Vivere per la proposta di legge Eutanasia Legale

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martedì 21 gennaio 2014

RadicalNonviolent news numero 2

Numero #2
21/01/2014

La vita del Diritto per il Diritto alla vita

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Il diritto alla conoscenza riguarda anche il modo in cui le istituzioni raccolgono, analizzano e propongono al pubblico i dati relativi al proprio settore di attività

Rita Bernardini @RITABERNARDINI
Prendiamo il settore delle carceri italiane, sanzionato dalla Corte EDU con una “sentenza pilota” dell’8 gennaio del 2013 per violazione strutturale (non quindi episodica) dell...

La trasparenza sostituisce il segreto istituzionale dell’Unione europea

Maurizio Turco
“Transparency overrides EU institutional secrecy”. La trasparenza sostituisce il segreto istituzionale dell’Unione europea.Con questo titolo il quotidiano inglese The Times...

Una finanziaria omnibus anche negli USA con tanto di emendamenti secretati!

Marco Perduca @PERDUKISTAN
In questi giorni il Congresso americano sta votato la legge economica del valore di oltre 1 triliardo di dollari. Si tratta di un documento di centinaia e centinaia di pagine che contiene, tra le...

Dopo la Conferenza di NTC in Sierra Leone: dal Regionale al Continentale

Elisabetta Zamparutti @ELIZAMPARUTTI
La conferenza tenuta in Sierra Leone da Nessuno Tocchi Caino sull’abolizione della pena di morte si è conclusa con successo il 14 gennaio 2014. Vi hanno partecipato, oltre alle autorit...

Il Parlamento Europeo sostiene la richiesta di Sam Rainsy per un'Inchiesta indipendente in Cambogia

Umberto Gambini @UGAMBINI
Il Parlamento Europeo, nell'ennesima risoluzione votata giovedì 16 gennaio 2014 a Strasburgo, ha richiamato l'attenzione dell'UE sulla situazione degli attivisti democratici dell'opposizione...

Procedimenti in corso dinanzi alla Corte Europea dei diritti dell’uomo

Filomena Gallo @FILOMENA_GALLO
La Costituzione italiana, all’art. 13, quarto comma, pone un obbligo costituzionale espresso di incriminazione, stabilendo che: “È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque...

La trasparenza non basta

Simone Sapienza @SIMONESAPIENZA Valerio Federico @VALERIOFEDERICO
Non c'è oggi città piccola o grande che sia che non abbia in qualche modo affrontato il diritto alla trasparenza a seguito di richieste della cittadinanza, di movimenti o di normative dello Stato....

“À l’ombre de la République” di Stephane Mércurio: splendori e miserie delle carceri francesi

Gianfranco Cercone
Quando la regista Stephane Mércurio ha realizzato il documentario: “À l’ombre de la République” ha inteso fare probabilmente un’opera di denuncia sulla condizione delle carceri francesi. Ma l’...

FOTO DELLA SETTIMANA

VASCO ROSSI RINNOVA LA TESSERA DEL PARTITO RADICALE E DONA "VIVERE" ALLA CAMPAGNA PER LA LEGALIZZAZIONE DELL'EUTANASIA IN ITALIA.

Il diritto alla conoscenza riguarda anche il modo in cui le istituzioni raccolgono, analizzano e propongono al pubblico i dati relativi al proprio settore di attività

RITA BERNARDINI
Prendiamo il settore delle carceri italiane, sanzionato dalla Corte EDU con una “sentenza pilota” dell’8 gennaio del 2013 per violazione strutturale (non quindi episodica) dell’art. 3 della convenzione “trattamenti inumani e degradanti”. Uno dei parametri (non il solo) preso in considerazione in quella sentenza è lo spazio a disposizione di ciascun detenuto nella cella in cui è ristretto; sotto i tre metri quadri, dice la Corte, nemmeno ci mettiamo a discutere di altro: trattasi di tortura.
Nel sito ufficiale del Ministero della Giustizia vengono resi mensilmente i dati della “capienza regolamentare” e del numero totale dei detenuti. Al 31 dicembre 2013, risulta che 62.536 detenuti sono ristretti in 47.709 posti “regolamentari”. Il dato, di per sé drammatico, diviene tragicamente esplosivo se si considerano i posti realmente esistenti, che sono almeno diecimila in meno! Il Ministero della Giustizia lo sa, ma non lo dice. Sa quante sono le sezioni carcerarie chiuse per inagibilità, ristrutturazione o inutilizzate per mancanza di personale, ma preferisce tenere il dato nascosto.
Il “potere” (lo Stato, le istituzioni tutte) deve darsi delle regole per evitare i suoi stessi abusi. Nella scorsa legislatura i deputati radicali presentarono una proposta di legge elaborata con l’aiuto dell’Associazione “Il Detenuto ignoto” e denominata “anagrafe pubblica delle carceri” proprio per monitorarle quotidianamente, fornendo al pubblico tutta una serie di dati che includevano, evidentemente, anche i posti effettivamente disponibili. Il Ministro della giustizia di allora rifiutò quella proposta, dando il suo parere negativo.
Il carcere, ammoniva (e ammonisce) -a ragione- Il Prof. Luigi Ferrajoli, è un’istituzione opaca. La nostra lotta di radicali è fare in modo che in Italia e nel mondo divenga un’istituzione dalle mura trasparenti. Con la conoscenza diffusa, si ridurrebbero drasticamente gli abusi, lo Stato di diritto avrebbe finalmente cittadinanza e lo Stato stesso sarebbe riconosciuto dai suoi stessi cittadini come autorevole e da rispettare. Vale per le carceri. Vale per tutto.
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La trasparenza sostituisce il segreto istituzionale dell’Unione europea

MAURIZIO TURCO
“Transparency overrides EU institutional secrecy”. La trasparenza sostituisce il segreto istituzionale dell’Unione europea.
Con questo titolo il quotidiano inglese The Times commentava la sentenza del 2005 della Corte di Giustizia dell’Unione europea che affermava il diritto dei cittadini di conoscere i pareri legali del servizio giuridico del Consiglio dell’Unione Europea. I pareri legali, infatti, spesso costituiscono l’alibi per decisioni impopolari o che favoriscono una lobby, questo vale in particolare per il Consiglio e la Commissione, che sono organi intergovernativi eredi di quella tradizione che si rifà alla Ragione di Stato fondata su un esasperato, inutile e spesso infondato ricorso al segreto di Stato propria degli Stati nazione.
Il ricorso contro la decisione del Consiglio di non rendere pubblica una opinione legale elaborata dal Servizio Giuridico del Consiglio è stato presentato dal deputato radicale Maurizio Turco con il sostegno del solo Regno di Svezia, avendo quindi contro il Consiglio e la Commissione. Mentre ilParlamento europeo che voleva costituirsi a favore del ricorso è stato bloccato… dal servizio giuridico del Parlamento.
Già in precedenza diverse organizzazioni avevano fatto ricorso alla Corte in punta di diritto per rendere più trasparenti le istituzioni europee. Con il ricorso radicale per la prima volta è stato proposto alla Corte anche un discorso politico che ha poi ripreso in sentenza, La trasparenza contribuisce a rafforzare la democrazia permettendo ai cittadini di controllare tutte le informazioni che hanno costituito il fondamento di un atto legislativo. Infatti, la possibilità per i cittadini di conoscere il fondamento dell’azione legislativa è condizione per l’esercizio effettivo, da parte di questi ultimi, dei loro diritti democratici.
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Una finanziaria omnibus anche negli USA con tanto di emendamenti secretati!

MARCO PERDUCA
In questi giorni il Congresso americano sta votato la legge economica del valore di oltre 1 triliardo di dollari. Si tratta di un documento di centinaia e centinaia di pagine che contiene, tra le altre cose, anche gli accantonamenti per le spese della difesa (come si sa gli USA son presenti militarmente pressoché in tutto il mondo). Secondo quanto riportato dal Washington Post il 16 gennaio, nella sessione che illustra la previsione della spesa di 572 miliardi di dollari per il Pentagono, ci sarebbe un annesso secretato relativo alla riorganizzazione delle operazione segrete degli USA nel mondo che bloccherebbe i finanziamenti al governo qualora la Casa Bianca confermasse l'annunciata decisione di trasferire il controllo degli attacchi coi droni dalla CIA al dipartimento di difesa.
La maggioranza dei senatori in commissione bilancio ha votato a favore di questo veto ritenendo che la CIA sia più attrezzata a individuare obiettivi certi e quindi a ridurre il numero di vittime civili, l'amministrazione Obama invece vuole avere il controllo totale sul se, come, dove e quando colpire. Indipendente dalla questione della guerra dei droni, di cui però torneremo a parlare, è gravissimo il fatto che esistano degli emendamenti secretati!
Un motivo in più per ampliare la riflessione sulla necessità di codificare il diritto alla conoscenza di tutti i cittadini in merito alle scelte e decisioni dei propri governi.
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Dopo la Conferenza di NTC in Sierra Leone: dal Regionale al Continentale

ELISABETTA ZAMPARUTTI
La conferenza tenuta in Sierra Leone da Nessuno Tocchi Caino sull’abolizione della pena di morte si è conclusa con successo il 14 gennaio 2014. Vi hanno partecipato, oltre alle autorità locali e al Ministro degli Affari Esteri d'Italia,Emma Bonino: il Ministro degli Affari Esteri del Benin, Dr. Nassirou Bako-Arifari che ha portato un messaggio del Presidente della Repubblica Thomas Boni Yayi; il Ministro della Giustizia e portavoce del governo del Niger, Marou Amadou; la Commissaria della Commissione per i diritti umani e l’amministrazione della giustizia del Ghana, Lauretta V. Lamptey; il Vice Ministro della Giustizia del Ruanda, Pascal Ruganintwali; il Consigliere del Ministro della Giustizia del Mali, Lassana Diakite; il direttore generale del Ministero della Giustizia del Togo, Innocent Kossivi. Dalla Guinea ha partecipato l'On. Alpha Boubacar Bah in rappresentanza dell'On . Cellou Dalein Diallo, ex Primo Ministro e Presidente della UFDG ( Union des Forces Democratiques de Guinée ).
Erano presenti anche rappresentanti di ONG provenienti da Burkina Faso, Ghana, Guinea, Liberia, Mali, Niger insieme alla Coalizione mondiale contro la pena di morte, la FIACAT e il Prof. Speedy Rice dagli Stati Uniti.
La Commissione africana sui diritti umani e dei popoli (ACHPR) è stata rappresentata dal Prof. Philip Iya del Sud Africa, esperto della commissione per la pena di morte del ACHPR. Circa 200 persone hanno seguito la conferenza.
Come scritto nella risoluzione finale, il risultato più rilevante ottenuto dalla Conferenza è la disponibilità del governo del Benin ad ospitare una Conferenza continentale a Cotonou in vista del voto del 2014 sulla nuova Risoluzione sulla moratoria all’Assemblea generale delle Nazioni Unite e per rilanciare il processo abolizionista nel continente.
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Il Parlamento Europeo sostiene la richiesta di Sam Rainsy per un'Inchiesta indipendente in Cambogia

UMBERTO GAMBINI
Il Parlamento Europeo, nell'ennesima risoluzione votata giovedì 16 gennaio 2014 a Strasburgo, ha richiamato l'attenzione dell'UE sulla situazione degli attivisti democratici dell'opposizione in Cambogia.
Il testo ricorda la lunga lotta nonviolenta del nostro compagno Sam Rainsy. La risoluzione sollecita il Governo cambogiano ad attivarsi su numerosi fronti: il riconoscimento del legittimo ruolo svolto dall'opposizione politica; il ritiro immediato dei mandati di comparizione emessi nei confronti dei leaders del Partito di Salvezza Nazionale per la Cambogia; la creazione di un'indagine indipendente, con l'ausilio degli attori internazionali, per conoscere la verità sulle frodi denunciate nelle votazioni relative alle elezioni del luglio 2013; il rafforzamento della democrazia, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani.
Questo sostegno, per nulla scontato, del Parlamento Europeo ad un'inchiesta internazionale che faccia luce sulle ultime elezioni-truffa, darà sicuramente forza e coraggio a Sam Rainsy e agli oppositori nella loro lotta impari contro il regime corrotto e assassino del clan Hun Sen.
A 64 anni, ritornato in Patria nello scorso luglio dopo un lungo esilio in Francia, il leader dell'opposizione Sam Rainsy, rappresenta la vera alternativa al mafioso Hun Sen, ed è più che mai determinato a lottare, sempre in modo nonviolento, per fare rispettare la Democrazia, lo Stato di Diritto ed i Diritti Umani nel suo paese, ovviamente cominciando dagli ultimi.
Sam Rainsy si trova sulla cresta di un’onda, un’onda immensa che vuole il cambiamento. Per la prima volta nella sua vita, egli è il leader indiscusso dell'opposizione e del popolo, vittima di frodi sistematiche durante decenni. La paura è scomparsa, la gente non si nasconde più, gli slogan si fanno chiari. Le persone urlano “Hun Sen vattene!”. Nelle parole di Sam Rainsy, che ama definirsi “il Marco Pannella della Cambogia”, e nei suoi occhi si vedono speranza e non odio!
FORZA SAM RAINSY, SIAMO CON TE!
Link alla Risoluzione approvata

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Procedimenti in corso dinanzi alla Corte Europea dei diritti dell’uomo

FILOMENA GALLO
La Costituzione italiana, all’art. 13, quarto comma, pone un obbligo costituzionale espresso di incriminazione, stabilendo che: “È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà”. Si prevede, dunque, anche a livello costituzionale che quando i maltrattamenti e le torture siano inflitti ad un soggetto in vinculis (come il caso del detenuto o di soggetti sottoposti a fermo o arresto) agli obblighi di incriminazione che gravano sul legislatore italiano in virtù dei suoi impegni internazionali, si aggiunge un obbligo di repressione penale costituzionale (l’unico, nella nostra Carta fondamentale).
Le ragioni di politica criminale che spinsero i costituenti a prevedere un’ipotesi piuttosto specifica all’interno della costituzione rispecchia la tragica esperienza del fascismo, durante il quale erano perpetrati arbitri e violenze, soprattutto per mano della polizia. Di fronte a una condotta che potrebbe essere descritta come tortura, le autorità giudiziarie italiane intervengono con gli strumenti che il codice penale mette loro a disposizione. Le incriminazioni esistenti, però, sono assolutamenteinadeguate a svolgere il compito che viene loro affidato dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali di cui l’Italia è parte.
Anche il codice penale, se si cercano norme applicabili a un caso di tortura, mostra un quadro normativo del tutto insoddisfacente: non sono adempiuti gli obblighi internazionali e non è soddisfatto il dettato costituzionale. La disposizione è quindi completamente inadatta a punire un fatto come quello che comunemente, a livello internazionale viene definito “tortura”.
Di seguito alcuni procedimenti che vedono come ricorrente il Partito Radicale, Non c’è Pace Senza Giustizia e Radicali Italia ni con i legali dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica.
Corte EDU - Reato di Tortura Amicus Curiae singoli per: Partito Radicale, Non c’è pace senza giustizia e Radicali italiani. Procedimenti in corso
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La trasparenza non basta

SIMONE SAPIENZA
VALERIO FEDERICO
Non c'è oggi città piccola o grande che sia che non abbia in qualche modo affrontato il diritto alla trasparenza a seguito di richieste della cittadinanza, di movimenti o di normative dello Stato. Ma al di là dei principi e di una buona base di retorica che sposa la popolarità dell'argomento, pensiamo sia urgente accennare due brevi riflessioni.

La prima è in merito all’effettiva accessibilità delle fonti. La trasparenza, da sola, non assicura, infatti, la conoscibilità. Un insieme di informazioni e dati non organizzati e non elaborati possono risultare né leggibili né utili. Vanno formulate proposte di presentazione ed elaborazione di dati e informazioni. In questo senso sono essenziali le proposte di “open data” e agenda digitale.

Altro elemento assente ma altrettanto determinante è il dibattito pubblico. Alla democrazia rappresentativa va affiancata quella “democrazia dibattimentale”, richiamata da Sabino Cassese, che prevede procedure di partecipazione del cittadino nella fase della progettazione e formulazione delle politiche pubbliche. In gioco c’è l’affermazione o meno dei diritti democratici e con essi le prospettive di progresso e sviluppo economico e sociale. È questa la chiave “locale”, per comprendere quanto si profili centrale l’intuizione Radicale sintetizzata da Marco Pannella: “rendere universale il diritto alla verità”.

La campagna Radicale ha come scopo un preciso riconoscimento di questo diritto nel perimetro della giurisprudenza internazionale. L’Unione Europea può assumere un compito fondamentale nello spingere nella direzione auspicata gli stati membri e la dottrina comunitaria.

Sarebbe ancora più significativo se una campagna del genere partisse dall'Italia. Da un Paese caratterizzato da un altissimo tasso di corruzione, da uno Stato di diritto che produce diritti ineffettivi. Aspetti strutturali, denunciati dai Radicali in primis nel documento dal titolo “La Peste italiana”. Una tale campagna rappresenterebbe l’urgenza di un diffuso monitoraggio delle “Democrazie Reali”.
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“À l’ombre de la République” di Stephane Mércurio: splendori e miserie delle carceri francesi

GIANFRANCO CERCONE
Quando la regista Stephane Mércurio ha realizzato il documentario: “À l’ombre de la République” ha inteso fare probabilmente un’opera di denuncia sulla condizione delle carceri francesi. Ma l’elemento centrale del film, forse il più sorprendente per lo spettatore italiano è che i detenuti possono rivolgere le loro denunce e le loro lamentele a un Controllore Generale dei Luoghi di Privazione della Libertà. Il film accompagna il suo lavoro e quello degli uomini della sua équipe. Si chiama Jean-Marie Delarue.
Non ha un’aura eroica, non è un paladino dei diritti civili. E’ un funzionario statale che appare scrupoloso ed efficiente; che per sei anni non rinnovabili ha ricevuto tale incarico dalla Presidenza della Repubblica; che può accedere in qualsiasi momento nelle carceri come negli ospedali psichiatrici giudiziari del territorio francese; e portare all’attenzione dei dirigenti o del governo i problemi o le irregolarità che riscontra. Misura la capienza delle celle, controlla il funzionamento delle docce, ascolta personalmente i detenuti sui problemi più gravi o più minuti che essi sottopongono alla sua attenzione. Verifica insomma che le condizioni di detenzione siano legali, che i malati siano curati e che non siano commessi degli abusi.
Così se il film ci restituisce con abilità l’atmosfera di desolazione del carcere, allo stesso tempo descrive una realtà che, sotto alcuni punti di vista, rispetto a quella italiana, è ideale.
Se di questo film volete saperne di più, trovate sul sito di Radio Radicale un’intervista di Marco Pannella a Jean-Marie Delarue e un’intervista di Matteo Angioli alla regista
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Vasco Rossi rinnova la tessera del Partito Radicale e dona i diritti di "Vivere" alla campagna per la legalizzazione dell'eutanasia in Italia

Vasco Rossi rinnova la tessera del Partito Radicale e dona "Vivere" alla campagna per la legalizzazione dell'eutanasia in Italia.
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Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito

ONG con Status Consultivo Generale di prima categoria presso l'ECOSOC delle Nazioni Unite
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Coordinatore newsletter: Matteo Angioli @Matteo_Angioli
* E' un omaggio al nostro Presidente Sergio Stanzani, scomparso il 17 ottobre 2013, che aveva come frequente intercalare quel "va bene" per il quale veniva sempre preso affettuosamente in giro.

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