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martedì 4 gennaio 2011

UNIONE CIVILE /MATRIMONIO UGUALE PER TUTTI

Accadeva un anno fa in Italia.

Era il 4 gennaio 2010 quando alle 15,30, davanti a Montecitorio, una coppia gay savonese, Manuel e Francesco, timidi ed imbarazzati annunciavano ad una piccola folla di sostenitori e giornalisti l'inizio di uno sciopero della fame, il primo in assoluto per i diritti delle persone omosessuali. Uno dei tanti tristi primati per l'Italia, una coppia gay costretta ad uno sciopero della fame che durerà ben 35 giorni, davanti all'assordante silenzio del governo italiano, per vedere riconosciuti i propri sacrosanti diritti, da anni riconosciuti nel resto dell'unione Europea.


Molti potrebbero dire che non è servito a nulla, personalmente non siamo d'accordo.

Manuel e Francesco non hanno fallito, neppure davanti all'inerzia delle associazioni, sono le associazioni, nel nostro paese di gran lunga maggiori che nel resto dell'UE, ad aver fallito negli ultimi 20 anni, o almeno non sono state capaci di adeguarsi alle altre o a trovare un dialogo tra loro. A nostro avviso è servito a fare capire che il nostro paese, in materia di diritti è l'unico fanalino di coda, con la luce bruciata.

È servito a dimostrare quanto la classe politica italiana se ne freghi, dopo il voto, dei propri elettori e delle loro esigenze, ma è servito anche a farci capire quanto sia importante lottare, per i diritti di un paese che si possa definire, forse un giorno civile. Lo stato siamo noi, popolo italiano.


In questo anno centinaia le persone che ci anno ringraziato e continuano a farlo, per averli aiutati a fare outing, vedono in Manuel e me chi gli ha dato la forza di uscire allo scoperto, dalle porte della repressione, dietro le quali il nostro paese " falso laico" costringe milioni di cittadini.


Sinceramente non so quando riusciremo a spuntare qualche diritto, posso solo prendere atto dei milioni di cittadini che hanno appoggiato questa lotta di diritti, la fama mia e di Manuel ne sono la dimostrazione.

Posso prendere atto che c'è, anche se in minima parte, una classe politica che ci sostiene e che non è perennemente genuflessa al volere della chiesa, posso prendere atto, che gli omosessuali nel nostro paese non accettano di essere "tollerati", perché sono parte integrante della società civile.


Proprio un anno fa sul palco del D-DAY davanti a Montecitorio, l'amico Sergio Rovasio dell'associazione Radicale Certi Diritti diceva "Se in Italia avessimo 100 pazzi come Manuel e Francesco, non sarebbe difficile raggiungere il riconoscimento dei diritti, anche per i gay".


Provocatoriamente rilancio questa sfida, a un anno di distanza, davanti ad un governo, questa volta non appena insediato, davanti ad una pronuncia della consulta, che rimette al governo il dovere di legiferare in materia di unioni civili colmando questo enorme vuoto legislativo intollerabile in tempi oramai distanti dal medio evo, davanti ad un Parlamento Europeo che invita dal 2004 gli stati membri ad adeguarsi, davanti a tutti gli stati membri, tranne l'Italia, che da più di 10 anni hanno provveduto a civilizzarsi e non a tollerare.


Anche nel 2011 le iniziative a riguardo ci saranno, con la speranza che le associazioni italiane siano maggiori e più interessate ai diritti della comunità GLBT, sperando che lo sia anche il mondo politico italiano, che generalmente si interessa a noi solo prima della campagna elettorale, che sia più responsabile anche la comunità GLBT ovvero noi, che non dobbiamo imparare che delegare agli altri i propri diritti, senza scendere in campo, in una nazione come la nostra non è possibile.


Francesco Zanardi. Portavoce del movimento nazionale Gay Italiani.

 



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