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sabato 8 marzo 2008

UNA GIORNATA PARTICOLARE

dal gruppo yahoo RD un efficacissimo racconto di "una giornata particolare" per i radicali, ma non solo

Una giornata qualsiasi
di Claudia Sterzi

Brutto rospo; duro da buttar giù, che quasi non ci si faceva. Con la
faccia di Walter e la panza di Bettini. Un gran brutto rospo.

Sabato scorso (1 marzo n.d.r), al Comitatone RI-ALC, è stato un incubo; già la
domenica precedente, era chiaro che avevano vinto loro(PD n.d.r). E questa
evidenza diventava nei giorni lampante. Hanno vinto loro.

Pieni di debiti, umiliati e offesi, sconosciuti ai più nel nostro
impegno e nelle nostre idee, sconfitti da trappoloni e colpi bassi in
una battaglia dove le regole non vengono scritte e sono continuamente
infrante. Esagero? Non mi pare.

Non importa fare qui la cronistoria di tutte le scorrettezze che
abbiamo dovuto subire nel cosiddetto agone politico; chi ci crede, lo
sa già. Chi non ci crede, non ci crederà certo perché lo dico io.

Sabato, mentre la giornata scorreva, radicali doc da decenni, che
pochi giorni prima si erano dichiarati pronti a raccogliere di nuovo
migliaia di firme per la strada, a spese proprie e tra difficoltà di
ogni genere, ad uno ad uno cedevano le armi: non c'è altra scelta,
non c'è alternativa, non si può far altro.

Eppure, anche se ormai è tardi, la prontezza di Veltroni nel suo
controproporre ci poteva far pensare che un po' di paura ce l'aveva,
di una lista nostra. Mica l'avrà fatto solo per amor di Emma di
pagare 3 milioni di euro per nove cammelli radicali; mica pensa a
vincere. Se pensava a vincere accettava la nostra proposta, Lista
Bonino collegata a Veltroni premier.

Perché spendere il suo migliore venditore in prima battuta in
incontri vestagliati nel loft, perché trattare con pervertiti e con
vacche ignude? Gratis nessuno cede tre milioni, a questi chiari di
luna.

Nel giro di poche ore, sabato, quasi tutti si sono ipnotizzati su una
visione nella quale Veltroni scendeva dall'Olimpo e ci porgeva la
mano salvandoci dall'inferno pannelliano. Una pazzia totale, un
viraggio completo.

Era come se Wanna Marchi ci avesse convinto che senza il suo aiuto la
nostra famiglia sarebbe morta tra atroci sofferenze: non c'è altra
scelta, ci ripetevamo l'uno con l'altro, non possiamo far altro.

E dopo aver protestato, dopo aver, chi più chi meno, espresso tutto
il disgusto e la rabbia che ci salivano su, umilmente, come un grande
corpaccione collettivo agonizzante ma pieno di entusiasmo, nel suo
significato etimologico, abbiamo votato unanimi come non accadeva da
tempo. Una esperienza totale.

Poi, come sempre, ognuno a casa sua. A spiegare ai parenti, ai figli
e ai nonni, al bottegaio al barista ai colleghi che ancora una volta
non siamo come gli altri, non lo saremo mai. Che non ci siamo
venduti, che non siamo casta, che non abbiamo poltrone né sgabelli.

Ad affrontare l'ira feroce dei simpatizzanti cosiddetti, quelli che
non si sono mai iscritti ma l'avrebbero fatto se. Se.

A rimuginare sui ceceni, sui montagnard, sugli uiguri e sui
carcerati, sulla miseria e sulla democrazia che non c'è. Sui
paradossi estremi della nostra vita politica e personale.

Una giornata storica, la firma dell"accordo"?

Una giornata qualsiasi, una delle tante giornate di regime.

Da domani si ricomincia. Anzi, da subito.

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