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martedì 8 gennaio 2008

W W W ZAPATEROOOOOOOO!!!

Ma non possiamo mandare a scuola da lui e dai suoi socialisti la nostra classe politica, giuridica, docente, insomma tutti quelli che comandano?

Non ho mai saputo cosa fosse l'invidia, ma comincio a invidiare alla Spagna il suo Zapatero....



Zapatero ai vescovi "Non comandate voi"
• da La Stampa del 7 gennaio 2008, pag. 7
di Gian Antonio Orighi

Zapatero dissotter­ra l'ascia di guer­ra contro la Chie­sa in difesa del
pri­mato della politi­ca sulla religione. Ad una settimana dalla
manifestazione del 30 dicembre scorso a Ma­drid, quando gli arcivescovi di
Madrid e Valencia, Rouco Varela e Agustin Garcia Gasco, avevano accusato il
governo «di allontanare la de­mocrazia e non rispettare I diritti umani» per
le sue leg­gi del 2005 su nozze gay e di­vorzio lampo, il premier
so­cialista (ed agnostico) ha ri­sposto ieri: «Nessuno può im­porre né la
fede, né la mora­le, né I costumi. Si può impor­re solo il rispetto delle
leggi. È il Dna della democrazia».


L'intervento di Zapatero è la seconda frustata dei so­cialisti in appena 4
giorni. Già mercoledì scorso un co­municato ufficiale del partito della Rosa
aveva ricordato al­la Conferenza episcopale (e indirettamente al Papa,
inter­venuto alla manifestazione di Madrid in favore della «familia
cristiana» con una video­conferenza dal Vaticano in cui difendeva il
matrimonio etero-sessuale) : «Solo la società ha la potestà, attraverso I
suoi rappresentanti, di ordinare I principi di libertà individuale e la
convivenza dei cittadini. Chi ignora questi principi si al­lontana dalla
democrazia».


Ma ieri il capo dell'esecuti­ vo si è spinto molto più in là.
«Dissento assolutamente ed in modo profondo dalle parole di Rouco Varela e di Garcia-Gasco - ha detto Zapatero nel Pa­lazzo Reale di Madrid durante un incontro con la stampa subito dopo la tradizionale festa militare in
occasione dell'Epi­fania -. Il governo si pronunce­rà con forza quando non è
d'ac­cordo con la Chiesa perché questo è un dovere di uno Sta­to democratico.
Noi difendia­mo l'aconfessionalità dello Sta­to garantita dalla Costituzione e il primato della società civile e democratica».

Non pago di affermazioni che gettano benzina sul fuoco delle sempre tese
relazioni con il clero, Zapatero ha preci­sato: «Le mie parole si
riferi­scono a quei due vescovi. For­tunatamente il presidente del­la
Conferenza episcopale, Ri­cardo Blàzquez, ha usato paro­le sensate dicendo
che I prelati non devono guardare a destra o a sinistra per risolvere I
problemi».

Dalla padella alla bra­ce: il cardinale Rouco, ex presi­dente dei
vescovi due volte e candidato alla rielezione nel rinnovo delle cariche del
pros­simo marzo, rappresenta l'ala dura di un cattolicesimo lan­cia in resta
contro il «laicismo zapaterista
».

Il premier, che nella campa­gna elettorale del 2004 amava ripetere lo slogan
«Meno reli­gione, più ginnastica», ha poi proseguito sostenendo che manterrà
le relazioni con il Va­ticano ed i vescovi «nel rispet­to delle divergenze»
e sottolineato che «I Paesi più avanzati sono quelli che estendono I
di­ritti e le libertà individuali».

La Chiesa, da parte sua, non è rimasta zitta. In mattinata, dalle colonne dell'anti-governati vo
El Mundo, il segretario dei vescovi, Martinez Camino, ribadiva: «Riconoscere le noz­ze
gay significa snaturalizzare il concetto al punto che non è esagerato
affermare che in Spagna il matrimonio ha smes­so di esistere legalmente».

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