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giovedì 8 agosto 2024

Il FOLLE TEATRO DELLA MATURITA'

  di Cristina Agazzi 

 Ogni anno a luglio vengono restituiti prima i dati Invalsi e poi i risultati delle stesse classi alla maturità. E sono sempre opposti. 

Le eccellenze all’Invalsi sono il 22% al Nord e l’8% al Sud. Mentre alla maturità (100 e 100 e lode) il 18% in Calabria, tra il 13 e il 15% in Puglia, Sicilia, Campania e tra il 4 e il 6% in Veneto, Lombardia e Val d’Aosta. 

Allora iniziano le solite giustificazioni: l’Invalsi non valuta il percorso del ragazzo né la sua creatività, è nozionistico e soprattutto – essendo a risposta multipla casuale e copiabile. 

Smentiamo coi fatti: se le risposte fossero casuali, le regioni top e quelle flop si alternerebbero, cosa che non avviene. Copiare è impossibile: le prove sono al computer e le domande diverse per ogni alunno. Assurda l’accusa di nozionismo, che al contrario infesta le normali lezioni e valutazioni, perché l’Invalsi richiede soprattutto capacità di leggere e interpretare con il ragionamento testi, grafici e situazioni. Manca la produzione personale, ma lo scopo è controllare gli strumenti dei ragazzi, non l’originalità e la personalità nell’usarli. 

Molti giustificano la discrepanza dicendo che l’esame permette una valutazione più libera e al Sud si valorizzano (giustamente) la crescita e il contesto di vita dei ragazzi. 

Verissimo che in certe zone è molto più duro affrontare l’impegno scolastico se si hanno gravi problemi familiari, sociali e culturali, ma non è facendo credere ai ragazzi di avere possibilità inesistenti che li si aiuta a superare le difficoltà. Inoltre al Nord c’è una forte presenza di stranieri che hanno analoghi problemi. 

Sempre facendo parlare i fatti, per accedere alla lode è obbligatorio mantenere una media nettamente superiore al 9 in tutto il triennio (e per il 100 poco meno): è credibile che chi ha tale media non riesca ad affrontare l’Invalsi?   Inoltre l’orale d’esame, spazio in cui poter valorizzare personalità e percorso del candidato, vale solo 20 punti, esattamente come ognuno dei due scritti, che devono essere valutati con griglie specifiche e dettagliate.

 Faccio l’esempio della prova di matematica allo Scientifico, dove sono competente: presenta un tale livello di difficoltà, una tale mole di argomenti e una così ampia varietà di possibili richieste che vari docenti sperano di non essere nominati perché non sicuri di saperla fare agevolmente.

 È credibile che, dove in matematica all’Invalsi il 50% dei ragazzi non raggiunge il livello base e solo il 6% l’eccellenza, si ottenga poi il massimo nella prova d’esame?

 E con un voto basso in matematica è impossibile il 100 o la lode. 

La coesistenza di questi dati è un mistero antiscientifico irrisolvibile logicamente, se non ipotizzando che le prove non siano svolte in modo completamente ‘autonomo’ dagli studenti o che le valutazioni non seguano criteri oggettivi.

 Faccio esami da trent’anni in Lombardia, la Regione con la minore percentuale di 100, eppure vedo giochi truccati: sparizione nello scrutinio finale di gravi insufficienze e innalzamento generale dei voti (specialmente nelle materie non presenti all’esame), punteggi nelle prove valutate da interni esclusivamente da 16 a 20, rialzo esasperato all’orale per avere più ragazzi con il punteggio di 100. 

Ma se accadono queste cose nella Regione più parca di voti, non oso immaginare cosa può succedere in quelle dove i 100 sono il triplo. 

Non voglio con questo colpevolizzare, ma denunciare scientificamente la realtà che tutti conoscono e nascondono. Sarebbe onesto e dignitoso ammettere, da professionisti, che la maturità è diventata un umiliante gioco delle parti che non dice nulla del ragazzo. 

E avere il coraggio di finirla con questo costosissimo, penoso teatrino.



da Il quotidiano LA RAGIONE 8 agosto 2024

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