La riforma penitenziaria del 1975 segna una svolta storica, almeno per quanto riguarda i principi della legislazione sulla reclusione, poiché sostituisce definitivamente il regolamento carcerario fascista del 1931. Con questa riforma viene finalmente attuato un dettato costituzionale rimasto per molto tempo teorico. Si legge nella Costituzione, art. 27, terzo comma: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». Principio basilare di questa concezione è che la pena deve essere tendenzialmente rieducativa, ovvero includere una serie di attività e interventi finalizzati al reinserimento sociale del detenuto.
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