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giovedì 17 aprile 2025

L'annientamento dei legami familiari. L'imminente distruzione dell'umanità. Il massacro del 7 ottobre


Screenshot a scopo didattico di Nancy Hartfelt Kobrin, Ph.D. 


Nel rapporto della Commissione civile sui crimini del 7 ottobre commessi da Hamas contro donne e bambini, intitolato "Un crimine senza nome per vittime senza voce", il dott. Cochav Elkayam-Levy ha introdotto il termine "kinocidio" nel lessico, una forma specifica e urgente di genocidio che prende di mira le famiglie per l'annientamento totale. Questo termine deve ancora essere formalizzato nel diritto internazionale. Ma nominare tali atti è essenziale: il linguaggio fornisce chiarezza e struttura a una brutalità altrimenti indicibile. 

Il "kinocidio" si riferisce alla distruzione sistematica dei legami familiari attraverso l'omicidio di intere famiglie, con l'obiettivo di cancellare non solo vite, ma anche lignaggi, connessioni e l'idea stessa di casa. Il termine "kinocidio" è una parola composita: parentela + -cidio, che significa l'omicidio dell'intera famiglia.


Comprenderne l'etimologia ci aiuta a cogliere il profondo peso del termine. Secondo l'Online Etymology Dictionary, "kin" risale all'inglese antico cynn, che significa famiglia, razza, tribù o natura. Deriva dal proto-germanico kunja- e dalla radice proto-indoeuropea gene-, che significa "dare alla luce" – una radice condivisa con parole come genus e generation. 

Pertanto, "kin" è fondamentalmente legato alla nascita, alla madre, alla discendenza e al legame umano della procreazione. Questa storia linguistica è importante. 

Collega il kinocidio direttamente a kind e child, sottolineandone l'orrore: l'uccisione mirata di genitori davanti ai figli e di figli davanti ai genitori. Il trauma è sia fisico che psicologico. Gli atti spesso includono stupro, abusi sessuali e mutilazioni – una recisione intenzionale dell'umanità alle sue radici.



Cosa ci ha rivelato Hamas il 7 ottobre 2023, quando ha attaccato famiglie israeliane – genitori, figli, nonni, generazioni – nelle loro case? Quale messaggio inespresso si cela dietro il massacro di interi nuclei familiari?  C'è un elefante nella stanza: le pulsioni inconsce dietro una violenza così nichilista. Perché esplorare l'inconscio di questi attori? 

La risposta è semplice: non è per loro, ma per noi. Non si tratta di provare empatia per i colpevoli. Mancano di empatia; non è mai stata coltivata nella loro psiche. Perché? Perché le psicodinamiche della loro cultura basata su vergogna e onore, sposata all'Islam radicale, l'hanno cancellata. 

Morte e distruzione sono tutto ciò che conoscono. La rabbia che esprimono supera l'omicidio: si manifesta in mutilazioni, profanazioni, vergogna e umiliazione.

https://www.ilsole24ore.com/art/hamas-attacca-israele-tutti-video-AFjAdm9?refresh_ce=1

In questo attacco tattico e simbolico contro gli ebrei che vivono vicino a Gaza, Hamas e altri gruppi islamisti, compresi i civili che si sono uniti ai saccheggi e alle mutilazioni, non solo hanno assassinato ebrei, ma anche non ebrei che vivevano e lavoravano tra loro, come i braccianti agricoli thailandesi. Le loro azioni rivelano, forse più di ogni altra cosa, lo stato patologico delle loro stesse vite familiari. In parole povere:  odiano le loro famiglie. Proiettano questo odio all'esterno. La rabbia che non riescono ad affrontare internamente viene inflitta sugli altri. 

È terrificante confrontarsi con questa realtà, e forse è per questo che il concetto di kinocidio è rimasto indiscusso fino ad ora. 

Il kinocidio è la forma più elementare di genocidio. Perché? Perché distrugge la struttura umana fondamentale: la famiglia. 

Nel documento legale fondamentale della Commissione, che usa la parola "legame" trenta volte in ottanta pagine, ciò che rimane inespresso è questo: Hamas usa la violenza come forma di legame. Si attacca a noi attraverso il terrore. Uccidendoci, tenta di fondersi con noi.


Prendo a prestito qui il concetto di "fusione della morte", coniato dallo psicoanalista americano S. Orgel nell'analisi del suicidio di Sylvia Plath. Quando mi sono imbattuto in questo termine durante le mie ricerche sul terrorismo suicida islamico, l'ho visto come la spiegazione perfetta dell'11 settembre. Gli attentatori suicidi si fondono con le loro vittime, annientando sia se stessi che l'altro in un legame psicopatico e parassitario. cfr. il mio libro "La banalità del terrorismo suicida: la nuda verità degli attentati suicidi islamici", Potomac, 2010.

La psicologia moderna parla spesso di stili di attaccamento: sicuro, evitante, disorganizzato. Ma l'attaccamento implica sempre un legame. In questi attacchi, Hamas si fonde violentemente con le sue vittime, esprimendo una fantasia inconscia di uccidere la madre. Sono legate psicoticamente a un oggetto materno, pieno di vergogna, umiliazione e violenza, che devono annientare. Con il pretesto della politica, infliggono questa ferita psichica agli altri.


Gli studi dimostrano che fino al 95% dei pensieri e il 94% del comportamento non verbale sono inconsci. Le azioni di Hamas gridano un profondo odio per se stessi e per la famiglia.

 Eppure, nel discorso politico edulcorato di oggi, tali verità sono tabù. Eppure, dobbiamo dirle. 

I legami violenti rivelano una bancarotta culturale.

 Non si può riparare Gaza con i soldi. Nessun progetto infrastrutturale può affrontare bisogni psicologici insoddisfatti così profondi. La rabbia che supera l'omicidio non può essere placata dagli aiuti materiali. La società inizia con la famiglia.

Come disse lo psicoanalista D.W. Winnicott, "La casa è dove iniziamo".

 Per Hamas, la casa è dove inizia l'annientamento.

 I loro legami familiari non sono solo spezzati, sono cancellati. Nulla migliorerà finché non lo capiremo noi, non loro.

 Il kinocidio deve essere riconosciuto non solo come un termine legale di recente coniazione, ma come l'espressione più chiara del collasso psicotico che minaccia l'intera umanità. 

Noi ebrei siamo solo il canarino nella miniera di carbone.

 Ciò che inizia con noi non finirà con noi. Il kinocidio non è solo un crimine di guerra contro un popolo, è un crimine contro i legami che ci rendono umani. Non riconoscerlo significa deludere la vita stessa.



sabato 5 aprile 2025

Una scelta importante per chi ha bisogno di libertà. E non può aspettare

 
Ricevo questo messaggio che voglio condividere con chi mi legge, perché ne tenga conto nella sua dichiarazione dei redditi e possa contribuire a una battaglia di libertà e di civiltà che ci coinvolge tutt**

AMg


Ciao ,

donare il 5x1000 è una scelta che dipende solo da te.

 

Come saprai, questo è un momento dell'anno importante per l'Associazione Luca Coscioni e per te, perché puoi scegliere di partecipare attivamente alle battaglie in cui credi, senza rinunciare a niente.

 

Sappiamo che condividiamo il nostro impegno per difendere i diritti e la libertà di tutti. Lo hai dimostrato sostenendo concretamente, anche economicamente, l'attività dell'Associazione Luca Coscioni. E per questo vogliamo ringraziare ancora.

 

Oggi ti scriviamo perché dietro ogni legale, ogni proposta di iniziativa battaglia popolare, ogni disobbedienza civile e ogni vittoria dell'Associazione Luca Coscioni ci sei anche tu. Ci sono persone che soffrono, lottano e ogni giorno aspettano risposte. Quanto ancora dovrà aspettare?

 

L'11 febbraio 2025 la Toscana ha fatto la storia approvando la legge Liberi Subito , garantendo tempi certi per l'aiuto medico al fine vita: un risultato ottenuto grazie alle firme di oltre 10.000 persone residenti nella Regione e grazie al sostegno di persone come te.

La nostra azione prosegue: la proposta è stata presentata in 18 regioni, la raccolta firme è ora partita in Umbria. Dietro queste proposte ci sono storie reali, come quella di Anna , la prima persona in Friuli Venezia Giulia ad aver potuto scegliere di porre fine alla sua condizione con il supporto della sua Regione, o di Serena , che ha atteso 9 mesi per veder riconosciuto il suo diritto in Lombardia. Solo cinque persone in Italia ci sono riuscite. E tutte le altre?

In più ti vogliamo dire che oggi la tua firma per il 5x1000 all'Associazione Luca Coscioni è più importante che mai. La scorsa settimana infatti ci è stato comunicato che Marco Cappato, Chiara Lalli e Felicetta Maltese saranno processati a Firenze per aver aiutato Massimiliano, affetto da sclerosi multipla, a porre fine alle proprie sofferenze attraverso il suicidio assistito in Svizzera. È un processo che riguarda la libertà di scelta di ciascuno di noi.

 

IL 5X1000 PER ESSERE LIBERI FINO ALLA FINE HA IL CODICE 97283890586

 

Grazie al tuo sostegno, e alla Corte costituzionale, abbiamo anche ottenuto un passo avanti per la democrazia: da oggi, chi ha disabilità gravi può firmare digitalmente per partecipare alla vita politica.

 

Per dare forza alle battaglie dell'Associazione Luca Coscioni, devi solo inserire il codice fiscale 97283890586 nella tua dichiarazione dei redditi, senza alcuna spesa per te.

 

In questo modo doni risorse fondamentali per essere a fianco di chi si batte per le proprie libertà , per non dover subito sulla propria pelle scelte altrui.

 

Puoi scrivere il nostro codice fiscale 97283890586 nel riquadro dedicato al sostegno degli Enti del Terzo settore iscritti nel RUNTS sulla tua dichiarazione dei redditi.

 

Grazie, ancora una volta, per tutto quello che potrai fare.

 

Filomena Gallo – Segretaria nazionale

Marco Cappato – Tesoriere
Filomena e Marco

 
PS Comunicaci la tua scelta compilando il modulo in fondo alla pagina associazionelucacoscioni.it/5X1000 , oppure via email, scrivendo a 5x1000@associazionelucacoscioni.it , via sms, al numero 3311899233 , o via whatsapp , al numero 0664010848 . Per noi è molto importante poterti ringraziare.

giovedì 30 gennaio 2025

Si festeggi solo che sono vive.

 La prigionia delle israeliane rapite raccontata da loro stesse.

di Nathan Greppi  

Una delle foto che più sono rimaste impresse nella memoria collettiva dei rapimenti del 7 ottobre ritrae la ventenne Naama Levy mentre viene caricata a forza su un furgone. Sui pantaloni spicca una grossa macchia di sangue, probabile conseguenza di una violenza carnale. 

Dopo essere stata recentemente liberata assieme ad altre tre soldatesse rapite (Liri Albag, Karina Ariev e Daniella Gilboa), sono emersi i racconti sulle loro condizioni durante i 477 giorni in cui sono state prigioniere di Hamas. Come spiega il sito israeliano “Ynet”, le storie sono state raccolte dai media presso il Centro medico Rabin di Petah Tiqwa, dove le ragazze stavano affrontando le dovute cure in compagnia dei loro familiari. 

Naama Levy è stata tenuta da sola per un lungo periodo, prima di potersi ricongiungere con le sue amiche. Le quattro giovani donne hanno cercato di passare il tempo tenendosi in esercizio e rimanendo attive, malgrado le condizioni precarie e il cibo scarso. Nonostante i sequestratori non permettessero loro di tenersi per mano né di piangere, sono riuscite comunque a sostenersi a vicenda. 

Daniella Gilboa e Karina Ariev sono state tenute insieme per la maggior parte del tempo e il loro legame, formatosi già nella base di Nahal Oz prima del loro rapimento, è diventato ancora più forte. 

Intervistate dall’emittente televisiva israeliana Keshet 12, le ragazze hanno raccontato che una di loro è rimasta prigioniera per molto tempo in un tunnel senza luce dove era difficile persino respirare. Nel corso della lunghissima prigionia sono state continuamente spostate da un posto all’altro. C’erano periodi in cui non veniva dato loro da mangiare, ma allo stesso tempo erano costrette a cucinare per i terroristi e a pulire le loro toilette. Spesso potevano sentire la radio e più raramente vedere in tv le proteste degli israeliani per chiederne la liberazione. 

Durante la prigionia alcune di loro sono state tenute in ostaggio dentro le case dei civili di Gaza, dove giocavano con i bambini dei carcerieri. 

Non è stato loro concesso di ricevere cure mediche adeguate, comprese quelle per le ferite riportate il 7 ottobre. 

Per lungo tempo non hanno avuto neanche il permesso di farsi una doccia o anche soltanto di lavarsi. 

Ai media israeliani il padre di Naama, Yoni Levy, ha dichiarato: «Per 15 mesi ho parlato con voi giornalisti molte volte. Dal profondo del cuore mi sono rivolto ai politici, ai media, al popolo d’Israele e ai leader mondiali. Li ho supplicati come padre di cercare di salvare mia figlia dall’inferno. Questo momento, qui e oggi, è ciò per cui ho pregato e che ho immaginato e sperato per 477 giorni, non solo per me stesso ma per tutti noi. Il 7 ottobre il nostro Paese si è frantumato in migliaia di pezzi, lasciando le famiglie distrutte per sempre. Quello è stato il momento in cui le nostre vite personali sono state scosse e siamo diventati noti come “la famiglia di Naama Levy, la vedetta rapita”». Yoni Levy ha poi aggiunto: «Ora Naama è al sicuro con noi, circondata da parenti e amici, ma la lotta non è finita. Ci sono ancora 90 ostaggi che dobbiamo riportare a casa. Sono i nostri figli e le nostre figlie, le fondamenta stesse su cui è costruito il nostro Paese. Non ci sarà guarigione né risveglio fino a quando non sapremo che lo Stato d’Israele è il padre e la madre di ognuno di noi»

da il quotidiano LA RAGIONE 30 Gennaio

e aggiungo

Paola Kafira dibatte con filopalestinese di "Free Palestine"

da L'Islam criticato

domenica 5 gennaio 2025

Auguri a noi donne, noi siamo le befane !!!!

 Dedico questo post a tutte le mie amiche  di tutte le età, perché l'Epifania è la più antica vera festa delle donne, tutte le donne e di tutte le età.

Ogni donna è una "befana":  incredibile combinazione di sapienza e dolcezza, di giustizia e amore, di bellezza e bruttezza, di gioventù e vecchiaia. 
Auguri a tutte le donne, di tutte le età e di tutti i luoghi:
  questa è la nostra festa d'inverno!
 
Ogni donna, anche se non se ne rende conto, è in grado di produrre "magia".
Ogni donna  è capace di esprimere ogni giorno della sua vita  intorno a se quel che può apparire stregoneria, riuscendo con semplici e talvolta umili azioni a realizzare il benessere psico-fisico delle persone di tutte le età con cui ha a che fare, perché le ama.  

 Ma troppo spesso ne è ripagata con disprezzo e sfottò, scarsa o nulla considerazione della sua fatica e perfino salario più basso se lavora anche fuori casa, quando non è costretta a subire addirittura violenza e botte. 


AlbaBefana

C'era una volta una Befana a Fabrica
che stava sempre con la scopa carica

però se doveva viaggiare
 si faceva sempre rimorchiare

per via dell'arsenico di Fabrica.


Alba Montori 2015




lunedì 9 settembre 2024

Un report da non perdere.

 

 L’Osservatorio della Rete L’ABUSO scoperchia il vaso di Pandora italiano sugli abusi a danno di minori e persone vulnerabili, le inerzie dei Governi susseguiti e più volte richiamati dagli organi sovranazionali, ad oggi ancora inadempienti di fronte alle raccomandazioni.

Paradossalmente il dato meno inquietante che emerge dal report, sono le migliaia di vittime prodotte ogni anno nel paese. Più preoccupante invece quella “FREE ZONE” prodotta da vuoti legislativi, tanto evidenti che non esiste possibilità di ragionevole dubbio; lo Stato per inerzia è il diretto responsabile.

I report governativi ogni anno restituiscono dati come il numero di vittime, spesso preso dai report della Polizia di Stato (le sole denunce quindi, a vedere pure poche) che tuttavia, se pur a nostro avviso risulti sottostimato nel panorama europeo, restituisce diverse migliaia di vittime a fronte delle quali però, non si legge sulla cronaca di indagini o di arresti.

La domanda ovvia che sorge è; dove sono i pedofili che le hanno prodotte?

Un report prodotto in mesi di lavoro analizzando i dati a nostra disposizione che disegnano un quadro davvero inquietante. Questa volta non sul clero ma il quadro generale dell’Italia, paese che si può tranquillamente definire il terzo mondo europeo in materia di tutela di minori e persone vulnerabili.

Lo illustreremo nella presentazione del Report giovedì 12 settembre, ore 10 e ne discuteremo con i tecnici ed alcuni Garanti regionali.

Potete seguirci a partire dalle ore 10 su tutti i social della Rete L’ABUSO o direttamente dal nostro sito web.

Per accrediti - SOLO GIORNALISTI; accrediti@retelabuso.org

Interverranno:

Francesco Zanardi – Presidente Rete L’ABUSO

Federico Tulli – Giornalista e autore

Mario Caligiuri – Avvocato e coordinatore legale della Rete L’ABUSO, supervisore dell’Osservatorio permanente

Monica Sansoni – Garante dell’infanzia e dell’adolescenza del Lazio

Carla Puglieddu – Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Sardegna

Fabio Biasi – Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Provincia autonoma di Trento e la consulente dott.sa. Manuela Paganini

Guia Tanda – Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Liguria

Giorgio Barone – CBI – Pres. Medical & Antidoping Commission – PCSOS Project Mgr. – Protecting Children in Sport – Compliance Lead Auditor FMSI / CONI-NADO / IAAF

Ludovica Eugenio – Coordinamento Italy Church Too

Giorgio Toselli – Presidente “No Child Abuse”, padre di due sopravvissuti, Maurizio Gualerni vice Presidente “No Child Abuse”

Dante Ghezzi – psicologo, psicoterapeuta, supervisore Emdr, membro dell’équipe Tiama e membro del coordinamento italiano CISMAI

giovedì 1 agosto 2024

Spirito sportivo ? Non tutti ce l'hanno...

Nella mia ormai lontana infanzia e adolescenza di femmina vivace, senza divieti e molto socievole, ho fatto molti sport anche pesanti e pure a botte  molte volte nelle più varie situazioni. I miei avversari negli scontri corpo a corpo per i svariati motivi erano (quasi) sempre e solo maschi e in genere più grossi e forti di me.
 Ho sempre combattuto al meglio delle mie capacità ma di pugni e botte ne ho prese parecchie: però non mi è mai passato per l'anticamera del cervello di scappare a match 1 a1 iniziato, eppure non c'era in palio nessuna medaglia olimpica. 
Tanto meno ho mai terminato la lotta in lacrime, casomai ho fatto piangere qualcuno... 
Ho imparato da sempre che nello sport, qualsiasi sia,  si compete con gli avversari che si presentano e si rispettano le regole, e vince  "il migliore " ovvero chi sa usare meglio le sue risorse fisiche e mentali. Pretendere di "partire alla pari" è impossibile, e assurdo,  ciascuno è e dev'essere diverso, altrimenti sarebbe inutile gareggiare.

Quanto alla VOLUTA confusione sessista  sulla questione dell'incontro di pugilato femminile olimpico specie da parte di alcuni politici e di parecchi giornalisti, affermo con forza  sarebbe ora per loro di tacere e  di mettersi a studiare: ecco un bell' articolo di Pasquale Quaranta su La Stampa per aiutare tutti a evitare altre topiche...

Infinite scuse a Imane Khelif (*) per come è stata (mal)trattata dai media e dal governo italiano. 

AMg



(*) Imane Khelif ha partecipato ai Campionati mondiali di pugilato dilettanti femminile 2018 a Nuova Delhi, classificandosi al 17° posto dopo essere stata eliminata al primo round. 
Ai Campionati mondiali di pugilato dilettanti femminile 2019 si è classificata al 33° posto.
Alle Olimpiadi di Tokyo 2020 è stata sconfitta ai quarti di finale, perdendo 5-0.
Ai Campionati mondiali di pugilato dilettanti femminile 2022 è arrivata in finale, dove è stata battuta.
È biologicamente donna, sin dalla nascita. Non è una trans, ma ha una condizione di iperandroginismo femminile, ovvero pur essendo donna ha valori di ormoni maschili in eccesso che produce naturalmente. Valori che, comunque, erano in linea con le regole del comitato olimpico. 



venerdì 24 maggio 2024

MORTE E VITA ? La morte è il più clamoroso equivoco della storia umana.

 Da molto tempo coltivo questa percezione della vita e della morte, e mi fa molto piacere che qualcuno l'abbia descritta in modo così preciso eppure semplice, almeno per chi abbia "fatto bene le elementari".

Ne ringrazio il prof. Vittorio Marchi che lo ha scritto  e l'amica Fabiola M. che lo ha condiviso.

AMg


𝗟𝗔 𝗠𝗢𝗥𝗧𝗘 𝗘̀' 𝗜𝗟 𝗣𝗜𝗨̀ 𝗖𝗟𝗔𝗠𝗢𝗥𝗢𝗦𝗢 𝗘𝗤𝗨𝗜𝗩𝗢𝗖𝗢 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗔 𝗦𝗧𝗢𝗥𝗜𝗔 𝗨𝗠𝗔𝗡𝗔 

Dai più eminenti uomini di scienza dell’ultimo secolo scopriamo che l’Universo è tutto Pensiero e che la Realtà esiste solo in ciò che pensiamo ✨

L’energia è quella manifestazione che fa accadere le cose e gli eventi. Essendo di carattere vibrazionale essa si manifesta in una incommensurabile vastità di forme e di aspetti. Dietro tutte queste apparenze si cela una realtà legata a un campo di frequenze comprese in bande, ciascuna delle quali ha uno sbocco nel panorama delle cose materiali che noi vediamo.

Sofisticate tecnologie dimostrano che l’uomo non muore, quando sembra separarsi dalla sua carica energetica che lo vivifica, perché ciò che si stacca dal soma migra e fluisce verso altre locazioni.

Il nostro apparato sensoriale è limitato e quindi inadeguato a permetterci di percepire la realtà al suo livello più profondo.

Occorre comprendere che l’anima che sta per trapassare non è il corpo, bensì la vita stessa e che la sua natura non è materica ma spirituale e che al contrario del suo corpo psico-fisico non conosce mutamento, né decadimento.

Inconsciamente non possiamo sopportare di morire in quanto sappiamo che non è possibile farlo. Quando l’Io ben centrato ne ha la suddetta visione, allora siamo fuori dal paradigma spazio-temporale.

Il tutto dipende dalla qualità del nostro livello di coscienza.

Se non modifichiamo il nostro atteggiamento mentale, se non cambiamo lo stato della nostra visione del mondo, non potremo scegliere il mondo successivo, ma ci troveremo a ripetere ciò che siamo qui con le stesse difficoltà e le stesse limitazioni.

Il paradiso infine, non è un luogo, ma è una dimensione della coscienza.

Il tempo non esiste.

Quando il tempo incomincia a scorrere? L’etimologia della parola ha una derivazione di origine indo-europea che significa dividere.

Quando nasce il tempo nasce anche il concetto di morte.

Anche il Big Bang non è mai avvenuto

Si è scoperto di recente un “Campo Informazionale” che permea tutto.

È infinito. Non ha inizio e non ha fine. Noi vediamo attraverso i nostri occhi tutte le cose divise, frantumate, separate e invece tutto è Uno. Il viaggio dell’evoluzione è dall’inconscio al conscio.

Quando mi chiedono cosa c’era prima del tempo e della morte rispondo che tutto ciò che esiste è AMORE. 

Questa parola non è legata a sentimento, affetto o passione, come lo conosciamo oggi, ma significa A-MORS non morte.

Tutto vive, dall’atomo alla più grande galassia.

Abbiamo verificato che anche le piante e i minerali vivono, su piani diversi.

Tutto è costituito da una sola sostanza, con manifestazioni diverse.

Questa sostanza è fisicamente e psichicamente pensante.

Ilya Prygogine, che è stato il più grande chimico vivente (premio Nobel nel 1977), nel corso delle sue ricerche chimiche della materia organica, si è accorto che ogni molecola viveva e sapeva perfettamente quello che faceva ogni altra molecola a distanze macroscopiche.

Anche nell’esperimento che fece Pauli (fisico) le particelle separate (fotoni) che si trovavano nello stesso livello energetico o stato quantico, pur lanciate a distanze differenti, rimanevano sempre collegate.

Tutto è interconnesso e non-locale (entanglement).

Le informazioni sono istantanee, perché abbiamo scoperto che le particelle come possono essere ad esempio gli stessi elettroni/processo o evento, non sono masserelle solide ed inerti, ma nuclei del tutto inconsistenti che rivelano di essere “un bit concentrato di informazione”, andando così a costituire un campo informazionale.

L’unica cosa solida allora di cui si può parlare di questa materia, che sembrava fatta di “mattoni atomici”, è invece che assomiglia più ad un PENSIERO.

Le onde e le particelle (“ondicelle”) in realtà sono le solite. Esse si trovano sia qui che ovunque, Ciò perchè esse, oltre ad essere se stesse , sono anche lo spazio che intercorre tra loro.

E quindi non hanno neppure alcun bisogno di comunicare tra loro, perchè sono la stessa cosa dello “spazio”.

Ed in più esse non hanno nessuna ragione per doversi connettere, perchè non sono mai state disconnesse o disgiunte.

In sintesi, sono un ologramma, un “Tutto-parte”, una versione su scala più ridotta del Cosmo, dell’ Intero Corpo organico universale. Una goccia concentrata e indissolubile dell’infinito oceano energetico, detto Coscienza non locale.

La Coscienza dunque non sta nel cervello ma nel Campo.

Sia la fisica che la neurofisiologia che la quantistica concordano su questo punto.

Non è il cervello che produce il pensiero, ma è il PENSIERO o COSCIENZA che edifica il cervello.

Max Planck, padre della teoria dei quanti, scioccò il mondo nel 1944 quando affermò che esiste un’unica matrice energetica “intelligente” da cui ha origine tutto, il visibile dall’invisibile.

Con questa implicazione sconcertante il mondo scopriva per la prima volta che Tutto è coscienza.

Abbiamo oggi gli strumenti che possono vedere che intorno a noi esiste un globo luminoso. Un nostro prolungamento (un duplicato immateriale). È stato definito un campo di ultra-luce.

Noi non lo vediamo con gli occhi e anche con gli strumenti possiamo vedere fino ad un certo punto.

Questo campo è milioni di volte più sottile della più sottile materia. Ha una frequenza vibrazionale di 10 alla 26 Hz.

Esso è più sensibile e impressionabile della più sensibile ed impressionabile pellicola fotografica.

Anche la PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia) ha riconosciuto che gli antichi avevano ragione.

Noi siamo un fascio di vibrazioni di cui l’aspetto fisico, la forma fisica è solo il nucleo più denso.

La luce che vedono le persone che hanno esperienze di premorte (NDE), siamo noi stessi, ciò di cui siamo costituiti.

Un fenomeno straordinario, che merita di essere chiamato con il nome di AUTOPSIA (composto da “autos”, stesso e “opsis”, vista), cioè “VISTA DI SE STESSO”.

E l’Autopsicità (quale può essere quella dell’ esperienza totale del Divino) è una situazione che implica la visione istantanea e diretta di una “partitura” in cui figurano tutti gli aspetti del Libro della Vita, cioè di una composizione universale, disposta in più mondi.

Qualcuno ha detto: “Chiarisci il tuo senso e illuminerai il mondo”.

Se vuoi sapere come fare, fai come fece il maestro Zen Poshang.

Quando gli fu chiesto come si cerca la natura del Buddha (Dio), Egli rispose: “È come cavalcare il Bue, in cerca del Bue”.

Prof. Vittorio Marchi




sabato 30 marzo 2024

IRAN: a che punto è la lotta delle donne e degli uomini per la libertà dai tiranni ayatollah?

 Ricordate DONNA-VITA-LIBERTA', il grido che da piu' di un anno è simbolo della rivolta contro il regime liberticida degli Ayatollah?
 Che per centinaia di manifestanti ha significato essere buttati in carcere, torturati e uccisi,  donne e uomini, bambini e adolescenti ? 

Essi continuano la lotta non solo in strada ma anche dalle carceri e chiedono l'appoggio e il sostegno della comunità internazionale, il nostro.

AMg




I ‘MARTEDÌ NERI’ DI SCIOPERO DELLA FAME IN CARCERE CONTRO LA PENA DI MORTE
I prigionieri politici di cinque carceri iraniane, che da sette settimane partecipano a scioperi della fame di massa contro la pena di morte, hanno chiesto il sostegno di "tutte le coscienze vigili e delle persone libere".

Secondo le informazioni ottenute da Iran Human Rights, i prigionieri politici del carcere di Ghezel-Hesar, del carcere di Evin, del penitenziario di Karaj, del carcere centrale di Mashhad e del carcere centrale di Khorramabad hanno iniziato ogni martedì uno sciopero della fame contro l'applicazione della pena di morte.
Lo sciopero della fame è stato avviato dai prigionieri politici della prigione di Ghezel-Hesar, ad Alborz, dove vengono eseguite esecuzioni collettive su base settimanale dopo la chiusura della prigione di Rajai Shahr (Gohardasht), avvenuta la scorsa estate.

Il primo sciopero della fame ha avuto luogo il 29 gennaio 2024, in quello che è diventato noto come "Martedì nero", dopo che i funzionari del carcere hanno represso le proteste contro la pena di morte nella prigione.
Nel corso delle ultime sette settimane, i prigionieri politici di altre quattro grandi carceri si sono uniti agli scioperi su base settimanale.
Nel 2023, almeno 834 persone sono state giustiziate in Iran, con 7 impiccagioni effettuate in spazi pubblici.

La seguente dichiarazione è stata rilasciata l'ultimo martedì dell'anno solare iraniano (19 marzo del calendario gregoriano), che segna l'ottavo “martedì nero”.

Al nobile e libero popolo dell'Iran,
Noi, un gruppo di prigionieri, siamo in sciopero della fame ogni martedì da sette settimane per protestare contro l'emissione di sentenze capitali ed esecuzioni e per fermare la macchina delle uccisioni e delle esecuzioni.
Oggi, l'ultimo martedì dell'anno, mentre scioperiamo per l'ottava settimana, ricordiamo tutte le vittime del sistema di repressione della tirannia religiosa, in particolare quelle giustiziate.

L'obiettivo della nostra campagna "Martedì nero" e degli scioperi della fame settimanali è quello di attirare l'attenzione dell'opinione pubblica sul fatto che "
la pena di morte è un omicidio di Stato, è una punizione irreversibile e uno strumento di repressione e intimidazione del dispotico governo di minoranza che governa il Paese".
Siamo profondamente grati per il sostegno di tutti coloro che hanno aderito alla campagna dei "Martedì neri" per "No alla pena di morte" e sono diventati le nostre voci.

Ora, alla vigilia del nuovo anno e dell'arrivo della primavera della natura, porgiamo i nostri saluti a tutti i nostri compatrioti e ci auguriamo che il nuovo anno sia l'anno della vittoria del popolo iraniano e della realizzazione della libertà e della giustizia. E presto, in una società libera da discriminazioni, violenza, tirannia e sfruttamento, emergerà un sistema che garantisca i diritti umani a tutti i cittadini e saranno aboliti ordini medievali come la pena di morte.

Siamo fiduciosi che non sia lontano il giorno in cui il popolo iraniano otterrà il potere democratico di determinare il proprio destino e nessun cittadino sarà soggetto a oppressione e ingiustizia a causa della propria opinione. Ma fino a quel giorno, consideriamo nostro dovere morale continuare a protestare contro la pena di morte da dietro le sbarre anche l'anno prossimo, e chiediamo a tutte le coscienze vigili e alle persone libere di sostenere la nostra campagna.

Infine, alla luce dei recenti rapporti presentati al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite e della necessità di condannare a livello internazionale le violazioni dei diritti umani e le esecuzioni in Iran, crediamo che la vittoria del popolo e il raggiungimento della giustizia non siano possibili se non attraverso l'unità e la solidarietà del popolo iraniano.
 Nel caso della pena di morte, sottolineiamo la necessità di unità e azione collettiva per fermare le esecuzioni a prescindere dalle opinioni, dalla nazionalità, dall'etnia, dalla religione e dal tipo di accuse, e chiediamo il sostegno di tutte le coscienze libere in Iran e nel mondo per percorrere questo difficile cammino.

U
n gruppo di prigionieri in sciopero della fame del "martedì nero" nelle carceri di Ghezel-Hesar, Evin, Karaj, Mashhad e Khorramabad.
(Fonte: IHR, 20/03/2024)
 

sabato 28 ottobre 2023

Filistei del ventunesimo secolo

Oggi è sabato 28 ottobre 2023, stasera alle 22 circa sarà visibile dalla mia terrazza, nuvole permettendo, una bella eclisse parziale di Luna e domenica 29 ottobre, cioè tra qualche ora, tornerà l'ora solare e le lancette andranno spostate indietro di un'ora.
E mentre stiamo subendo dai media continui aggiornamenti sugli attacchi di Israele ai poveri palestinesi di Gaza, il Turco, già schierato coi poveri palestinesi ne sta approfittando per bombardare (e ammazzare) gli odiati Curdi nel nord della Siria e rasPutin continua a tentare di impossessarsi con le armi e la menzogna dell'accesso al Mar Nero e alle ricchezze delle terre attorno della repubblica ucraina, con grande dispendio di vite di giovani iloti russi e giovani patrioti ucraini, riducendo a cimiteri di sassi belle e prospere città e costringendo la meglio gioventù ucraina a trasformarsi da pacifica e laboriosa in guerriera e distruttrice per difendere la sua identità e il suo stato..

Così i massacri del 7 ottobre 2023 subìti dagli israeliani potranno passare rapidamente nel dimenticatoio, salvo per chi li ha vissuti, per chi è ancora nelle mani dei massacratori e per chi tenta di liberare gli ostaggi presi nei kibbuz e nelle strade di Israele da uomini affamati di violenza e odio.
Gli israeliani sanno che i rapiti dovranno cercarli nel territorio nemico che è armato e difeso, e potrà farlo solo con le armi, rischiando oltre alla propria anche la vita degli ostaggi, ammesso che siano ancora vivi.
Perché sanno anche troppo bene che diversamente sarà difficile riaver vive quelle persone.
Perché le trattative per il loro rilascio sono una farsa e perché l'ONU è troppo occupato a mantenersi equidistante per poter realmente essere d'aiuto in modo efficace a salvare quelle donne uomini bambini di ogni età, famiglie intere, ebrei, arabi, cristiani, atei, che sono stati strappati al loro stato, alle loro case, ai loro cari solo e unicamente perché cittadini israeliani....

                         Rembrandt : Sansone catturato e accecato dai Filistei

 I massacri più o meno striscianti (le varie intifade) subìti dagli israeliani per anni e infine quello orrendamente organizzato piombato direttamente e orribilmente nelle proprie case, nei kibbuz, addirittura a una grande festa popolare di musica, probabilmente alimentano in modo incontrollato la loro ira e il bisogno di vendetta incontenibili, anche perché sono convinta che tutti loro sono consapevoli che difficilmente riavranno vivo e in buona salute qualcuno degli ostaggi se non riescono a liberarli da sé con le armi in pugno.
Ma sanno anche che in troppi saranno pronti a condannarli, come fanno da quando è nato lo Stato di Israele.

D'altronde penso che in un caso del genere sia davvero difficile per chiunque riuscire a non chiedere oltre che giustizia vendetta, sopra tutto quando nessuno ti rende giustizia altro che a parole e neanche tanto, e persino il segretario generale dell'ONU si schiera con gli aggressori quasi giustificandoli, difficile al punto da sentirsi spinto irrimediabilmente a farsela da sé.
Gli israeliani potrebbero (forse) riuscire a governare il loro bisogno irrefrenabile di vendetta solo pensando che Hamas e compagnia hanno fatto quel che hanno fatto il 7 ottobre scorso ancora una volta per farli passare dalla parte del torto e poter assumere il ruolo delle vittime davanti al mondo intero quando sono invece efferati aggressori e sterminatori di gente indifesa (Hamas e compagni) sostenuti da poveri (palestinesi) disgraziati e vigliacchi che sono trattati da chi (Hamas) li governa senza elezioni ( le ultime 15 anni fa) da carne da macello ovvero scudi umani più o meno consenzienti.
Oh certo!!! Gli islamisti integralisti sono davvero bravi da sempre e non solo in Palestina a prodursi in attacchi violenti e assassini riuscendo poi a farsi passare per vittime, basta guardarsi indietro un po'...

Per giunta gli islamisti possono contare sull'appoggio di intere piazze nel mondo di tantissimi antisemiti interiorizzati che in un caso del genere trovano nei "poveri palestinesi" le ideali vittime da difendere dagli "sporchi e cattivi ebrei che gli hanno rubato la terra e li hanno cacciati dai loro territori e li tengono nella miseria più nera" ...
Eppure la Storia reale dice ben altro ma loro non ci credono, si rifiutano di crederci, affermano arroganti che è tutto falso.

Purtroppo questa vicenda mi appare sempre di più funzionale a un disegno criminoso di dominio del mondo che proviene dall'area geopolitica orientale del Pianeta, già in atto da tempo, e che mi pare si avvii sempre più speditamente a distruggere tutto quello che noi umani di buona volontà, intelletto d'amore e amore per la scienza abbiamo cercato di inventarci per produrre un mondo sempre più libero di liberi, rispettosi di sè e degli altri abitanti della Terra, pacifici e solidali, senza confini né nazioni né religioni, liberi dal bisogno e dalla fame e dalla violenza e in grado di essere felice e produrre felicità.

Possibile che debba vedere nella mia vecchiaia distrutto tutto ciò che amo, per cui tanto ho lavorato e lottato nella mia vita, solo per soddisfare la smania di potere di qualcuno che vuole a tutti i costi dominare con la più cinica e bieca violenza sul Pianeta ?
Non credo che riuscirò a stare semplicemente a guardare e subire....

Alba Montori






giovedì 31 agosto 2023

LA CHIESA CATTOLICA ROMANA HA LA RISERVA D'ORO PIU' RICCA DEL MONDO.

 Un articolo del 2012, ma non credo che la Chiesa Cattolica Apostolica Romana da allora si sia impoverita  ;)

"Maggiore e singolo detentore di lingotti (lingot/bullion) rispetto a qualsiasi altra organizzazione nel corso dei trascorsi 1.000 anni è, ed è sempre stato, il Culto Romano che controlla la Chiesa Cattolica.
La Chiesa Cattolica Romana controlla approssimativamente 60.350 tonnellate d’oro, due volte la dimensione delle riserve ufficiali totali di oro di tutto il mondo, o approssimativamente il 30,2% di tutto l’oro mai estratto/prodotto. A prezzi correnti, è possibile stimare il valore di tali beni che costituiscono il più grande tesoro della storia dell’umanità in oltre 1.245 miliardi di dollari statunitensi ($).


Ai nostri giorni, la Chiesa Cattolica Romana è tornata a numeri che l’hanno condotta nuovamente ad una posizione dominante nel settore dell’oro di cui non si era testimoni dalla caduta del Sacro Romano Impero (intorno al 1100), fase in cui Essa controllava poco meno del 30% dell’oro complessivamente presente nel mondo.
Per la maggior parte dei trascorsi 1.000 anni, la Chiesa Cattolica ha assunto una posizione dominante che gli ha permesso di controllare i mercati dell’oro a livello mondiale, in relazione al fatto di aver posseduto oltre il 50% di tutto l’oro, ed in una posizione talmente dominante, a partire dal XIV secolo fino a giungere al XVII secolo, da controllare oltre il 60% di tutto l’oro mai estratto.
Tale tesoro nella sua totalità è stato suddiviso tra numerose riserve dichiarate ed altrettanto numerose riserve non dichiarate. Soltanto il 20% delle riserve d’oro totali è immagazzinato tramite ‘partiti terzi’ in riserve ufficiali, la maggiore riserva dichiarata è rappresentata dalla Federal Reserve Bank, seguita dalle riserve presenti in Italia, Svizzera, Germania e Francia. Le più importanti riserve private non dichiarate sono sconosciute, ma paiono essere collocate anche in paesi dell’Occidente e a quanto pare risulterebbero associabili alle più importanti riserve private delle più antiche banche private e società finanziarie d’Europa. Potrebbero inoltre esistere riserve private gestite direttamente dal Vaticano, seppure quest’ultima resti un’ipotesi poco probabile.
Mi nasce spontaneo un pensiero: con tutto l’oro che il Vaticano quindi l’Italia possiede, si riuscirebbe ad azzerare il deficit pubblico, e con gli avanzi si potrebbe sfamare intere nazioni bisognose, a cosa serve accumulare queste enormi quantità di oro?
….nella parola di Dio in Luca 9 : 25 sta scritto: Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?"

martedì 4 luglio 2023

giornata dell'Indipendenza 4 luglio Indipendence day


AUGURI popoli USA !



[...]"Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: 

che tutti gli Uomini sono creati eguali

che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili Diritti, che tra questi diritti sono la vita, la libertà, e il perseguimento  della felicità

che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati

che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità'.

[...]Certamente, prudenza vorrà che i governi di antica data non siano cambiati per ragioni futili e peregrine; e in conseguenza l'esperienza di sempre ha dimostrato che gli uomini sono disposti a sopportare gli effetti d'un malgoverno finché siano sopportabili, piuttosto che farsi giustizia abolendo le forme cui sono abituati. Ma quando una lunga serie di abusi e di malversazioni, volti invariabilmente a perseguire lo stesso obiettivo, rivela il disegno di ridurre gli uomini all'assolutismo, allora è loro diritto, è loro dovere rovesciare un siffatto governo e provvedere nuove garanzie alla loro sicurezza per l'avvenire. "[...]


venerdì 27 gennaio 2023

Le donne di Ravensbruck

❤️ In memoria di tutte le donne e dei loro figli e figlie 
deceduti nei campi di concentramento.


 La forza delle donne. 

sabato 14 gennaio 2023

TOPI E UOMINI- La fogna del comportamento di John Bumpass Calhoun

 La fogna del comportamento[1], o fogna comportamentale [1] (in inglese, behavioral sink), è un'espressione coniata dall'etologo statunitense John Bumpass Calhoun, usata per denotare il collasso di una società a causa di anomalie comportamentali provocate dal sovraffollamento, pur in un ambiente in cui la comunità è tenuta al riparo da avversità atmosferiche o da predatori e si vede garantita abbondanza illimitata di risorse, come cibo e acqua, e pertanto non si trova in una situazione di sovrappopolazione in senso "malthusiano" (cioè uno squilibrio tra popolazione e risorse, con quest'ultime insufficienti al fabbisogno della comunità).

Per arrivare a questa osservazione, l'etologo condusse alcuni esperimenti di sovrappopolazione nel corso degli anni, usando alcune colonie di ratti grigi (dal 1958 al 1962) e topi (dal 1968 al 1972).2] Calhoun coniò il termine "fogna del comportamento" il 1º febbraio 1962, in un articolo dal titolo Densità di popolazione e patologia sociale, scritto per illustrare i risultati dell'esperimento e uscito sul settimanale scientifico Scientific American.[3] I risultati di Calhoun vennero usati successivamente come modello animale di collasso sociale, e i suoi studi divennero un punto di riferimento per la sociologia urbana e la psicologia.[4]


Nel 1962 Calhoun descrisse in questa maniera il comportamento riscontrato negli esperimenti:

  «Molti (esemplari femmine) non erano in grado di portare avanti una gravidanza sino al termine, o di sopravvivere al parto se fossero giunte alla fine. Un numero anche maggiore, dopo essere riuscite a partorire, vennero meno alle proprie funzioni materne. Tra i soggetti maschi, le distorsioni comportamentali variarono dal cannibalismo all'iperattività frenetica, all'emergere di un isolamento patologico, a causa del quale gli individui isolati uscivano per mangiare, dormire e muoversi solo quando tutti gli altri membri della comunità stavano dormendo. Anche l'organizzazione sociale degli animali ha mostrato uguale disgregazione. [...] L'origine comune di questi disturbi divenne notevolmente manifesta nelle popolazioni della nostra prima serie di tre esperimenti, nei quali abbiamo osservato lo sviluppo di quello che abbiamo chiamato fogna del comportamento. Gli animali si affollavano insieme in grande numero in uno dei quattro nidi di interconnessione sui quali era mantenuta la colonia. Dai 60 agli 80 ratti si assembravano in un solo nido durante il periodo di alimentazione. I ratti singoli raramente avrebbero mangiato se non in compagnia di altri ratti. Come risultato, il nido scelto per mangiare aveva una densità di popolazione estrema, lasciando gli altri tre quasi vuoti. [...] Negli esperimenti in cui si era sviluppata una fogna del comportamento, la mortalità infantile raggiunge quote del 96% tra i gruppi più disturbati della popolazione»

 La pubblicazione dell'articolo nel 1962 portò alla luce del grande pubblico il concetto, facendo sì che prendesse una piega diversa dall'originale, in un'analogia con il comportamento umano. Calhoun andò in pensione nel 1984, ma continuò le sue ricerche fino alla sua morte, il 7 settembre 1995.[5]

I primi esperimenti di Calhoun vennero condotti in una fattoria presso Rockville, in Maryland, nel 1947.

Calhoun partiva dall'assunto ipotizzato da Thomas Malthus, noto teorico delle conseguenze della sovrappopolazione, il quale affermava che i limiti assoluti alla crescita della popolazione fossero la miseria e il vizio. La ricerca scientifica si era focalizzata sino a quel momento sull'analisi del primo fattore restrittivo, la miseria, che nel campo pratico si basa sulla predazione, sulle malattie e sulla quantità di cibo disponibile come fattori per contenere la popolazione. Calhoun quindi si chiese quali fossero invece gli effetti del comportamento sociale sulla crescita della popolazione, e viceversa gli effetti della densità di popolazione sul comportamento.

Durante i primi test quindi, posizionò fra i 32 e i 56 roditori in scatole di 3 x 4 metri in un granaio nella contea di Montgomery. Separò l'habitat in quattro stanze distinte. Ogni stanza era stata specificamente creata per sostenere una dozzina di ratti grigi maturi. I ratti potevano spostarsi fra le stanze usando delle rampe. Calhoun provvide la colonia di risorse illimitate, come acqua e cibo, ad eccezione dello spazio disponibile, e fornì protezione dai predatori, così come dalle malattie e dalle condizioni meteorologiche avverse. Creò ciò che un altro psicologo descrisse come un "paradiso per ratti" o un'"utopia per ratti".[6] In questo modo, eliminati tutti i limiti fisici, a eccezione dello spazio disponibile, solo il comportamento degli individui avrebbe influenzato la crescita della popolazione.[3]

Dopo i primi esperimenti, Calhoun creò un "Ambiente inibitore di morte per topi": una gabbia di pianta quadrata (con lato lungo 2,7 metri) con cibo e acqua illimitati, in modo da permettere qualsiasi incremento di popolazione. Il suo più famoso esperimento, l'"Universo 25", raggiunse il massimo di 2 200 unità di popolazione, e subito dopo iniziò a esibire anomalie comportamentali talmente gravi da causare la totale distruzione dell'habitat e della popolazione. Dal 600º giorno in poi la sua popolazione era in via d'estinzione.

L'esperimento del 1962

Calhoun basò la sua teoria sulla base dei risultati di sei diverse generazioni. Dopo aver posizionato i roditori, attese che la popolazione aumentasse. Dopo 27 mesi, la popolazione si era attestata sui 150 esemplari adulti. In realtà la mortalità era così bassa che, secondo le stime fatte sul tasso di riproduzione in tale ambiente, la popolazione avrebbe dovuto raggiungere le 5 000 unità. Tuttavia ciò non avvenne poiché, al contrario, la mortalità infantile era altissima.[3] Anche solo con 150 adulti, lo stress sociale provocato dallo spazio ristretto aveva distrutto ogni vincolo sociale, facendo sì che le femmine abbandonassero i loro istinti materni nei confronti dei piccoli.[3] I comportamenti anomali aumentarono, specialmente nelle femmine, al punto che ogni colonia si divise in diversi gruppi, all'interno dei quali non era rispettata alcuna razionalità nella distribuzione dei due sessi (ad esempio un gruppo poteva essere composto da sei, sette femmine e un solo maschio, e un altro da 20 maschi e 10 femmine).[3] Il mangiare, il bere e tutte le altre attività biologiche divennero attività sociali, nelle quali la soddisfazione principale derivava dall'interazione con gli altri ratti. Nel caso dell'alimentazione, questa frenesia nell'interazione portava i ratti a non alimentarsi adeguatamente.[3] Questa "intimità" tuttavia arrivò anche a distruggere tutti i rapporti sociali vitali per la sopravvivenza della colonia, come i riti di accoppiamento, la costruzione di nidi e l'allevamento e la cura dei giovani.[3]


L'Universo 25

L’esperimento che diede risalto internazionale alla fogna del comportamento fu il cosiddetto “Universo 25”. Anche in questo caso l'habitat era progettato per eliminare qualsiasi fattore fisico, a eccezione dello spazio disponibile, che avrebbe potuto limitare la crescita della popolazione o incidere negativamente sul benessere e l'aspettativa di vita dei roditori.


L’universo aveva la forma di un serbatoio di pianta quadrata con lato di 2,7 metri, con mura alte un metro e mezzo circa. Il primo metro era strutturato in modo che i topi potessero arrampicarsi liberamente sulle pareti, senza tuttavia poter fuggire; su ogni muro erano saldati 16 tunnel in maglia di ferro, con 4 corridoi orizzontali che li attraversavano da parte a parte, fornendo così 256 ripari in cui costruire altrettanti nidi. Ogni nido era abbastanza grande da ospitare 15 topi.[7] L'habitat avrebbe permesso la sopravvivenza di 3 800 esemplari.

L'ambiente veniva pulito ogni 4 settimane, la temperatura era tenuta costantemente intorno ai 20 °C e persino il rischio di malattie genetiche era stato drasticamente ridotto, selezionando i migliori esemplari dalle colonie del National Institutes of Health.

Nell'habitat furono introdotte quattro coppie di topi. Dopo 104 giorni di adattamento, i topi iniziarono a riprodursi, arrivando a raddoppiare la propria popolazione ogni 55 giorni. Tuttavia, trascorsi 315 giorni, il tasso di crescita della popolazione rallentò sensibilmente. La popolazione era arrivata a 600 esemplari.[8] Nonostante cibo e acqua fossero garantiti in abbondanza, lo spazio iniziò a scarseggiare, e l'habitat si sovrappopolò, facendo emergere alcune anomalie comportamentali nei topi.

I nuovi nati si ritrovavano in un mondo ogni giorno sempre più affollato, in cui vi erano più topi che ruoli sociali. Le posizioni sociali, in seno alla gerarchia dei topi, erano costantemente minacciate. Lo stress di dover difendere il proprio territorio e le proprie femmine da innumerevoli contendenti portò i maschi alfa ad abbandonare il proprio compito, diventato troppo oneroso.[8] L'assenza di questi ruoli sociali fece emergere comportamenti distruttivi e antisociali in tutta la colonia, dato che i normali rapporti sociali erano crollati, e con essi la capacità dei topi di formare legami sociali.


I maschi divennero estremamente aggressivi, arrivando a formare gruppi che attaccavano femmine e piccoli. Altri divennero pansessuali, cercando di avere un rapporto sessuale con qualsiasi topo a disposizione, che fosse maschio, femmina, giovane o vecchio.[8] Le femmine, ormai senza più alcuna protezione, si rifugiarono presso i nidi più alti della colonia, a volte radunandosi in alcuni gruppi composti solamente da femmine, ma dovendo sprecare energie per difendere i propri nidi e se stesse, trascurarono i propri ruoli materni, abbandonando la prole a se stessa, o arrivando ad attaccarla.[8] In alcune aree dell’habitat, la mortalità infantile raggiunse il 96%, e vi furono casi di cannibalismo, nonostante non vi fosse alcun bisogno di esso, dato che il cibo era ancora ampiamente disponibile per tutti gli esemplari.


A questo punto, nell'habitat si formano tre gruppi di topi. I topi più deboli e quelli rifiutati, resistenti fisicamente ma devastati psicologicamente, cercarono di sopravvivere radunandosi al centro dell'habitat, dove la loro vita scorreva inerme se non con qualche insensato e occasionale atto di violenza contro sé stessi.[7][8] Le femmine rimaste sole cominciarono sempre più a migrare nei nidi più elevati, radunandosi in gruppi.[8] Oltre a questi due, emerse anche un terzo gruppo, che Calhoun chiamò "i belli". Questi topi, mai lasciatisi coinvolgere nelle lotte e mai mostratisi interessati alla riproduzione, erano interessati solo a loro stessi, e le loro uniche attività erano mangiare, dormire e lisciarsi il pelo. Si distinguevano infatti dagli altri per l’assenza di ferite e per il pelo bianco e lucido.[7] Altrove, nei gruppi maggiori, il cannibalismo (pur in presenza di cibo abbondante), il pansessualismo e le esplosioni di violenza continuavano senza sosta. La società dei topi collassò.


Il grafico mostra l'andamento demografico della popolazione di topi nell'esperimento. Le linee tratteggiate indicano le stime fatte dopo il 700º giorno dell'esperimento.

Giunti al giorno 560, la popolazione raggiunse i 2 200 individui (contro gli oltre 3 500 che Universo 25 poteva ospitare), e al 600º giorno la sua crescita si fermò del tutto. Pochi topi riuscirono a superare lo svezzamento; da quel giorno ci furono pochissime gravidanze ma nessun cucciolo sopravvisse.[8] Anche quando la popolazione ritornò ai livelli iniziali dell’esperimento, non si registrarono nuove nascite. I topi ancora in grado di riprodursi, come “i belli” e alcune femmine rintanatesi ai livelli più alti della gabbia, avevano perso la capacità sociale di farlo.[8] La colonia quindi si avviò verso l'estinzione. In qualche modo, le cavie avevano smesso di essere topi, incapaci di avere relazioni sociali. Una sorta di prima morte, come fu definita da Calhoun stesso. Una morte sociale che precedette la morte fisica.[8]

Conclusioni

Quando finì di raccogliere i risultati dell'Universo 25, Calhoun riscontrò che i risultati si sarebbero ottenuti eliminando le cause di morte esogene da qualsiasi gruppo di mammiferi. La riduzione della mortalità per cause naturali culminava nella sopravvivenza di un numero eccessivo di individui perfettamente in grado di ricoprire i ruoli sociali caratteristici della propria specie. Nel giro di poche generazioni tutti gli spazi e i ruoli sono occupati, ma vi sono ancora innumerevoli individui capaci di ricoprire i ruoli sociali già occupati. Questi esemplari giovani quindi lottano contro gli esemplari adulti per prenderne il posto, ma la lotta che ne scaturisce è così violenta da portare a un totale esaurimento sia dei contendenti sia degli adulti. A ciò segue la dissoluzione della normale organizzazione sociale (cioè, le istituzioni).

I giovani nati in queste condizioni vengono rifiutati dalle proprie madri e dagli altri associati adulti. Questo fallimento precoce nel formare legami sociali viene aggravato dall'interruzione dei cicli di azioni a causa delle interferenze meccaniche risultante dall'alto tasso di contatto tra individui viventi in una popolazione ad alta densità. L'elevato contatto frammenta ulteriormente il comportamento a causa della stocastica delle interazioni sociali, che esigono che per massimizzare la gratificazione derivata dalle interazioni sociali, l'intensità e la durata delle interazioni deve essere ridotta in proporzione alla dimensione del gruppo. Esemplari capaci solo dei più semplici comportamenti compatibili con la sopravvivenza fisica emergono in questo processo (la prima morte). La specie dunque si estingue.

Calhoun tentò di spiegare questo declino sotto forma di equazione:[9]

«Mortalità, morte del corpo = la seconda morte

Drastica riduzione della mortalità = morte della seconda morte = morte al quadrato = (morte)2

(Morte)2 porta al disfacimento dell'organizzazione sociale = morte delle classi dominanti

Morte delle classi dominanti porta alla morte spirituale = perdita della capacità di impegnarsi in comportamenti essenziali per la sopravvivenza della specie = la prima morte

Quindi: (Morte)2 = la prima morte»

Per Calhoun  non importa quanto sofisticato l'uomo crede di essere, una volta che il numero di individui in grado di ricoprire un ruolo supera largamente il numero di ruoli disponibili:

«L’inevitabile conseguenza è la distruzione dell’organizzazione sociale. Individui nati in queste circostanze sarebbero così distaccati dalla realtà da essere incapaci persino di alienarsi. I loro comportamenti più complessi diventerebbero frammentati.

L’acquisizione, la creazione e l’utilizzo di idee appropriate per il sostentamento della vita in una società post-industriale sarebbe impossibile.»


grazie a wikipedia