Il
Parlamento continua a lasciare nei cassetti la proposta di legge di
iniziativa popolare sulla eutanasia. Certo non aiutano le prese di
posizione di intellettuali autorevoli come Lucio Magris, che da un lato
si mostra aperto anche alle ipotesi più avanzate (eutanasia per le
malattie mentali e per i minori), dall’altro ripesca il paragone con
l’operazione “Aktion T4” con cui i nazisti sterminarono migliaia di
malati gravi e di disabili. E questo è inaccettabile, perché vuol dire
paragonare a Hitler e ai suoi medici-boia tutti quei politici,
scienziati, medici e intellettuali che si battono per la legalizzazione
della eutanasia in un quadro limitato a casi ben precisati e con regole
e controlli ferrei. Magris ricorda i suicidi di Monicelli e Lizzani.
Forse non sa che ogni anno in Italia circa 1.000 malati incurabili si
suicidano e altri 1.000 tentano di farlo senza riuscirvi, in modi più o
meno terrificanti, perché non hanno la possibilità di ottenere, con
l’eutanasia, una morte dignitosa.
Intanto
la crisi porta ad un risultato sconcertante per una delle maggiori
potenze industriali del mondo: 5,5 milioni di italiani hanno rinunciato a
curarsi per ragioni economiche. Si va dunque verso la negazione –
oltre agli innumerevoli diritti sui temi etici – anche del fondamentale
diritto alla salute, affermato con forza dalla Costituzione.
Dall’Europa
segnali positivi per i diritti civili, con una battuta d’arresto al
Parlamento, dove è stata bocciata una direttiva (proponente, la
socialista portoghese Elita Estrela) molto innovativa in materia di
aborto, diritti ed educazione sessuale. Inferociti i socialisti
europei, perché i voti determinanti per la bocciatura sono stati in gran
parte di parlamentari italiani del PD, tutti vicini a Matteo Renzi.
Speriamo non sia questa l’aria nuova portata del segretario del PD.
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