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venerdì 20 dicembre 2013

Giustizia: a Natale in marcia per chiedere a Cesare l'amnistia, con le parole di Pietro

 Da  Ristretti Orizzonti
 Rita Bernardini - Segretaria nazionale Radicali italiani

Tempi, 20 dicembre 2013

Uno che il 25 dicembre potrebbe non partecipare, a Roma, alla terza Marcia di Natale per l'amnistia, la giustizia, la libertà, è Lucio Bertè.
Bertè abita a Milano. Qualche giorno prima della festa di sant'Ambrogio è venuto a Roma per far sapere a Papa Francesco che, nel capoluogo lombardo, sull'antico cimitero dei primi martiri cristiani è stato costruito, nonostante le mozioni contrarie del Consiglio comunale di Milano e della Regione, un volgare parcheggio.
Senza forcone, ma in sciopero della fame e indossando un cartello giallo, Lucio Berte ha sostato per alcuni giorni e notti ai margini di piazza San Pietro, chiedendo solo di poter consegnare una lettera al Papa.
La questura di Roma gli ha consegnato il foglio di via, a firma del questore Fulvio Della Rocca, ingiungendogli di non rimettere piede nella capitale per due anni. C'è da rimanere basiti. Ecco come Lucio Bertè viene descritto: "Nel comune di Roma non ha fissa dimora e non vi svolge alcuna attività lavorativa, si presume che qui si trattenga al solo scopo di commettere azioni che mettano in pericolo l'ordine e la sicurezza pubblica". Sì, essendo residente a Milano Bertè non ha fissa dimora a Roma e, essendo pensionato, non svolge attività lavorativa né a Roma né a Milano. Un criminale, insomma. Che sia un ex consigliere regionale lombardo, l'unico - a quel che mi risulta - a non riscuotere vitalizi, e un radicale che da una vita si batte per i diritti umani, al questore di Roma non interessa. Un'identità, armata solo di nonviolenza, cancellata da un foglio di via.
Lucio Bertè, ne sono convinta, è uno che piacerebbe a papa Francesco, perché con la sua azione rivolge un richiamo alla Chiesa dei poveri, della nonviolenza e della parola. La sua vicenda ci richiama al significato della imminente terza Marcia di Natale per l'amnistia, la giustizia, la libertà. Il 25 dicembre partiremo da San Pietro, anzi - come direbbe Marco Pannella - da "Pietro", per arrivare a "Cesare", alla sede del governo. Sì, perché papa Francesco non solo ha pronunciato sulle carceri parole che ci hanno colpito: "Nessuna cella è così isolata da escludere il Signore, il suo amore paterno e materno arriva dappertutto", ma, nello Stato del Vaticano, ha abrogato l'ergastolo e introdotto il reato di tortura, cosa che di qua dal Tevere siamo molto lontani dal fare.
Certo, anche in Italia abbiamo avuto parole importanti come il messaggio alle Camere del presidente della Repubblica, o quelle pronunciate dalla guardasigilli Annamaria Cancellieri secondo la quale "l'amnistia è un imperativo categorico morale". Ma ora occorre che queste parole siano concretizzate, consentendo allo Stato italiano di uscire dalla condizione di "sorvegliato speciale" da parte del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa per i trattamenti "inumani e degradanti" che riserva ai detenuti, e per l'irragionevole durata dei processi con il portato di milioni di procedimenti penali e civili pendenti, che distruggono il tessuto democratico, sociale e civile del nostro paese.
Chi camminerà con noi
La Marcia attraverserà tutte le sedi istituzionali del centro e si concluderà dinanzi a Palazzo Chigi, in piazza della Colonna Antonina. Forti delle parole di Pietro, chiediamo a Cesare, al governo, di attivarsi urgentemente nei confronti del Parlamento che fino ad oggi ha taciuto sul messaggio del presidente Napolitano.
Il giorno di Natale, don Antonio Mazzi e don Luigi Ciotti marceranno con i familiari dei detenuti e gli ex detenuti, con Marco Pannella, Emma Bonino, Luigi Amicone, Enrico Sbriglia, cappellani e direttori dei penitenziari, i parlamentari Luigi Manconi, Mario Marazziti, Sandro Gozi, Luigi Compagna, Nitto Palma, Roberto Giachetti, Lucio Barani, Felice Casson, Franco Marini, i sindacati degli agenti penitenziari Uilpa, Osapp e Snalpe, la Comunità di Sant'Egidio, l'Associazione Antigone, il Detenuto Ignoto, L'Unione delle Camere penali italiane, la Conferenza nazionale Volontariato Giustizia, la Lega italiana per i Diritti dell'uomo, la Nazionale italiana cantanti, il Partito Radicale e i cittadini democratici che hanno a cuore la democrazia e che sanno che non c'è pace senza giustizia.
Ho un presentimento: anche il vietato Lucio Bertè troverà un modo per marciare con noi. È il caso di dirlo? Le vie del Signore sono infinite.
Papa Francesco più avanti di noi, ha abolito ergastolo e introdotto reato tortura
"Questa volta partiamo da San Pietro perché abbiamo avuto un Papa che non solo ha detto parole importanti sulle carceri ma ha fatto anche qualcosa di concreto: ha abolito l'ergastolo - mentre noi lo abbiamo ancora nel nostro ordinamento - e ha introdotto nell'ordinamento dello Stato del Vaticano il reato di tortura - noi in Italia ancora non lo abbiamo fatto". Così Rita Bernardini, segretaria di Radicali Italiani, nella conferenza stampa di presentazione della III Marcia di Natale per l'amnistia, la giustizia e la libertà.
"L'arrivo è a Palazzo Chigi perché intendiamo chiedere al Governo di svolgere un ruolo attivo nei confronti di un Parlamento, che sembra aver lasciato cadere nel vuoto il messaggio di Napolitano dell'8 ottobre alle Camere. Da allora sono passati oltre due mesi e come hanno agito Camera e Senato? Forse anche con uno sgarbo istituzionale, non è seguito in Parlamento alcun dibattito. Dunque il nostro interlocutore principale è ora il Governo: d'altra parte, a giugno, era stata proprio la guardasigilli Cancellieri a dire "L'amnistia è imperativo categorico morale. Dobbiamo rispettare la Costituzione".

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