sono passate 48 ore dal deposito in Cassazione delle firme raccolte sui 12 referendum Radicali che hanno impegnato il Movimento, il Partito e l'intera area radicale in questi ultimi mesi.
Per i referendum sulla giustizia giusta, che grazie a un importante apporto del PDL hanno superato le 500 mila sottoscrizioni e sono ora al vaglio della Cassazione e poi della Consulta, l'appuntamento è con il popolo italiano che potrà decidere direttamente su riforme che altrimenti non sarebbero state iscritte nell'agenda politica.
Gli elettori non potranno, invece, votare per abolire il finanziamento pubblico dei partiti e la truffa dell'otto per mille, scegliere il divorzio breve, superare le leggi criminogene su immigrazione e droghe, perché su questi referendum non abbiamo raggiunto la soglia minima prevista dalla legge.
Siamo stati battuti da uno Stato che ha impedito a milioni di italiani di firmare, fuorilegge anche rispetto a una disciplina referendaria fatta apposta per sabotare le iniziative dei cittadini a meno di non esser disposti a violarla. Ostacoli che conoscevamo già in partenza, ma che non siamo riusciti a superare.
Questi referendum non si terranno anche perché non sono stati voluti da nessuna componente della partitocrazia, da quella "di sinistra" in maniera per certi versi ancor più scandalosa di quella "di destra": evidentemente sarebbe stato troppo scomodo sottoporre al giudizio dei cittadini politiche criminali fallimentari e leggi che limitano libertà e diritti civili.
Continua da subito, però, la battaglia per restituire a tutti i cittadini la pienezza del diritto a promuovere referendum ed evitare che quanto accaduto si ripeta anche in futuro.
Nel consegnare le circa 200 mila firme raccolte, in gran parte ai tavoli radicali e presso gli uffici comunali, abbiamo depositato in Cassazione una prima memoria con la quale descriviamo le violazioni ai diritti civili e politici dei cittadini che si sono verificate durante tutta la campagna referendaria e per le quali abbiamo insistito nella richiesta di referendum. Attenderemo il giudizio dell'Ufficio centrale per il Referendum per poi presentare una denuncia contro lo Stato italiano innanzi al Comitato diritti umani dell'ONU per la violazione del Patto internazionale sui diritti civili e politici. Continueremo in questi giorni a raccogliere testimonianze e prove documentate della negazione dei diritti garantiti dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali.
Abbiamo anche inviato ai parlamentari della Repubblica una proposta di riforma referendaria: ovvero una serie di modifiche normative (clicca qui per leggere la lettera e il documento allegato) che introducono misure di semplificazione e digitalizzazione per "legalizzare" il procedimento referendario, dalla possibilità di firmare online al superamento degli ostacoli legati all'autenticazione e alla certificazione delle firme, sul modello di quanto accade in Svizzera e California.
Vedremo chi su questo mostrerà attenzione e chi, dopo aver detto a parole di voler modificare le leggi su immigrazione, droghe e finanziamento pubblico senza però impegnarsi sui referendum, vorrà darsi da fare per metterle all'ordine del giorno del Parlamento.
Se questa lotta è stata incardinata e potrà ora proseguire, lo si deve a tutti i compagni e i militanti radicali che in questi mesi, pur consapevoli delle difficoltà che avremmo incontrato, hanno creduto nell'opportunità referendaria e l'hanno fatta vivere nelle piazze e nelle strade.
Mario Staderini - Michele De Lucia
segretario e tesoriere di Radicali Italiani
p.s. i documenti pocanzi citati, la lettera ai parlamentari, la proposta di riforma della disciplina dei referendum sono tutti disponibili sul sito www.radicali.it, dove puoi anche sostenere la nostra azione, con la tua iscrizione, con un aumento quota se sei già iscritto per il 2013, o con un tuo libero contributo: per farlo in pochi istanti, clicca qui: http://www.radicali.it/iscrizioni-donazioni.
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