Era già abbastanza brutto che lo stupro denunciato fosse avvenuto nella santità di una moschea e che l'uomo accusato fosse un mullah, il quale ha invocato la difesa della famiglia e che era stato sesso consensuale.
Ma la vittima aveva solo 10 anni. E c'era di più: le autorità hanno detto che i suoi familiari avevano previsto apertamente di compiere un delitto d'onore proprio contro la ragazza. Il mullah si è offerto di sposare la sua vittima, invece.
La settimana scorsa, questa questione terribile è diventata anche peggio. Martedì scorso i poliziotti locali hanno portato via la ragazza dal rifugio dove era stata protetta e l'hanno riportata alla sua famiglia, nonostante le denunce degli attivisti per i diritti delle donne del fatto che per lei esisteva la concreta probabilità di essere uccisa.
Il caso ha avuto ripercussioni ancora più ampie. Il capo dell'associazione Women for Afghan Women, ovvero quella del rifugio dove la ragazza era stata protetta, il medico Dr. Hassina Sarwari, è stata costretta a nascondersi per le minacce di morte da parte della famiglia della ragazza e degli altri mullah, che hanno cercato di minimizzare il crimine sostenendo la ragazza era molto più vecchia di 10 anni. Un comandante della milizia è stato inviato a Sarwari per minacciare i testimoni e porre un ultimatum allo scopo di riportare la ragazza alla sua famiglia. Il medico ha detto che ora sarebbe voluta fuggire dall' Afghanistan.
Il capo dell'ufficio questioni femminili a Kunduz, Nederah Geyah, che ha condotto una campagna attiva per far sì che la ragazza fosse protetta dalla sua famiglia e il mullah perseguito, si è dimessa il 21 maggio e trasferita in un'altra parte del paese.
Il caso in sé sarebbe solo un'atrocità aberrante, salvo il fatto che il sostegno che ha evidenziato per i piani del mullah e per il delitto d'onore (nei confronti della bambina stuprata) da parte della famiglia della ragazza, sono diventati l'emblema di un fallimento più ampio nell'azione per aiutare le donne afgane che sono state vittime di violenza.
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