Osservatorio permanente sulle morti in carcere
03-04-2013
Due giovani detenuti ritrovati senza vita nelle carceri di Velletri e Teramo. Nelle carceri italiane un decesso ogni 2 giorni e un suicidio la settimana.
Il 27 marzo nella Casa Circondariale di Velletri, in Provincia di Roma, muore Mohamed Saadaoui, di 27 anni. Sembra il decesso sia stato conseguente all'inalazione di gas dalla bomboletta in dotazione ai detenuti, ma sono in corso indagini volte a chiarire l'esatta dinamica dei fatti. Mohamed è sesto detenuto che muore a Velletri negli ultimi 4 anni (2 per suicidio, 1 per malattia, 3 per cause "da accertare").
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03-04-2013
Carcere. La strage continua, tra silenzio e indifferenza. Già 49 i detenuti morti dall’inizio dell’anno
Con la morte di Vincenzo salgono a 13 i decessi registrati nel carcere di Teramo negli ultimi quattro anni: otto per suicidio, uno per malattia, quattro per cause "da accertare". E già solo questo sarebbe sufficiente per attivare il ministero della Giustizia, il Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria: non per visite “ispettive”-burletta come quelle in cui si produce e ci ha abituato il ministro dell’(in)giustizia signora Paola Severino, con la sua coda di dichiarazioni surreali. Si parla di inchiesta seria, per comprendere e accertare come possa accadere che si possa morire e ignorare la causa della morte (“ragioni da accertare”). E soprattutto come e perché tante morti a Teramo. In quel carcere sono rinchiusi 430 detenuti; dovrebbero essere 270. Vi si registra lo stesso numero di decessi (13 negli ultimi 4 anni) che si è verificato soltanto nel carcere romano di Rebibbia, con la differenza che a Rebibbia sono carcerate oltre 2.000 persone. Ricordiamoli almeno noi i morti di Teramo: si chiamavano Gaetano, Cole, Uzoma, Gianluca, Enzo, Cosimo, Gianfranco, Mauro Tareke, Valentino, Luigi, Tommaso; e appunto Vincenzo.
Dall’inizio dell’anno sono 49 i detenuti morti (e ben 14 per suicidio); 38 anni la loro età media. E’ una strage. Quotidiana, clandestina, perché non se ne parla. Dopo i fremiti di indignazione e le promesse di rito in seguito alle iniziative di Marco Pannella e dei radicali, rapido cala il sipario. Non c’è dubbio che lo stato sia colpevole, anche quando il detenuto muore per “cause naturali” (che di “naturale” in carcere non c’è nulla), o peggio da “accertare”; e anche nei casi in cui il detenuto si dà volontariamente la morte: perché quando lo Stato priva un individuo della propria libertà, si fa garante della sua incolumità fisica e psichica. Stato criminale e criminogeno. E impunito, ancora.
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