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martedì 23 ottobre 2007

NUOVO MASANIELLO

Un po' in ritardo, forse, ma ripropongo questo intervento all'attenzione, perchè alla luce di quanto sta accadendo nel panorama politico ( forse dovrei dire partitico) italiano in questi ultimi giorni appare ancor più ricco di spunti critici


NUOVO MASANIELLO

DALLA PADELLA NELLA BRACE?

di BEPPI LAMEDICA da www.venetoliberale.ilcannocchiale.it
10/09/07

Scalpore ha suscitato il successo di pubblico di Beppe Grillo al “Vaffanculo day”. Il comico genovese, nelle vesti di un moderno Masaniello, ha proposto una giornata contro i partiti sottoponendo ai cittadini un progetto di legge con il quale da una parte si vorrebbe restituire alla sovranità popolare la possibilità di scelta degli eletti, mentre da un’altra parte si propone una limitazione della stessa ritenendo i cittadini incapaci di scegliere deputati e senatori.

Impedire che possano essere eletti coloro che sono stati condannati in via definitiva per la commissione di un qualsiasi reato e coloro che abbiano già assolto a due mandati parlamentari (ad esempio Marco Pannella e, in passato, Alcide De Gasperi) significa limitare la possibilità di scelta degli elettori, ritenuti poco capaci di scegliere con cognizione di causa. Ossia significa mettersi sulla stessa lunghezza d’onda dei sostenitori dell’attuale legge elettorale che, impedendo ai cittadini di eleggere i propri rappresentanti, limita la sovranità popolare permettendo la mera ratifica delle scelte fatte dalle oligarchie partitiche. E’ vero che la richiesta di reintrodurre il voto di preferenza attenuerebbe il “porcellum”, ma sarebbe ben poca cosa, perché i partiti continuerebbero a infarcire le proprie liste di funzionari, il che non favorirebbe la nascita di una diversa classe politica. Forse apparentemente più “perbenista” e meno “rapace”, ma sempre funzionale al regime degli sprechi e dei privilegi, in parte, descritta dal libro “La casta” di Rizzo e Stella.

Inoltre il successo di Grillo, pur sembrando un “urlo di protesta” nei confronti del regime, lo rafforza facendo apparire, i leaders dell’antipolitica, dei giganti di serietà. Sostenere la strampalata tesi secondo la quale la legge Biagi avrebbe innescato la precarietà nel lavoro giovanile, significa allinearsi sulle posizioni massimaliste degli antiriformatori e dei controriformisti, complici dell’immobilismo politico produttore di prebende.

Il successo di pubblico, perciò, è un altro segnale del degrado del regime. Se l’alternativa all’antipolitica degli antiberlusconiani e degli anticomunisti è l’antipolitica di sapore “girotondino -giustizialista” , siamo messi proprio male. Di qui la necessità di costituire al più presto un soggetto politico “di” liberali che sappia ovviare ai difetti del progetto del Partito democratico e a quelli del partito unico di centrodestra.

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