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sabato 5 gennaio 2008

"La famiglia è insostituibile", ma nell'Unione scoppia la polemica.
Bindi con il Pontefice, no di Boselli
mercoledì 02 gennaio 2008 , di il Corriere della Sera


ROMA — Se per Benedetto XVI la famiglia è la «principale
agenzia
di pace», per Massimo D'Alema la famiglia è
innanzitutto «insostituibile». Così scrive il ministro degli Esteri
nel rituale messaggio di auguri al segretario di Stato vaticano
Tarcisio Bertone: «Esprimo profonda e sentita adesione» al discorso
del Papa in occasione della Giornata della pace. Un tema, quello
della famiglia scelto dal Pontefice per il messaggio pastorale per
il 2008, «particolarmente propizio», secondo D'Alema.

L'elogio della famiglia da parte del vicepremier non è una novità.
Proprio qualche settimana fa, intervenendo in una scuola romana,
D'Alema aveva parlato del matrimonio, rispondendo ad una domanda sui
gay: «Non sono favorevole al matrimonio tra omosessuali — ma lo
Stato deve riconoscere loro diritti civili e sociali — perché il
matrimonio tra un uomo e una donna è il fondamento della famiglia,
per la Costituzione.

E, per la maggioranza degli italiani, è pure un sacramento».

Le parole del vicepremier e soprattutto la sua «adesione»
all'insostituibilità della famiglia come «principale agenzia di
pace», in un tempo in cui «la globalizzazione ha pervaso la
società», fanno discutere la maggioranza. Se Rosy Bindi, ministro
cattolico della Famiglia, non può che essere entusiasta delle parole
del Pontefice, che considera un «messaggio aperto alla speranza e
alla vita, una verità alla portata di tutti», perplesso è il
socialista Enrico Boselli: «È vero che la famiglia è il nucleo
fondamentale della società, ma la famiglia è cambiata in questi anni
e non è solo quella fondata sul matrimonio: in Italia ci sono un
milione di famiglie fondate non sul matrimonio ma sul rispetto e
sull'amore». Insomma: «Quello che vale per il Vaticano non può
valere per uno Stato laico». E proprio a questo proposito al leader
socialista non è piaciuto il fatto che nel discorso di
Capodanno, «molto positivo e bello», il presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano non abbia fatto «un accenno deciso di difesa
dello Stato laico dall'offensiva integralista».

Anche Giovanni Russo Spena, capogruppo di Rifondazione al Senato, si
sarebbe aspettato un richiamo più forte sia da Napolitano che da
D'Alema sulla laicità dello Stato: «D'Alema avrebbe dovuto nel suo
messaggio tener conto anche del fatto che i cattolici democratici in
Italia sono laici». Quanto all'elogio della famiglia, nulla da
dire: «Non è più — spiega Russo Spena — questione di negare il ruolo
della famiglia come è avvenuto in passato».

Piacciono invece sia a Marina Sereni, vicecapogruppo del Pd alla
Camera, che a Peppino Caldarola le parole di D'Alema: «La famiglia
non è solo un tema religioso. È giusto promuoverla come luogo della
solidarietà e della crescita sociale — argomenta Sereni —. Il punto
è che non bisogna mettere in discussione i diritti individuali.
Quando si parla di famiglia, si intende il modo di stare insieme
degli italiani, matrimoni o no. Non siamo troppo sospettosi sulle
parole». Altro discorso invece sarà la capacità del Parlamento «di
legiferare e tutelare anche altri tipi di convivenza». «Ma in questo
contesto non c'entra, siamo su un altro livello — insiste Caldarola —
. Ed è evidente a tutti che non c'è parita concettuale tra famiglia
e altri modelli di convivenza. Non possiamo accettare che una
minoranza laicista pretenda di imporre il suo modello alla
maggioranza degli italiani». Parole che fanno sussultare il radicale
Guido Viale, che invece accusa il Papa di aver «chiamato la famiglia
alla guerra, stabilendo un collegamento improprio con la pace per
negare i diritti», intesi quelli di chi non si vuol sposare o dei
gay. «Ormai la politica italiana si è clericalizzata — attacca
infatti Franco Grillini, presidente onorario dell'Arcigay —.
L'Italia è un Paese clericale senza religione, succube del Vaticano,
da Napolitano in giù».

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