Le parole, le leggi, le manifestazioni, le panchine, le stese di vecchie scarpe femminili ritinte di rosso sciorinate nelle piazze, i proclami e gli appelli autorevoli evidentemente NON BASTANO a convincere i maschi violenti a smettere di dare sfogo alla loro violenza più o meno palese contro le donne in tutti i modi in cui continuano a farlo, fino all'assassinio.
Da quando sono nata , in quanto biologicamente femmina sono stata costretta a confrontarmi con questa realtà indegna di un paese che voleva e vorrebbe definirsi CIVILE, per me assolutamente inaccettabile, anche perché entrambi i miei genitori mi hanno sostenuta nel mio deciso oppormi a ogni forma di sopruso, per essere biologicamente femmina.
Ho davanti agli occhi della mente il rapporto reciproco di amore affettuoso e rispetto dell'identità e della libertà reciproca tra mia madre e mio padre, le loro discussioni anche animatissime, talvolta addirittura trasformate in duetti lirici, che terminavano sempre con un sorriso: così in contrasto con quel che vedevo nella realtà delle altre famiglie, e anche nella mia stessa famiglia, dalle mie sorelle e i loro fidanzati, poi mariti...
Sono stata addestrata attraverso il loro esempio al rispetto reciproco, alla consapevolezza e alla responsabilità, senza troppe coccole ma senza capricci e senza vizi, e ho ricevuto a un anno e poco più, per un capriccio lagnoso, un unico schiaffetto, che è stato per me terribile ma risolutivo.
Però con tutti gli altri ho dovuto imparare prima possibile a riconoscere i sintomi preliminari del sessismo, a proteggermi e a difendermi, a difendere il mio corpo e la mia anima dalle violazioni e i miei diritti inalienabili: ho cominciato a voler applicare, far rispettare e difendere la Legge fondamentale dello Stato.
E' ancora necessario far capire alle forze di PS e alla magistratura, che quando ignorano o interrompono la catena della sicurezza, che le donne o chi per loro hanno richiesto di attivare, magari con grandi difficoltà e pericoli personali. e/o non collaborano attivamente con le donne stesse a difenderle, se le misure di sicurezza per le vittime vengono trascurate e/o interrotte, essi stessi diventano complici di fatto dei violenti troppi spesso assassini.
Bisogna convincere le donne stesse a difendersi, a usare i mezzi disponibili per farlo, ma nessuno si vuol render conto che alla violenza si educa in famiglia e anche nella scuola: la stessa madre maltrattata si fa complice del padre maltrattante e lo stesso accade quasi sempre nella scuola, dove ho visto troppe insegnanti maltrattate quotidianamente da colleghi o presidi, come erano maltrattate a casa da padri e /o mariti e addirittura figli, subire, senza alcuna reazione di protesta.
Occorre convincere le donne oggetto di violenze a reagire, sempre e ovunque, a denunciare e far processare tutti coloro, forse dell'ordine e magistratura comprese, che pure sapendo, pur richiesti di aiuto, non solo non intervengono tempestivamente mettendole in sicurezza reale, ma cercano di minimizzare o addirittura chiedono loro di lasciar correre.
LA PAZIENZA E' FINITA
BASTA VIOLENZA SEMPRE E DOVUNQUE
NOI DONNE ABBIAMO GIA' DATO
NON VOGLIAMO PIU' CONTARE LE VITTIME.
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