Il rispetto della libertà di opinione è uno dei fondamenti della democrazia reale: ciascuno va rispettato nel suo sacrosanto diritto di esprimere le proprie idee, anche se non le si condivide o addirittura le si rigetta e tale diritto è inalienabile.
Tuttavia il diritto alle proprie opinioni, che appartiene a tutti, assume un particolare valore per chi del fare informazione fa la sua professione. Infatti mentre un qualsiasi cittadino può esprimere le proprie opinioni in libertà pressoché assoluta, con l'unico limite di evitare di offendere chi è oggetto delle sue parole, un giornalista, che ha il compito di esprimersi presso un gruppo ben più vasto di quello normalmente colloquiale, è caricato professionalmente di responsabilità più pesanti nel fare oggetto chiunque delle sue opinioni, se esse assumono caratteri offensivi e/o diffamatori. Un giornalista infatti diffonde le sue opinioni a mezzo stampa o altri mezzi radiotelevisivi e telematici ed esse giungono a un numero ben più grande di persone che non la cerchia limitata a parenti ed amici !
Ma le parole, specie quelle scritte e stampate, possono essere ben più pesanti delle pietre, e un giornalista di lungo corso come l'attuale direttore( forse dimissionario) de Il Giornale sa certamente meglio di chiunque altro che ciò che scrive può essere per qualcuno offensivo e/o diffamatorio e spingerlo a chiedere giustizia in tribunale. E talvolta ottenerla, con la condanna del giornalista a pagare i danni o anche ad andare in carcere.
Su ciò vi sono stati vari episodi nella storia repubblicana, a cominciare ad esempio da quello relativo a Giovannino Guareschi, fondatore e direttore responsabile del Candido.
Nel 1954 egli fu condannato ad un anno di carcere per aver diffamato a mezzo stampa sul suo settimanale Alcide De Gasperi, cui si aggiunsero gli otto mesi che il tribunale gli aveva già appioppato nel 1951, sempre per lo stesso reato, ovvero per aver pubblicato una vignetta di Carlo Manzoni che prendeva bonariamente in giro il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Il quale ovviamente si guardò bene dal graziarglieli ! Perciò Guareschi si sconto' 13 mesi nel carcere San Francesco di Parma e i rimanenti 5 mesi, grazie alla qualifica di 'buono' guadagnata in carcere, in liberta' vigilata nella sua abitazione a Roncole Verdi.
Altra vicenda simile quella del giornalista Lino Iannuzzi che (da Wikipedia)
"insieme a Eugenio Scalfari pubblicò nel 1967 l'inchiesta sul SIFAR che fece conoscere il progetto di colpo di stato chiamato piano Solo. Condannato a 13 mesi, non andò in carcere perché eletto al Senato nelle file del PSI dal 1968 al 1972.[...] condannato in via definitiva a due anni, cinque mesi e dieci giorni di reclusione per diffamazione a mezzo stampa per degli articoli pubblicati su Il Giornale di Napoli negli anni ottanta e novanta, in cui criticava aspramente i magistrati responsabili del gravissimo errore giudiziario ai danni di Enzo Tortora. La condanna avvenne perché il Consiglio Superiore della Magistratura non procedette mai contro tali magistrati, quindi le accuse di Jannuzzi, pur essendo fondate e provate dai fatti, vennero ritenute diffamatorie.[1]
Di fronte alla prospettiva che un Senatore della Repubblica venisse recluso per un reato di opinione, l'11 febbraio 2006 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi firmò un provvedimento di grazia a favore di Jannuzzi.[2] "
Ma cosa ha portato Alessandro Sallusti a beccarsi una condanna penale definitiva a 14 mesi di carcere ?
La questione risale al 2007 e a un articolo ( che lui sostiene di non aver scritto ) pubblicato sotto lo pseudonimo Dreyfus su Libero, di cui egli era allora direttore responsabile.
L'articolo, probabilmente non il primo sull'argomento, riguardava la vicenda orribile di una bambina di 13 anni di nome Carmela, fatta oggetto di uno stupro di gruppo, cui all'inizio solo la madre credette, e che fu autorizzata dal Tribunale ad abortire. Ma la pressione mediatica, la solitudine, la disperazione di poter ottenere giustizia, la portarono a suicidarsi.
UNA BAMBINA SUICIDA A13 ANNI...!
Carmela, tredicenne, suicida dopo aver subito uno stupro di gruppo.
La giustizia la ignora, noi no
"Carmela Frassanito aveva solo 13 anni quando perse la sua innocenza e la sua vita. Ha preferito gettarsi dal settimo piano di un palazzo del rione Paolo VI a Taranto giusto 5 anni fa, piuttosto che continuare a sopportare il peso di un’onta incacellabile, uno stupro da parte di un marinaio poi seguito a più riprese da quello di 5 balordi, 5 ignobili animali che qualcuno ancora si ostina a definire ragazzi. Era a casa di amici insieme ai genitori; “Vado un attimo in bagno”, disse poi quel volo giù dal balcone.Dopo il fatto nessuno, tranne la mamma ed il padre adottivo, che aveva sorpreso il marinaio in una inequivocabile flagranza alla presenza di testimoni, le credette. Alla fine, disperata, umiliata, vilipesa, martoriata, derisa dagli inquirenti, alla sua tenerissima età Carmela decise di farla finita con questo mondo di vigliacchi.
Più tardi, colpevolmente troppo tardi e solo di fronte all’evidenza delle prove e delle testimonianze, la “giustizia” accennò ad avviare pigramente il proprio corso. Tutti i responsabili sono stati identificati, tutti rei confessi, eppure a 5 anni e mezzo dal fatto nessuno ha ancora scontato un solo giorno di prigione.
( continua a leggere)
L’articolo di Libero che è costato la condanna a Sallusti riportava nelle ultime righe la seguente frase:
" Qui ora esagero. Ma prima domani di pentirmi, lo scrivo: se ci fosse la pena di morte e se mai fosse applicabile in una circostanza, questo sarebbe il caso. Per i genitori, il ginecologo, il giudice."
Il giudice Giuseppe Cocilovo, qui non nominato ma evidentemente riconoscibile, si è sentito leso da quell'"opinione" di Sallusti, e lo ha citato in giudizio ottenendo in primo grado un risarcimento di 5.000 euro.
Ma nel ricorso la pena per il giornalista è commutata in 14 mesi di detenzione dalla Corte d’Appello. Senza condizionale, perché Sallusti è già stato condannato per reati analoghi ed è stato giudicato incapace di astenersi dal commettere ulteriori reati dello stesso tipo.
Come si fa a considerare una frase del genere un "reato d'opinione ?
Io non ci riesco, non riesco a vedervi nulla delle qualità di quelli commessi da Guareschi o da Iannuzzi: qui non si tratta di prendere di petto politicamente un Einaudi o smascherare trame golpiste e neanche denunciare la colpevole inerzia dei giudici nella vicenda Tortora !
Qui si tratta di una bambina violentata, e delle poche persone che hanno cercato di darle un minimo di aiuto, in qualche modo, inadeguato, certo, ma comunque umanente rispettoso della sua dignità di donna seppur tredicenne. Una bambina vilipesa e derisa nel suo dramma orrendo, buttata in pasto alle curiosità morbose dei suoi concittadini e dell'intero paese, che PER QUESTO ha deciso di andarsene dalla finestra, a 13 anni.
Ma perché nessuno osa dire che ciò che Carmela ha dovuto subire, anche dalla stampa e dai media, è stato certamente la causa della sua morte più che prematura?
E che è impossibile credere che quelle parole " se ci fosse la pena di morte e se mai fosse applicabile in una circostanza, questo sarebbe il caso. Per i genitori, il ginecologo, il giudice." vogliano manifestare affetto o non piuttosto pesantissima riprovazione per il dramma di quelle persone!
Che Carmela non lo ha pensato, neanche un attimo, e ha deciso di togliersi di mezzo.
Piccola dignitosa donna, a 13 anni.
Da notare il clamore mediatico sulla condanna di Sallusti contro il silenzio altrettanto mediatico sulla inerzia della giustizia nel perseguire gli stupratori di una bambina tredicenne, che sono ancora liberi malgrado siano sfacciatamente rei confessi.
Oh sì, credo che non potrebbe mai, il dott. Sallusti, entrare in carcere con lo spirito che fece dichiarare a Guareschi :
"Per rimanere liberi bisogna, a un bel momento, prendere senza esitare la via della prigione".
Meglio e forse più utile per la sua cultura che il dott.Sallusti anziché in prigione o ai domiciliari, ovvero a casa sua, venga mandato a collaborare ad aiutare bambini in difficoltà sotto la guida di Save the children: dopotutto a Naomi Campbell è toccato di peggio, per non parlare di come è stata trattata una prof di Palermo che ha tentato di convincere un bulletto omofobo a smetterla e a diventare uno studente = participio presente dell'azione di studiare !
Certo a lui dott Sallusti gli ci vorrà un bel po' per imparare, è convinto di sapere e potere già tutto !
E non è il solo, purtroppo...
Ma io sono ottimista: non è mai troppo tardi per diventare umani.
Alba Montori
2 commenti:
Finalmente sono riuscita a beccare TUTTO l'articolo di cui ho citato la frase che è valsa la condanna a Sallusti.
Ebbene è ancora più orribile, se possibile. Se non ci credete,leggetelo.
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2012/09/26/pop_rassegna-camera-libero-articolo-incriminato.shtml
12:42
Io penso che con il "giornalista" Sallusti il giudice è stato troppo clemente: io gliene avrei dati di più!!!!!
daniela
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