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sabato 26 novembre 2011

Nella giornata contro la violenza sulle donne, due tra le tante storie orribili di cui son le vittime in tutto il pianeta

Appello EveryOne per Blessing Obazee, nigeriana vittima di tratta, che rischia deportazione da Roma

Roma, 25 novembre 2011. 

L'organizzazione umanitaria EveryOne ha lanciato quest’oggi un appello urgente all'ufficio italiano dell'Alto Commissario ONU per i Rifugiati, al Primo Ministro Mario Monti, al Ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, al Ministro per l’integrazione Andrea Riccardi, al Prefetto di Roma e ai Presidenti di Camera e Senato per chiedere che Blessing Obazee, ventisettenne nigeriana vittima di tratta e a rischio di vita, al momento rinchiusa nel CIE di Ponte Galeria a Roma, non venga deportata.
"La ragazza," hanno raccontato Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti del Gruppo EveryOne, "secondo quanto ci è stato riferito dal fratello, è fuggita dalla miseria e dalla violenza in Nigeria quattro anni fa, stabilendosi a Napoli con un permesso temporaneo, ora scaduto. Era accompagnata da un uomo, anch'egli nigeriano, che una volta giunta in Italia l'ha minacciata e le ha intimato di avviarsi alla prostituzione. Blessing ha rifiutato ed è fuggita dalla casa in cui era ospite, vivendo in clandestinità fino a oggi. Nel suo villaggio natale in Nigeria, la famiglia ha già subito gravi minacce, ed è stato riferito ai genitori della ragazza che qualora Blessing tornasse in Nigeria sarebbe ricercata e uccisa. In questo modo il crimine locale intenderebbe vendicare l’onore dell’uomo che l’aveva accompagnata in Italia.”. La giovane donna, che soffre di una salute cagionevole e precaria, sta attualmente patendo la prigionia nel CIE romano, in attesa della deportazione in Patria.
“Chiediamo che Blessing venga accolta nel nostro Paese,” commentano gli attivisti, “secondo gli standard umanitari previsti dalle Convenzioni e dagli accordi internazionali. La ragazza” spiegano, “va protetta dal crimine organizzato che ha cercato, secondo le dichiarazioni della ragazza, di costringerla alla prostituzione. E' fondamentale” hanno scritto infine i co-presidenti di EveryOne nella lettera inviata nel primo pomeriggio di oggi ad autorità e istituzioni, “fermare le operazioni di rimpatrio e concedere alla profuga debita protezione per motivi umanitari. Il caso è drammatico, ma cogliamo l'occasione per comunicare alle autorità preposte alla gestione dei migranti e dei profughi che ogni anno dall'Italia vengono deportati molti rifugiati che poi subiscono gravi persecuzioni in patria o cadono nelle mani di trafficanti, se costretti a fuggire nuovamente verso altre mete. Chiediamo inoltre al governo italiano se sia possibile istituire un nuovo organismo che affianchi il lavoro dell'UNHCR e delle Commissioni territoriali per l’asilo e tuteli i profughi che hanno diritto a protezione, ma subiscono nel nostro Paese carcerazione, abusi e indifferenza da parte dello Stato”.

per EveryOne  Roberto Malini e Matteo Pegoraro

APPELLO PER ADAMA: UNA STORIA, MOLTE VIOLENZE


Pubblichiamo questo appello in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Per adesioni scrivete a migranda2011@gmail.com
Adama è una donna e una migrante. Mentre scriviamo, Adama è rinchiusa nel CIE di Bologna. È rinchiusa in via Mattei dal 26 agosto, quando ha chiamato i carabinieri di Forlì dopo essere stata derubata, picchiata, stuprata e ferita alla gola con un coltello dal suo ex-compagno. Le istituzioni hanno risposto alla sua richiesta di aiuto con la detenzione amministrativa riservata ai migranti che non hanno un regolare permesso di soggiorno. La sua storia non ha avuto alcuna importanza per loro. La sua storia – che racconta di una doppia violenza subita come donna e come migrante – ha molta importanza per noi.
Secondo la legge Bossi-Fini Adama è arrivata in Italia illegalmente. Per noi è arrivata in Italia coraggiosamente, per dare ai propri figli rimasti in Senegal una vita più dignitosa. Ha trovato lavoro e una casa tramite lo stesso uomo che prima l’ha aiutata e protetta, diventando il suo compagno, e si è poi trasformato in un aguzzino. Un uomo abile a usare la legge Bossi-Fini come ricatto. Per quattro anni, quest’uomo ha minacciato Adama di denunciarla e farla espellere dal paese se lei non avesse accettato ogni suo arbitrio. Per quattro anni l’ha derubata di parte del suo salario, usando la clandestinità di Adama come arma in suo potere.
Quando Adama ha dovuto rivolgersi alle forze dell’ordine, l’unica risposta è stata la detenzione nel buco nero di un centro di identificazione e di espulsione nel quale potrebbe restare ancora per mesi. L’avvocato di Adama ha presentato il 16 settembre una richiesta di entrare nel CIE accompagnato da medici e da un interprete, affinché le sue condizioni di salute fossero accertate e la sua denuncia per la violenza subita fosse raccolta. La Prefettura di Bologna ha autorizzato l’ingresso dei medici e dell’interprete il 25 ottobre. È trascorso più di un mese prima che Adama potesse finalmente denunciare il suo aggressore, e non sappiamo quanto tempo occorrerà perché possa riottenere la libertà.
Sappiamo però che ogni giorno è un giorno di troppo. Sappiamo che la violenza che Adama ha subito, come donna e come migrante, riguarda tutte le donne e non è perciò possibile lasciar trascorrere un momento di più. Il CIE è solo l’espressione più feroce e violenta di una legge, la Bossi-Fini, che impone il silenzio e che trasforma donne coraggiose in vittime impotenti.
Noi donne non possiamo tacere mentre Adama sta portando avanti questa battaglia. Per questo facciamo appello a tutti i collettivi, le associazioni, le istituzioni, affinché chiedano la sua immediata liberazione dal CIE e la concessione di un permesso di soggiorno che le consenta di riprendere in mano la propria vita.
Migranda
Le adesioni all’appello arrivano più veloci dei nostri aggiornamenti, ma continueremo a pubblicarle. In questa pagina (Appello per Adama) pubblichiamo anche le tante parole di sostegno per Adama, che arrivano con le ancora più numerose adesioni all’appello che chiede la sua immediata liberazione dal CIE di Bologna. Cercheremo di aggiornare questa pagina continuamente, perché la voce di Adama sia amplificata in ogni momento.

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