Che si chiamino Al Fatah o Hamas, riconoscono solo i diritti degli abitanti della Palestina che siano musulmani, maschi (e anti-gay) e che vogliano collaborare in ogni modo a distruggere Israele e gli ebrei.
Congratulazioni all'Italia che li sostiene.
AMg
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"Al Fatah ritorna in piazza a Gaza, siamo un milione", titola oggi, 05/2013, a pag. 13, LA STAMPA,
sul raduno Hamas-Al Fatah a Gaza, un articolo di Aldo Baquis. Un
milione, recita il titolo, ma, curiosamente viene smentito da altri due
quotidiani, noti per altro quali osannatori di tutto quanto riguarda i
nemici di Israele. L'UNITA' scrive mezzo milione, il MANIFESTO
addirittura duecentomila. Come la mettiamo ? In genere il numero reale è
sempre da dimezzare, si sa, gli organizzatori raddoppiano sempre, per
cui la cifra più vicina al vero potrebbe essere centomila.
Baquis, nello scrivere un milione, ha messo la cifra fra virgolette, in quanto specificava che quella era l'affermazione di un dirigente di Al Fatah. La redazione esteri se l'è bevuta subito, ed è finita nel titolo.
Baquis, nello scrivere un milione, ha messo la cifra fra virgolette, in quanto specificava che quella era l'affermazione di un dirigente di Al Fatah. La redazione esteri se l'è bevuta subito, ed è finita nel titolo.
Ma il pezzo di Baquis è interessante perchè rivela la sostanziale identità di vedute per quanto riguarda il futuro dei rapporti con Israele. Non è Hamas che si converte al dialogo, ma è Abu Mazen, con il suo Al Fatah, che sposa la politica di Hamas. Vecchia storia, abilmente gestita da Arafat, nella doppia veste di aperto al dialogo quando doveva trattare con Europa e Usa, spietato terrorista quando dava ordini in arabo per organizzare attentati e stragi di ebrei. Adesso Abu Mazen ci riprova, e non è detto che non ci riesca anche lui, come riuscì al suo defunto maestro. Ne è prova la fiducia conquistata con il sì del voto all'Onu, Italia plaudente compresa, con la benedizione del Papa, sottoscritta da Monti e da Terzi.
Ecco l'articolo:
Dopo sei anni di repressione severa da parte di Hamas, al-Fatah è
stato ieri finalmente autorizzato dai dirigenti di Gaza a tornare in
piazza per celebrare il 48° anniversario della sua propria fondazione e
ha subito mobilitato quasi metà della popolazione della Striscia.
«Eravamo un milione», ha esclamato un suo dirigente. Stime più prudenti
confermano comunque la cifra di mezzo milione di persone stipate nella
centrale piazza alSaraya e nelle strade vicine. Per non perdere
l’evento, molti avevano trascorso la nottata all’addiaccio,
parcheggiando le automobili nelle vicinanze. Sapendo che le strade erano
ingorgate, in migliaia sono giunti da Rafah a Gaza via mare.
L’entusiasmo era alle stelle: i vessilli gialli di al-Fatah – a lungo proibiti da Hamas – erano ovunque, anche sotto forma di palloncini e di bandierine per bambini. Fra le ragazze spopolava una «keffya»-foulard a sfondo giallo: antitesi del verde di Hamas. «Sono scesi in strada non solo i sostenitori di al-Fatah, ma anche quanti per un verso o per un altro sono scontenti di Hamas», ha commentato un analista locale.
Festa grande, ma non completa. Malgrado il clima di prudente riconciliazione fra Hamas ed al-Fatah seguito alla operazione israeliana a Gaza e al riconoscimento della Palestina all’Onu di due mesi fa, Abu Mazen non se l’è sentita ancora di raggiungere la Striscia di Gaza, da dove manca da quando fu espulso nel 2007. Il presidente ha trasmesso alla folla un discorso dal proprio ufficio di Ramallah. Il tono era comunque di carattere conciliatorio verso le altre fazioni palestinesi. Fra gli esponenti caduti per la causa nazionale ha menzionato così non solo Abu Jihad (al-Fatah), ma anche Ahmed Yassin e Abdel Aziz Rantisi: due dei fondatori di Hamas, teorici della lotta armata contro Israele. «La vittoria è vicina – ha promesso Abu Mazen – presto ci incontreremo».
Nel clima di pacificazione nazionale, si sono avute altre gentilezze reciproche: la tv di Hamas, cosa del tutto inedita, ha trasmesso il discorso di Abu Mazen, mentre al-Fatah ha caldamente ringraziato la polizia di Hamas per aver mantenuto l’ordine pubblico durante la manifestazione.
Per inviare la propria opinione alla Stampa, cliccare sulla e-mail sottostanteL’entusiasmo era alle stelle: i vessilli gialli di al-Fatah – a lungo proibiti da Hamas – erano ovunque, anche sotto forma di palloncini e di bandierine per bambini. Fra le ragazze spopolava una «keffya»-foulard a sfondo giallo: antitesi del verde di Hamas. «Sono scesi in strada non solo i sostenitori di al-Fatah, ma anche quanti per un verso o per un altro sono scontenti di Hamas», ha commentato un analista locale.
Festa grande, ma non completa. Malgrado il clima di prudente riconciliazione fra Hamas ed al-Fatah seguito alla operazione israeliana a Gaza e al riconoscimento della Palestina all’Onu di due mesi fa, Abu Mazen non se l’è sentita ancora di raggiungere la Striscia di Gaza, da dove manca da quando fu espulso nel 2007. Il presidente ha trasmesso alla folla un discorso dal proprio ufficio di Ramallah. Il tono era comunque di carattere conciliatorio verso le altre fazioni palestinesi. Fra gli esponenti caduti per la causa nazionale ha menzionato così non solo Abu Jihad (al-Fatah), ma anche Ahmed Yassin e Abdel Aziz Rantisi: due dei fondatori di Hamas, teorici della lotta armata contro Israele. «La vittoria è vicina – ha promesso Abu Mazen – presto ci incontreremo».
Nel clima di pacificazione nazionale, si sono avute altre gentilezze reciproche: la tv di Hamas, cosa del tutto inedita, ha trasmesso il discorso di Abu Mazen, mentre al-Fatah ha caldamente ringraziato la polizia di Hamas per aver mantenuto l’ordine pubblico durante la manifestazione.
lettere@lastampa.it
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