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lunedì 28 gennaio 2008

GAY, IRAN: ALTRI DUE RAGAZZI A RISCHIO IMPICCAGIONE

COMUNICATO STAMPA

27 gennaio 2008

GAY, IRAN: ALTRI DUE RAGAZZI A RISCHIO IMPICCAGIONE. E PEGAH EMAMBAKHSH DI NUOVO IN PERICOLO NEL REGNO UNITO

GRUPPO EVERYONE: AVVIATA PETIZIONE INTERNAZIONALE. INTERPELLATE LE NAZIONI UNITE

ARRESTATI IL 23 GENNAIO, I DUE RAGAZZI, DI 18 E 19 ANNI, HANNO AMMESSO DI AMARSI. L’ACCUSA E’ MOHAREB, “NEMICI DI ALLAH”, PER LA QUALE E’ PREVISTA, COME PER IL REATO DI “LAVAT” (SODOMIA), LA PENA DI MORTE.

INTANTO, DAL REGNO UNITO GIUNGONO NOTIZIE POCO CONFORTANTI ANCHE PER LA RIFUGIATA LESBICA PEGAH EMAMBAKHSH: LA CORTE D’APPELLO SAREBBE INTENZIONATA A CONSEGNARLA AL BOIA

Si chiamano Hamzeh Chavi e Loghman Hamzehpour e sono una giovanissima coppia gay iraniana (18 e 19 anni); entrambi sono stati arrestati mercoledì scorso, il 23 gennaio, a Sardasht, nell'Azerbaijan iraniano. A darne notizia il giornalista, vice-direttore di AKI – ADN Kronos Internatonal, Ahmad Rafat, membro del Gruppo EveryOne. “Le autorità usano metodi di tortura fisica e psicologica per ottenere le confessioni delle persone che cadono nelle loro mani, e i due giovani hanno ammesso di amarsi, di avere una relazione sentimentale” raccontano Rafat e i leader di EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau.

La loro confessione dei due adolescenti è bastata perché il tribunale islamico li rinviasse a giudizio con due accuse gravissime: Mohareb, il reato di chi è “nemico di Allah” e lavat, sodomia. Il codice penale iraniano prevede la forca per gli omosessuali, che sono considerati “nemici di Allah”.

Appena del 5 dicembre scorso è il barbaro assassinio del ventunenne Makwan Moloudzadeh, accusato di “lavat”, avvenuto nella prigione di Kermanshah sotto l’incredulità e lo sdegno internazionale, proprio mentre EveryOne portava avanti la “campagna per la vita in Iran” e il giovane diveniva un simbolo mondiale del martirio di tanti innocenti, vittime di un regime spietato.

“Il popolo iraniano per la maggior parte è contrario all'orrore delle condanne a morte e alla lapidazione” dichiarano Malini, Pegoraro e Picciau. “Solo pochi fondamentalisti ritengono che tortura e fustigazione siano strumenti leciti. I movimenti clandestini per i diritti umani si battono con eroismo contro queste pratiche barbariche” continuano “e a rischio delle loro vite cercano di costruire un Iran migliore, in cui le minoranze siano rispettate e la vita umana torni a essere un valore”.

Ma le sorti non sono migliori per Pegah Emambakhsh, la lesbica iraniana rifugiatasi a Sheffield, nel Regno Unito, dove le è stato negato l’asilo come rifugiata, salita alla ribalta della cronaca. Pegah, a seguito di una campagna internazionale condotta dal Gruppo EveryOne con la collaborazione di organizzazioni e associazioni per i diritti umani e civili, ha potuto evitare la deportazione in Iran (dove l’attenderebbe la pena di morte), presentando istanza alla Corte d’Appello britannica. ll Gruppo EveryOne ha ricevuto notizie poco confortanti dal Regno Unito, dove la stessa Corte è orientata a non concedere asilo all'iraniana, in spregio a tutte le Convenzioni internazionali. “Pegah è annientata dall'atteggiamento del governo inglese e ci ha comunicato di essere stanca di lottare, di non voler più apparire sulle pagine dei giornali” spiegano i leader di EveryOne. “Dobbiamo rispettare la volontà di Pegah, ma dobbiamo essere pronti a dire no al governo del Regno Unito, che ha abbandonato la via del rispetto dei diritti delle donne, degli omosessuali, dei rifugiati. Dobbiamo essere pronti” concludono gli attivisti “a sollevare un coro di proteste, in tutto il mondo, per fermare la mano del boia e dei suoi complici”.

Il Gruppo EveryOne ha avviato una petizione internazionale (http://www.petitiononline.com/irangay/petition.html) sui due casi, per i quali sono stati interpellati anche l’Alto Commissario per i Diritti Umani dell’ONU Louise Arbour, l’Alto Commissario per i Rifugiati António Guterres e il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon.

EveryOne chiede a tutti i sottoscrittori di inviare e-mail e fax di protesta alle ambasciate iraniane, in Italia e a all’estero, nonché al governo britannico (per gridare no alla criminale deportazione di Pegah e di tanti altri profughi innocenti) e al regime iraniano di Amadhinejad.

Per ulteriori informazioni:

Gruppo EveryOne

(+ 39) 334-8429527 - matteo.pegoraro@everyonegroup.com

www.everyonegroup.com :: info@everyonegroup.com

1 commento:

AMg ha detto...

ay 21enne giustiziato in Iran
- Makwan Moloudzadeh è stato giustiziato. L'esecuzione del
curdo iraniano di 21 anni condannato a morte il 7 luglio scorso per
il presunto stupro di un 13enne avvenuto nel 1999, anche quando
Moloudzadeh aveva 13 anni quindi, è avvenuta nella prigione di
Kermanshah, nell'ovest dell'Iran. Meno di un mese fa pareva che la
Corte suprema, dopo aver ratificato la condanna, avesse accettato di
esaminare il caso. Quella di Moloudzadeh, sottolinea Amnesty
International, è stata la sesta esecuzione di un minorenne al momento
del reato dall'inizio dell'anno in Iran. (…)"

Da www.corriere. it 06/12/07

-Si converte al cristianesimo, figlia di imam costretta a vivere
segregata
"LONDRA - (…) Una ragazza londinese di origine pakistana è stata
minacciata di morte ed è costretta a vivere sotto scorta per il solo
fatto di voler abbandonare l'Islam per convertirsi al cristianesimo.
La vicenda è particolarmente toccante se si considera che a
minacciare questa giovane donna non è un gruppo estremista islamico
qualsiasi, ma sono proprio i suoi familiari. La notizia è apparsa
ieri sul Times di Londra e contemporaneamente anche sul giornale
arabo al-Hayat. La ragazza, che per questioni di sicurezza viene
chiamata con un nome di comodo, Hannah, è la figlia di un Imam
pakistano integralista. La donna ha 32 anni ed è nata in Gran
Bretagna.(…)"

Da un articolo di Hamza Boccolini 09/12/07

I talebani uccidono un dodicenne: «È una spia»
"KABUL - Un ragazzino afgano di 12 anni è stato impiccato dai
talebani nel distretto di Sangin, nella turbolenta provincia
meridionale di Helmand. Gli insorti che controllano la regione hanno
accusato il giovane di aver fatto la spia fornendo informazioni al
governo e alle forze militari straniere, secondo quanto ha denunciato
il capo della polizia, Mohammad Hussein Andiwal. Il ragazzino è stato
impiccato a un albero nel villaggio di Haji Nizammudin.(… )"

Da www.libero-news. it 09/12/07

"AHWAZ - Per un volantino impiccano una donna incinta. Orrore in
Iran: esecuzione in pubblico di tre studenti accusati di aver fatto
propaganda contro gli ayatollah. (…) Un piccola donna.(…) Il suo
volto candido, prima di perdersi nel mare di internet, è approdato
sul mio computer in navigazione notturna tra siti dove si parla di
islam e di resistenza. Era incinta. La scena si svolge in Kuzhestan,
nella sua capitale Ahwaz. Siamo nella regione dell'Iran a ridosso
dell'Iraq meridionale. È abitata da arabi sciiti.(…)"

Da un articolo di Renato Farina 09/12/07


la strage continua