11-12-2014
L’altro giorno abbiamo avuto la prova provata che si vive una realtà dove si è sommersi di “comunicazioni”, giungono “notizie” di ogni tipo, ne siamo spesso travolti; e al tempo stesso si sguazza in un mare di letterale ignoranza. Per citare il titolo di un bel libro di Jean-François Revel di anni fa, “La conoscenza inutile”. La prova provata è costituita dall’intervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, messaggio all’Accademia dei Lincei, e dal messaggio, in parallelo, inviato a Marco Pannella in occasione della sua premiazione disposta dal consiglio regionale dell’Abruzzo.
Solo il Garantista ha colto il nesso tra i due avvenimenti: l’intervento all’Accademia dei Lincei, occasione per difendere la Politica erosa e minacciata dalla minaccia costituita dall’antipolitica che sembra essere la cifra dei tempi che ci tocca patire con i mass media che ci scodellano a pranzo Matteo Renzi, Matteo Salvini e Beppe Grillo, e a cena Beppe Grillo, Matteo Salvini e Matteo Renzi. Contestuale la motivazione con cui ci si è voluti congratulare con Pannella: “…Un segno dei tuoi lunghi percorsi attraverso l’Italia in tutte le battaglie di libertà, di democrazia e di giustizia di cui sei stato partecipe con incrollabile coerenza”.
Da una parte la messa in guardia dalle tentazioni di cadere nella trappola della sfiducia, della demagogia alimentata da irresponsabili che fanno leva su obiettive situazioni di degrado politico e culturale in cui siamo precipitati; dall’altra si indica quale antidoto una persona (e con lui un soggetto politico), contravveleno a quell’antipolitica che ci inquina e minaccia. È appena il caso di sottolineare che il presidente della Repubblica che effettua questa meditata e coraggiosa operazione di individuazione di pericoli e percorsi possibili è nato il 29 giugno 1925; e viene indicato come esempio capace di incarnare battaglie di libertà, democrazia e giustizia una persona nata il 2 maggio 1930. Alla faccia di tutti i rottamatori di giovane o media età.
Ma per tornare a Napolitano e a Pannella: nessuno ha messo in relazione i due messaggi, come si sarebbe potuto e dovuto fare; non si è colta la palese relazione? È possibile: la classe giornalistica italiana è quella che è. Non la si è voluta cogliere? È probabile: il regime sceglie i suoi alleati, ma anche i suoi formali avversari. Renzi non è un’alternativa seria; Salvini e Grillo non sono antagonisti reali.
I due “grandi vecchi” (ci si passi l’espressione che ha una sua nobiltà, e la si vorrebbe sottrarre al significato negativo che ha assunto durante la stagione degli anni di piombo), costituiscono, ognuno per la loro parte e nei fatti in concerto, punti di riferimento e barriera a un populismo violento che minaccia di travolgere tutti e tutto. Il terzo vertice di questo ideale triangolo è costituito da un “giovanotto” che ha scelto di chiamarsi Francesco venuto da “quasi la fine del mondo”, dov’è nato il 17 dicembre 1936.
Che Pannella sia oscurato e gli sia sistematicamente negato il suo (e nostro) diritto di comunicare e poter essere giudicato; che il presidente Napolitano sia stato, nei fatti e nel concreto, “offeso” da un Senato e una Camera che non hanno ritenuto di discutere il primo e unico messaggio costituzionale inviato al Parlamento; che il pontefice sia stato censurato quando è intervenuto levando la sua voce contro la pena dell’ergastolo, sono, tra i tanti che si possono citare, tre casi evidenti e clamorosi che dimostrano l’astuzia di un regime capace di fiutare ormai quasi istintivamente cosa va silenziato perché costituisce quella breccia che è in grado di distruggere il fragilissimo (e tuttavia compatto) piedistallo su cui si poggia; che anche questa volta Napolitano e Pannella siano stati ostracizzati non deve stupire. È una conferma. Con buona pace di tante fantastiche e fantasiose elucubrazioni sulla comunicazione e le modalità di “bucare”.
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