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lunedì 13 gennaio 2014

Non abbiamo più solo il dovere ma l’obbligo di intervenire


da Home   del 13-01-2014 

Prendiamo atto che oggi continua ad essere oggettivamente impedito dal Regime qualsiasi dibattito, sia sulle violazioni in corso in tema di giustizia, che di quelle che si stanno spudoratamente programmando in tema di riforma della legge elettorale.

In tema di giustizia c’è anche, purtroppo, un fatto “nuovo”. Oggi Alessia Morani, responsabile giustizia del PD, quindi a nome suo e del suo partito, ha preannunciato“una riforma che, ad esempio, vuole evitare sia l’amnistia che l’indulto”. Una“riforma” di cui si comprende solo che questa volta è in manifesta opposizione al Messaggio inviato dal Presidente della Repubblica alle Camere e al quale non è stato dato alcun seguito istituzionale dovuto. Tutto questo mentre la Corte europea dei Diritti dell’Uomo, dopo decenni di impegni non mantenuti da parte dell’Italia, ha fissato per il prossimo maggio il termine ultimo per porre fine sia allo stato di tortura in cui vivono i detenuti che all'offesa alla natura stessa dello Stato di diritto e degli impegni internazionali sottoscritti. Tortura contro la quale, peraltro, l’Italia non ha ancora una legge. Occorre anche aggiungere il quarto di secolo di denunce da parte del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa accompagnate dalla richiesta di porre rimedio alla “non ragionevole” durata delle procedure giudiziarie civili, penali ed amministrative che da venticinque anni, sostiene il Comitato, mettono in pericolo lo Stato di diritto in Italia.

Occorre anche, non solo per amore della verità ma anche per doveroso pudore, ricordare qui l’articolo 111 della “più bella Costituzione del Mondo” - per ogni processo “La legge ne assicura la ragionevole durata” - articolo anch’esso divorato dai suoi estimatori.

In tema di legge elettorale l’attuale non “dibattito” pubblico conferma clamorosamente di fatto il rifiuto della Riforma alla quasi contestuale chiamata alle urne. In palese violazione di principi stabili da accordi internazionali sottoscritti dall'Italia e che prevedono che passi almeno un anno tra la riforma della legge elettorale e la sua prima applicazione, all'evidente fine di mettere l’elettore in condizione di non comprenderne il meccanismo. Violazioni che sono date per scontate per le prossime elezioni nazionali, ma anche per quelle regionali, come è già accaduto in passato.

Su queste informazioni, verità oggettive negate, dobbiamo ribadire come non siano in causa solamente i doveri democratici ma formali obblighi di carattere innanzi tutto costituzionale per difendere il rispetto dello Stato di diritto, della legalità, della democrazia.

C’è quindi l’obbligo di lottare sin da queste ore per fermare e prevenire il compiersi di un nuovo ed ulteriore colpo allo Stato di diritto e alla giurisdizione europea – costituzionalizzata! – assicurando il tal modo la più tempestiva informazione del Presidente della Repubblica, quale massimo garante del rispetto della legalità da parte dello Stato, e con esso della Corte europea dei diritti dell’uomo e del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa.

Tentiamo così di esigere ed ottenere che vi sia sul tema del diritto e del rispetto della legalità nazionale ed internazionale un dibattito pubblico sin qui impedito, negato. Dibattito che l’Autorità per le Garanzie nelle Telecomunicazioni attraverso due delibere ha chiesto si tenesse sul tema della giustizia e al quale avrebbero dovuto partecipare anche i radicali. Censura che il TAR del Lazio ha riconosciuto costituire una violazione dei diritti dei cittadini e dei radicali chiedendo all’AgCom di esigere che fosse sanata altrimenti l’avrebbe commissariata ad acta: ennesima decisione ed ingiunzione restata anch'essa senza nessuna, ripetiamo: nessuna, conseguenza.

Marco Pannella      Maurizio Turco

*da "il Tempo"

1 commento:

Anonimo ha detto...

la nostra stupenda Costituzione afferma che tutti i dipendenti dello Stato sono direttamente responsabili amministrativamente, civilmente e penalmente della violazione di diritti e con loro le Amministrazioni di appartenenza e il nostro codice civile conferma che chi ha prodotto un ingiusto danno lo risarcisca quindi siccome le sanzioni della UE sono un continuuum di pagamenti reiterati sino a quando il motivo sanzionato non viene eliminato per me basta fare richiesta che si approvi la legge secondo cui, in questi casi di evidente menefreghismo camerale, le sanzioni siano detratte in continuazione dagli stipendi degli appartenenti al Parlamento, ti assicuro che toccati nelle loro sporche tasche si muoveranno all'unisono e velocemente per porre i dovuti rimedi.

da Antonella Faiella