Viterbo - Una vittima di usura, minacce e stalking racconta il suo calvario e si appella alla magistratura
Cinque anni di richieste di denaro, condite con minacce di morte, danneggiamenti e pedinamenti. Cinque anni in mano agli usurai.
Ora Francesca M. (il nome è di fantasia) non ce la fa più. Dal 2007, anno in cui ha conosciuto i suoi aguzzini, la sua vita è diventata un inferno.
In un anno ha sporto undici denunce. I suoi genitori non hanno più un soldo in banca. I risparmi di una vita li hanno intascati gli usurai: un uomo e una donna residenti, come Francesca, in un paese del Viterbese.
Con una minaccia dopo l’altra, sono riusciti a spillare a lei e alla sua famiglia almeno 300mila euro. Eppure, sono ancora a piede libero. E lei ha paura.
“Non vivo più – dice Francesca, rassegnata e disperata -. Ho il terrore che, da un momento all’altro, possa succedermi qualcosa di orribile. Queste persone non scherzano. Me l’hanno fatto capire più volte che non avrebbero alcuna remora a farmi del male. Nessuno li ferma. E io non mi sento tutelata”.
Da quando ha smesso di accondiscendere alle loro richieste, le intimidazioni si sono moltiplicate. Dai graffi sulla carrozzeria della macchina ai pedinamenti a ogni ora del giorno e della notte. Fino alle minacce di morte di ogni tipo, rivolte a lei e ai suoi familiari. Atti persecutori che, in qualche caso, sono sfociati in vere e proprie aggressioni. Come quando ricevette una sassata in pieno viso che la fece finire in ospedale.
“Ho avuto cinque giorni di prognosi dal pronto soccorso e poi altri quindici dal mio medico. Da quella volta, mi guardo le spalle ogni minuto. Anche perché posso tutelarmi soltanto da sola. Mi sono rivolta alla magistratura, sperando di ottenere aiuto e protezione, ma i tempi sono lunghi. E io non posso fare niente”.
Per l’avvocato di Francesca, i suoi due aguzzini sono perseguibili per stalking, lesioni, minacce ed estorsione. Secondo il legale, ci sono tutti i presupposti per una custodia cautelare in carcere. O, almeno, per un provvedimento di allontanamento dai luoghi frequentati da Francesca. Ma attualmente solo uno dei due risulta indagato ed è comunque libero di presentarsi sotto la sua casa o sul suo posto di lavoro. Proprio per questo Francesca si appella ancora una volta alla magistratura. Perché le indagini vadano avanti.
“Ho bisogno che qualcuno mi aiuti e che la giustizia faccia il suo corso. Queste due persone mi hanno reso la vita impossibile, ma finora l’unica a pagare sono stata io. Con la mia serenità, oltre che con centinaia di migliaia di euro che nessuno mi restituirà mai. Più volte sono stata pedinata e aggredita. Cosa devo aspettare ancora? Che mi ammazzino davvero?“.
da Tuscia Web
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