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mercoledì 2 febbraio 2011

da Notizie Radicali: Perquisizione al “Giornale”, indagine su Frattini. Il vero “complotto” è un altro...

di Valter Vecellio
 
02-02-2011
Perquisita la sede romana del “Giornale” e l’abitazione di una sua giornalista, che aveva firmato nei giorni scorsi un articolo sul conto di Ilda Boccassini, il magistrato milanese titolare dell’inchiesta che non sapremmo definire se Ruby-gate, Minetti-affaire o tout court: caso Berlusconi. Nel pomeriggio, poi, la notizia che la procura di Roma ha indagato per abuso d’atti d’ufficio, il ministro degli Esteri Franco Frattini, per via della casa di Montecarlo, vicenda nella quale da tempo è in corso una campagna di stampa – condotta in prima persona dal “Giornale”, e a ruota dagli altri giornali di famiglia e “cugini” – tendente a coinvolgere il presidente della Camera; era stata annunciata una documentazione da Saint Lucy che avrebbe definitivamente inchiodato Gianfranco Fini; anche l’entourage del presidente del Consiglio aveva accreditato che si era arrivati alla “canna fumante”. Un annuncio che aveva lo stesso sapore, molti anni fa, del famoso poker d’assi craxiano contro il pool milanese di Mani Pulite. Le vicende sono naturalmente diverse, ma quando poi il ministro degli Esteri Frattini ha riferito al Senato, rispondendo a una provvida interrogazione del pidiellino senatore Compagna, ci si è resi conto che il colpo era sostanzialmente a salve. La procura di Roma, cui gli atti sono stati recapitati una volta che sono usciti dalla cassaforte del ministero degli Esteri in cui erano custoditi, li ha ritenuti ininfluenti: il suo compito – ha avuto cura di sottolineare – era quello di stabilire se il prezzo di vendita dell’appartamento monegasco era congruo, la proprietà era affare che non interessava. Allora, perché l’iniziativa nei confronti di Frattini? “Atto dovuto”, si fa sapere da piazzale Clodio, in seguito a denuncia di un cittadino.
Come sia, la tempistica – perquisizione la mattina; atto dovuto il pomeriggio – a molti ha fatto pensare all’ennesimo capitolo del “complotto”; un capitolo intitolato: chi tocca i magistrati la paga duramente; e non è mancato chi, con tono di sfida, ci ha incalzato dicendo: e voi che fate, che dite? Tacete?

Ora, a parte che l’accusa, o il sospetto che i radicali tacciano, è perlomeno ridicolo, segno che non si sa ascoltare e non si vuole sentire, e che ad altri occorre chieder conto di silenzi e di inerzie (che ci sono state e ci sono), di impotenze e di prepotenze, la vicenda (o meglio: le vicende) non possono essere liquidate con battute che neppure si fan più al bar dello sport.
Cominciamo dalla vicenda Frattini: è molto probabile che dal punto di vista tecnico sia ineccepibile: c’è stata una denuncia, viene vagliata; tra qualche giorno finirà nel dimenticatoio. Al ministro Frattini si può rimproverare il fatto che nel momento in cui in Tunisia, Egitto, Algeria, Albania, accade quello che accade, e si tratta di paesi a qualche ora di volo dall’Italia, e con radicati e consistenti interessi italiani non solo economici, occuparsi con tanta celerità e puntualità della casa di Montecarlo, “stona”. Ma questa è un’opinione, la cosa può e deve essere valutata politicamente, la magistratura non c’entra nulla, e se conosciamo un po’ la procura romana, quanto prima se ne chiamerà fuori.
La perquisizione al “Giornale”. L’articolo che l’ha originata, non ci è piaciuto per nulla. Ma per nulla ci piacciono, e da tempo, le cose che accade di leggere sulla maggior parte delle pagine de “Il Giornale” (e il non piacere può essere esteso su gran parte di quello che viene pubblicato su “Libero” o “Panorama”); questione di gusti, che per fortuna non sono tutti uguali. L’ipotesi accusatoria è ci sia stata una violazione da parte di un componente del Consiglio Superiore della Magistratura area Lega, e grazie a questa violazione “Il Giornale” avrebbe potuto pubblicare quello che ha poi pubblicato. Di fronte alle perquisizioni di redazioni e giornalisti restiamo sempre piuttosto perplessi, e non da ora. Per l’inutilità del provvedimento: cosa si pensa di trovare, di acquisire? Se c’è qualcosa di compromettente, si può pensare di trovarlo nella scrivania di una redazione, nella libreria di un giornalista? Si fa la “mossa”, sapendo che è, appunto, una “mossa”. Inutilmente inutile, lascia il tempo che trova. E infatti da sempre quando poi nei comunicati ci viene detto che si è acquisita “documentazione interessante”, vuol dire che non s’è trovato nulla. Un po’ come quando si fa sapere che le indagini procedono per 360 gradi: significa che non si sa che pesci pigliare.
Dunque, materiale interessante. Dunque, esibizione muscolare che fa sorridere. No, il complotto, lo si dice anche a chi scandalizzato ci ingiunge di dire qualcosa, non è questo; né è di questo che – almeno noi – intendiamo occuparci.
Il “complotto”, a voler usare questo termine, questa categoria, è piuttosto quello che da settimane, da mesi si consuma tra l’indifferenza dei più e la sostanziale complicità di molti, denunciata in singolare e significativa solitudine da Marco Pannella, Marco Cappato e dai radicali: un presidente di Regione Lombardia, Roberto Formigoni, abusivo: quattro mandati consecutivi, e la legge prevede espressamente che non possono essere più di due; firme palesemente, documentalmente, false in calce alla lista che lo sostiene, con sottoscrittori che non solo sostengono di non aver mai firmato, ma dichiarano di essere elettori di altri partiti; una documentazione prodotta e consegnata alla magistratura milanese, che archivia e fa finta di nulla, perché è impegnata allo spasimo – e legittimamente, beninteso – per accertare se vi siano rilievi penali sulle abitudini serali e notturne dell’attuale inquilino di palazzo Chigi. Ecco, il “complotto” consiste nel fatto che non si dedica un decimo delle energie, dei mezzi, delle risorse impegnate nell’inchiesta che vede coinvolti le Ruby e le Nicole, i Mora e i Fede, e Berlusconi, per accertare perché e come, e grazie a chi, Formigoni ha potuto fare quello che ha fatto. Leggete la relazione di Giuseppe Di Federico pubblicata oggi su “Notizie Radicali”, pronunciata in occasione della commemorazione di Agostino Viviani; leggetela bene, Di Federico è uno dei nostri maggiori e apprezzati giuristi, da mezzo mondo chiamato per consulenze e “consigli”. Di Federico arriva a conclusioni che sono le stesse di quelle di Pannella. Ci sia consentito: è questo che ci preme, è di questo che ci si vuole occupare. Il resto sono, per dirla col grande Totò, quisquilie e pinzillacchere. Significative fin che si vuole, ma sempre quisquilie e pinzillacchere.






Giornalista professionista, attualmente lavora in RAI. Dirige il giornale telematico «Notizie Radicali», è iscritto al Partito Radicale dal 1972, è stato componente del Comitato Nazionale, della Direzione, della Segreteria Nazionale.
va.vecellio@gmail.com

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