Vivere per la proposta di legge Eutanasia Legale

Libertà sessuale, libera sessualità- 1976 - Adele Faccio

Piano improvisation di Salvatore Maresca Serra

Alba Montori su Facebook

domenica 6 maggio 2007

"Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)"

Ricevo questo messaggio e lo faccio mio, con l'annesso estratto da Odifreddi

Personalmente penso che quando l'informazione è chiara, documentata,
aperta alle verifiche non possa dirsi contro-informazione ma semplice
(buona) informazione tout court; semmai, qualora consenta di mettere
in dubbio o di falsificare l'informazione ufficiale fallace, lacunosa,
fumosa, ecc., può essere considerata contro-propaganda, non per sua
volontà ma per gli effetti che dispiega.
Per questo motivo vi propongo un estratto da un libro molto valido che
ho appena terminato di leggere, e che consiglio vivamente, appunto, a
tutti gli uomini e le donne di buona "ragione".
Vi chiedo inoltre, nel caso lo riteniate opportuno, di farlo "girare
in rete".

Grazie

Davide B.

"I Patti Lateranensi dell'11 febbraio 1929 fruttarono alla Chiesa un
Trattato, una Convenzione finanziaria e un Concordato. Il Trattato
riconobbe la sovranità della Santa Sede e l'indipendenza dello Stato
della Città del Vaticano, e la Convenzione finanziaria elargì una
ricompensa per i <> subiti dopo la conquista di Roma
nel 1870 da parte dello Stato italiano.
Prima del 1929, infatti, i rapporti con la Santa sede erano regolati
dalla cosiddetta Legge delle Guarentigie del 1871, che non concedeva
alcun diritto territoriale: soltanto la disponibilità dei palazzi del
Vaticano e del Laterano, e della residenza estiva di Castel Gandolfo.
La legge istituì comunque unilateralmente una serie di privilegi per
il papa e il clero, tra i quali una donazione annuale di 3.225.000
lire dell'epoca (pari a una decina di milioni di euro di oggi)
[tabella di rivalutazione della lira dal 1861 al 2004, basata sui dati
dell'Istat].
La Santa Sede non rinunciò formalmente alla somma, ma non la incassò
mai per non accettare informalmente lo status quo stabilito dalla
legge. Nel 1929 il debito dello Stato italiano ammontava dunque, con
gli interessi, a 3.160.105.113 lire (oggi circa dieci miliardi di
euro). La Convenzione finanziaria, <del Sommo Pontefice>>, acconsentì a pagarne più o meno la metà: <<750
milioni in contanti e un miliardo in consolidato 5 per cento al
portatore>>.
Il Concordato vero e proprio, infine, stabilì che le candidature
vescovili dovevano essere sottoposte all'approvazione del governo
italiano, e che i vescovo nominati dovevano giurare fedeltà al regime:
l'unica eccezione era il Cardinale Vicario di Roma, come
rappresentante del papa. Quanto ai preti, essi non potevano far
politica, ma venivano esentati dal servizio militare e ricevevano una
prebenda chiamata <>.
Da parte sua, lo Stato acconsentì a rendere le leggi matrimoniali
conformi ai pregiudizi della Chiesa Cattolica: in particolare, a
proibire il divorzio, con disposizioni che rimasero anacronisticamente
in vigore fino al 1970. Quanto al Cattolicesimo, esso diventava
religione di Stato e doveva essere insegnato in tutte le scuole: un
insegnamento che rimane in vigore anche oggi, benché il Cattolicesimo
abbia cessato di essere religione di Stato nel 1984.
Il soddisfatto Pio XI iniziò fin da subito a pagare il suo debito nei
confronti del fascismo e già il 14 febbraio 1929, in un discorso
all'Università del Sacro Cuore, rilasciò a Mussolini la famosa patente
di < >:

Forse ci voleva anche un uomo come quello che la Provvidenza ci ha
fatto incontare; un uomo che non avesse le preoccupazioni della scuola
liberale, per gli uomini della quale tutte quelle leggi, diciamo, e
tutti quei regolamenti erano altrettanti feticci e, proprio come
feticci, tanto più intangibili e venerandi quanto più brutti e deformi.

Quanto a Mussolini, nel suo discorso alla Camera del 5 maggio 1929
spiegò candidamente i motivi per cui un politico si allei col papa,
ieri come oggi:

Le idee religiose hanno ancora molto impero, più di quanto non si
creda da taluni filosofi. Esse possono rendere grande servizio
all'umanità. Essendo d'accordo col papa si domina ancora la coscienza
di 100 milioni [oggi un miliardo] di uomini.

Nel 1947 i Patti Lateranensi, lungi dall'essere abrogati dopo la
caduta del fascismo, furono annessi alla Costituzione repubblicana
tramite il famigerato articolo 7, grazie al tradimento di Palmiro
Togliatti. I comunisti votarono infatti a favore, insieme a
democristiani e qualunquisti, mentre socialisti, repubblicani e
azionisti votarono contro, e i liberali si divisero fra i due
schieramenti: fu il primo caso, anche se purtroppo non l'ultimo, degli
sciagurati compromessi antistorici che una sinistra <> ha
più volte regalato ai clericali, per il loro interesse e la sua
vergogna. Come degno ringraziamento a Togliatti, un decreto del
Sant'Uffizio del 1° luglio 1949 vietava ai cattolici, pena la
scomunica, di aderire a (o anche solo collaborare con) partiti o
movimenti di ispirazione comunista.
L'assurda situazione venutasi a creare con l'inserimento di un patto
catto-fascista, stipulato <> e
aperto da un richiamo allo Statuto Albertino del 1848, in una
Costituzione repubblicana che all'articolo 9 proclama l'uguaglianza di
tutte le confessioni davanti alla legge, è stato oggetto di esame nel
1971 da parte della Corte Costituzionale. Essa ha stabilito che i
Patti Lateranensi sono fonti atipiche dell'Ordinamento italiano, nel
senso che hanno meno forza delle disposizioni costituzionali, ma più
forza delle leggi ordinarie: sono infatti modificabili col mutuo
consenso di Stato e Chiesa, ma non sono sottoponibili al sindacato di
costituzionalità e non sono abrogabili per volontà popolare, né in
maniera referendaria, né attraverso una proposta di legge.
Dopo sette tentativi falliti, tra il 1967 e il 1983, il Concordato del
1929 è stato finalmente riveduto nel 1984 dal governo Craxi. E'
ovviamente caduto l'obbligo per i vescovi di giurare fedeltà allo
Stato, e anche quello di far politica per i preti. Il matrimonio
civile è stato svincolato da quello religioso, benché quest'ultimo
continui a mantenere validità civile anche senza una doppia cerimonia.
Il Cattolicesimo ha cessato di essere religione di Stato, ma ciò
nonostante l'articolo 9 stabilisce:

La Repubblica italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa
e tenendo conto che i principi del Cattolicesimo fanno parte del
patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare, nel
quadro delle finalità della scuola, l'insegnamento della religione
cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado.

Agli insegnanti di religione delle proprie scuole lo Stato richiede un
certificato di idoneità da parte dell'ordinario diocesano, ma non una
laurea: basta un diploma di magistero in scienze religiose rilasciato
da un istituto approvato dalla Santa Sede [Intesa tra il ministro
della Pubblica Istruzione e il presidente della Commissione Episcopale
Italiana, resa esecutiva con Decreto del Presidente della Repubblica
n°751 del 1985]. Ciò nonostante, il governo Berlusconi ha creato nel
2003 un organico di 15.507 posti che li immette in massa in ruolo, e
permette loro un successivo passaggio ad altre cattedre [Legge n°186
del 2003]: 9.222 sono stati assunti nel 2005 e 3.077 nel 2006, mentre
gli altri precari (regolarmente laureati) della scuola attendono da
anni l'assunzione a tempo indeterminato.
Per quanto riguarda il clero, la revisione del Concordato sostituisce
la congrua di sostentamento col finanziamento < > dell'8
per mille sul gettito dell'IRPEF. L'ammontare della cifra intascata
annualmente dal vaticano è di circa un miliardo di euro (2.000
miliardi di vecchie lire): una somma che non è affatto destinata a
opere di carità, come la pubblicità clericale cerca di far credere
ogni primavera, nel periodo della dichiarazione dei redditi.
Piuttosto, come ammettono le cifre ufficiali della CEI relative al
triennio 2002-2004, in media i fondi vengono destinati a interventi
caritativi soltanto per il 20 per cento, mentre al sostentamento del
clero va il 34 per cento e alle <> il 46 per cento.
Tra l'altro, il meccanismo del finanziamento è furbescamente
truffaldino. Solo un terzo degli italiani sceglie infatti a chi
devolvere l'8 per mille del proprio reddito: se allo Stato, alla
Chiesa Cattolica o ad altre confessioni religiose. Ma l'articoo 37
della legge di attuazione [Legge n°222 del 1985] recita: <scelte non espresse da parte dei contribuenti, la destinazione si
stabilisce in proporzione alle scelte espresse>>. E poiché, nella
minoranza che sceglie, la maggioranza opta a favore della Chiesa
Cattolica, questa ottiene la maggioranza (circa l'85%) dell'intero
gettito dell'8 per mille dell'IRPEF.
Al miliardo di euro dell'8 per mille dei contribuenti, va aggiunta
ogni anno una cifra dello stesso ordine di grandezza sborsata dal solo
Stato (senza contare regioni, province e comuni) nei modi più
disparati: nel 2004 [Secondo Rapporto sulla Laicità, in Critica
Liberale, vol. XIII, nn. 123-124, gennaio-febbraio 2006, pp. 31-33],
ad esempio, sono stati elargiti 478.000.000 di euro per gli stipendi
degli insegnanti di religione, 258.000.000 per i finanziamenti alle
scuole cattoliche, 44.000.000 per le cinque università cattoliche,
25.000.000 per la fornitura dei servizi idrici alla Città del
Vaticano, 20.000.000 per l'Università Campus Biomedico dell'Opus Dei,
19.000.000 per l'assunzione in ruolo degli insegnanti di religione,
18.000.000 per i buoni scuola degli studenti delle scuole cattoliche,
9.000.000 per il fondo di sicurezza sociale dei dipendenti vaticani e
dei loro familiari, 9.000.000 per la ristrutturazione di edifici
religiosi, 8.000.000 per gli stipendi dei cappellani militari,
7.000.000 per il fondo di previdenza del clero, 5.000.000 per
l'Ospedale di Padre Pio a S.Giovanni Rotondo, 2.500.000 per il
finanziamento degli oratori, 2.000.000 per la costruzione di edifici
di culto, e così via.
Aggiungendo a tutto ciò una buona fetta del 1.500.0000.000 di euro di
finanziamenti pubblici alla sanità, molta della quale è gestita da
istituzioni cattoliche, si arriva facilmente ad una cifra complessiva
annua di almeno 3.000.000.000 di euro (circa 6.000.000.000. 000 di
lire). Ma non è finita, perché a queste riuscite uscite vanno aggiunte
le mancate entrate per lo Stato dovute a esenzioni fiscali di ogni
genere alla Chiesa, valutate attorno ad ulteriori 6.000.000.000 di
euro (12.000.000. 000.000 di lire) [Enti ecclesiastici: le cifre
dell'evasione fiscale, Ares-agenzia di ricerca economica e sociale,
Rapporto 7 settembre 2006]. Infatti, gli enti ecclesiastici sono
circa 59.000 e posseggono 90.000 immobili per vari scopi: oratori,
parrocchie, conventi, seminari, case generalizie, missioni, scuole,
collegi, istituti, case di cura ,ospizi, ospedali, ecc. Il loro valore
ammonta a non meno di 30.000.000.000 di euro, ma sono esenti dalle
imposte sui fabbricati, sui terreni, sulle compravendite, sul reddito
delle persone giuridiche e sul valore aggiunto (IVA).
Per capire l'entità di questa cifra complessiva enorme di
9.000.000.000 di euro (18.000.000. 000.000 di lire) basterà notare che
corrisponde a circa il 45% della manovra della Finanziaria del 2006
(20.000.000. 000): in altri termini, senza i privilegi economici della
Chiesa, lo Stato potrebbe fin da subito praticamente dimezzare le
tasse a tutti i suoi cittadini.
Ma non è finita perché bisogna ancora aggiungere le esenzioni fiscali
comunali: per es., dell'ICI, dato che gli enti ecclesiastici si
autocertificano come < >. A tal proposito, va notato
che una sentenza della Cassazione dell'8 marzo 2004 ha stabilito che
un centro di assistenza per bambini ed anziani gestito dalle suore del
Sacro Cuore dell'Aquila non andava esentata dall'imposta ICI, perché
aveva fatto pagare regolari rette ai suoi ospiti: per cui le suore
dovevano versare al Comune 70.000 euro di imposte arretrate. Poiché il
precedente esponeva la Chiesa Cattolica a simili rischi ovunque, i
governi Berlusconi e Prodi sono corsi ai ripari: il primo allegando un
temporaneo provvedimento alla Finanziaria per il 2006; e il secondo
approvando un provvedimento definitivo [Legge n°248 del 2006] che
garantisce l'esenzione dall'ICI agli enti <commerciali> >. Il che significa: a tutte le imprese commerciali che
hanno una cappella…
In questo modo, i Comuni perdono un gettito valutabile intorno ai
2.250.000.000 di euro annui. La Santa Sede possiede, infatti, un
enorme patrimonio immobiliare anche fuori della Città del Vaticano:
per es., il palazzo del Sant'Uffizio a piazza S.Pietro, il palazzo di
Propaganda Fide a piazza di Spagna, l'Università Gregoriana, il
Collegio Lombardo, la basilica di S.Francesco ad Assisi e di S.Antonio
a Padova, Villa Barberini a Castel Gandolfo, l'area di S.Maria di
Galeria che ospita Radio Vaticana (44 ettari), ecc. E questi sono solo
i gioielli di una multinazionale che, stando ad una stima recente
[Secondo Rapporto sulla Laicità, in Critica Liberale, vol. XIII, nn.
123-124, gennaio-febbraio 2006, pp. 52-57], nel 2003 disponeva,
soltanto in Italia, di: 504 seminari, 8779 scuole (6228 materne, 1280
elementari, 1136 secondarie, 135 universitarie o parauniversitarie) ,
6105 centri di assistenza (1853 case di cura, 1669 "centri di difesa
della vita e della famiglia", 729 orfanotrofi, 534 consultori
familiari, 399 nidi d'infanzia, 136 ambulatori e dispensari, 111
ospedali, più 674 di altro vario genere.
E' naturalmente ironico che, a possedere un tale tesoro, valutabile
globalmente in Italia in alcune centinaia di miliardi di euro, oltre a
non pagarci sopra nemmeno le tasse, siano proprio coloro che dicono di
ispirarsi agli insegnamenti di qualcuno che predicava: <poveri>> [Matteo, XVII, 24-27]".

Piergiorgio Odifreddi
"Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)"
Longanesi, 2007; € 14,60 (molto ben spesi)

Piergiorgio Odifreddi (1950) ha studiato matematica in Italia e in
Unione Sovietica, e insegna Logica c/o l'Università di Torino e la Cornell University.
ciò suddetto a beneficio di chi potrà così inanellare i vari luoghi comuni della giaculatoria:
----allora è comunista!
-----quindi è un mangiapreti!
------ è ateo e ce l'ha con la Chiesa
-------- è ovvio che dice cose non vere, animate da pregiudizi, ecc.

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