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giovedì 24 febbraio 2011

Se la prof punisce il bullo...

Il comunicato ( molto sintetico e semplice) del presidente di Arcigay lo considero efficace per comunicare una posizione di netta solidarietà all'insegnante che ha tentato, forse e solo forse maldestramente, di affermare il principio che le forme di comportamento omofobo vanno stigmatizzate e scoraggiate anche nella scuola, anche con i pochi mezzi disponibili, magari antidiluviani, ma comunque per l'appunto, scolastici.
Perché è un comunicato diretto a chi non è comunque addentro delle questioni giuridiche scolastiche e simili e quindi necessariamente conciso. Però c'è, semplice e forte.
Da rilevare comunque come la Scuola in quanto istituzione ovvero Stato, in questo caso, come quasi sempre in situazioni analoghe, lascia soli gli insegnanti di fronte alle difficoltà dell'azione educatrice: in questa vicenda non risultano prese di posizione ufficilai di organi collegiali, che pure avrebbero potuto anzi dovuto esserci.

Eppure, incredibilmente, anche nell'area cosiddetta GLBT non mancano i distinguo, perciò quando ho manifestato di apprezzare la presa decisa di posizione di Arcigay, di obbiezioni ne ho ricevute.
Interessanti però, e su cui mi proverò a rispondere, una per una.


---Un atto di bullismo (con una vittima ed un carnefice che non è deficiente, ma a sua volta è vittima di un sistema...)---

il sistema (sociale o società) è costituito dalle persone che compongono la società, ciascuno con la sua parte di responsabilità nel fare o non fare avvenire determinati comportamenti che sono contro la società.
Forse che essere gay è essere contro la società? non credo vorrai affermare questo. (soprattutto essendo gay e politicamente consapevole dei tuoi diritti negati - n.r.)

Essere bullo significa essere vittima di una società che privilegia l'omofobia ? Non credo che vorresti affermare nemmeno questo.
In una società civile ( e la nostra vuole esserlo, mi pare) esiste come prima regola di comportamento la pratica del rispetto delle persone diverse da sé, altrimenti ritorniamo all' homo homini lupus.

E' troppo comodo per troppi dire a scusante che qualcosa " è colpa del sistema"  e sono veramente stufa di sentirlo.
Sono curiosa di leggere il testo di una sentenza che commina a una prof un anno di galera per aver esercitato il suo dovere/diritto di docente in primo luogo di comportamento civile.

--- Una professoressa che - su questo non c'è dubbio - ha abusato dei mezzi correttivi (ma l'ha fatto in buona fede, perché lasciata sola dalle istituzioni, a cominciare dal suo istituto, senza strumenti che le permettessero di reagire adeguatamente davanti all'odiosità di un gesto di bullismo omofobico)--

Cosa avrebbe dovuto fare, chiudere gli occhi come evidentemente i suoi colleghi, e limitarsi a mettere note sul registro o al massimo chiedere di convocare il consiglio di classe ( può essere convocato solo su richiesta di un certo numero di prof e/o genitori e/o studenti o dai rappresentanti di classe,  dal preside che in questa vicenda brilla per la sua assenza come tutti gli altri) ?
 Gli unici strumenti che ha disposizione l' "educatore" , ancorché civico, sono tutti di carattere in qualche modo coercitivo, in questo caso più morale che fisico, com'è giusto, e tendono a persuadere, non a punire: un compito extra a casa non equivale a una scarica di bacchettate o a un ceffone o due e simili, neanche dal punto di vista emotivo, a parte le forme più commercializzate di psicologismo spinto!

---Di un genitore stronzo, che ha fatto un cavallo di battaglia di una posizione assai discutibile (difendere a spada tratta un figlio che invece dovrebbe imparare una lezione)---

A parte l'inadeguatezza della definizione del genitore, che se fosse solo quello che dici sarebbe già un complimento perché qualcosa di biologico, mi chiedo come un preside e un corpo docente di un istituto possano consentire a un genitore di un alunno bullo di denunciare e trascinare in tribunale un docente per aver agito da educatore, ovvero per aver cercato di spiegare e far capire bene a un giovane ( a cui evidentemente la famiglia ha insegnato tutto il contrario) che coetanei e altri non devono essere offesi e discriminati (quel che è peggio per divertimento).
E personalmente trovo che la prof ha semplicemente svolto la sua funzione docente anche per la sua parte più alta, quasi sempre trascurata dalla gran massa dei prof, senza tirarsi indietro e senza limitarsi all'ignavia  complice fatta di elargire nozioni sulla grammatica e la letteratura o altro.
Mi dici come faresti a far imparare una lezione a chicchessia se quando ci provi qualcuno ti denuncia perchè ciò lo disturba?

--Di una causa e di una sentenza, giusta nel principio (perché l'abuso di mezzi correttivi c'è stato) ma esageratissima nella misura (gli hanno dato il massimo della pena! E' assurdo, soprattutto considerando la buona fede e la negligenza della scuola nella formazione dei docenti contro gli atti di bullismo!)---

Mi spiace , credo che tu non sappia in che cosa consiste l'abuso di mezzi correttivi. Come temo anche gli altri.
Magari qualcuno ha ancora  una visione "studentesca " un po' di parte della figura  del "prof" che ne influenza il giudizio ?
(la sentenza di assoluzione in primo grado è precisa e circostanziata al riguardo,in modo eccellente, leggere, prego N.R.)
In ogni caso sarebbero da leggersi la sentenza ( Appello) con relative motivazioni, che nei vari articoli non sono riportarte, per cui si può solo aspettare di poterlo fare.
Quanto alla negligenza della scuola dove tutto ciò è avvenuto, posso assicurare per esperienza personale che la formazione professionale dei docenti è affidata, quando c'è, a corsi e formatori assolutamente inadeguati altro che a fornire qualche infarinatura di conoscenza molto diluita e niente applicazione concreta. Se un prof vuole essere aggiornato e formato deve studiare, da sé, cosa che gran parte dei docenti, specie stabili, si guarda molto bene da trovare il tempo di fare, visto che deve farlo a sue proprie spese e fuori della scuola medesima.
  Inoltre di fronte a fatti gravi ( perché è molto grave che uno o più studenti se la piglino con uno dei compagni per motivi di pregiudizio omofobo) il docente è , salvo rarissime eccezioni, assolutamente solo con la sua sensibilità e la sua coscienza professionale di "educatore". Manco i sindacati lo sostengono, non solo i colleghi o le istituzioni scolastiche e lo dico per esperienza diretta pluriennale.

--Del rischio di interpretare malamente la sentenza: non è una sentenza sulla giustezza o meno degli atti di bullismo omofobico. Ma è una sentenza sulla giustezza o meno di certi metodi correttivi. Tutti noi rischiamo di interpretare la sentenza come omofobica... ma la sentenza non ha nulla a che vedere con l'omofobia. Lo so che ci fa male, ma è la verità. Non dobbiamo essere ingenui in questo. non è che, siccome la maestra è stata condannata, il giudice sta dicendo che è giusto commettere bullismo omofobico. --
La sentenza la valuteremo quando la leggeremo; tuttavia è indubbio, anche attraverso la massimalizzazione inevitabile dei media, che il messaggio che passa è che in qualche modo essa "giustifica" il bullismo omofobico dell'alunno bullo ( senza tenere in alcun conto peraltro l'offesa alla sensibilità della vittima), perché la prof "ha esagerato" a dargli una punizione che ha "offeso la sua sensibilità " di bullo e perciò doveva essere punita. E questo è il messaggio che la gente legge e introietta, che ti piaccia o no.
 Ma dico, ci rendiamo conto ?
 Questo messaggio, trasversale, significa a chiare note :
" cari prof, non dovete punire gli atti di bullismo, altrimenti rischiate di trovarvi condannati al carcere, "
 A prescindere dall'omofobia, questo è un chiarissimo avvertimento ( di tipo mafioso) ai docenti, e agli operatori della scuola in genere, a non azzardarsi a uscire dall'ambito della loro specifica nozione-lezione su materie strettamente "scolastiche", pena incorrere in gravi sanzioni, per assumersi il ruolo più alto di educatori !

--E non dimentichiamoci del fatto che nessuno ha denunciato la scuola, il ragazzino o i suoi genitori per aver commesso un atto di omofobia. Quindi, ricordiamocelo, i giudici non sono stati messi nemmeno nelle condizioni di poter giudicare l'atto di bullismo omofobico. Che, ne sono sicuro, sarebbe stato giudicato negativamente e condannato, come ogni altro atto di bullismo (contro le persone grasse, ad esempio, se ne commettono tanti).--

Quando un ragazzino commette atti di bullismo di qualunque genere, omofobia compresa, nei confronti di altro ragazzino, la logica vorrebbe che a denunciarli fossero i genitori della vittima, che in questa vicenda risultano assolutamente latitanti. E a mio avviso è inquietante: ci sarebbe da chiedersi perché non compaiono.
Appaiono invece molto attivi i genitori del "povero"(ragazzino, sconvolto dalla prof...) bullo, e ben supportati, anche( Psicologo, giudice ecc.).

Nessuno, tranne ovviamente gli insegnanti professionalmente preparati, si ricorda di considerare un semplice dato: quando gli atti di bullismo accadono a scuola, sotto gli occhi dell'insegnante, delegata alla tutela dei ragazzi (tutti, bulli e vittime in pari grado), l'insegnante medesima  è obbligata proprio dalla sua funzione professionale a intervenire, subito,  per impedire gli abusi, o "anche" successivamente richiamando gli organi collegiali alla loro funzione di vigilanza e intervento e coinvolgendoli nell'esercizio della funzione educativa, e punitiva, quando è necessario.
 Ma l'iter è comunque di un minimo di una settimana/ 10 gg, tra richiesta e convocazione!
 E nel frattempo il bullo continua a bulleggiare indisturbato contro i suoi malcapitati compagni ? E' giusto e opportuno che ciò sia?

Non ci è dato di sapere dal giornale se la prof in questione abbia richiesto verbalmente o per iscritto, supporto agli organi collegiali, dal preside ai colleghi di classe, e quante volte, e la risposta sia stata  " ma lasciamo perdere, son ragazzi, non possimo mica riunire il consiglio di classe solo per richiamare un bullo alla buona educazione !": sarebbe interessante saperlo.
 Però l'esperienza mi dice che è molto probabile sia successo qualcosa del genere.
Risultato: avrebbe la prof dovuto lasciare che il bullo continuasse a torturare la sua vittima e magari peggio, nell'attesa di riuscire a riunire il consiglio di Classe per riprenderlo e punirlo, o tentare di chiarirgli prima possibile che non si fa e chi insiste a farlo è "mancante di... educazione civica"  ?
La risposta mi appare ovvia.

Quanto ai giudici, il messaggio che arriva forte e chiaro dall'aver punito con un anno di galera l'insegnante che ha osato tentare di svolgere la parte educativa della sua funzione, in ogni caso è: "non vi azzardate a dare punizioni agli studenti, perchè ci andrete di mezzo voi".
Omofobia a parte, mi appare un messaggio pericoloso e fuorviante, oltre che assolutamente irrispettoso delle particolari prerogative della "funzione docente", così come è indicata nella legge vigente, cosa che un giudice dovrebbe quanto meno conoscere prima di emettere una qualunque sentenza che la coinvolge appieno.
 Omofobia trionfante, grazie al tribunale, sì, purtroppo, perché rafforza la convinzione che discriminare come gay qualcuno sia qualcosa "non da punire".
Ottimo risultato, non c'è che dire !
E' il mio commento finale ed è assolutamente sarcastico..

Paolo Patanè, in qualità di Presidente di Arcigay, non ha fatto altro che esprimere una posizione netta e decisa, anche se per forza di cose massimalista, in sostegno di una prof, condannata per aver sfidato l'omertoso silenzio sugli atti e comportamente omofobici nella sua scuola, per svolgere la sua funzione educativa e di sostegno degli alunni vittime degli abusi di altri alunni.
Da condividere con forza.

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