01-07-2014
Nel dossier di 56 pagine che il 22 maggio scorso, con le firme di Laura Arconti, Deborah Cianfanelli e mia, Radicali italiani ha trasmesso al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, un capitolo fondamentale riguardava la salute in carcere. Il Comitato dei Ministri, chiamato a valutare l’esecuzione della condanna inflitta all'Italia dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (sentenza Torreggiani), il 5 giugno scorso si è espresso in modo positivo – seppure rimandando il giudizio definitivo al giugno 2015 - incentrando la sua valutazione sulla questione dei 3 metri quadrati a testa per ogni detenuto, segno evidente che la sentenza della CEDU non l’abbia presa in considerazione.
Così come non ha preso in considerazione (non sappiamo se per motivi burocratici o politici o per entrambi) il dossier di Radicali Italiani che – abbiamo verificato - non è stato distribuito ai 47 delegati del Comitato e che sarà esaminato, invece, nella prossima sessione del 23/25 settembre. Su questa grave omissione è in corso un contenzioso con gli Uffici del Consiglio D’Europa.
Detto questo, chi si occupa di carcere è letteralmente subissato da casi di detenuti non curati e troppo spesso lasciati morire. Nelle ultime ore, grazie a Ristretti Orizzonti, abbiamo avuto la notizia di due suicidi (uno a Firenze/Sollicciano e un altro a Cagliari/Buoncammino) e di un settantenne detenuto presso la casa circondariale di S. Maria C.V, morto all'ospedale Melorio dopo che, 15 giorni fa, il Tribunale di Sorveglianza di Napoli gli aveva negato i domiciliari.
I dati che avevamo trasmesso in Europa anche sulla “salute” in carcere, provavano che la violazione dell’articolo 3 della Convenzione EDU (trattamenti inumani e degradanti) era sistematica nel nostro sistema carcerario. In particolare, prendevamo in considerazione quanto rilevato dalla Società italiana di medicina penitenziaria (SIMPSE): “in cella contraggono malattie il 60-80% dei detenuti”. Carceri definiti come veri e proprio lazzaretti: i tossicodipendenti, che sono il 32 per cento; il 27 per cento dei detenuti che ha un problema psichiatrico, il 17 per cento ha malattie osteoarticolari, il 16 per cento cardiovascolari e circa il 10 per cento problemi metabolici e dermatologici. Tra le malattie infettive è l'epatite C la più frequente (32,8 per cento), seguita da Tbc (21,8 per cento), Epatite B (5,3 per cento), HIV (3,8 per cento) e sifilide (2,3 per cento).
È per questa situazione che, a partire dalla mezzanotte di lunedì 30 giugno 2014, ho iniziato un Satyagraha nella forma dello sciopero della fame per richiedere a Governo e Parlamento che si faccia chiarezza e si intervenga immediatamente:
1) per scongiurare le morti in carcere
2) sulle cure negate ai detenuti, molti dei quali incompatibili con lo stato di carcerazione
3) sulla tortura del 41-bis inflitta perfino a detenuti, come Bernardo Provenzano, per i quali le Procure della Repubblica di Palermo, Caltanissetta e Firenze hanno dato parere favorevole alla revoca del 41 bis.
2) sulle cure negate ai detenuti, molti dei quali incompatibili con lo stato di carcerazione
3) sulla tortura del 41-bis inflitta perfino a detenuti, come Bernardo Provenzano, per i quali le Procure della Repubblica di Palermo, Caltanissetta e Firenze hanno dato parere favorevole alla revoca del 41 bis.
Rita Bernardini
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