Vivere per la proposta di legge Eutanasia Legale

Libertà sessuale, libera sessualità- 1976 - Adele Faccio

Piano improvisation di Salvatore Maresca Serra

Alba Montori su Facebook

venerdì 25 gennaio 2008

Splash...3 L'orgoglio e i pregiudizi

Oggi devo manifestare la mia solidarietà personale al sen. Cusumano che ieri, con argomentazioni " di alto profilo politico, umano e sociale" dichiarando la sua fiducia a Prodi, si è guadagnato sul campo una serie di prove (documentate) dell'omofobia manco tanto repressa dei suoi ( ormai ritengo ex) colleghi di Campanile e affini.

Dalle allocuzioni gridategli palesemente come insulto direi che dovrebbe far tesoro dell'esperienza e considerarla con fierezza come il suo definitivo comingout, magari rilanciando, per esser sicuro che la questione sia chiara una volta per tutte a tutti e non ci si torni più sopra.

Mi auguro inoltre che egli, che a quanto so è cattolico, sappia trarne spunto per una profonda riflessione sull'omofobia viscerale che caratterizza ( tristemente) i politici della sua schiera e della sua confessione religiosa e giungere a considerarli, l'omofobia e anche l'insulto a sfondo genere sessuale, per quel che sono: un indice di inciviltà profonda per l'assoluta mancanza di rispetto dei diritti del proprio prossimo (a esprimere la propria sessualità quale che sia, ma anche la propria opinione politica) anche contro il parere di Bagnasco, del Papa e del Parroco di Vattelapesca di sotto.

Ma se da solo non sentisse di potercela fare e ha bisogno di un supporto, non deve far altro che chiamare la GayHelpLine.

Alba Montori

4 commenti:

AMg ha detto...

ON È LA PRIMA VOLTA, CHI NON RICORDA I 'CULATTONI' DI TREMAGLIA?
di DIRE


Roma, 24 gen. - "Alla faccia di chi professa di portare avanti dei valori cattolici." Rimane dapprima a bocca aperta Vladimir Luxuria, deputata transgender di Rifondazione comunista,
quando apprende dell'aggressione verbale in aula al Senato ai
danni di Nuccio Cusumano, esponente Udeur che ha annunciato il si' alla fiducia al governo Prodi. Poi, pero', si sfoga:

"chiamare qualcuno 'frocio', in Parlamento o fuori, e' una dimostrazione di violenza e volgarita' che non si puo' davvero
piu' accettare, figuriamoci da chi (il riferimento e' Tommaso
Barbato dell'Udeur) si definisce cattolico".

Per Luxuria, "denigrare una persona dandole del 'frocio' e' un
insulto soprattutto per chi la usa questa parola. Del resto-
conclude la parlamentare del Prc- non e' la prima volta che
accade, da queste parti... Chi non ricorda l'ex ministro di An
Tremaglia quando, attaccando l'Europa, scrisse che i 'culattoni' erano la maggioranza? "

AMg ha detto...

OMOFOBIA GALOPPANTE AL SENATO

Il senatore dell'Udeur Nuccio Cusumano è stato aggredito duramente
dal capogruppo del suo stesso partito al Senato, Tommaso Barbato ed
anche dal senatore di AN, Nino Strano, subito dopo la sua
dichiarazione di voler votare la fiducia al governo Prodi. Cusumano
è stato apostrofato con epiteti quali "cornuto", "frocio" e "checca
squallida".

Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli rileva con estremo
disappunto la violenta cultura omofobica che regna tra gli esponenti
politici che dovrebbero garantire la democrazia, nel nostro Paese. A
tutti costoro va il nostro biasimo per la loro condotta razzista e
squallida.

Riteniamo inoltre che non è un caso che proprio da quella parte
della politica che si professa più vicina al mondo cattolico
arrivino segnali così gravi di discriminazione nei confronti delle
persone omosessuali.

Esprimiamo la nostra solidarietà al Senatore Cusumano, oggetto di
tale aberrante attacco.

Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli

AMg ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
AMg ha detto...

IL SENATORE NINO STRANO è GAY. IERI AVEVA INSULTATO CUSUMANO CON
UN "CHECCA SQUALLIDA"
Outing di Concita De Gregorio: "Quello che urla è un omofobo? No, è
un omosessuale dichiarato"
venerdì 25 gennaio 2008 , di la Repubblica


CONCITA DE GREGORIO

C'è uno [Barbato, ndr.]che prende a sputi un altro, siamo al Senato,
i due sono colleghi di partito.

Provvedimento disciplinare immediato. Espulsione.

Punito l'agressore: no l'aggredito. L'espulso è lo sputato

C´è un altro [il senatore Nino Strano, ndr.] che urla "frocio,
checca squallida, mafioso" all´indirizzo di un conterraneo:
siciliani entrambi. Quello che urla è un omofobo? No, è un
omosessuale dichiarato. Ride, carezza e fa buffetti ai colleghi a
fine seduta stappa una bottiglia di champagne rovesciandolo sulla
moquette e mangia, in aula, una fetta di mortadella (capìta la fine
allusione?) con le mani. Ci sono tre compagni di partito che votano
uno sì, uno no, uno si astiene. C´è un senatore in sedia a rotelle,
uno col tutore a un braccio, uno con le stampelle e un altro che
esce dall´aula su una barella di juta, svenuto. C´è un collasso
generale di civiltà, un corto circuito di senso. E´ questo il teatro
in cui finisce a meno di metà mandato il governo Prodi. Uno
spettacolo ogni minuto sorprendente in cui sempre succede proprio
quel che non ha logica e tutti ridono, intanto, tutti festeggiano ed
applaudono urlando. "Non è un´osteria", sono queste le parole con
cui alle nove di sera Franco Marini chiude la seduta e la vita del
governo. Resta da pulire la moquette.

Anche Romano Prodi ha sorriso molto in questa giornata infinitamente
lunga in cui tutti ma proprio tutti gli hanno rimproverato di aver
voluto portare il governo alla conta dei voti in Senato, perdente a
priori viste le defezioni di Mastella e di Dini, solo
per "testardaggine" (D´Onofrio, Udc), per "risolvere le beghe dentro
il Partito democratico" (Matteoli, An), dal "nostro gruppo non ha
mai avuto né un inciampo né un rischio, può fidarsi di noi" (Anna
Finocchiaro, Unione, per chiarire la fedeltà del gruppo al capo del
governo evidentemente in dubbio), per risentimento personale verso
Veltroni. Ha sorriso ed ha scherzato molto a lungo col suo compagno
di banco Tommaso Padoa Schioppa, ha raccolto i biglietti di Alfredo
Biondi annuendo, ha scherzato con tutti a dissimulare un´amarezza
evidente. Persino mentre Mastella declamava Neruda ("poeta
comunista", ha opportunamente chiarito di lì a poco Milziade
Caprilli di Rifondazione, segnalando l´ennesima smagliatura di
senso) Prodi ha leggerissimamente chinato la testa e molto
lievemente sorriso. Tutto, ma Neruda - "Lentamente muore" - non se
lo aspettava.

Tuttavia l´ultimo giorno del governo Prodi, morto per cinque voti
mancanti (156-161), passerà alla storia minore delle cronache
parlamentari come quello in cui un senatore eletto nella maggioranza
fu aggredito per aver detto di votare con la maggioranza medesima,
fu per questo preso a sputi e a insulti cosicchè svenne. Da qui
conviene dunque cominciare. Stefano Cusumano detto Nuccio
("Stefanuccio" ), siciliano di Sciacca, è un senatore dell´Udeur di
Mastella con qualche trascorso giudiziario che lui stesso nella
dichiarazione di voto rammenta: "Sono uscito a testa alta da nove
anni di processi, mi sono difeso in silenzio". E´ lì per dire che,
contrariamente alle indicazioni di Mastella, voterà sì alla fiducia.
Lo fa con una veemenza e con un afflato che fanno temere per la sua
saluta in corso di orazione. Non appena conclude Tommaso Barbato,
suo compagno di partito, si gli scaglia contro gridando "pezzo di
merda" e fa il gesto di sputare. I commessi lo trattengono. Dal lato
opposto dell´aula un senatore incongruamente munito di occhiali neri
da sole (non ci sono finestre, nessun riverbero in aula) e di
maglioncino rosso legato sulle spalle gli urla prima "mafioso e
venduto", poi "checca squallida, frocio". Si tratta di Nino Strano,
catanese, già protagonista dei fischi a Ciampi durante un precedente
voto di fiducia a Prodi. Strano è uno dei pochissimi omosessuali
dichiarati eletti in An. Franco Zeffirelli gli dedicò il suo "Storia
di una capinera". Cusumano impallidisce. Qualcuno dai banchi di
centrodestra strilla "hai fatto assumere il tuo segretario!" , Oreste
Tofani di An chiarisce che l´assunzione ("in un ente pubblico!")
risale al 23 gennaio, l´altro ieri. Cusumano si accascia. Marini
sospende la seduta, il senatore è steso sui banchi. Gli slacciano la
cintura dei pantaloni, è svenuto, lo caricano su una barella di tela
e lo portano via. Anche Mastella ha fatto sapere che non si sente
tanto bene. Ha avuto un malore, annuncia, arriva col medico. Entra
da solo in aula, invece. La direzione dell´Udeur nel breve volgere
di un´ora, non si vede dove riunita, ha deciso la sospensione dal
partito del colpevole: Cusumano, non Barbato. Cusumano per
aver "tradito". Barbato lo sputante, poveretto, "era sotto stress"
dice Mastella che prima di entrare in aula non smette di recitare la
giaculatoria della sua "persecuzione giudiziaria" : e la moglie, e i
figli, e i suoceri e i consuoceri. Quando entra in aula è lirico,
invece. Abbraccia Cossiga. Declama Neruda. "Lentamente muore chi non
cambia abitudini, chi evita una passione, chi veste sempre gli
stessi colori". Quattro minuti, tanto dura la poesia e la fine della
residua speranza di Prodi nel frattempo minata, nell´ordine, da: 1)
la nebulosa dichiarazione di voto contrario di Domenico Fisichella
("sono dimissionario, voterò se anche gli altri dimissionari lo
fanno". Franca Rame capisce che si parla anche di lei,
immediatamente telefona per chiarimenti) . 2) Il no di Turigliatto
applaudito con scherno e sollievo dalla destra. 3) Il "non
rinnoviamo la fiducia" del diniano Scalera. I senatori eletti con
Dini sono tre. Con una coreografica distribuzione di parti in
commedia voteranno così: Dini no, D´Amico sì, Scalera astenuto.

La morte del governo è dunque già chiara verso le sei di sera.
Arriva Massimo D´Alema reduce da un altro funerale, quello di Arrigo
Boldrini. Parla Cossiga che annuncia il suo sì anche se "ad una
crisi al cardiopalma presto o tardi segue l´ictus, poi l´emorragia
cerebrale". Parla D´Onofrio, Udc: "Sta cercando di liberarsi del
Partito democratico di cui è presidente?" . Poi Caprilli di
Rifondazione, un bell´intervento anche nella parte del "comunista
Neruda", Vannino Chiti applaude. Finocchiaro, che in apertura aveva
ricordato Guido Rossa (battimani in piedi di tutta l´assemblea, raro
momento di dignità corale) accusa Mastella di "far cadere il governo
per fatto politico personale". Mastella è già fuori dall´aula, però.
Poco a poco tutti i ministri scemano. Molti di loro hanno
appuntamenti serali in tv. Quando si passa alla conta dei voti
l´unica sorpresa è l´assenza di Andreotti: aveva annunciato il
sostegno, è andato a casa invece. Si vede che ha capito che non
serviva restare. Anche Prodi del resto è già uscito. Quando Marini
proclama il risultato i banchi del governo sono vuoti. Il presidente
sfiduciato è a Palazzo Chigi, escono Rutelli e Gentiloni, gli
autisti fuori sgommano. A Palazzo Madama resta il gruppo di An che
urla di giubilo e stappa champagne. Prosecco, anzi.


strano_a@posta.senato.it