Vivere per la proposta di legge Eutanasia Legale

Libertà sessuale, libera sessualità- 1976 - Adele Faccio

Piano improvisation di Salvatore Maresca Serra

Alba Montori su Facebook

lunedì 30 aprile 2007

Gaya CsF NEWS DEL 28 APRILE 2007

Arrivano le news di Gaya CsF. un augurio a tutti, come sempre di Buena Vida
Gaya CsF
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NOTIZIARIO GAYA CsF
28 APRILE 2007
COMUNICATO STAMPA “JONATHAN – DIRITTI IN MOVIMENTO”
Pescara 24 aprile 2007
Ancora
un omicidio di una ragazza “transessuale”. Questa volta nella nostra città. Manuela, 38 anni, è stata trovata nel suo appartamento con la testa fracassata, nuda, con un cuscino a coprirle la testa, sul gas una macchinetta del caffè già pronta per essere servita, evidentemente al
suo assassino, e che Manuela non ha avuto il tempo di assaporare. In questo 2007 è la terza vittima (30 nel 2006) di una assurda quanto cieca violenza che colpisce le persone “transessuali”. Tutti i quotidiani locali, ed anche alcuni nazionali, hanno riportato la notizia con dovizia di particolari e con toni assolutamente morbosi, a tratti offensivi, e con una terminologia che sta ad indicare quanta ignoranza e quanta discriminazione ancora esistono verso persone che, loro malgrado, si trovano a vivere una situazione di disagio sociale, di solitudine e di emarginazione. Manuela in realtà non era una “transessuale” ma una donna a tutti gli effetti, avendo già affrontato tutto il processo di transizione fino ad arrivare all’intervento chirurgico per la cosiddetta “riassegnazione sessuale” e al conseguente cambio di identità sui documenti. Utilizzare termini quali “trans” o addirittura articoli, aggettivi e verbi al maschile è, oltre che
inopportuno e scorretto, anche offensivo per chi, dopo un lungo processo, caratterizzato da sofferenze psicologiche e fisiche, approda finalmente alla sua vera identità di genere. Manuela “trans”, “donna”, “prostituta”… che importa? Manuela era una persona ma a differenza
delle persone “normali”, meritevoli di rispetto e di pietà di fronte all’orrore subito, lei non merita né l’uno né l’altro. E’ come se la vita di una persona come lei avesse meno importanza delle altre, “in fondo” , è il pensiero comune” se l’è andata a cercare”…
Il vero orrore non è l’omicidio in sé ma il pensiero, i ragionamenti e le congetture che l’accompagnano. In questo momento avremmo voluto scegliere il silenzio, quel silenzio cupo e doloroso al quale vorremmo tanto rifugiarci, ma l’urlo che esplode dentro ognuno di noi non può essere taciuto. E’ l’urlo che spazza via il moralismo e perbenismo dei benpensanti, di coloro che hanno armato quella mano e che ora disprezzano e offendono quel corpo martoriato ancora caldo e sanguinante. La mano grondante di sangue non è solo una, quella dell’assassino, ma sono tante quanti sono i pregiudizi, le cattiverie, l’emarginazione e l’isolamento che alcune persone, a causa del loro orientamento sessuale o di genere, sono costrette a subire. E’ la mano di chi si è nutrito del pensiero corrente che “tanto uccidere una trans, una prostituta non è poi così tanto grave”.
Come potrebbe essere altrimenti se transessuali, lesbiche e gay sono quotidianamente bersaglio di efferati attacchi da parte della politica, della Chiesa Cattolica, del branco mediatico?
Noi Manuela la conoscevamo. Si era rivolta alla nostra Associazione per parlare di sé, per partecipare attivamente alle nostre iniziative. Manuela si è rivolta a noi anche per essere aiutata a cercare un lavoro “normale”: era stanca di prostituirsi e non sapeva come fare per modificare ancora una volta il suo cammino di vita. Ci parlava della sua famiglia, del bel rapporto che aveva con suo padre che, diceva, aveva assistito in una lunga malattia che l’aveva portato alla morte. Ci ha parlato della sua laurea, dei suoi studi e delle sue letture. Noi abbiamo conosciuto Manuela trans, donna, prostituta ma soprattutto persona. E’ per lei e per tutte le persone come lei che continueremo la nostra lotta. Ora è il momento del dolore, del silenzio e della riflessione. Qualcuno stanerà l’assassino. Noi faremo in modo che quanto accaduto non venga dimenticato.
Jonathan – Diritti in movimento
Crisalide Azione-Trans
Abruzzo - Jonathan - Diritti in movimentoAssociazione glbt
Via Palermo,
41 - 65122 Pescara 347 6163260 - info@alinvolo.org - www.alinvolo.org

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RESOCONTO MANIFESTAZIONE CONTRO IL RACKET DELLA PROSTITUZIONE
L’Aquila, 24 e 26 aprile 2007

VERDI Regione Abruzzo e Gaya CsF, hanno presentato: Adelina, la sua storia, il suo libro e il suo progetto “Tricarico”.
Buona l’affluenza di pubblico, considerando che nelle manifestazioni culturali in genere non si registrano molte visite. L’attenzione dei media è stata sufficiente ma non soddisfacente. Ad ogni
modo i VERDI Regione Abruzzo e Gaya CsF, sono riusciti a concentrare per la due giorni, l’attenzione dell’opinione pubblica circa la piaga del racket della prostituzione che brutalizza quotidianamente molte, troppe donne costringendole a prostituirsi per la strada.
I VERDI e Gaya CsF presenteranno nei prossimi mesi altre iniziative a livello locale e nazionale.

– Dichiarazioni di Adelina:
“sono delusa dalla tiepida accoglienza dei giornalisti della carta stampata e dall’assenza delle autorità nell’ambito di questa manifestazione. Sono venuta da Milano con 40 centesimi in tasca, questo per dimostrare che ciò che faccio, lo faccio perché ci credo e credo fermamente che sia necessario lottare contro la bestialità dei clan che gestiscono questo tipo di attività criminose. Ho visto e subito innumerevoli violenze al fine di essere costretta a prostituirmi sui marciapiedi; nel gruppo di ragazze di cui facevo parte, la più grande aveva 21 anni e la più piccola solo 14. Venivamo stuprate dai nostri aguzzini con sistematicità, dopo aver “lavorato” più di 14 ore per la strada. Non ci davano nemmeno il tempo di lavarci, ci offrivano un solo toast al giorno ed era l’unico cibo che avevamo a disposizione. Gli uomini di questo clan c’inducevano anche a derubare i clienti più abbienti. Inoltre eravamo costrette a guadagnare un milione di lire al giorno e quando non portavamo questa cifra a fine giornata, oltre alla solita violenza sessuale, venivamo punite con torture quali: sigarette spente sul seno e sul pube, ferite inferte con armi da taglio, sulle quali veniva applicato del sale e richiuse con i lembi che si erano aperti. Tutto questo si sommava ai calci, pugni e schiaffi che ci “elargivano generosamente” in ogni momento. C’è una grande urgenza d’informazione sul tema del racket della prostituzione e su tanti altri argomenti inerenti. Bisogna costruire una conoscenza e una cultura ad ogni livello, affinché le
coscienze non rimangano azzittite dall’indifferenza, perché è proprio l’indifferenza il primo killer di chi si trova in certe condizioni. Sono stata costretta a prostituirmi per quasi cinque anni, fermata dalla Polizia italiana e rimpatriata per tre volte. Fin dal primo rimpatrio, tentando di tornare a casa, bussai alla porta e mia madre mi cacciò via dicendo che avevo disonorato la famiglia. Incontrati malauguratamente mio zio (fratello di mia madre), che a suon di schiaffi e calci mi condusse nel suo appartamento dove mi violentò ripetutamente. In un'altra occasione di rimpatrio invece, camminando per strada, vidi sopraggiungere mio nonno (padre di mia madre) che mi trascinò dentro il suo furgone e mi violentò senza nessuna vergogna. Dopo aver abusato di me, chiese se volevo dei soldi e naturalmente non li accettai. L’unico mio pensiero fu quello di fuggire da quell’inferno, da quell’atrocità, dovrei avrei potuto trovare una famiglia e invece trovai solo dolore e sofferenze indicibili, ancor più di quante ne avevo già sopportate.
Oggi grazie all’aiuto della Polizia e dei Carabinieri, sono una donna libera, libera dal racket della prostituzione, libera di vivere e lottare contro ogni forma di schiavitù e soprattutto pronta a
combattere per liberare tante altre ragazze e bambine che si trovano in quelle condizioni. Sto portando avanti il progetto Tricarico che consiste nell’apertura in Basilicata, presso una struttura già esistente, una casa d’accoglienza per le donne che si vogliono ribellare al racket della prostituzione. Il progetto Tricarico è un mio omaggio al Maggiore Mario Tusa e al Colonnello Giacomo Vilardo, che dal 1998 al 2002, hanno salvato più di 500 donne dal racket, grazie alla loro tenacia sono riusciti a mettere la criminalità in ginocchio lavorando a livello nazionale, essendo inoltre, il primo reparto operativo nel quadro europeo a comprendere l’importanza del contrasto verso il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione. Il 26
novembre scorso nell’ambito di una manifestazione, ho premiato Polizia e Carabinieri e chiesi al Maggiore Tusa cosa provano quando salvano queste donne e i loro bambini, mi rispose che il lavoro svolto era stato un’opera di Dio e hanno dedicato le donne e i bambini sottratti
dal racket, alla Madonna e a Gesù.

Prossimamente uscirà il libro “Le stelle del cuore – quattro anni leggendari e rischiosi della compagnia dei Carabinieri di Tricarico contro il racket delle schiave mitteleuropee”. Sono davvero molto pochi i commenti che si possono fare di fronte ad una vicenda così agghiacciante. Certo è che spesso, quando incontriamo queste ragazze per la strada, potremmo essere meno
indifferenti e chiederci quanti “pezzi” di Adelina ci sono in ognuna di loro. Noi di Gaya CsF e del gruppo VERDI Regione Abruzzo, aderiamo alla campagna di divulgazione e sensibilizzazione lanciata da Adelina, mettendo a disposizione tutti i mezzi di cui disponiamo.

Chiunque voglia contattare Adelina, può farlo presso il suo sito internet:
www.adelina113.altervista.org
oppure presso il suo indirizzo email: adelina113@tiscali.it
- nei prossimi giorni faremo girare nella mailing list di Gaya e sul web in genere, una serie di servizi e montaggi audio-video-fotografici, sulla manifestazione che si è tenuta a L’Aquila,
grazie al preziosissimo ed insostituibile contributo del gruppo VERDI Abruzzo e dei cronisti, fotografi e cameraman del gruppo Gaya CsF. Un

ringraziamento speciale va a: Walter Caporale (Capo gruppo VERDI Abruzzo), Cristiana Graziani (gruppo Consiliare VERDI Abruzzo), Mario Camilli (Segretario VERDI Abruzzo), al cameraman di Gaya CsF Massimo Pupi, alle fotografe di Gaya CsF: Cinzia Marinangeli e Marina Giovannini e al cronista di Gaya CsF Massimo Bernardini, tutti quanti i quali mi hanno assistita sia nel lavoro di preparazione della manifestazione e sia durante i giorni intercorsi, con la loro presenza e il loro inesauribile lavoro.

Carla Liberatore Gaya CsF
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COMUNICATO STAMPA
Bologna, 26 aprile 2007
UE: ARCIGAY, DA PARLAMENTO EUROPEO UNA LEZIONE DI CIVILTÀ
“L’OMOFOBIA DEI LEADER RELIGIOSI SIA CONDANNATA ANCHE DA QUELLO ITALIANO”
“Come al solito. Il parlamento Europeo dà lezioni di civiltà a quello italiano: speriamo serva a smuovere l’indifferenza dei politici di casa nostra contro gli attacchi omofobici da parte di leader politici come Roberto Calderoli e Giulio Andreotti e leader religiosi come il presidente della Cei Angelo Bagnasco”.
Così il presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice, commenta l’odierna risoluzione del parlamento europeo contro l’omofobia, sostenuta da Pse, Liberali, Verdi e Sinistra Europea, che ribadisce l’invito agli stati membri “a proporre leggi che superino le discriminazioni subite da
coppie dello stesso sesso", condanna "i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali” e dà ufficialità alla "Giornata internazionale contro
l'omofobia", celebrata da anni il 17 maggio in tutto il mondo, Italia compresa, su iniziativa delle associazioni lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender).
“Anche se dal testo approvato è scomparsa la condanna esplicita a Bagnasco per aver accostato le coppie di fatto alla pedofilia e all’incesto – prosegue Lo Giudice – la sostanza non cambia: le parole del presidente della Cei, che in Italia cadono in un’indifferenza inquietante, sono considerate nel resto d’Europa come intollerabili espressioni di omofobia da bandire. “È positivo – conclude il presidente di Arcigay – che il parlamento europeo abbia voluto ricordare la tragedia di Matteo, il quindicenne torinese vittima del bullismo antigay. Che distanza dal comportamento del ministro Fioroni, che dopo la tragedia di Torino non ha speso una sola parola contro l’omofobia nelle scuole italiane”.

Ufficio stampa Arcigay
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ORGOGLIO E PREGIUDIZI
Alba Montori

A NOIDONNE redazione@noidonne.org
Lettera aperta al Sommo Pontefice?

Sorelle mie, compagne immaginarie...
ma veramente pensate che il sig Ratzinger possa intendere ragione "al femminile", e magari schierarsi dalla parte dei diritti delle donne, quelli che noi donne consideriamo tali, quelli che ci spettano in quanto esseri umani intelligenti ?
Veramente potete credere che l'uomo-dio anche solo potrà semplicemente leggere il vostro appello con "cristiana pietas", quella che lui e i suoi accoliti sbandierano a ogni piè sospinto per meglio ricacciare le donne, e non solo, che osino rivendicare a sé pari diritti dei maschi
nell'inferno quotidiano del sessismo cattolico apostolico romano?
Ma non vi sembra che 2000 anni di riduzione alla condizione servile delle donne sottoposte al maschile e maschista, scientificamente programmato e documentato, ci dovrebbero almeno aver insegnato a non avere alcuna fiducia in qualcuno che della repressione della sessualità e della riduzione della donna a femmina del maschio, e fattrice di figli, ha fatto e continua a fare il fondamento del suo potere assoluto e alienante, in nome e per conto di un dio che se esistesse così come ce l'ha raccontato, avrebbe certo impedito tutto ciò ' ?

Il "Sommo Pontefice" non è solo il capo religioso più assolutista del pianeta, è anche il capo di uno stato estero, assoluto, teocratico e nel quale non vige alcuna democrazia, che esercita un enorme potere nel mondo attraverso la credulità della povera gente e una ricchezza incrementata dalle tasse che tutti gli anni noi, italiane, siamo costrette a regalargli, togliendole alle nostre finanze, al bilancio dello stato, ai servizi di cui abbiamo necessità, attraverso il perverso meccanismo dell' ottopermille, e a quelle che altri stati, europei e non solo, con
meccanismi analoghi gli regalano altrettanto graziosamente.
Il "Sommo Pontefice" è il capo assoluto di uno stato teocratico, che pretende di imporre la sua legge sopra le leggi degli stati sovrani, che pretende di arrogarsi il diritto ( canonico) di proteggere i preti pedofili espropriando di fatto i giudici italiani (Stato sovrano la Repubblica
Italiana) dell'ufficio di giudicare tali crimini secondo la sua Legge.

Smettete di sognare, una buona volta, per favore, per amore.
Ne và della nostra vita, quella vera, reale, quella che tutti i giorni ci vede, volenti o nolenti, coscienti o meno in una trincea sempre più angusta e soffocante, fatta di violenza e di sopraffazione che non abbiamo scelto, perchè non ne abbiamo neanche avuto l'opportunità.

Nella nostra vita reale di donne, quella che la religione del sig. Ratzinger ci ha costruito addosso, tale tipo di sogno può essere più che pericoloso, può essere suicida.

No grazie, non posso, non voglio sottoscrivervela.

Alba Montori 11 aprile 2007.


LETTERA APERTA AL SOMMO PONTEFICE BENEDETTO XVI -
Alla vigilia dell'8 marzo, giornata universalmente dedicata alle donne, durante l'udienza nella Sala Nervi nel Suo discorso ha omesso qualsiasi riferimento alle condizioni di vita delle donne in Italia e nel mondo. Con disagio osserviamo che non c'è stato un cenno alle sofferenze che le donne patiscono in aggiunta a quelle che già le guerre e la fame impongono a miliardi di persone. A milioni di donne è negato il diritto ad un'esistenza dignitosa, all'istruzione, al lavoro, alla maternità. Sono le violenze subite in quanto donne. Stupri, mutilazioni sessuali, lapidazioni, matrimoni combinati, riduzione in schiavitù e costrizione alla prostituzione sono violenze sessuate che le donne subiscono anche per mano di uomini che dovrebbero essere loro compagni di vita. Spesso tali innominabili violenze sono perpetrate in base a leggi tribali o di clan secondo un relativismo culturale sul quale sarebbe importante Lei si esprimesse.
E' proprio nelle mura domestiche, luogo simbolo di tutela e di affetti, che avviene la maggior parte delle violenze sulle donne, come documentato dalle fonti più varie nazionali ed internazionali. Anche in Italia la violenza, che a volte arriva al “femminicidio“, raramente è
denunciata perché spesso avviene in famiglia. E' una vera e propria guerra dichiarata alle donne e praticata dagli uomini con la forza fisica o con l'inganno delle tradizioni. Allora perché, Sua Santità, non condanna questi comportamenti e non rivolge un appello specifico agli uomini, esortandoli a rispettare le donne e a riflettere sulle cause di tanta brutalità? Tutti i giorni la Chiesa ripropone richiami sul valore della famiglia e sulla necessità di tutelarla come caposaldo
della società. Ci domandiamo perché a questi appelli Lei non aggiunga anche raccomandazioni su che cosa la politica e tutta la struttura sociale debba fare in concreto affinché questo avvenga. La maternità, considerata nel lavoro al pari di una malattia e nella società un fatto privato, è vissuta dalle donne in solitudine e come un dilemma, aggravato dalla precarietà delle condizioni lavorative. Le donne da anni chiedono che la maternità, che ogni bambino che nasce, sia un
evento che la società mette al centro delle sue attenzioni, proprio per quella sacralità della vita cui la Chiesa richiama continuamente. La Sua voce, una Sua parola in questa direzione aiuterebbe a far si che la famiglia, non a parole ma in concreto, fosse tutelata, rispettata,
valorizzata.

NOIDONNE
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INTITOLATA UNA PIAZZA DELL’AQUILA A ULRICHS
di Massimo Consoli

Lo scorso gennaio ho ricevuto una notizia che mi ha reso molto felice, e visto che riguarda tutti
noi, ve ne rendo partecipi. Non ho potuto farlo prima per le cattive condizione di salute mie e del mio computer, ma questo cambia poco perché si tratta di un’informazione più attuale che mai. Come alcuni di voi sapranno, Karl Heinrich Ulrichs (28 agosto 1825 – 14 luglio 1895) era un tedesco che nell’Ottocento, per primo, ha cercato di dare un’interpretazione scientifica positiva dell’omosessualità, pubblicando alcuni libretti sull’argomento, soffrendo persecuzioni varie e, alla fine, costretto ad abbandonare il suo paese ed a rifugiarsi nel nostro, all’Aquila, dov’è morto nel 1895 e dov’è sepolto nel cimitero locale. Per quasi un secolo il suo nome è stato misteriosamente dimenticato (come tanti altri nomi di uomini, donne, trans che hanno dato la vita per la causa in cui credevano…) poi, negli anni Ottanta ho dato inizio ad una martellante campagna per restaurarne la memoria. L’iniziativa ha avuto successo, grazie anche a vari altri personaggi che, prima di me, avevano provveduto a spianarmi la strada: Hubert Kennedy con la sua monumentale biografia su Ulrichs, Michael Lombardi Nash e Paul Nash con le loro traduzioni delle opere del pensatore tedesco, Enzo Cucco con il suo viaggio all’Aquila che aveva anticipato il mio…
Oggi, gli Italiani sanno chi era Ulrichs (negli anni Settanta, probabilmente, non eravamo
nemmeno in dieci in tutta la nazione…), e perfino i tedeschi lo hanno riscoperto dedicandogli addirittura strade e piazze e collane editoriali. Non sapete che soddisfazione si provi nel sentirsi
responsabili di una cosa del genere. Per me Ulrichs è un po’ il nonno del movimento glbt internazionale (con una definizione inventata da Giovanni Dall’Orto che mi è sempre piaciuta), ma per un altro po’ lo sento come mio figlio, per l’affetto e la responsabilità che ho sempre
sentito nei suoi confronti, per le cure che ho avuto verso di lui. E, badate bene, non condivido quasi niente del suo pensiero: non credo che l’omosessualità sia una sorta di terzo sesso, non penso di avere una psiche femminile imprigionata in un corpo maschile, non mi piace definirmi un urningo… ma gli riconosco il coraggio di essere stato il primo ad affrontare questo argomento in maniera positiva e propositiva, con un intento scientifico e utilizzando al meglio i pochi mezzi che, all’epoca, aveva a disposizione e, soprattutto, di essersi dimostrato (nei suoi dodici libretti sull’”enigma” di questo tipo di amore) capace di modificare continuamente il suo pensiero per adattarlo alla realtà ed alle informazioni in continua evoluzione durante la seconda metà
dell’Ottocento. Oggi, anche la città dell’Aquila ha deciso di dedicargli una piazza. Una iniziativa che mi commuove profondamente e, come dicevo all’inizio, mi rende molto felice. Resta una cosa da fare, che reputo importantissima: chiedere all’amministrazione delle poste un annullo speciale per il prossimo 28 agosto, anniversario della nascita di Ulrichs, abbinandolo all’istituzione della piazza a suo nome. Non è una cosa impossibile e neppure difficile. È già stato fatto nel 1997 per ricordare le “Origini del movimento gay in Italia”, e poi nel 2004 per il Gay Pride a Grosseto. Basta presentare una domanda e, forse, pagare una piccola tassa alla quale sarei felicissimo di poter contribuire (nonostante in questo momento non abbia neppure i soldi per poter spedire i miei libri a chi dovrei…).
Forza, militanti dell’Aquila! Il mondo aspetta un vostro intervento!
E finalmente, ecco la notizia importante, che mi è stata inviata dal bravissimo Giorgio Piccinini: Un piazzale vicino al Castello Spagnolo per Karl Heinrich Ulrichs a L'Aquila.
Lo scorso 26 Gennaio 2007, alle ore 11, 30 presso la Sala preconsigliare nella sede del Comune di L’Aquila si è tenuta la conferenza stampa del Consigliere Antonio DiGiandomenico che ha
comunicato ufficialmente la scelta della Commissione Comunale per l’onomastica stradale di conferire la titolazione del piazzale antistante l’ingresso del Castello Spagnolo a Karl Heinrich Ulrichs (giurista e latinista, 1825 – 1895) inoltre è stata sottolineata la necessità di provvedere in tempi rapidi ad una manutenzione straordinaria per la conservazione della lapide ultracentenaria presso il Cimitero Monumentale della città, e la proposta di un convegno di studi sulla figura e l’opera dello studioso tedesco spentosi a L’Aquila nel 1895, che per primo teorizzò attraverso alcune sue opere, la dignità e il rispetto delle persone omosessuali. Ricordata anche la figura del Marchese Niccolò Persichetti, noto archeologo che permise allo studioso tedesco di vivere in serenità economica gli ultimi anni di vita. La richiesta di titolazione di un area urbana, avanzata da me e altri amici nel 2001, dopo sei anni ha raggiunto positivamente il suo traguardo, un grazie ad Antonio Di Giandomenico che ha abbracciato con attivo entusiasmo questa causa fino al suo compimento, allo scrittore Massimo Consoli che da sempre si batte energicamente per mantenere viva la memoria di personaggi spesso dimenticati, ma che sono esempio di grande civiltà e cultura, all’On. Franco Grillini che attraverso una interrogazione a portato il nome Ulrichs in parlamento, e a tutti coloro che hanno contribuito con la loro presenza alle annuali commemorazioni estive a far conoscere lo studioso tedesco.
Giorgio Piccinini
CSU L’Aquila
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LA PARS LEDENTE DEL PASTICCIO TELECOM
Nel puttanaio infinito del pasticcioso pasticciaccio inverecondo di Telecom, e dei suoi spioni di cui gli espertissimi vertici di Telecom e di Pirelli non potevano non sapere (Carlo Buora e capo del personale compresi) ha perfettamente ragione il giornalista Davide Giacalone a definire scuse amorali quelle fornite con l'abituale spocchia e improntitudine da Tronchetti Provera che ha scelto sede, tempi ed argomenti che peggiori non sarebbe stato possibile trovare e ciò vuoi
per eventuale complicità con gli spioni (cosa che spetta alla magistratura accertare, e posto che egli non è neanche indagato), vuoi per l'incapacità di accorgersi di cosa accadeva nella stanza accanto alla sua, talora nella sua stessa stanza, e comunque con uomini e strutture da lui scelti e da lui pagati. La "pars" ledente di Telecom è Tronchetti Provera, altro che parte lesa come senza vergogna ma con dosi massicce di facce di tolla, facciacce che più di tolla non si può,
si ostinano a sostenere Tronchetti Provera & Co.
Giuliana D'Olcese
http://www.virusilgiornaleonline.com/rubricadol.htm
- P.S.:
Hai fatto il Mecenate nell'Uovo con un solo euro? Se non l'hai ancora fatto solo per pigrizia sei sempre in tempo a FAI *il Mecenate nell'Uovo* versandolo sul Conto corrente postale n° 11711207 FAI Fondo per l'Ambiente Italiano Viale Coni Zugna, 5 - 20144 Milano Causale: Mecenate nell'uovo Giuliana D'Olcese Restauro Vescovi

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OSSERVATORIO LGBT VENEZIA
CITTADINANZE E PLURALISMO CULTURALE
Nell’anno europeo delle Pari Opportunità Convegno internazionale Padova, 4 maggio 2007 Salone di Civitas. Fiera di Padova. h.10.30 – 18.00
Nell’agenda delle società contemporanee, il problema del pluralismo è stato affrontato
soprattutto in riferimento all’emersione delle culture dei migranti.
Tuttavia, negli ultimi anni le domande di cittadinanza di gay e lesbiche hanno reso più articolata questa discussione. Oggi, il corpo delle donne migranti, delle lesbiche e dei gay si trova al centro di dilemmi culturali che sfidano le definizioni della cittadinanza sul terreno delle relazioni di genere e dello statuto della differenza.
Come è possibile contrastare le nuove forme dell’esclusione sociale coniugando le esigenze di integrazione con il riconoscimento delleidentità? In altri termini: come è possibile vivere assieme da diversi?
Questi interrogativi costituiscono l’oggetto del convegno internazionale “Cittadinanze e pluralismo culturale”, organizzato in occasione dell’anno europeo delle Pari Opportunità dal Dipartimento di Sociologia dell’Università di Padova in collaborazione con l'Osservatorio Lgbt del Comune di Venezia. Il convegno, che si svolgerà il 4 maggio 2007 dalle 10.30 alle 18.00 all’interno del Salone di Civitas (Padova Fiere, via N. Tommaseo 59, Padiglione 8), presenta i
risultati di una ricerca nazionale e di un progetto europeo sul rapporto tra genere e differenze culturali e sull’integrazione delle donne migranti.
Dopo l'iniziativa sull'omogenitorialità e le nuove famiglie, realizzata l'anno scorso, continua l'altra Università di Padova e Osservatorio Lgbt sugli aspetti più complessi della cittadinanza,
all'interno del Salone di Civitas, che è l'appuntamento nazionale più importante della società civile e dell'economia sociale.
Sala 8C Ore 10.30 – 11.30
SESSIONE I Vivere assieme, diversi
Genere e costruzione sociale del corpo nella sfera pubblica
franca bimbi - Università di Padova
L’integrazione delle donne migranti nel mercato del lavoro e nella società
maria kontos – I. S. R. Frankfurt am Main
Ore 11.30 – 13.30 SESSIONE II
Le donne immigrate: tra processi di esclusione e domande di riconoscimento
Coordina giovanna campani - Università di Firenze
Interventi
christine catarino - ISP – Université Paris X
tiziana chiappelli - Università di Firenze
monica massari - Università della Calabria
letterio pantò/sveva magaraggia - Università di Milano-Bicocca

Sala 8B Ore 15.00 – 16.45
SESSIONE III Genere, differenza culturale e orientamenti sessuali
Coordina fabio bozzato - Osservatorio LGBT Venezia
Interventi
chiara bertone - Università del Piemonte Orientale
luca trappolin - Università di Padova
elisabetta ruspini - Università di Milano Bicocca
Discutono
farian sabahi - Università di Torino
ruba salih - Università di Bologna

Ore 17.00 – 18.00 SESSIONE IV
Ripensare la cittadinanza
Coordina laura balbo - Università di Padova
Interventi
donatella barazzetti - Università della Calabria
carmen leccardi - Università di Milano-Bicocca
gustavo guizzardi - Università di Padova 1
palazzo cavalli s.marco 4089 --- 30124 venezia Tel:+39.
041.274.8320 / 8264 -differenze@comune.venezia.it

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UNIONE FEMMINILE NAZIONALE
SALUTE, CORPO, SESSUALITA’, CONSULTORI. PARLARNE PER AGIRE
OCCORRE IL NOSTRO BENE-STARE
Mettiamo in comune progetti e percorsi -
SABATO 5 maggio 2007 – DALLE 10.30 ALLE 16.30 CORSO DI PORTA NUOVA 32,
MILANO
Per individuare iniziative condivise a partire dalle esperienze locali.
Per essere operative, senza escludere l'ambizione di mettere a fuoco i cambiamenti intervenuti nel rapporto delle persone (e le persone hanno un sesso, o più di uno) con la medicina.
Perché su corpo, sessualità, salute, maternità e aborto la parola decisiva sia la nostra: non di autorità religiose, nè "scientifiche", né di interessi di mercato.
Gli argomenti sono tanti e complessi: vi invitiamo a partecipare per dare vita ad una rete nazionale che si dia successivi appuntamenti e che sappia garantire raccordo tra gli snodi:
movimenti, organizzazioni, istituzioni.
L'incontro è aperto. Da Bologna, Milano, Bologna, Ravenna, Roma, Torino, Trento hanno già
assicurato la partecipazione donne (e uomini) singole o organizzate.
Interventi brevi e informali favoriranno la condivisione di esperienze
e il dibattito.
Promuovono l'iniziativa: Coordinamento per l'autodeterminazione della Casa delle donne di Torino, Osservatorio salute donna di Milano, Unione femminile nazionale.
Per aderire e per avere informazioni: Tel/fax 02/6572269 (Unione femminile) oppure
osa@osadonna.org
Grazie se vorrete diffondere questo invito.

OCCORRE IL NOSTRO BENE-STARE - Mettiamo in comune progetti e percorsi. La salute è
un bene collettivo da salvaguardare che è sempre più affidato ad una gestione privatistica. Alla progressiva privatizzazione dei servizi sanitari e sociali corrisponde: una grande solitudine delle persone nell’affrontare i problemi di salute; solitudine specialmente femminile perché alle donne è affidato il compito di “rimettere al mondo il mondo” ogni giorno; una sempre maggiore povertà di risorse economiche e possibilità sociali; un sempre minore interesse alla conoscenza della vite quotidiane delle persone e del concreto operare dei servizi, spesso “tenuti sù” da lavoratrici e lavoratori inascoltati e negletti; una grande mancanza di idee e di pratiche efficaci e solidaristiche nella gestione dei servizi; La nostra salute dipende dallo stato di salute della nostra democrazia. Né l’uno né l’altra possono fare a meno del nostro BENESTARE….. sul corpo e la sessualità, su maternità e aborto, sulla salute riproduttiva, sul disagio maschile e femminile
nell’agire una sessualità che per essere sempre più compulsivamente prescritta può rivelarsi sempre più fonte di ansia e noia a un tempo.
VOGLIAMO:
Verificare il rapporto di ciascuna e ciascuno con la medicina, il nostro corpo, la nostra sessualità (femminile e maschile), i servizi che se ne fanno carico. Descrivere le singole
realtà regionali per individuarne le specificità territoriali e disegnare una mappa dei servizi pubblici in Italia, utilizzando come parametro l’autodeterminazione dei soggetti e la libertà di scelta.
Discutere e concordare livelli minimi di funzionamento e risorse assegnate per i servizi per la salute delle donne;
Proporre pratiche politiche ed azioni condivisibili e coordinate a livello
nazionale.
INVIATO DA Alba Montori Gaya CsF
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OMOFOBIA, GAYLIB SU CONDANNA UE ALL’ITALIA:
“ATTO UNILATERALE CONTRO TUTTI I POLITICI E I TONI VIOLENTI
DELLE GERARCHIE VATICANE. ORA CHIEDIAMO SUBITO LEGGE SU CONVIVENZE E
CONTRO L’OMOFOBIA IN AMBITO PUBBLICO E PRIVATO”
GayLib (gay liberali e
di centrodestra) esprime profonda soddisfazione per il pronunciamento
ufficiale con cui il Parlamento europeo ha condannato Polonia e Italia
per omofobia.“Era ora che qualcuno si svegliasse - dichiara il
presidente Enrico Oliari – riconoscendo ciò che il movimento gay
italiano denuncia da decenni. Il fatto, poi, che la condanna arrivi con
un voto espresso dalla maggioranza schiacciante degli europarlamentari
eletti dall’intera comunità dei cittadini dell’Unione europea dà una
ulteriore valenza a parole già da sé chiare e inequivocabili”. Nel
testo votato oggi a Strasburgo, infatti, l’Europarlamento invita i
Paesi dell’Unione a prendere misure contro le dichiarazioni rilasciate
da leader pubblici incitanti alla discriminazione e all’odio sulla base
dell’orientamento sessuale. “Senza voler essere faziosi – aggiunge il
vicepresidente di GayLib, Daniele Priori – nelle parole del Parlamento
Europeo si legge un riferimento coraggioso e neanche troppo implicito
ai vertici ecclesiastici. Dopo questo pronunciamento, credo, sarà più
difficile tornare ad accostare una proposta di legge sulle convivenze
gay ad incesto e pedofilia, come ha detto il presidente della Cei
Bagnasco un mese fa, piuttosto che insistere ogni giorno, come fanno
dal Vaticano, su forme di amore debole, deviato e contro natura,
riferendosi alle vite di milioni di coppie omosessuali”. “E’ inoltre
indubbio – riprende il presidente Oliari – che l’arrivo di una tale
condanna da parte dell’Europarlamento sia un colpo, senza distinzioni,
all’autorevolezza della politica italiana. Pertanto, oggi più che mai
con forza e decisione e a nome dell’intero direttivo di GayLib –
conclude Oliari – torniamo a chiedere con forza al Governo italiano non
solo il compimento del percorso legislativo delle proposte di legge in
materia di convivenza ma anche una legge chiara e decisa contro l’
omofobia e la discriminazione in ambito pubblico e privato per l’
orientamento sessuale e di genere. Perché l’Europa, una volta di più,
ci fa capire come ventisette paesi debbano stare insieme non solo per i
benefici di natura economica ma anche per una affermazione chiara e
netta dei diritti civili”.

GayLib - Il Direttivo - Contatti Enrico Oliari – Presidente 335/6622440
- Daniele Priori - Vicepresidente 328/6323820
- Marco Anselmo Jouvenal - Coordinatore nazionale 338/7554565


UN ATTIVISTA GAY DI 258 ANNI FA
di Massimo Consoli
David
Thorstad mi manda questo documento tratto da “Story from BBC News”,
http://news.bbc.co.uk/go/pr/fr/-/2/hi/uk_news/england/manchester/6593281.stm
(25 aprile 2007). Ve lo traduco liberamente in italiano per vostra comodità. Gli scritti tra
parentesi, in corsivo, sono osservazioni o spiegazioni che ho inserito
per rendere più comprensibile il testo.
Buona lettura,
Massimo Consoli

- È probabile che la battaglia per i diritti gay sia stata combattuta
più di due secoli prima che la legislazione inglese sull’omosessualità
venisse liberalizzata. Uno studioso della University of Manchester
Academic, ha rintracciato gli scritti del 18mo secolo di Thomas Cannon,
forse uno dei primi attivisti gay, contenuti in una pergamena
manoscritta (di circa 90 x 150 cm.) con l’imputazione di un tipografo
per il suo lavoro del 1749 intitolato “Ancient and Modern Pederasty
Investigated and Exemplified” (“La pederastia antica e moderna
investigata e spiegata con degli esempi”). Il libro venne vietato, ma
il manoscritto ha dei lunghi estratti con delle affermazioni mai fatte
prima. Il Dr Hal Gladfelder ha trovato la pergamena in una scatola di
documenti non catalogati dal 1750, mentre faceva una ricerca ai
National Archives di Kew. (Gli Archivi Nazionali dell’Inghilterra,
Galles e Regno Unito sono una delle più ricche collezioni del mondo,
comprendendo circa mille anni di storia inglese. Si trovano a quaranta
minuti con la metro dal centro di Londra, a Ruskin Ave, Kew, Richmond,
Surrey, TW9 4DU, www.nationalarchives.gov.uk ) Il testo dell’imputazione
suggerisce che il libro fosse un’antologia di racconti e testi
filosofici in difesa dell’omosessualità maschile. Un racconto si occupa
di travestimento mentre altri sono traduzioni di testi omoerotici
latini e greci. Uno degli estratti dice che “Il desiderio innaturale è
una contraddizione in termini; una totale sciocchezza”. “Il desiderio è
un impulso amatorio delle più profonde parti umane”. Il Dr Gladfelder,
della School of Arts, Histories and Cultures, dice: “Probabilmente è la
prima volta che viene affrontato in inglese l’argomento omosessuale in
maniera sostanziale. Le uniche altre discussioni sull’omosessualità che
conosciamo erano contenute in attacchi violentemente moralistici e
omofobici o nel resoconto di processi per il crimine di sodomia fino al
1750, ed oltre”. In Inghilterra la sodomia è stata un reato capitale
punibile con la pena di morte fino al 1861, e l’omosessualità è stata
vietata fino al 1967. (Spesso si ignora che Oscar Wilde, nel 1895 venne
condannato al massimo della pena, due anni di lavori forzati, per il
reato di “gross indecency”, cioè, di “grave oltraggio al pudore”. Fosse
stato riconosciuto colpevole di penetrazione anale, la punizione
sarebbe stata molto più grave, arrivando fino all’ergastolo. Poi, in
seguito al Rapporto Wolfenden, nel 1967 la legge venne modificata
permettendo attività omosessuale tra adulti consenzienti sopra i 21
anni, mentre l’attività eterosessuale era permessa a partire dai 16
anni. In Irlanda l’omosessualità è stata decriminalizzata solo nel
1993). Il Dr Gladfelder afferma che Cannon scappò sul continente
europeo per evitare una incriminazione, e che non sopravvivono copie
del libro. “Possiamo dire che Cannon stava scrivendo per la subcultura
gay del suo tempo, che è rimasta quasi del tutto nascosta”, aggiunge.
“Sebbene sia vissuto nell’anonimato, possibilmente a causa della
notorietà raggiunta dal suo pamphlet, di sicuro lo considero un
martire. Penso che ciò che è capitato a lui abbia spianato la strada a
duecento anni di repressione omofobica”, ha aggiunto. (Cannon era
figlio del Decano della Cattedrale di Lincoln, e suo nonno era Vescovo
di Norwich e di Ely. Fu anche amico e rivale di John Cleland, autore
del classico erotico “Fanny Hill. Memorie di una donna di piacere”, del
1748, che fu l’unico altro testo di quel periodo contenente scene
esplicite di omosessualità maschile)

COMUNICATO STAMPA
ASSOCIAZIONE 2 AGOSTO 1980
Con una precisa scelta editoriale, il
quotidiano Liberazione pubblica la lettera di Andrea Colombo, coautore
con i terroristi fascisti pluriomicidi Francesca Mambro e Valerio
Fioravanti, un testo di pura faziosità difensiva, avulsa da ogni realtà
processuale accertata in via definitiva, e omette di pubblicare il
comunicato stampa dell’Associazione Familiari Vittime della strage
alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 e la lettera di risposta al
Direttore Piero Sansonetti. Il comunicato di Andrea Colombo contiene
inoltre, anche un’ inutile intimidazione nei miei confronti,
indicandomi quale destinatario di querela. Sono sconcertato da una tale
scelta di campo che appare favorire Andrea Colombo ed i suoi due
collaboratori, a scapito della verità e censurare le proteste delle
vittime della strage. Il Presidente Paolo Bolognesi Lettera al
Direttore di Liberazione Piero Sansonetti del 24 aprile 2007 - Caro
Direttore Ho appreso che il vostro giornalista Andrea Colombo ha
scritto una risposta alle mie contestazioni sul libro da lui scritto
con terroristi fascisti, i pluriomicidi Valerio Fioravanti e Francesca
Mambro. A questa risposta è stato dato l’onore della prima pagina, (
domenica 22 lunedì 23 aprile) non mi sembra che alle mie contestazioni
sia stato riservato uguale trattamento e me ne dispiace. Prendo atto
che il Partito della Rifondazione Comunista non c’entra nulla con le
opinioni del suo portavoce, ma preme sottolineare come in tutti questi
anni Andrea Colombo abbia utilizzato la sua collocazione a sinistra ,
prima sul Manifesto poi anche con citazione esplicita, GRadio Rai del
giorno 18 aprile, quale portavoce di Rifondazione Comunista, per
portare avanti da sinistra le sue tesi innocentiste, di accreditamento
di assurde piste alternative e di denigrazioni delle sentenze senza
molta conoscenza degli incartamenti processuali. Questo appoggio
incondizionato, da sinistra, alle tesi innocentistiche basate sul nulla
credo non faccia onore ne al Partito della Rifondazione Comunista né al
suo giornale Liberazione. Farà sicuramente bene alla notorietà del
dottor Andrea Colombo visto la grande pubblicità che viene data alla
sua persona “di sinistra “ e ai terroristi che potranno aumentare la
loro notorietà criminalmediatica con l’aiuto di quel libro scritto dal
portavoce del Partito della Rifondazione Comunista. Distinti saluti.
Presidente Paolo Bolognesi

*****
NESSUNO TOCCHI CAINO
28.04.07
MORATORIA.
MINISTRI ESTERI UE RINVIANO DECISIONE A MAGGIO - 23 aprile 2007:
'Abbiamo deciso che decideremo insieme con la Ue nel prossimo consiglio
ministeriale di maggio sulla presentazione di una risoluzione per la
moratoria delle esecuzioni capitali; nel caso in cui non ci fosse una
decisione Ue ci riserveremo di procedere autonomamente sulla base di
una coalizione dei volenterosi'. Lo ha precisato il ministro degli
Esteri Massimo D'Alema nel corso della conferenza stampa finale della
riunione dei ministri degli esteri dei 27 a Lussemburgo (CAGRE). 'Nel
caso non ci sia un consenso Ue - ha detto D'Alema - abbiamo deciso che
il Consiglio dei ministri valutera'. Non escludo che l'Italia decidera'
di muoversi egualmente'. 'Tuttavia ritengo giusto cercare un'
iniziativa comune dell'Ue su questo tema', non solo per la nostra
generale impostazione europea 'ma anche per avere successo', ha detto
D'Alema. 'Ci daremo ancora qualche giorno - ha aggiunto il ministro
degli Esteri - per fare verifiche attraverso contatti bilaterali con
gli stati membri dell'Onu, per valutare l'effettiva disponibilita' a
votare la risoluzione'. 'La valutazione e' che - ha precisato D'Alema -
la risoluzione deve essere presentata a colpo sicuro'. D'Alema ha
ricordato che al momento ci sono 90 Paesi che hanno aderito alla
'Dichiarazione di associazione' fatta insieme all'Ue per la moratoria.
Questo vuol dire che non c'e' 'la certezza di un voto positivo perche'
bisognerebbe poter contare su 96' voti. D'Alema ha riportato inoltre
una lettera inviata oggi da Amnesty International al Consiglio dei
ministri degli Esteri nella quale l'organizzazione 'mette in guardia
l'Ue dal chiedere in modo prematuro un voto, dal momento che un
eventuale insuccesso avrebbe conseguenze negative'. “Il Ministro degli
Esteri italiano Massimo D'Alema – hanno dichiarato i Radicali a seguito
del CAGRE - ci sembra cada in un patente equivoco, in un errore di
fatto, nell'interpretare le posizioni e le decisioni del Parlamento
italiano, oltre che ignorare posizioni e delibere del Parlamento
europeo. Il Parlamento italiano, infatti, ha da tempo impegnato il
Governo a presentare la Risoluzione nell'Assemblea Generale in corso e
ribadito nettamente quel mandato, essendo noto che ormai - almeno da
otto anni - la maggioranza alla proposta di moratoria è largamente
acquisita e sempre più chiaramente confermata nell'Assemblea Generale.
Certo, se si accumulassero oltre che ritardi anche gravissimi errori,
qualsiasi risultato positivo potrebbe essere impedito: come di già
accadde nel 1999 quando gli Ambasciatori dei Paesi europei presenti ed
operanti a New York si trovarono, all'improvviso ed all'ultimo momento
utile, dinanzi alla disposizione giunta "da Bruxelles" di ritirare la
Risoluzione già pronta con certezza di successo. La stessa situazione
di pretesi "rinvii cautelativi" si è ripresentata nel 2003; in entrambe
queste occasioni si è trattato di un evidente comportamento offensivo
dei mandati parlamentari. È chiarissimo anche che il Parlamento
italiano, così come il Parlamento europeo, con un'inedita,
straordinaria maggioranza ha anch'esso deliberato e richiesto al
Consiglio ed alla Commissione di sostenere nell'assemblea attualmente
in corso la Risoluzione, della quale invece il CAGRE di oggi conferma
non esservene tuttora nemmeno una bozza o una traccia. Ed infine
ricordiamo il caldo, immediato, deciso sostegno all'iniziativa italiana
e del Parlamento europeo del nuovo Segretario Generale delle Nazioni
Unite, Ban Ki Moon. Vorremmo ricordare che già nel 1994 la Risoluzione
fu battuta, sol perchè 4 Stati abolizionisti europei votarono contro la
Risoluzione. Questo comportamento fu determinante per impedire, dunque,
già 13 anni fa all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite di deliberare
la moratoria universale della pena di morte. Ci chiediamo se l'opinione
pubblica europea e mondiale, oltre a quella dei paesi appena citati,
sia stata informata di quell'infausto, inspiegabile ed inscusabile
comportamento. Certo, lo ripetiamo, se proprio è quel che si desidera,
da qualche parte "europea", è pur sempre possibile, anche se non
probabile, che si torni a perdere sol perchè un comportamento di fatto
ostracistico ha sicuramente di nuovo pesato negativamente. Nel mese di
gennaio, dopo l'esecuzione del dittatore iracheno, da parte di quasi
tutti i governi, ivi compresi alcuni che praticano tuttora la pena di
morte, vi era stata una vera e propria sollevazione, una deprecazione
pressoché globale. A questa situazione di opinione pubblica mondiale è
stato deliberatamente deciso di dare la risposta della moratoria
universale. Ora, invece, non si può di certo escludere che un qualche
gravissimo atto terroristico possa ancora una volta provocare quel
contesto meno favorevole, se non ostile che, ad oggi, sono solamente la
cattiva volontà e ipocriti comportamenti a ritardare, rinviare,
impedire. Per questo, decidiamo di continuare l'azione nonviolenta
attualmente in corso, estendendola e rafforzandola, rivolgendo un
appello a tutti i militanti nonviolenti, autenticamente pacifisti o
semplicemente consapevoli che a stragi di diritto e gravi
inottemperanze degli esecutivi nei confronti dei parlamenti
corrispondono eventi gravissimi, con conseguenze di incalcolabile danno
per il diritto, l'umanità, di sostenere o partecipare allo sciopero
della fame ad oltranza che conduciamo. Il Governo italiano,
manifestamente, ha ora bisogno di questo sostegno ai suoi obiettivi ed
impegni assunti. Nella speranza che non sia necessario attendere ancora
un altro CAGRE (istituzionalmente, com'è noto incompetente, a meno
dell'unanimità di tutti i suoi componenti), a continuare ad impedire
che la moratoria universale venga sostenuta con pari dignità anche da
Paesi di massimo prestigio delle varie Regioni del mondo. Ad esempio,
il Sud Africa, ha dichiarato la sua piena disponibilità e pie!
no
accordo ad essere co-sponsor di una Risoluzione, pur letteralmente
ancora ignorata e non ufficialmente stilata, nemmeno come semplice
bozza.
MORATORIA. BONINO, INIZIATIVA ALL'ONU IN PERICOLO - 24 aprile
2007: "Mi pare una situazione compromessa, in pericolo, e mi pare a
maggior ragione di dover ricordare il sostegno allo sforzo gravoso
dell'iniziativa nonviolenta di Marco Pannella, Sergio D'Elia, Lucio
Berte', Guido Biancardi, Claudia Sterzi e Valter Vecellio, giunti
all'ottavo giorno di sciopero della fame, e degli altri militanti in
sciopero della fame, per tentare di dare forza a questa iniziativa”. Lo
ha detto il ministro Emma Bonino, intervenuta in diretta a Radio
Radicale per raccontare la cronaca della relazione tenuta, alla fine
del Consiglio dei ministri, dal ministro degli Esteri D'Alema dopo la
riunione dei ministri degli Esteri dell'Ue ieri a Lussemburgo. “Mi
sembra che il rinvio a maggio sia una ennesima perdita di tempo, una
perdita di un altro mese in cui si dovrebbero verificare le
disponibilita' dei paesi senza peraltro aver ancora preparato un testo
di risoluzione. Ho detto in Consiglio, un Consiglio comunque piuttosto
disattento, che sarebbe stato auspicabile che l'Italia cercasse non
generiche adesioni, ma paesi co-sponsor della proposta di risoluzione.
In questo modo - ha precisato Bonino – alla riunione prevista per il 14
maggio, si sarebbe potuto sperare di mettere i paesi scettici dell'Ue
con le spalle al muro". Bonino ha ricordato che l'appuntamento di oggi
a Palazzo Chigi era stato previsto nello scorso Cdm: "La relazione e'
stata molto puntuale, perche' D'Alema ha dato atto del dibattito che si
e' svolto ieri a Lussemburgo, della richiesta insistita dell' Italia
perche' l'Ue prendesse in considerazione la possibilita' di andare in
Assemblea generale Onu gia' in questa sessione. La presidenza ha fatto
circolare una lettera di Amnesty che parlava del rischio di perdere in
Assemblea generale Onu e D'Alema ci ha riferito sul fatto che si e'
ripetuta la resistenza di alcuni paesi europei scettici sull'esito, e
ha aggiunto che viceversa la presidenza tedesca e' stata cooperativa".
Bonino ha concluso: "Alla fine si e' deciso di svolgere una attivita'
da oggi al prossimo Consiglio europeo del 14 maggio, una attivita' di
verifica della possibilita' di voto positivo dei vari paesi. A questo
scopo la presidenza ha predisposto un questionario, che immagino sia
gia' partito. Questa e' la situazione, e non mi pare promettere bene.
Lo diciamo da quel di': ci sono in Europa, e' chiaro (e spiace che
Amnesty offra il destro a questa situazione), ci sono paesi scettici
per conto terzi. Oggi D'Alema ha ripetuto piu' volte 'non siamo stati
inerti, abbiamo preso iniziative, abbiamo istruito le ambasciate', ma
mi sembra che la situazione sia di pericolo per una iniziativa che
poteva essere vincente, una iniziativa di cui in questi giorni, mentre
in Iraq si pensa di introdurre la pena di morte per i disertori, il
mondo ha ancora piu' bisogno".
MORATORIA. BAN KI MOON, ‘ITALIA CONTINUI
A CREDERCI’ - 24 aprile 2007: "Come questione di principio io
incoraggio e dò il benvenuto all'azione italiana nel cercare una
moratoria globale delle esecuzioni capitali, e come forse vi state
accorgendo c'e' una tendenza crescente della stessa comunita'
internazionale per arrivare all'abolizione della pena di morte". Lo ha
affermato Ban Ki Moon, segretario generale delle Nazioni Unite, in
un'intervista al 'Quotidiano Nazionale'. "L'espansione o meno di questo
appoggio - ha continuato Ban Ki Moon - dipende pero' dagli stati
membri. Ma come paese che ha iniziato la campagna, invito l'Italia ad
andare avanti, non la considero una 'missione impossibile', non so
quanto ci vorra', ma dovete avere energia ed entusiasmo e continuare a
crederci".
PENA MORTE. PE, PRESIDENZA UE FACCIA IMMEDIATA RICHIESTA
MORATORIA - 26 aprile 2007: la presidenza tedesca dell'Unione europea
e' stata nuovamente invitata dal Parlamento dell'Ue a presentare con
urgenza, all'Assemblea generale delle Nazioni Unite in corso, una
risoluzione per una moratoria universale sulla pena di morte. La
richiesta e' contenuta in un testo votato oggi, a larga maggioranza,
dall'assemblea di Strasburgo, che aveva approvato un appello analogo il
primo febbraio scorso, cui il governo di Berlino non ha ancora dato
seguito. Intervenendo in aula, il ministro tedesco Guenter Gloser ha
confermato che la presidenza Ue presentera' in maggio una sua relazione
ed ha ribadito che l'obbiettivo e' quello di ottenere il sostegno di
tutti i paesi dell'Ue alla proposta di moratoria avanzata dall'Italia.
In un testo di 50 righe, presentato da tutti i gruppi tranne quelli
dell'estrema destra e degli euroscettici, i parlamentari europei
indicano la moratoria quale 'un passo strategico verso l'abolizione
della pena capitale in tutti i paesi' e ricordano che la dichiarazione
sulla pena di morte presentata dall'Ue All'assemblea generale dell'Onu
nel dicembre 2006 'raccoglie ormai 88 firme di stati appartenenti a
tutti i gruppi geografici'. Il Parlamento europeo rivolge, quindi, 'un
nuovo appello agli stati membri affinche' ottengano il sostegno di
paesi terzi a favore della dichiarazione' ed incoraggiano l'Ue a
cogliere tutte le opportunita' esistenti ed 'a presentare
immediatamente, con la cosponsorizzazione di paesi di altri continenti,
una risoluzione per una moratoria universale' all' attuale Assemblea
generale delle Nazioni Unite. L'assemblea di Strasburgo annuncia
inoltre la partecipazione alla campagna mondiale contro la pena
capitale, anche tramite le sue delegazioni interparlamentari ed invita
tutte le istituzioni dell'Ue ed il Consiglio d'Europa a proclamare, a
partire dal 2007, il 10 ottobre quale Giornata europea contro la pena
di morte. In occasione del dibattito svoltosi in aula e'stato ricordato
che i paesi che mantengono la pena di morte sono 54. Altri 37, pur
prevedendola ancora nel loro ordinamento, da almeno dieci anni non
eseguono questo tipo di sentenza e cinque hanno introdotto una
moratoria. A seguito del voto dell’assemblea di Strasburgo, gli
europarlamentari radicali Marco Pannella e marco Cappato hanno
dichiarato: “il Parlamento europeo è tornato a chiedere - all'unanimità
e con le parole più chiare - IMMEDIATAMENTE la presentazione
all'Assemblea generale delle nazioni Unite in corso di una risoluzione
per la moratoria sulle esecuzioni capitali. Lo abbiamo chiesto ai
Governi degli Stati membri e all'Unione Europea, proponendo di
attivarsi anche per la co-sponsorizzazione da Paesi di diverse aree
geografiche. A fronte di questa richiesta chiara, ancora nel dibattito
di ieri il Consiglio ha continuato a difendere quella strada del
rinvio, sempre lastricata di buonissime intenzioni e di cauta
dissennatezza, che da 14 anni ha dilapidato una vittoria storica sulla
cultura e pratica della morte, della guerra e della violenza. Come
abbiamo ampiamente documentato, la Presidenza tedesca sta oggi attuando
una strategia sconfitta in partenza, grazie alla quale tutt'oggi non
esiste nemmeno un testo di risoluzione sulla quale raccogliere consensi
all'ONU, mentre si continua a NON raccogliere firme su una
dichiarazione di nessun valore e si spediscono questionari insensati
per conoscere posizioni già note da anni. Non possiamo che augurarci
che l'impotenza dei potenti europei, dei responsabili governativi e
delle loro burocrazie, possa farsi forza di questo secondo voto del
Parlamento europeo.”
USA. STUDIO, DOLORE ATROCE DIETRO INIEZIONI - 24
aprile 2007: uno Studio scientifico condotto negli Stati Uniti su
esecuzioni praticate in due stati Usa negli ultimi 20 anni, ha
sollevato ulteriori dubbi sulla capacità dell’iniezione letale di
procurare la morte nella maniera voluta. Lo studio, pubblicato sulla
rivista scientifica Public Library of Science Journal, PLoS Medicine,
esamina 41 iniezioni letali praticate in California e Nord Carolina. La
ricerca ha evidenziato che il sodio tiopentale, il barbiturico che
serve a far perdere conoscenza, è stato somministrato in quantità
fissa, senza tenere conto delle caratteristiche del detenuto, come il
peso corporeo o eventuali patologie. Se non addormentato completamente
– dicono i ricercatori – il detenuto potrebbe avvertire una sensazione
di soffocamento indotta dalla seconda sostanza, il bromuro di
pancuronium, una sostanza paralizzante. Infine arriva il cloruro di
potassio, che provoca l'arresto cardiaco: a questo punto il condannato
potrebbe sentire la sensazione di star bruciando. La ricerca - guidata
dal chirurgo oncologo Leonidas Koniaris, della University of Miami
Miller School of Medicine – ha preso in esame esecuzioni della
California e Nord Carolina dal momento che questi due stati rendono
disponibile la più ampia documentazione sulle iniezioni letali. 'E'
possibile - ha detto Koniaris al Washington Post - che queste persone
siano torturate e che noi non possiamo vederlo, perche' sono
paralizzate. Non sono sicuro che una societa' civile debba fare una
cosa del genere'. Le conclusioni 'sono state per noi sconvolgenti', ha
aggiunto Teresa Zimmers, un altro membro del team: 'Ci sono limitate
ricerche scientifiche dietro questo protocollo e l'immagine
dell'iniezione letale come di un metodo umano di giustiziare qualcuno,
e' completamente sbagliata'. I risultati della ricerca sono stati
pubblicati sulla rivista medica insieme a un editoriale nel quale i
responsabili della rivista spiegano che non e' loro intento quello di
migliorare il protocollo, bensi' suggerire la necessita' di abolire del
tutto la pena di morte.
Buena Vida Gaya CsF

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