Con le scarne parole che ho aggiunto in calce, drammatiche nella loro asetticità da comunicato stampa, sette anni fa si informava la città e il paese dell'assassinio ad opera di ignoti di Paolo Seganti, avvenuto a Roma in un piccolo parco a due passi da casa sua.
Coloro che hanno stroncato in modo così orribile ed efferato la sua giovane, semplice vita, continuano ad essere ignoti e il suo nome va ad aggiungersi al numero sempre crescente dei delitti, specie a sfondo sessuale, di uomini e donne morti ammazzati, e uccisi da...nessuno.
Un messaggio tranquillizzante, quello offerto dalle istituzioni di pubblica sicurezza e dalla magistratura, per tutta quella gente che del proprio rifiuto pregiudiziale, della propria paura della sessualità, in particolare quella di genere omo-transessuale, ha fatto uno stile di vita violento e aggressivo nei confronti delle persone che individua come tali.
Infatti, malgrado le flebili proteste della "categoria gay" e di pochi eterosolidali, donne in generale, MEN CHE NULLA è stato fatto per rendere a questi reati almeno la gravità e l'attenzione di quelli analoghi ovvero RAZZISTI.
L'anniversario dell'omocidio di Paolo Seganti segna una delle innumerevoli date della vergogna che nel nostro paese sono sempre più numerose, segnando un triste primato che può senz'altro accomunarci a numerosi e tristemente noti stati canaglia nei confronti dei diritti umani.
Come Fondazione Massimo Consoli ci siamo nel nostro piccolo assunti il compito (impari rispetto alle nostre forze) di mantenere desta l'attenzione su questi orrori "civili", anche mantenendo desto il ricordo di Paolo Seganti, come di altri, nella speranza che ciò che è accaduto a lui non solo non cada nell'oblio della stessa gente LGBTQ ma non accada mai più a nessuno.
Partendo dai piccoli gesti di affetto concreto, che sono stati togliere le erbacce e le immondizie accumulate nel luogo, parco pubblico, sotto le cure della municipalità pubblica, dove Paolo Seganti ha invocato per ore aiuto prima di morire, senza che nessuno glie lo desse.
Alba Montori
(ANSA) - ROMA, 16 lug 2005- Centinaia di persone hanno gremito questa mattina a Roma la chiesa di San Frumenzio, ai Prati Fiscali, dove sono stati celebrati i funerali di Paolo Seganti, l'ex studente di teologia di 38 anni massacrato con almeno 30 coltellate la notte di domenica scorsa nel parco in Via Conca d' Oro, nel quartiere Montesacro dove era solito recarsi per innaffiare alcune piante che lui curava.
Alla cerimonia erano presenti gli amici di Paolo, i familiari, con la madre Augusta, il padre Giuseppe e la sorella Marina, i compagni della parrocchia che per tanti anni aveva frequentato dedicandosi al volontariato e molti esponenti della comunita' gay romana. Alle esequie era presente anche l' assessore capitolino alle Pari Opportunita', Mariella Gramaglia, che ha portato la testimonianza del Comune di Roma.
I funerali hanno toccato momenti di grande emozione, sia durante l' omelia di padre Giampaolo Palmieri, sia, soprattutto, quando a parlare sono stati la mamma di Paolo e il suo amico Vincenzo. Tra i pianti e gli abbracci di chi ha conosciuto Paolo Seganti, in molti non potevano non continuare a pensare a cosa possa essere
successo quella notte nel parco. Tutti hanno ribadito che Paolo era una persona molto seria e tutti si dicono convinti che l' omicidio sia stato un vero accanimento contro la sua persona. Al termine cerimonia un lunghissimo applauso ha accompagnato la bara di legno chiaro che usciva dalla chiesa prima di compiere l' ultimo
viaggio verso il cimitero di Prima Porta.(ANSA).
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