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sabato 1 dicembre 2007

Aids ed altro

ALÌ TRAGEDIA DEGLI INCONTRI IN DUE ATTI
MASSIMO CONSOLI
La prima opera italiana su aids, tossicodipendenza, emarginazione, eterosessualità ed extracomunitari

per la cortesia di fuorispazio
Prima edizione, Ompo N° 123, settembre 1988

riveduta per Ompo N° 162, luglio 1993.

SIAE, N° di protocollo 2/6461 del 18 maggio 1988.

Personaggi
Alì
Marco
Maria
Ragazza
Medico
Tre Commercianti - Un Ragioniere - Un Facchino - Un Cristiano - Un Balordo - Un Ex Rivoluzionario - Un Punk - Due Barboni - Le Voci del pornodivo e della Hostess

Alì è un ragazzo nordafricano di vent'anni scappato dal suo Paese per non fare il servizio militare, visto che la frontiera con un bellicoso confinante continua ad essere pericolosamente calda.
Sono i primi anni dell'ultimo ventennio del secolo (anzi, del millennio). Alì sbarca dall'aereo direttamente a Roma, la città dei suoi sogni, disposto a lavorare duro per potersi permettere gli studi di medicina all'università, e comincia scaricando cassette di frutta ai Mercati Generali di via Ostiense, tra commercianti romani, produttori meridionali e facchini di tutte le razze.
L'impatto con il mondo occidentale è traumatico: la sorella di un suo compagno di lavoro, una romana della Garbatella, ogni volta che porta la colazione al fratello lo guarda con insistenza e sfacciatamente, come nessuna donna musulmana si era mai azzardata.
Imbarazzato e timoroso di perdere il posto, preferisce licenziarsi per non avere guai ed euforico per i soldi ricevuti come ultimo stipendio e liquidazione, non si preoccupa di trovare subito un altro lavoro. Finalmente, vuole vivere la sua grande avventura e cominciare a godersi un po' la città.
Rimane presto senza una lira e comincia ad addentrarsi nelle spire della grande metropoli frequentando la casbah della Stazione Termini dove conosce e frequenta prostitute, tossici, ex-rivoluzionari falliti, predicatori cristiani a caccia di sbandati da plagiare, punk, sottoproletari cenciosi, quattordicenni scappate di casa...La sua fede comincia a vacillare. Di fronte a questa sentina di tutti i vizi, Allah diventa una figura patetica, un vecchio padre di famiglia all'antica, costretto a confrontarsi quotidianamente con situazioni impreviste e con personaggi imprevedibili.
Alì, il bravo e buono Alì che coscienziosamente, ogni giorno, diceva le sue preghiere inginocchiandosi perfino nella pensione di via Volturno con la finestra spalancata in direzione della Mecca, verso Oriente, si accorge che la vietatissima carne di maiale è buona, il vino gli piace, il sesso con le ragazzine sciroppate lo esalta, la droga lo mantiene in forma.
Però, il sogno è di breve durata.
Una notte qualsiasi la trascorre dentro un vagone delle Ferrovie, nello sterminato deposito della Tiburtina. Alì si rotola su di un divano con la ragazza di turno quando questa, distrattamente, gli carezza una specie di grosso foruncolo sulla spalla, chiedendogli di cosa si tratti. Un gelo mortale sente salirgli fin sulla testa. Il giorno dopo si precipita al san Gallicano, triste ospedale per la cura delle malattie veneree situato nel cuore di Trastevere. Qui, durante l'attesa del suo turno, tormentato dal sospetto che quel foruncolo possa essere ciò di cui ha sentito parlare spesso negli ultimi tempi, torna indietro con il pensiero al suo villaggio natale, a El Patél, nel suo bel Paese, a quand'era giovane e spensierato... appena un anno prima!
Il responso conferma i suoi timori: aids! Questa parola gli risuona nella testa come una campana a morto. Per giorni e giorni vaga per la città che dapprima lo aveva tanto affascinato e che ora sente ostile, nemica.
Senza una meta, incapace di coordinare i propri pensieri, trasferendosi da un ostello all'altro, da una pensione malfamata ad una equivoca, tormentato dai guardiani dei vari centri assistenziali che crede nemici e che vede accanirsi contro di lui, sempre in fila per un piatto di minestra che non gli riesce nemmeno più di mandar giù senza urlare dal dolore. Nel refettorio di una di queste mense, vede un manifesto dal quale apprende l'indirizzo di un'associazione per l'assistenza ai malati di aids.
Si presenta. Il suo cattivo italiano è una scusa per partecipare agli incontri periodici tra pazienti, senza essere costretto ad intervenire, poiché anche lì si vergogna della sua condizione di invalido, di persona destinata a morire...Disperato, e dopo aver deciso che è meglio suicidarsi che continuare con quella vita, incontra un volontario di mezza età, un banale impiegato di banca con il pallino della poesia, un uomo convinto di aver fallito ogni e qualsiasi ideale.Tra i due si stringe un'amicizia saldissima. Il volontario, Marco, porta a passeggio su di una carrozzina il povero Alì che sta lentamente diventando cieco, ha difficoltà a camminare, dimagrisce a vista d'occhio, è tormentato dalle diarree continue ed inarrestabili. Marco lo abbraccia teneramente, come un figlio. Gli canta le sue ninne nanne, gli racconta del suo dio personale, non musulmano, non cristiano, un dio che è espressione della Natura e si manifesta in ogni occasione, in ogni momento, in ogni cosa. Il giovane nordafricano gli muore tra le braccia, ormai sragionando e chiedendogli insistentemente di dire alla sua terra quanto gli era mancata, quanto l'aveva amata, quanto era bella e pura e unica...

OPERA IN DUE ATTI
Atto Primo
Atto Secondo

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