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martedì 6 novembre 2007

2 novembre 2007 PASOLINI C'E' (col pensiero a Massimo Consoli)

PASOLINI C’E’
A trentadue anni dalla morte, nel centenario della nascita di Moravia il pellegrinaggio della memoria e dell’affetto del popolo di PPP non si ferma.
Mancano solo (tanto) la cravatta verde e il carisma di Massimo Consoli che tutti sperano di rivedere presto
(di Daniele Priori)

Pier Paolo Pasolini è il maggior poeta italiano della seconda metà del secolo. Un poeta non vale più di un altro. Ma Pasolini ha scritto più cose e più importanti degli altri.
Correva l’anno 1990 quando Alberto Moravia, del quale, proprio questo mese, si celebrerà il centenario della nascita, tornava ad affermare la grandezza del genio di Casarsa.
Un genio che è stato, però, profondamente uomo e, come egli stesso ha sempre fortemente voluto, legato a doppio filo al mondo e alla società tutta. Capace di calarsi, in una sola giornata, dai salotti vellutati della borghese società letteraria romana e moraviana fino alle borgate e ai ragazzi di vita a lui tanto cari quanto fatali.
E così funziona anche la logica delle commemorazioni. Due anni orsono, al teatro Argentina di Roma, la società letteraria s’era data appuntamento il pomeriggio del 1 novembre per il ricordo colto. Lo stesso che andrà in scena per Moravia, lunedì 5 novembre al Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale a Roma. Con una differenza: Moravia è stato l’interprete della borghesia capitolina, Pier Paolo la voce, il dialetto, le malefatte dei tanti Accattone, Riccetto, Mocciolo. I ragazzi suoi. I figli di Mamma Roma.

Lontani, dunque, i fasti ufficiali del trentennale, ognuno tra gli innamorati di Pasolini, ieri, 2 novembre 2007, ha spedito da ogni dove un pensiero lassù dove Pier Paolo si trova.
Quello stesso popolo, cresciuto d’età, che ha generato figli fortunatamente non più sottoproletari. La gente che all’Idroscalo, ormai popolarissimo, vive che ogni 2 novembre torna a riunirsi grazie al collante d’affetto rappresentato dalla comunità glbt italiana. Quella gente che c’era due anni fa, come ieri, come lo scorso anno, come da trentadue anni a questa parte a Ostia, per portare un fiore alla memoria di Pasolini.
Un pellegrinaggio luterano, semplice, senza ampollosità.
Un ritrovarsi rispettoso e persino sereno che, forse, a PPP sarebbe piaciuto perché ogni anno va in qualche modo a riaccendere la luce sul verbo del complicato comunicatore che Pasolini è stato, il quale non aveva tanto paura di morire quanto di non essere più compreso.
Una luce che fortunatamente continua ad accendersi dal 1976, puntualmente.
Da quando il padre del movimento gay italiano, Massimo Consoli organizza il ricordo ogni anno sulla sabbia di Ostia, esattamente laddove il corpo straziato del povero Pasolini giacque cadavere per una notte intera.
Con Massimo Consoli, trentuno anni fa, su quelle rive c’erano l’amico di sempre, un po’ figlio, un po’ erede di Pier Paolo, il poeta Dario Bellezza, scomparso da quasi dodici anni, che proprio nell’anno della sua stessa dipartita, il 1996, ripubblicava per Marsilio il suo “Poeta assassinato”, inchiesta a metà tra letteratura e sociologia sulla fine del genio di Casarsa.

Sempre assieme a Massimo e Dario, in quel novembre 1976, al lido di Ostia c’erano i Radicali: gli eroici amici del Fuori! così come i semplici militanti del movimento pannelliano che, più di tutti, mai hanno dimenticato il saggista corsaro e libertario che Pasolini è stato.

Quest’anno all’Idroscalo, Massimo Consoli non c’era. Sta lottando in una stanza d’ospedale il papa gay, contro l’ennesimo capitolo della malattia che da sette anni maledettamente non lo abbandona.
Ad organizzarla, ad Ostia, in sua vece c’è stata però l’artista Alba Montori che attraverso il tam tam delle mail, lo stesso che proprio Massimo ci ha insegnato ad utilizzare, ha raggranellato una trentina di partecipanti anche in questo 2007 tutto per Moravia.
E così, mentre la società letteraria si affanna a rincorrere anniversari, gli amici di sempre, ancora loro. Quelli di Massimo Consoli, di Dario Bellezza e soprattutto di Pasolini hanno sciolto i loro pensieri sulle tracce di Pier Paolo e del suo ultimo itinerario da vivo, terreno dal quale, però, come in una novella tragedia greca, germoglieranno i fiori di una nuova gioventù, popolare, coraggiosa e fiera come a Pier Paolo piaceva. E come piace anche a Massimo Consoli.

Più di tutte, quest’anno, a Ostia sono mancate la sua cravatta verde e la bandiera rainbow originale di San Francisco che tutti, pensando al ricordo di Pier Paolo, hanno sperato di rivedere presto, anche lei, coraggiosa, fiera, carismatica e romantica come Consoli più di tutti in questi trent’anni è riuscito ad essere.
Forza Massimo. Ti aspettiamo!
www.danielepriori.net

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