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martedì 27 aprile 2010

Chiesa-pedofilia: monsignor Bettazzi, difesa di casta dietro coperture per scandalo abusi: “C’è bisogno di vescovi e preti come guide autorevoli e non autoritarie

da  Notizie Radicali   - il giornale telematico di Radicali Italiani  lunedì 26 aprile 2010

Città del Vaticano - C'è una sorta di difesa di casta, di malinteso senso di superiorità, in certi silenzi e coperture di cui si parla in questi giorni. E invece, se è vero che bisogna pregare per sempre nuove vocazioni sacerdotali, la Chiesa è composta da tutto "il popolo di Dio" che comprende i laici. Questi ultimi, insieme ai vescovi e ai preti, devono essere considerati alla pari, e il loro ruolo è centrale nella diffusione della parola di Dio nel mondo, perché ogni "cristiano e' sacerdote, portatore del divino nel mondo e consacratore della realtà creata". E' quanto afferma mons. Luigi Betazzi, vescovo emerito di Ivrea, storico esponente del cattolicesimo conciliare, in un intervento pubblicato sull'Osservatore Romano.

In questo tempo con "clamore" spiega il vescovo, si parla della "mancanza di sacerdoti" nella Chiesa. "V'è quasi l'idea che 'la Chiesa sono i preti' (tanto più i vescovi), mentre la massa deifedeli costituirebbe l'insieme dei beneficiari dell'azione (magisteriale e ministeriale) della gerarchia". Se allora è necessario "pregare perché il Signore chiami tanti alla vita sacerdotale (e religiosa) e perché chi vi è chiamato risponda con generosità', allo stesso tempo "tutto questo però poneva la condizione del clero su di un livello di superiorità, che si traduceva poi in una specie di promozione o di difesa di 'casta"'.

"Forse certi silenzi e coperture di cui si parla anche oggi - spiega Bettazzi - corrispondono a questo atteggiamento di difesa e di riguardi, evidente anche nella espressione che si usava per il sacerdote che lasciava la sua condizione e che veniva 'ridotto allo stato laicale"'. E proprio per evitare il rischio della casta "i vescovi del concilio hanno voluto che, dopo la trattazione sulla natura della Chiesa (come 'mistero' che attinge la Santissima Trinità) si parlasse dell'intero popolo di Dio", e solo "al terzo posto della gerarchia, che è appunto al servizio del popolo di Dio.

E' così che il 'magistero dovrà sentirsi in funzione non solo o non tanto dell'esattezza delle formule dogmatiche quanto della 'profezia' dei cristiani, della loro comprensione della Parola di Dio e della loro coerenza nel viverla".

Ancora la vocazione dei laici e dei sacerdoti si qualifica, prosegue l'articolo dell'Osservatore, "in ordine a una missione aperta e fiduciosa, che valuti il primato delle persone sulle strutture (pure indispensabili nella loro funzionalità), e che dia la priorità - come fece Gesù - non ai vertici sociali, ai notabili, fossero anche quelli esteriormente più in vista (com'erano allora i farisei e i dottori della Legge), bensì ai piccoli, ai poveri, ai sofferenti, agli emarginati. Con felice intuizione la Conferenza episcopale italiana, nel 1981, affermava che bisogna partire dagli ultimi". "Tutto questo - spiega ancora Bettazzi - non attenua l'impegno di santificazione dei presbiteri. Al contrario, se una guida autoritaria, fatta in prevalenza di comandi, si basa sul valore delle cose comandate e sulla prevalenza del comando, una guida autorevole, basata cioé sulla persuasione e sull'esempio, esige in chi guida 'un supplemento di umanità e di santità".

(AdN-Kronos)

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