Cinecittà perduta
Gli studi cinematografici di Cinecittà, la “fabbrica dei sogni” sul Tevere che in passato è riuscita a fare concorrenza all’americana Hollywood, stanno subendo un profondo cambiamento. Il futuro di Cinecittà è scritto nel Piano industriale che la società privata azionista di maggioranza di Cinecittà Studios, la Italian Entertainment Group spa di Luigi Abete, presidente di Bnl, sta mettendo in pratica proprio in questi giorni. Da un lato lo “spacchettamento” e la vendita di rami d’azienda ad altre società che lavorano nel settore. Dall’altro la realizzazione di alberghi e strutture ricettive all’interno degli studi. Per la proprietà e il ministero dei Beni e delle Attività Culturali, un modo per ridurre al massimo gli esuberi in un momento di crisi del settore e valorizzare la struttura per renderla appetibile alle produzioni straniere. Per i lavoratori e il mondo della cultura, la fine di un’industria cinematografica tra le migliori al mondo. I lavoratori hanno scioperato e occupato gli studi per più di tre mesi, hanno raccolto le firme, indirizzato appelli al mondo della politica, proposto alternative per rilanciare il settore in crisi. Tutto questo non è bastato a sospendere il Piano approvato nel 2008. Il 26 settembre 2012 il progetto di Abete è diventato operativo. Lo “spacchettamento” di Cinecittà ha avuto inizio. 47 lavoratori del ramo d’azienda “laboratorio sviluppo e stampa” sono stati affittati alla società leader nel settore, la Deluxe Italia Holding, “per un periodo massimo di 36 mesi e con possibilità di recesso anticipato”. 41 dipendenti di Cinecittà Digital Factory andranno a Deluxe Digital Roma. 6 lavoratori dei mezzi tecnici a Panalight. E infine il pezzo forte di Cinecittà: le scenografie. 52 persone finiranno nella società Cinecittà allestimenti e tematizzazioni (Cat), che farà parte del gruppo di maggioranza che controlla Cinecittà Studios, Italian Entertainment Group spa. Cat si occuperà di realizzare scenografie dei parchi di attrazione tematici, primo tra tutti il Cinecittà World che la società di Abete sta costruendo sulla via Pontina a Roma, outlet commerciali, allestimenti museali e contestualmente rimarrà anche a Cinecittà per costruire le scenografie di eventuali produzioni cinematografiche. I lavoratori, quindi, “oltre a essere impiegati per attività di intrattenimento molto diverse dalla produzione cinematografica”, hanno di fronte a sé un futuro incerto: “chi ci assicura il posto di lavoro alla fine dei due-tre anni di affitto o cessione ad altre società?”. Intanto rimane ferma anche la volontà di realizzare strutture ricettive e di ristorazione per “valorizzare e rendere competitiva Cinecittà”. L’accordo per la cessione dei diritti edificatori, risalenti agli anni ’80, è stato stipulato nel 2009 tra Cinecittà Studios spa e la società pubblica, Cinecittà Luce spa (azionista al 20 per cento della stessa Cinecittà Studios) con il nulla osta del ministero per i Beni e le Attività Culturali. Un albergo con tanto di parcheggio interrato, un nuovo grande teatro di posa, che andrebbe ad aggiungersi agli attuali 22, nuovi uffici. Parole che per quanti in questi mesi si sono opposti ai disegni di Abete, ricordano invece “l’ennesima colata di cemento in un quartiere già saturo”. Tra la crisi del settore e la privatizzazione, avvenuta nel 1997, questi lavoratori, che da mesi si oppongono ai disegni della proprietà, ci mostrano il mondo “dei sogni” che si sta perdendo e pongono una domanda a tutto il Paese: che ne sarà del cuore dell’industria cinematografica italiana?
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