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martedì 27 aprile 2010

LETTERA DI MICHEL CHARBONNIER, PASTORE DELLA CHIESA METODISTA VALDESE DI TRIESTE, A CLARA COMELLI, PRESIDENTE DI CERTI DIRITTI

Lunedì 26 Aprile 2010

Gent. Sig.ra Comelli,

Grazie per aver condiviso le informazioni sull'iniziativa, che mi
trova profondamente solidale, come individuo e cittadino in primo
luogo, poi in quanto cristiano, e infine come pastore della chiesa
valdese e metodista di Trieste.

Le affermazioni del card. Bertone trasudano una mancanza di
sensibilità che mi avvilisce e mi indigna, come dovrebbe avvilire ed
indignare tutti e tutte coloro che si definiscono cristiani e cercano
di vivere nella propria vita quell'Evangelo che è prima di tutto
annuncio dell'amore incondizionato di Dio per tutti gli esseri umani.

L'equazione mediatica tutta italiana secondo la quale il Vaticano
esprime le opinioni dei cristiani nel loro insieme non fa che
alimentare i pregiudizi e la supposta contrapposizione sui temi etici
tra cristiani e non cristiani, contrapposizione che non corrisponde
necessariamente a realtà. Va affermato chiaramente che, nonostante le
opinioni del Vaticano, si può essere sinceramente e pienamente
cristiani ed allo stesso tempo, anzi proprio per questo, credere che
l'omosessualità è uno dei molteplici volti dell'amore, e come tale,
possiede pari diritti e pari dignità rispetto a tutti gli altri. Dire
o anche solo sottintendere che sia una malattia è frutto
dell'ignoranza, e farlo chiamando in causa l'Evangelo significa
ergersi con infinita arroganza a detentori di una Verità che invece
non ci appartiene, ma che ci supera continuamente, e che siamo
chiamati a ricercare ogni giorno con infinita umiltà.

Se è vero che Dio è amore, allora l'arroganza umana di voler imporre
dei limiti all'amore equivale al voler imporre dei limiti a Dio.

Che tutto ciò venga da una chiesa cristiana mi offende, mi addolora, mi indigna.

Purtroppo non sarò a Trieste domani, ma darò la più ampia diffusione
all'informazione, e le assicuro ancora la mia piena adesione e
solidarietà.


Cordiali saluti,

Michel Charbonnier

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