da quando avevo neanche tre anni, questa "tradizione" della recita della poesia davanti al presepio e a tutta la famiglia riunita fu affidata a me, ufficialmente perché ero la più piccola.
Papá Alfredo ci teneva moltissimo, ma anche mamma Bianca la sosteneva e faceva la sua ottima parte !
Il mio compito era piuttosto complesso: oltre a comporre una poesia sempre nuova ogni anno, dovevo anche ideare e costruire il presepio, anch'esso sempre nuovo, cercando e scegliendo l'ambientazione e i personaggi della rappresentazione, che aveva come attori principali la mamma-madonna, il papà-sangiuseppe e il bambinello. Poi tutti gli altri comprimari e comparse, angeli, pastori con relative greggi e cani animali vari, magi e stella cometa a seguire.
All'inizio di questa "tradizione", siccome a tre e quattro anni non andavo ancora a scuola, avevo un sacco di tempo per organizzarmi, tanto che cominciavo ad andare a raccogliere il muschio per fare i prati, legnetti e scorze d'albero per costruire stalle e capanne e sassolini o anche pietre per simulare le rocce fin dall' estate quando ero in campagna.
Anzi la raccolta dei materiali per comporre e realizzare la scena divenne una delle mie occupazioni più divertenti e amate e certo è alla base della mia ARTE RICICLANTE di adulta.
Come personaggi utilizzai all'inizio figurine avanzate da precedenti presepi, ma non erano abbastanza, e non avevo soldi per poter comprare tutte quelle che avrei voluto, di varie dimensioni, che si vendevano solo in brevissimi periodi a piazza Navona o a Porta Portese, i due mercati romani importanti: non mi fidavo ad andarci da sola e nessuno mi ci accompagnava, avevano tutti troppo da fare.
Perciò dovetti aguzzare l'ingegno, accontentarmi di ciò che avevo e cercare di supplire in qualche modo e fu davvero un'impresa: lo stucco per i vetri o la cera delle candele erano difficili da modellare per una bimba di quattro anni ! Così ero sempre a caccia di materiali e mezzi per costruire il prossimo presepio, personaggi compresi, per stupire e affascinare tutti.
Poi qualcuno ( sospetto mio padre), ma ero giá al primo o secondo anno di elementari, mi fece trovare tra i doni natalizi una scatola di Pongo e scoprii che con quel materiale potevo farmi i personaggi che volevo modellandoli da sola, e potevo farli pure colorati! Felicità!!!!
Ricordo che l' anno successivo al dono costruii un presepio stupendo, con tanto di grotta e paesaggio e la sacra famiglia interamente modellata col pongo. Fu un successo strepitoso, papà specialmente ne fu orgogliosissimo, ma non gli venne in mente di fotografarlo - all'epoca non si usava fotografare tutto come oggi e poi non pensava che lo avrei riciclato- e fu davvero disperato quando lo smontai passate le feste ( era quello che avveniva sempre) e recuperai il Pongo usato distruggendolo per farne altre cose.... Ancora a distanza di anni lo ricordava con dolore.
Però anche la poesia natalizia aveva il suo spazio ed era certo un bell'esercizio di grammatica e sintassi, oltre che di lingua e recitazione spontanea, per una bimba quello di comporne una originale, senza scopiazzare e senza retorica, che contenesse concetti belli e buoni propositi e fosse breve, efficace e non annoiasse nessuno, anzi stupisse l'uditorio! Purtroppo non ne ho conservata nessuna.
.La "tradizione" ha cominciato a vacillare quando le mie sorelle si sono sposate poi pian piano è decaduta, il Natale non si festeggiava più assieme nella casa dei genitori, c'erano nuovi bimbi piccoli e la riunione familiare si preferì farla dove erano loro. Finché la "tradizione", specialmente quella della poesia la interruppi e si perse, perché nessuno dei nipoti la raccolse: io stessa da 19 anni cominciai a passare le festività con gli amici e a fuggire la riunione di tutte le "sacre" famiglie solo per abboffarsi, scartare regali inutili e leziosi e dare spazio ai conflitti accumulati e coagulati per giorni e anni che finivano sempre per deflagrare al massimo con risultati penosi.
Altri presepi mi sono divertita poi a costruirli un ceramica, da quello piccolissimo di meno di 5 centimetri a quello più grande composto solo di tre sculture dei personaggi base, interconnesse e composte in una scena conclusa di 40 x 50 centimetri che fu esposta per tre anni nel castello di Subiaco e che ho esposta nuovamente a Fabrica due anni fa, nel 2019, a una piccola mostra di strani e stravaganti presepi nella chiesa della Vittoria, tradizione interrotta dalla pandemia in corso.
AMg
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