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Libertà sessuale, libera sessualità- 1976 - Adele Faccio

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martedì 8 marzo 2011

DONNE nella storia e nella teologia...

8 Marzo, Festa delle donne: Storia: 1911 prima celebrazione della giornata internazionale delle donne (International Women's Day), istituito a sostegno della richiesta del diritto di voto per le donne.
Una giornata delle donne si era tenuta già l'ultima domenica di Febbraio 1908 a New York e ripetuta anche nel 1909 e 1910. La tedesca Clara Zetkin la riprese da colleghe americane che la proposero al secondo congresso dell'internazionale socialista a Copenaghen e così fu stabilita per il 1911 la prima giornata internazionale. La data fu il 19/3 scelta in ricordo del 19/03/1848 quando il re di Prussia aveva promesso molte riforme, fra cui il voto alle donne, poi non concesso. Ebbe grande risonanza in Germania, Austria, Danimarca ed altri paesi Europei.
Dall'8 Marzo 1946 la mimosa fu scelta come fiore simbolo per la festa delle donne in Italia.
Durante l'Anno internazionale delle Donne, 1975, la giornata internazionale delle donne IWD fu adottata ufficialmente dall'Onu. Invece completamente falsa e' la storia di un padrone che avrebbe dato fuoco ad una fabbrica a New York con 129 donne in sciopero morte nel rogo l'8/3/1908: fu invenzione della propaganda comunista sovietica durante la guerra fredda, anche per far dimenticare la rivoluzione russa democratica di Kerenski: Vedi anche 8/3/1917. Vero e' che all'epoca gli incendi erano frequenti e terribili e ve ne furono a New York in ambienti di lavoro tessile e proprio l'8/3/1908 in un asilo per bimbi con oltre 100 morti.

8 Marzo 1917 A Pietrogrado / S. Petersburg, Russia, il corteo della festa internazionale della donna dà origine alla rivoluzione democratica Russa anti-zarista. Si hanno scontri antigovernativi per 5 giorni inizianti l'8 Marzo 1917 con la festa della donna, e culminanti domenica 11/3 coun una manifestazione di 200.000 persone in cui l'esercito spara e fa 40 morti. Ma il giorno dopo l'esercito rifiuta di contenere la folla e L'avvocato Alessandro Kerenski prende il potere. Lo Zar Nicola II abdica il 15/3. La prima rivoluzione ha vinto con relativamente pochissimo spargimento di sangue. Siccome in Russia è ancora in vigore il calendario Giuliano, questa sarà detta Rivoluzione di Febbraio e porterà al potere per soli 8 mesi il governo democratico di Kerenski, fino alla Rivoluzione d'Ottobre (6/11Gregoriano) che tecnicamente fu un colpo di stato nella capitale seguito poi da una guerra civile sanguinosisssima. La città di San Pietroburgo si chiamava allora Pietrogrado con nome slavizzato dall'inizio della guerra antitedesca, e sarà ribattezzata Leningrado per tutto il tempo della dittatura sovietica. Un referendum popolare il 12/6/1991 le ha reso il vecchio nome.

*Camilla

 figlia di Metabo, tiranno della città dei volsci Priverno e di Casmilla. Quando il padre viene cacciato dalla sua città a causa del duro governo, porta con sé Camilla ancora in fasce. Durante la fuga, inseguito da bande di concittadini, giunge sulla riva del fiume Amaseno che, per le piogge abbondanti, non poteva essere guadato. Metabo avvolge la piccola con la corteccia di un albero, la lega alla sua lancia e la butta sull'altra riva del fiume. Raggiunto dai suoi avversari, si tuffa in acqua e attraversa il fiume a nuoto. La leggenda narra che Camilla sia arrivata sull'altra sponda del fiume sana e salva perché il padre la consacrò alla dea Diana.
Camilla cresce con il padre nei boschi, tra animali selvaggi e pastori, nutrita di latte di cavalle selvagge. Appena comincia a muovere i primi passi, Metabo le dona arco e frecce e le insegna ad usarli. Camilla non indossa vestiti, ma solo pelle di tigre. La ragazza impara ad usare anche il giavellotto e la fionda, ha un fisico perfetto: così veloce da superare il vento nella sua mascolinità, ma al tempo stesso donna di grande bellezza. Camilla sembra provare amore solo per le armi dopo aver giurato verginità eterna come la dea alla quale il padre l'aveva affidata quando era ancora bambina.
Quando Enea giunge nel Lazio per scontrarsi con i Rutuli, Camilla soccorre Turno alla testa della cavalleria dei Volsci e di uno stuolo di fanti. La sua figura incute spavento e la sua baldanza è senza pari. Turno, però, pur ammirando il nobile gesto ed il coraggio di Camilla, decide che la sua alleata affronti solo la pericolosa cavalleria tirrenica, riservando per sé il compito di contrastare e battere Enea.
Gli atti di valore di Camilla non si contano: fa strage di nemici, si lancia in ogni mischia, insegue e colpisce a morte ogni avversario che vede, affronta ogni pericolo. Camilla crea lo scompiglio nei pur forti Etruschi e mette in fuga le schiere nemiche al punto che deve intervenire il re Tarconte per fermare i suoi ormai in rotta. Il destino però è in agguato: il giovane etrusco Arunte, non visto dall'eroina, le scaglia contro un giavellotto che la ferisce a morte. Sarà per questo ucciso da una freccia di Opi, ninfa del seguito di Diana, per volere della dea stessa. La morte della vergine Camilla è il preludio della sconfitta dei Rutuli e degli italici tutti..
Camilla è un personaggio puramente mitologico e le sue vicende vengono narrate nel libro XI dell'Eneide.

*Rea Silvia
fu la madre dei gemelli Romolo e Remo, fondatori di Roma; morì sepolta viva da Amulio. Le sue vicende ci sono raccontate nel I libro Ab urbe condita di Tito Livio, in frammenti dagli Annales di Ennio e da Fabio Pittore.
Stando al racconto di Livio, Rea Silvia era la figlia di Numitore, discendente di Enea e re di Alba Longa.
Il fratello minore di Numitore, Amulio, usurpò il trono e, per evitare che il fratello avesse una discendenza maschile, costrinse Rea Silvia a diventare una sacerdotessa della dea Vesta, dato che le vestali avevano l'obbligo della castità per trent'anni.
Il dio Marte si invaghì della ragazza e la sedusse in un bosco. Quando lo zio seppe del parto di Rea la fece arrestare e ordinò a una serva di uccidere i gemelli.La serva, tuttavia, ne ebbe pietà, li mise in una cesta e li affidò alle acque del Tevere. La cesta, miracolosamente, navigò tranquilla per il fiume e si arenò nel luogo dove più tardi i gemelli avrebbero fondato Roma. Qui furono trovati da una lupa che aveva appena perduto i propri cuccioli e da lei furono nutriti. In seguito furono trovati dal pastore Faustolo che li portò a casa propria e li fece allevare dalla moglie Acca Larenzia.
Altri dicono che "Lupa" fosse il soprannome di Acca Larenzia stessa, così chiamata per il suo carattere selvaggio e per la sua infedeltà al marito. Secondo un'altra versione, infine, Acca Larentia sarebbe stata una prostituta (in latino "Lupa", da cui Lupanare). Divenuti adulti i due gemelli sarebbero tornati ad Alba Longa per uccidere lo zio e rimettere sul trono il nonno. Rea Silvia, intanto era morta, fatta seppellire viva dallo zio per aver violato l'obbligo di castità proprio delle vestali.
*Tanaquil (anche Gaia Caecilia, Gaia Cyrilla, Caia Caecilia o Caia Cyrilla; ... – ...) è stata la moglie di Lucomone, che poi cambiò nome in Lucius Tarquinius Priscus, meglio noto come Tarquinio Prisco, quinto re di Roma.  Etrusca di nobile discendenza, fu una delle donne più influenti nella storia politica romana.
Tanaquil incoraggiò il marito Lucumone a lasciare la loro città Tarquinia per emigrare a Roma, vista l'ostilità di cui era fatto oggetto Lucomone in patria.
Fu sempre Tanaquil, profonda conoscitrice delle cose religiose, ad interpretare l'evento di cui fu oggetto Lucio Tarquinio al loro arrivo a Roma (un'aquila prima rubò il berretto al marito poi tornò indietro e lo lasciò sulla sua testa) come segno del favore degli dei verso il marito.
Ancora lei aiutò il marito ad inserirsi nella vita sociale e politica di Roma, fino alla sua elezione a re, e fu lei a fare in modo che il popolo romano eleggesse come successore di Tarquinio, suo genero Servio Tullio. Quando infatti suo marito morì, ella annunciò che era sopravvissuto all'attentato e che aveva designato come suo successore Servio Tullio, ed egli le promise che avrebbe dato il regno al di lei figlio quando questi avesse raggiunto la maggiore età, ma non lo fece.


*Lucrezia (in latino Lucretia; ... – ...) figlia di Spurio Lucrezio Tricipitino e moglie di Collatino, è una figura mitica della storia di Roma legata alla cacciata dalla città dell'ultimo re
Tarquinio il Superbo.
Secondo la versione di Livio sulla istituzione della Repubblica, l'ultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo aveva un figlio assolutamente sgradevole, Sesto Tarquinio.Durante l'assedio della città di Ardea, i figli del re assieme ai nobili, per ingannare il tempo si divertivano a vedere ciò che facevano le proprie mogli durante la loro assenza, tornando nascostamente a Roma. Collatino sapeva che nessuna moglie poteva battere la sua Lucrezia in quanto a pacatezza, laboriosità e fedeltà. Così portò con sé gli altri nobili, tra cui Sesto Tarquinio, a vederla, nel pieno della notte, e poterono constatare che Lucrezia stava pacatamente tessendo la lana, con le sue ancelle, mentre le nuore del re si divertivano in banchetti e orge.Sesto Tarquinio, cognato di Lucrezia, ne restò affascinato e fu preso dal desiderio di possederla. Alcuni giorni dopo, all'insaputa del marito, tornò a Collazia con un solo uomo di scorta e venne accolto con grande ospitalità. Ma dopo cena, quando la casa era addormentata, si introdusse nella camera da letto di Lucrezia che, svegliatasi di soprassalto, si trovò aggredita dall'uomo, armato di spada. Provò a respingerlo ma Sesto la minacciò: se ella non avesse acconsentito a soddisfare le sue voglie, l'avrebbe uccisa e accanto le avrebbe messo il corpo mutilato di uno schiavo, e avrebbe poi sostenuto di averla colta in flagrante adulterio.A questo punto Lucrezia, piuttosto che far infangare in eterno il suo nome, fu costretta a cedere alle voglie del figlio del re. Appena Sesto ripartì, Lucrezia inviò un messaggero a Roma dal padre e uno ad Ardea dal marito supplicandoli di correre da lei al più presto con un amico fidato perché una grossa sciagura era accaduta. Giunti i suoi cari, in lacrime spiegò l'accaduto e si trafisse il petto con un pugnale che nascondeva sotto la veste:Il marito Collatino, il padre ed il suo grande amico Lucio Giunio Bruto decisero di vendicarla, provocando e guidando una sommossa popolare che cacciò via i Tarquini da Roma e li costrinse a rifugiarsi in Etruria. Così nacque la res publica romana, i cui primi due consoli furono proprio Lucio Tarquinio Collatino e Lucio Giunio Bruto artefici della sollevazione contro quello che poi divenne l'ultimo re di Roma.
*Clelia

con altre nove ragazze fu consegnata a Porsenna dai Romani per un patto di pace tra di loro e gli Etruschi. Clelia incoraggiò le compagne a scappare dall'accampamento etrusco attraversando il Tevere a nuoto. Così facendo, Clelia rimase sulle sponde del fiume per sorvegliare le ragazze che stavano scappando. Una sentinella di Porsenna (o lui in persona) trovò la ragazza e la consegnò a Porsenna che la liberò estasiato dal suo coraggio.
Clelia fu consegnata a Porsenna da sola per pegno di pace (od assieme ad altri giovani secondo Livio). Era una ragazza ribelle e cercò quindi un espediente per scappare dall'accampamento etrusco. Si ingegnò e trovò il modo: attraversare il Tevere a nuoto. Arrivata a Roma, Porsenna venne a sapere che era scappata e pretese la sua restituzione; i Romani la restituirono e Porsenna la liberò sorpreso da cotanto coraggio.
*Cornelia (189 a.C.? – 110 a.C. ca.)
Figlia di Publio Cornelio Scipione Africano e di Emilia, figlia di Lucio Emilio Paolo, il console caduto a Canne, sposò intorno al 175 Tiberio Sempronio Gracco e fu madre di dodici figli, ma gli unici che arrivarono alla maggiore età furono i due famosi Tiberio e Caio Gracco, e la loro sorella maggiore, Sempronia, che sposò Publio Cornelio Scipione Emiliano.
Fu una donna colta e di animo forte. Si racconta che Cornelia, rimasta vedova ancora giovane nel 154, avesse rifiutato di sposare il re d'Egitto, Tolomeo VIII Evergete, per consacrarsi all'educazione dei figli che seguì perfino nella carriera politica. Si dice che rispose, a una matrona che ostentava le sue pietre preziose, «haec ornamenta mea» - ecco i miei gioielli - mostrando i suoi figli Tiberio e Caio. Fece parte della famiglia che maggiormente contribuì a diffondere la cultura ellenistica a Roma. [1]

È controverso se Cornelia abbia sostenuto l'operato politico riformista dei propri figli; una sua lettera, indirizzata al figlio Caio, lo invita a rinunciare a vendicarsi del tribuno Ottavio, avversario del fratello Tiberio; una seconda lettera, un duro atto di accusa contro Caio, è quasi certamente apocrifa.
Dopo la morte di Caio, avvenuta nel 121 a.C. si ritirò a Miseno, «circondata sempre da Greci e da letterati [...] raccontava la vita e la condotta del padre, l'Africano, ed era ammirevole quando raccontava a chi glielo chiedeva le sventure e le imprese dei figli, ricordandoli senza manifestazioni di dolore e senza lacrime, come se si trattasse di personaggi delle età antiche». [2]
Venne ritenuta la figura di matrona ideale, grazie alle virtù, a lei attribuite di austerità e di carattere.[3]
In età più tarda le fu eretta una statua di bronzo nel Foro Romano di cui si conserva il basamento con l'epigrafe: Cornelia Africani F. Gracchorum ("Cornelia, figlia dell'Africano, madre dei Gracchi"); fu la prima statua di una donna esposta in pubblico a Roma.

La donna nella teologia Cristiana:
 "La sola consapevolezza del proprio essere dovrebbe costituire una vergogna per le donne."
Clemente Alessandrino, padre della chiesa secondo - terzo secolo prima del 215.


"Le donne servono soprattutto per soddisfare la libidine degli uomini."
 "Tutto il sesso (femminile) è debole e sventato. Esse giungono alla salvezza solo tramite i figli."
S. Giovanni Crisostomo, 349-407, dottore della Chiesa


"La donna è un essere inferiore, che non fu creato da Dio a Sua immagine. Secondo l'ordine naturale, le donne devono servire gli uomini."

Sant'Agostino, 354-430, padre e dottore della Chiesa fra i più importanti.


"Il valore principale della donna è costituito dalla sua capacità di partorire e dalla sua utilità nelle faccende domestiche."

"La donna è un errore della natura ... con la sua eccessiva secrezione di liquidi e la sua bassa temperatura essa è fisicamente e spiritualmente inferiore ... è una specie di uomo mutilato, fallito e mal riuscito ... la piena realizzazione della specie umana è costituita solo dall'uomo."

"Un feto maschile diviene un essere umano dopo 40 giorni, uno femminile dopo 80 giorni. Le femmine nascono a causa di un seme guasto o di venti umidi."

S. Tommaso d'Aquino, dottore della Chiesa, patrono delle università cattoliche 1225-1275.


"La donna deve velarsi il capo perché non è l'immagine di Dio"
S.Ambrogio da MI dottore della Chiesa, 339-397;

"la donna ha il diritto di vestirsi solo a lutto. Non appena ha raggiunto l'età adulta, dovrà 'coprire il suo viso che è fonte di tanti pericoli, altrimenti rischia di perdere la beatitudine eterna."
Il padre della Chiesa Tertulliano


"Le donne non possono cantare in chiesa."
S.Bonifacio, missionario benedettino e apostolo dei tedeschi, 675-754

"Quando vedi una donna, pensa che si tratti del diavolo! Essa è come l'inferno!"
Papa Pio II, 1458-1464


"Le donne sono destinate di natura al comune godimento."
Carpocrate, fondatore di un convento e condannato come eretico gnostico da Eusebio di Cesarea


"Nessuna donna può entrare dove si intrattiene un sacerdote."
Sinodo di Parigi, 846


"Vicino alle chiese non possono abitare donne."
Sinodo di Coyaca, 1050. -

"I sacerdoti che ospitano donne sospette dovranno essere puniti. Il vescovo dovrà vendere le donne come schiave."
2° sinodo di Toledo, 589 . -


"Le donne non possono né scrivere, né ricevere lettere a proprio nome."

Sinodo di Elvira, 4° sec.


"Le ragazze che portano la minigonna finiranno all'inferno. "
Il gesuita Wild nel XX° secolo


"In nessuna religione o cultura la donna viene rispettata e onorata come nel cristianesimo! "

Il teologo cattolico Bernhard Häring nel XX° secolo.



MALGRADO TUTTO CIO' CHE POSSANO AVER TENTATO DI FARE E DIRE DI NOI, SIAMO ANCORA QUI.
LOTTIAMO CONTRO CHI VORREBBE RIDURCI A COSE.
 

 PIU' CONSAPEVOLI, FORSE, DELLE NOSTRE CAPACITA'  E DELLA NOSTRA DIGNITA'. 
MA LE DONNE DI 2000 ANNI PRIMA DI NOI LO ERANO GIA', MOLTO PIU' DI QUANTO LO SIA ORA LA MAGGIOR PARTE DELLE DONNE...
alba

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