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mercoledì 12 agosto 2015

Liberalizzare ? Sì, grazie- Non è una questione di droghe e/o discoteche ma di drogati.

La profezia del gestore del Cocoricò

E’ stato facile profeta. Di sventura. Suo malgrado. Aveva ragione Fabrizio De Meis. gestore e azionista del Cocoricò: "Voi oggi chiudete la mia discoteca e mandate per strada 200 lavoratori e relative famiglie, ma credete che il problema dei giovani che si autodistruggono con sostanze varie si risolva così?”.

Chiudere il Cocoricò infatti è stato un atto di demagogia politica allo stato puro. Non a caso chi ci è subito montato sopra plaudendo e cercando visibilità mediatica? Angelino Alfano, uno dei peggiori ministri dell’Interno della storia repubblicana. Anzi dall’unità d’Italia a oggi. Mentre guai a parlare di famiglie assenti o diseducative. Come se sia normale mandare in giro a sedici anni un ragazzo o una ragazza senza sapere dove e con chi dorme la notte, magari per intere settimane, pagandogli pure il trasporto da ogni parte d’Italia fino ai luoghi del divertimentificio estivo. Riviera Adriatica o Salento che siano. Mamma e papà non si toccano. Il loro posto lo deve prendere lo Stato.

Ecco i risultati. Era facile capire che il problema delle pasticche che non si sa nemmeno più cosa contengano, certo non solo Mmda, o “ecstasy”, che dir si voglia, visto che ormai lo sanno anche i sassi che esistono decine di droghe sintetiche neanche classificate come tali che fanno strage di giovani specie se associate a quantità industriali di alcool, non poteva risolversi con il solito esorcismo mediatico. Anni orsono il professor Veronesi scandalizzò i soliti benpensanti italioti dichiarando che di extasy in quanto tale, e in dosi normali, la letteratura scientifica non annoverava morti. Era ed è vero.

Come è altrettanto vero che si susseguono questi decessi di adolescenti di cui non si conosce l’esatta causa scientifica perchè è più comodo per la mentalità retrogrado-punizionista-proibizionista italiota “buttarla in caciara”. Il primo ragazzo morto al Cocoricò sembra che di extasy, cioè di Mmda se ne sia bevuta qualcosa come tre grammi e mezzo, anche se mancano i riscontri autoptici specie nelle cronache “a cazzo” dei giornali. Se fosse vero si tratterebbe di una dose pari a una cinquantina di volte quella normale. E quindi si tratterebbe di una sorta di suicidio incosciente. Negli altri due casi di questi giorni ancora neanche si sa cosa eventualmente i due malcapitati adolescenti abbiano ingerito.

In passato altre morti simili avevano rivelato a sorpresa che l’organismo aveva ceduto per overdosi di alcool, droga non proibita, o per ingestione di pillole di caffeina concentrata, altra sostanza perfettamente legale. D’altronde queste mode autodistruttive che sempre hanno interessato gli adolescenti da generazioni e generazioni, è il mito di James Dean, potrebbero un giorno per ipotesi prendere altre direzioni imprevedibili: negli anni ‘90 ci furono numerosi ricoveri ospedalieri (e ci scappò pure il morto) di persone che avevano inalato i vapori della benzina o della trielina, e nessuno aveva ovviamente pensato di reagire impedendo il pieno alle auto o il divieto di stirare alle massaie.

Il problema in effetti non sono le droghe ma i drogati. Cioè le persone che decidono di abusare di una qualsivoglia sostanza, legale o meno, per provare lo stordimento. Che nella vulgata del giornalismo da tre soldi viene chiamato “sballo”. Quel che è singolare è che queste campagne allarmistico estive, in coincidenza con fatti oggettivamente tragici, siano alimentate ad arte nel momento che anche in Italia si stava capendo, in primis a livello di Direzione nazionale antimafia, organismo che coordina il contrasto a ogni forma di traffico illecito della criminalità organizzata, come la legalizzazione della cannabis poteva essere un’ottima maniera per levare i soldi dalle tasche delle mafie e fare risparmiare l’erario italiano svariati miliardi in inutili apparati di repressione.

Certo restano le droghe pesanti e anche ‘ste pillole che ormai neanche i pusher sanno cosa contengano. Lo stato però farebbe bene a fare il “vigile urbano”, cioè letteralmente “a dirigere il traffico” in questo caos , magari occupandosi di far sapere a genitori e ragazzi cosa in realtà si stanno ingurgitando. Dopo di chè non sarà neppure la regolamentazione da sola a impedire che tanta altra gente perda la vita o corra il rischio di perderla. Ma almeno questo popolo di mamme e di irresponsabili non potrà più dire che “io non sapevo”. Occorre togliere gli alibi alla mentalità di chi dice che è stato “quel cattivone che mi ha traviato”. E’ questa la formula dietro cui ci si ripulisce la coscienza.

Oppure il totem diventa la discoteca come se uno per rifornirsi di droghe fosse obbligato a frequentarla. O anche la scorciatoia comunicativa del “dagli al nome esotico della sostanza”. “Extasy”,ad esempio, senza sapere di cosa siano veramente decedute decine di persone. I tempi in cui si contavano i morti di eroina a oltre mille l’anno sono da tempo finiti. Il problema delle droghe da tempo è cronicizzato e gestibile attraverso un apparato medico psicologico che ha la cura un po’ per tutto. Quello che rimane allo stato emotivo, non gestibile e buono per i titoli estivi di giornali come quelli italiani, peraltro spesso privi di spunti interessanti anche nelle altre stagioni, è questa continua “emergenza dello sballo” che in gran parte è sovrastimata e in altra gran parte alimentata dal clamore mediatico dei titoloni da quotidiani sciacalli dell’informazione.

Avviene così anche per gli stupri, per la pedofilia, per i reati compiuti dagli stranieri e per tutti i feticci della cosiddetta sicurezza. Sono scorciatoie elettorali, per fare carriera nella magistratura e talvolta nelle forze dell’ordine, negli alti gradi, o per vendere qualche copia in più. Ultimamente se ne sono accorti pure in Vaticano, dopo che per secoli questa tendenza è stata alimentata proprio Oltretevere. Questa popolazione che non vuole crescere e che continua battersi il petto ai funerali o nelle omelie politiche, come nei film che descrivevano la Sicilia all’epoca del neo realismo, rappresenta il vero problema: l’adolescenza autodistruttiva di molti giovani si coniuga con la geometrica potenza di un paese dove tutto è allo stato adolescenziale. A cominciare dai politici e dalle loro improvvide, disinformate e spesso idiote dichiarazioni.

Alfano docet, ma non è il solo. E spesso la realtà e la verità si prendono delle drammatiche “rivincite”. Come nel caso del Cocorico’, inverando le facili profezie del suo gestore Fabrizio de Meis che solo una settimana orsono diceva in conferenza stampa: “oggi voi chiudete la mia discoteca per quattro mesi e mi obbligate a licenziare duecento persone, ma la morte e il disagio giovanile non sono legati a questo locale e ve ne accorgerete al prossimo lutto”. Così è stato e non ci voleva la zingara per capirlo.

@buffadimitri

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