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Libertà sessuale, libera sessualità- 1976 - Adele Faccio

Piano improvisation di Salvatore Maresca Serra

Alba Montori su Facebook

domenica 9 dicembre 2007

Lettera agli amici della Comunità varia

Gayi amic** e compagn** della Comunità Varia,
queste parole non vogliono essere una sorta di commemorazione o di “ricordo” di Massimo Consoli, anzi voglio affermare che ciò è lontano anni luce dalle mie intenzioni anche perché sarebbe inutilmente retorico e so che Massimo non lo avrebbe gradito affatto.
Chiunque lo abbia conosciuto, di persona o attraverso le sue azioni nel mondo, sa benissimo che Massimo è mort* per sempre e ne era assolutamente consapevole.

Spero con tutto il mio affetto che dovunque sia il suo spirito, ammesso e non dimostrato che sia da qualche parte, sia finalmente libero, come ha sempre desiderato e cercato di essere: liber* di amare e di essere amat*, liber* tra liber**: mi piace pensare che ci sia vicino, vicino alla Comunità varia, come amava chiamarci.
Ma sono assolutamente consapevole che l'amic* e compagn* delle mie riflessioni di adolescente, di lotte rivoluzionarie, di affetti speciali, di idee e azioni nate dal cuore e dall'indignazione contro la violenza del POTERE, da quello piccolissimo del chiunque a quello delle immani Chiese di tutti i tipi, non c'è più. E siccome ognuno è singolo e singolare e irripetibile non ci sarà nessuno più come lui.
Devo, dobbiamo, prendere atto di ciò, senza paura e senza tristezza, ma con la chiara coscienza che il cammino iniziato con lui non deve essere interrotto o peggio abbandonato.
Ci ha lasciato la sua opera e la sua intera vita: non è poco, e dobbiamo farne tesoro per continuare a lottare per continuare a costruire il mondo dei liber**, partendo ciascun* da sé stess*. [vedi Appendix]
E ha lasciato a ciascun* di noi il testimone, nessun* esclus* e senza divisioni.

Sarò felice se riuscirò a proseguire ancora finché potrò nel cammino che iniziammo assieme tanti anni fa’ e che ci ha portato tante e diverse esperienze e anche qualche traguardo di tappa.
L'obbiettivo è ancora e sempre più chiaro alla mia mente e al mio cuore e anche se mi mancano i suoi occhi occhialuti e la sua voce al telefono avverto la sua presenza amica accanto al mio cuore ancora più di prima, che continua a ricordarmi le cose da fare, che lui non può organizzare, ma che vuole e desidera si facciano per continuare a procedere verso il mondo degli umani in amore e in pace che sognavamo da ragazzi e che non smetteremo di costruire.

Spero che ciascun* si impegni a collaborare al meglio di sé e per cominciare mi supporti nel festeggiare la SUA festa di compleanno il 12 dicembre prossimo al Circolo Mario Mieli, a Roma.
Quando me lo ha espressamente raccomandato sapeva perfettamente che non sarebbe stato presente, ma mi ha chiesto di invitare tutti gli amic** ad esserci, a divertirsi e a stare allegri, ad esser gai come solo noi della comunità varia sappiamo essere…
Chissà, forse sarà lì a divertirsi assieme a noi come e più ancora di tante volte che ci siamo trovati a festeggiare il compleanno di Dario, di nonno Ulrichs e di altri amic** e compagn** di amore e di lotta.
Vi aspetto
alba
[Appendix] :
Lui non c'è più, ma quel POTERE, contro cui ha lottato senza altre armi che il suo cuore, il suo cervello e il suo corpo, quello che è sempre contro i singol** perché singolar**, divers** da quelli che esso vuole e pretende per sfruttare il loro corpo e la loro anima a suo esclusivo vantaggio, senza render nulla in cambio se non favole, disperazione e morte civile, quello c'è ancora.
Quel POTERE che per autoconservarsi e autoriprodursi sempre più totalizzante uccide fin da piccolissimi, anzi prima ancora di nascere, la coscienza di sé, della propria capacità di amare gli altri esseri, umani e non, c' è ed è sempre più subdolo, multiforme, pericoloso per la vita e l'intelligenza umana e per la stessa sopravvivenza del pianeta.
Quel POTERE che tende in ogni modo ad estirpare fin nel ricordo quella innata capacità di AMORE che è RISPETTO dell'identità di chiunque altro da sè, amic* o nemic* che sia, usa a suo solo vantaggio tutto ciò che non riesce a sottrarsi, attraverso l'intelligenza e l'amore, alla sua azione totalizzante e mortale.
Solo l'amore fatto di rispetto dell'altro da sé, la con-passione di cuore, corpo e cervello riuniti, senza menzogne e ipocrisie, è la parte più alta e sana dell'umanità: coltivarlo, preservarlo, farlo crescere ogni giorno ognun* dentro di sé e attraverso sé è l' unica occasione per gli umani di vera rivoluzione e riscatto contro tutti Poteri.
Questa convinzione, questa coscienza, Massimo l'ha coltivata nella sua vita fin da quando, tanti anni fa, nel secolo scorso, ne ebbe percezione. Scaturiva dalle nostre letture e dai nostri studi, dall'osservazione di noi stessi e della società degli esseri che ci circondavano, dal confronto del passato palese e nascosto col presente in divenire, dal bisogno di non accontentarsi mai di ciò che è proclamato vero dal potere e dai suoi accoliti con una sorta di "etichettatura etica", ma di scavare caparbiamente nelle azioni e nel racconto di esse, la Storia, per ritrovarvi, dentro le emozioni e gli affetti troppo spesso nascosti e mascherati, l'uman*, quell* autenticamente vitale e viv* ancora dentro ciascun* di noi.
Così comprendemmo come il POTERE omai da secoli e secoli cataloga , ovvero applica un’ "etichetta ", un marchio etico, alle persone per meglio usarle ai suoi scopi, che sono sempre contro l'Amore e contro l'essenza dell'umanità di ciascuno, etichetta diversa per ciascun gruppo, per meglio controllarne le azioni e le reazioni anche singolarmente. E che tali etichette sono sistemi di catalogazione basati sulla divisione e le divisioni non hanno alcun altro scopo che quello di creare e fomentare mancanza di rispetto, contrapposizione, invidia, rivalità, odio, conflittualità, violenza, fino all'estrema conseguenza dell'autodistruzione.
Tutto il contrario dell'Amore insomma, che è sempre fonte di cretività e rispetto reciproco dell'altr*, del divers* da sé.
Assumere su di sé, volontariamente e coscientemente, con fierezza, un'etichetta "negativa", quella di omosessuale, etichetta di difforme-da-quanto-riconosciuto-dal-potere-come-utile-alla sua-conservazione-e-perpetuazione attraverso la perpetuazione della specie umana secondo le logiche e le prescrizioni del Potere medesimo, è stato un grande atto di coraggio e di ribellione. Ma anche una decisa presa di posizione contro il sistema dell'etichettatura discriminatoria che ha sempre trovato il suo maggior alimento nella vergogna e nella pavida connivenza degli "etichettati" , che per il solo fatto di esserlo hanno cercato e cercano in ogni modo di cambiarla con un'altra, "eticamente positiva" e quindi accettabile ( e connivente) con il Potere.
Questa consapevolezza penso renda più facile comprendere la radice profonda dell'intera opera di Massimo, che ha coinciso con la sua intera vita, e le sue implicazioni.
Sono convint* che la lotta contro il sistema di etichettatura del potere e delle sue nefaste conseguenze per il genere umano sia ancora tutta da combattere, e a cominciare da ciascun* all'interno di sé, per liberarsene assieme ai condizionamenti relativi e assumere la propria inalienabile identità davanti e dentro al mondo.
Ri-conoscersi per quello che si è e non per quello che si vorrebbe/dovrebbe dimostrare agli altri ( al Potere in ultima analisi) di essere non è opera da poco, per nessun*, perchè tutto congiura contro la sincerità e la lealtà dell'individu* ad identificarsi e farsi identificare per quel che è, nud* e bell* e senza paura di essere ciò che sa di essere ed è.
Massimo vi ha lavorato per la sua intera vita e questo ci ha lasciato, come eredità d'amore e come compito da portare avanti ciascun* e tutt**, fino a compimento. Ci ha lasciato anche molte indicazioni del percorso attraverso i suoi scritti, le sue azioni, la sua opera instancabile di documentazione.
p.s. Gli * sono il risultato di una lunga discussione tra Massimo e me, quando cercavamo un modo per eliminare la connotazione di genere (maschile-femminile) nel discorso scritto ( in attesa di trovare soluzione per quello parlato). Lui propose di usare come finale la vocale u ( al singolare) ma trovammo qualche difficoltà per il plurale: visto che le vocali in italiano sono solo a e i o u e le altre (a e i o) erano già in uso rimaneva disponibile solo la u. Proposi di utilizzare per il plurale la r che in altre lingue è considerata semivocale, ma il risultato era buffissimo sul piano fonetico-linguistico e così fu scartato.
Così optai per l' asterisco * singolo per singolare, ** doppio per plurale, che fu immediatamente utilizzato negli scritti, anche se nel discorso parlato ancora non abbiamo trovato una soluzione.
Ecco qualcosa su cui cimentarsi....

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