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giovedì 28 ottobre 2010

NESSUNO TOCCHI TAREK AZIZ: MOZIONE BIPARTISAN DEPOSITATA AL SENATO

27 ottobre 2010
Il Senato, 
premesso che: 
il 26 ottobre 2010, l'ex vice Presidente iracheno Tareq Aziz - insieme all'ex Ministro dell'interno, Saadun Shaker, e all'ex segretario personale di Saddam Hussein, Abdel Hamid Hamud, è stato condannato a morte dall'Alta corte penale di Baghdad mediante impiccagione; 

la sentenza riguarda uno dei sette processi nei quali Tareq Aziz è imputato, quello relativo alla campagna avviata dal regime di Saddam Hussein negli anni Ottanta contro i partiti politici sciiti filo-iraniani, che in quegli anni vide eseguire una serie di arresti e di condanne a morte nei confronti dei principali esponenti sciiti; 

considerato che:
non può esservi impunità per i crimini compiuti dal deposto regime iracheno e i crimini di cui Tareq Aziz è imputato insieme ad altri rappresentano gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale;

ciò nonostante il sistema penale iracheno, nel suo insieme, non può non tener conto degli standard di giustizia internazionali e, in particolare, dei principi fissati per i tribunali e le corti penali internazionali, i quali escludono il ricorso alla pena di morte per crimini di guerra, genocidio e crimini contro l'umanità; 

il processo nei confronti di Tareq Aziz e degli altri suoi coimputati non pare esser stato condotto nel pieno rispetto di tutte le garanzie internazionalmente riconosciute di imparzialità e equità, apparendo invece l'azione giudiziaria più come la giustizia dei vincitori sui vinti o la vendetta delle vittime nei confronti del loro carnefice;

nel luglio 2008, proprio contro la paventata condanna a morte di Tareq Aziz, centinaia di parlamentari di tutti gli schieramenti politici, premi Nobel e personalità di tutto il mondo avevano sottoscritto l'appello internazionale "Moratoria universale sulla pena di morte, anche per Tareq Aziz" promosso da "Nessuno Tocchi Caino" e dal Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito per chiedere la difesa del diritto e della verità, della legalità e della giustizia in Iraq;

nel succitato appello internazionale veniva esplicitamente sottolineato che "evitare la condanna a morte e l'esecuzione di Tareq Aziz, che rischiano di avvenire senza che vi sia stato un processo degno di questo nome, potrebbe segnare una evidente soluzione di continuità rispetto a metodi e pratiche in voga ai tempi di Saddam, oltre che assicurare verità e giustizia a tutte le vittime del suo regime, non solo quelle per cui Aziz è oggi sotto processo"; 

per aiutare nella ricostruzione della verità storica sulle responsabilità del regime e sugli accadimenti che hanno caratterizzato la storia irachena fino alla guerra appare di fondamentale importanza garantire la vita a un testimone chiave quale l'ex vice-Presidente iracheno; 

impiccando un altro testimone eccellente, l'Iraq rischierebbe di ripetere il tragico errore già commesso con Saddam Hussein, impedendo l'accertamento della verità, che costituisce un diritto fondamentale e un interesse inalienabile della collettività umana, diritto tanto più prezioso se si considera l'elevato prezzo pagato in termini di vite umane e sofferenze in Iraq;

su questi obiettivi, dal 2 ottobre 2010, Marco Pannella ha ripreso il suo Satyagraha con uno sciopero della fame che, il 26 ottobre, alla notizia della condanna a morte di Tareq Aziz, è divenuto anche della sete perché non si passi alla sua esecuzione,

impegna il Governo:
ad intervenire con urgenza nei confronti delle autorità irachene perché sia evitata l'esecuzione di Tareq Aziz e dei suoi coimputati, coerentemente con la straordinaria iniziativa nonviolenta, parlamentare, istituzionale e di opinione pubblica che il 18 dicembre 2007 ha portato allo storico risultato dell'approvazione della "Moratoria universale della pena di morte" da parte dell'Assemblea generale dell'ONU;

a farsi promotore presso i partner europei di una formale richiesta alle autorità irachene di reintrodurre la moratoria sulla pena di morte stabilita in Iraq dopo la caduta di Saddam Hussein, al fine di rafforzare il completamento della transizione democratica dell'Iraq secondo i principi di uno Stato di diritto che rispetta i più alti standard della giustizia internazionale.

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