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venerdì 1 agosto 2014

Difendere una storia, salvare una memoria

Valter Vecellio   da Home



01-08-2014
Maurizio Buzzegoli, componente della Giunta di Radicali italiani, ci segnala che a Firenze i compagni dell'Associazione "Andrea Tamburi" hanno manifestato fuori dal palazzo della Regione Toscana per chiedere la garanzia del diritto alle cure in carcere, oggetto di un'iniziativa nonviolenta che vede impegnati centinaia di cittadini. Alla manifestazione ha preso parte la segretaria di Radicali Italiani, Rita Bernardini, che ha superato il trentesimo giorno di sciopero della fame. Mentre all'esterno si scandivano slogan per l'approvazione dell'amnistia, dentro palazzo Panciatichi dieci consiglieri regionali di forze politiche trasversali hanno sottoscritto l'appello - i dieci sono Marco Taradash-NCD; Rudi Russo-CD; Monica Sgherri-RC; Pieraldo Ciucchi, Gruppo Misto; Mauro Romanelli, SEL; Stefania Fuscagni, Tommaso Villa e Nicola Nascosti di FI; Severino Saccardi e Vanessa Boretti del PD.

Analoghe iniziative, manifestazioni, picchetti, “presidi” e richieste di impegno sono in corso in altre realtà, dall'Abruzzo a Napoli, in Veneto, Emilia Romagna… Insomma ci si mobilita e si sostiene il difficile Satyagraha in corso con i mezzi (scarsi), le risorse (fantasia tantissima, denaro assai poco), e cercando di insinuarsi negli spazi sempre più stretti di istituzioni e mezzi di comunicazione, “armati”, come si diceva un tempo, di nonviolenza. E dobbiamo fare in modo che simili iniziative lievitino e germoglino sempre di più… Una scommessa difficile, forse la più difficile dei radicali, che pure di “missioni impossibili” ne hanno fatte tante, e sono stati (ma continuano a esserlo) i calabroni della politica. È vero che finora più hanno cercato di buttarci giù, più siamo riusciti a tornare a galla. Ma non è una legge eterna, può accadere anche che qualche colpo assestato prima o poi si riveli fatale.

Anni fa, il figlio di Aldo Moro, Giovanni ha fatto i conti con la tragedia che lo ha crudelmente colpito, lui e la sua famiglia, scrivendo un libretto all'apparenza esile, pubblicato da Einaudi, “Anni '70”. Un libro denso di riflessioni e spunti molto interessanti. Uno in particolare. Giovanni Moro ricordava che gli anni '70, che una certa pubblicistica vorrebbe inchiodare e cristallizzare nella stagione del piombo terrorista, come se solo quello ci sia stato e meritasse di essere ricordato, sono invece stati anche, ma soprattutto, gli anni delle grandi conquiste civili e sociali: lo statuto dei lavoratori, ma la legge del divorzio, la non punibilità della donna che decide di abortire, l’obiezione di coscienza, il nuovo diritto di famiglia, il voto ai diciottenni… Tutte cose “normali”, nel 2014, e per tanti che quella stagione non l’hanno vissuta perché nati dopo, qualcosa come respirare, mangiare, bere… “naturali”. Non sanno, non possono sapere che quelle cose “normali”, “naturali” ai loro padri e alle loro madri, ai loro fratelli maggiori sono costati fatica, impegno, sacrifici, lotta dura, anche, a volte, il carcere.

È una storia, ma anche una memoria, che vanno difese, tutelate, salvaguardate, perché tanti hanno interesse a cancellarle, manipolarle, sfigurarle. Senza memoria, e senza conoscenza della storia, la nostra storia, si verrebbe definitivamente sconfitti, cancellati. È questo che dobbiamo scongiurare a tutti i costi, uno degli impegni che dobbiamo avere la forza di onorare.

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