I Radicali non hanno salvato il Governo: storia del primo pogrom digitale di massa
di Vittorio Zambardino
Ex responsabile strategie internet presso il Gruppo Editoriale L'Espresso. Cura la rubrica Scene Digitali in forma di blog su Repubblica.it e Zetavu all'interno dei blog di Kataweb.
Partiamo dalle prossime ore: non vorrei che nel corso della manifestazione "indig-nada" di Roma, quella dei 200 mila annunciati, ci fosse qualche testa calda che vada a tentar qualcosa contro la sede radicale. Nelle prime ore a ridosso della votazione, è successo anche questo: che su Twitter qualcuno dava l'indirizzo e si fermava lì: lasciava alla creatività delle masse il prosieguo dell'azione. Quello di oggi contro i radicali è stato un vero pogrom. Il primo pogrom digitale di massa.
Le mie simpatie radicali non c'entrano. C'entra che quella notizia, che ancora adesso, a 5 ore dal voto di Monte Citorio (si scrive con due parole, sì) flotta nella rete: che i radicali hanno salvato il governo. E' falsa, ma non c'è niente da fare: domani lo scriverà un bel po' di giornali, il Fatto Quotidiano in testa, e di osservatori. E qui la discussione potrebbe prendere due direzioni.
Direzione politica pura, si può essere d'accordo o no: ma i radicali sono sempre stati chiari sul punto. Hanno sempre condannato ogni aventinismo, perché il rispetto formale dell'istituzione e della legge sono il solo rispetto sostanziale possibile della democrazia. Fuori dalla forma non c'è democrazia: sembra arabo ad orecchie e bocche che in queste ore dicono che il Presidente della Repubblica dovrebbe sciogliere d'autorità il Governo, cioè fare un colpo di stato (un giorno si dovrà fare questa riflessione, che la scuola italiana sforna gente che non conosce la Costituzione e non capisce la differenza tra diritto e potere, tra le regole che valgono per tutti e l'interesse di parte o individuale). Ma forse è meglio seguire l'altra direzione.
Occupiamoci del processo sociale di costruzione della menzogna, del suo "making" nel tempo reale della rete e dei media. Che contiene assurdità e paradossi che non toccano i suoi fedeli talebani.
E' vero, è perfino marginale che i radicali non siano stati decisivi nella votazione di oggi. Lo fossero stati, avrebbero ragione lo stesso: perché se non hai la forza politica per far cadere secondo le regole un governo, non è corretto che quel governo cada. Io personalmente penso che debba cadere al più presto. Ma alla fine di uno scontro politico. E se alla fine dello scontro politico quelli hanno la maggioranza e tu non hai la forza per farli cadere, questo sarà anche - oltre che frutto di scilipotismo - il segno che tu, opposizione, hai dei problemi? Nella fattispecie - nella versione radicale - sarà segno di una "equipollenza" qualitativa con quegli altri, un "essere regime", che dovrebbe far riflettere, non sputar veleno.
Ci sarebbe da aggiungere, se passiamo alla sostanza, che tutto questo avviene perché i radicali devono essere allontanati: questo è uno dei prezzi da pagare all'intesa con Casini e con i cattolici.
Ma dove sta il pogrom? In questo, che una serie di siti - purtroppo anche quelli di Repubblica e del Corriere, così come del Post - hanno avallato la balla del salvataggio radicale del governo: tutti possono sbagliare, ma dirlo e ripeterlo cinque ore dopo è una scelta professionale e politica: si sceglie un capro espiatorio, si indirizza la discussione, si aizzano le canizze.
Dire perché lo hanno fatto sarebbe un altro pezzo. Dire che questo modo di informare ha scatenato un processo sommario di massa è il minimo che si possa dire: una "dinamica" che la dice assai triste e lunga sul futuro "democratico" della rete e sull'onestà dei giornali di bandiera.
Molto poco e per molto poco tempo si sono sentite le voci delle vestali funzionarie della lotta per la libertà antiberlusconiana, i sempre pronti all'urlo contro la censura in rete, aiuto, oddio, ci tolgono la libertà, avevano tutti un week end lungo. Qualcuna è partita e si è fermata, si sentiva in fuori gioco. Un'altra prova che da tempo c'è chi lavora sulla rete per torcerla a strumento di manipolazione di massa. Brutta storia. Brutta fine.
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