Roma, 27 dicembre 2011.
L'Alta Corte di Oslo ha respinto la richiesta di asilo politico di Azad Hassan Rasol, un 33enne iracheno che vive in Norvegia con il proprio compagno.
Secondo l'Alta Corte, nel nord dell'Iraq, di etnia curda, i gay non vengono assassinati, come nel resto del paese, ma subiscono pene meno gravi.
La corte, di conseguenza, ha invitato il giovane omosessuale a non manifestare pubblicamente la propria inclinazione sessuale, una volta deportato: in tal modo, secondo i giudici, eviterà qualsiasi forma di persecuzione.
"La Norvegia, ha un passato esemplare nel campo dei diritti umani," commentano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti del Gruppo EveryOne, "ma da qualche anno commette gravi violazioni nei confronti delle persone Lgbt che chiedono asilo politico dopo essere fuggite da paesi in cui gay e lesbiche sono perseguitati e spesso uccisi. Il governo e la magistratura norvegese giustificano le deportazioni affermando che 'se un gay si comporta con discrezione, i suoi rischi diminuiscono'. E' una menzogna," spiegano gli attivisti, "perché se è vero che il governo iracheno ha decriminalizzato l'omosessualità, di fatto i gay vengono perseguitati in base alle leggi islamiche e spesso vengono arrestati in seguito a denunce di parenti o vicini di casa, pur se non manifestano pubblicamente le loro scelte".
Il Gruppo EveryOne ha dimostrato la grave persecuzione dei gay in atto in Iraq citando il report di Iraqi LGBT, un'organizzazione per i diritti di gay e lesbiche con sede a Londra, che documenta aggressioni, torture e omicidi di gay che si sono verificati sia presso la comunità sunnita che presso quella curda.
"Dal 2003 a oggi almeno 600 omosessuali sono stati aggrediti e assassinati," proseguono i rappresentanti di EveryOne, "spesso dopo atroci torture, fra cui quella che prevede che ai gay venga incollato l'ano con una potente colla e subito dopo sia somministrato loro un lassativo, con la conseguenza di una morte fra atroci tormenti. Le organizzazioni internazionali per i diritti LGBT considerano oggi l'Iraq come uno dei luoghi in cui la persecuzione dei gay e delle lesbiche raggiunge i livelli più diffusi ed efferati".
Il Gruppo EveryOne ha lanciato un appello urgente al Re di Norvegia Harald V, al Governo norvegese e al Comitato del Premio Nobel per la pace di Oslo affinché, in base alle evidenze della persecuzione dei gay in Iraq, lo Stato ritorni sulle proprie decisioni e rispetti la Convenzione di Ginevra sui Rifugiati, accordando asilo politico ad Azad Hassan Rasol.
"Abbiamo trasmesso l'appello urgente anche agli Alti Commissari Onu per i Rifugiati e i Diritti Umani e al Commissario Ue per i Diritti Umani affinché si eviti la deportazione del giovane omosessuale, e se l'atteggiamento ostile al ragazzo e lesivo del suo diritto alla libertà e alla vita dovesse essere mantenuto dalle autorità norvegesi, chiediamo che si mettano in atto procedure umanitarie affinché venga accolto in un altro paese dell'Unione europea, in deroga umanitaria agli accordi di Dublino.
In ogni caso, è vitale che il giovane non sia inviato verso un destino di umiliazione, sofferenze, emarginazione, violenze e probabilmente morte nella Repubblica Irachena, dove la casistica relativa a persecuzione ed esecuzioni sommarie di persone Lgbt è una delle più tragiche del mondo contemporaneo".
Secondo l'Alta Corte, nel nord dell'Iraq, di etnia curda, i gay non vengono assassinati, come nel resto del paese, ma subiscono pene meno gravi.
La corte, di conseguenza, ha invitato il giovane omosessuale a non manifestare pubblicamente la propria inclinazione sessuale, una volta deportato: in tal modo, secondo i giudici, eviterà qualsiasi forma di persecuzione.
"La Norvegia, ha un passato esemplare nel campo dei diritti umani," commentano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti del Gruppo EveryOne, "ma da qualche anno commette gravi violazioni nei confronti delle persone Lgbt che chiedono asilo politico dopo essere fuggite da paesi in cui gay e lesbiche sono perseguitati e spesso uccisi. Il governo e la magistratura norvegese giustificano le deportazioni affermando che 'se un gay si comporta con discrezione, i suoi rischi diminuiscono'. E' una menzogna," spiegano gli attivisti, "perché se è vero che il governo iracheno ha decriminalizzato l'omosessualità, di fatto i gay vengono perseguitati in base alle leggi islamiche e spesso vengono arrestati in seguito a denunce di parenti o vicini di casa, pur se non manifestano pubblicamente le loro scelte".
Il Gruppo EveryOne ha dimostrato la grave persecuzione dei gay in atto in Iraq citando il report di Iraqi LGBT, un'organizzazione per i diritti di gay e lesbiche con sede a Londra, che documenta aggressioni, torture e omicidi di gay che si sono verificati sia presso la comunità sunnita che presso quella curda.
"Dal 2003 a oggi almeno 600 omosessuali sono stati aggrediti e assassinati," proseguono i rappresentanti di EveryOne, "spesso dopo atroci torture, fra cui quella che prevede che ai gay venga incollato l'ano con una potente colla e subito dopo sia somministrato loro un lassativo, con la conseguenza di una morte fra atroci tormenti. Le organizzazioni internazionali per i diritti LGBT considerano oggi l'Iraq come uno dei luoghi in cui la persecuzione dei gay e delle lesbiche raggiunge i livelli più diffusi ed efferati".
Il Gruppo EveryOne ha lanciato un appello urgente al Re di Norvegia Harald V, al Governo norvegese e al Comitato del Premio Nobel per la pace di Oslo affinché, in base alle evidenze della persecuzione dei gay in Iraq, lo Stato ritorni sulle proprie decisioni e rispetti la Convenzione di Ginevra sui Rifugiati, accordando asilo politico ad Azad Hassan Rasol.
"Abbiamo trasmesso l'appello urgente anche agli Alti Commissari Onu per i Rifugiati e i Diritti Umani e al Commissario Ue per i Diritti Umani affinché si eviti la deportazione del giovane omosessuale, e se l'atteggiamento ostile al ragazzo e lesivo del suo diritto alla libertà e alla vita dovesse essere mantenuto dalle autorità norvegesi, chiediamo che si mettano in atto procedure umanitarie affinché venga accolto in un altro paese dell'Unione europea, in deroga umanitaria agli accordi di Dublino.
In ogni caso, è vitale che il giovane non sia inviato verso un destino di umiliazione, sofferenze, emarginazione, violenze e probabilmente morte nella Repubblica Irachena, dove la casistica relativa a persecuzione ed esecuzioni sommarie di persone Lgbt è una delle più tragiche del mondo contemporaneo".
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Nella foto, il Re di Norvegia Harald V
EveryOne Group
"...non vogliamo fare politica né conquistare simpatie da parte della stampa o dei potenti.
Vogliamo salvare vite umane e tutelare i deboli dalla persecuzione".
Gruppo EveryOne
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