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lunedì 13 giugno 2011

Poetessa 20enne del Bahrain, torturata per aver letto una poesia, affronta sentenza di condanna

da Notizie Radicali

10-06-2011
Artists Speak Out raccoglie notizie ed informazioni relative ad artisti e scrittori impegnati nella lotta per i diritti umani e per la libertà di espressione. Il sito è anche uno spazio aperto all’interno del quale condividere liberamente lavori ed opere di artisti e scrittori impegnati in questa lotta.
Artists Speak Out sta unendo la propria voce a quelle di English PEN [1] ed Amnesty International per esprimere la seria preoccupazione relativamente all’arresto della poetessa e studentessa del Bahrain Ayat al-Gomezi, trattenuta dalle autorità fin dallo scorso 30 marzo. Si ritiene che sia detenuta a causa delle sue attività di dissenso pacifico e, secondo le testimonianze, anche sottoposta a torture. Noi richiediamo il suo immediato ed incondizionato rilascio e cerchiamo urgentemente delle garanzie riguardo la sua salute, e ricordiamo rispettosamente alle autorità del Bahrain il loro obbligo di proteggere il diritto alla libertà di espressione come garantito dall’Articolo 19 della Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici [2], della quale il Bahrain è firmatario.
Stando alle informazioni di English PEN, Amnesty International e del giornalista (corrispondente dal Medio Oriente, ndr) dell’Independent di Londra Patrick Cockburn, la 20enne Ayat al-Gormezi era stata arrestata il 30 Marzo 2011 dopo aver letto delle poesie al raduno pro-democrazia di Pearl Square, nel corso del quale aveva criticato la famiglia reale del Bahrain ed aveva richiesto una maggiore trasparenza nel governo del proprio paese. Successivamente era stata obbligata a consegnarsi quando dei poliziotti incappucciati avevano minacciato di uccidere i suoi fratelli se non si fosse arresa. Dopo il suo arresto non è stata più vista, sebbene sua madre le abbia parlato una volta al telefono ed Ayat le abbia detto di essere stata costretta a firmare una falsa confessione. Alla madre è stato rivelato inoltre che sua figlia sarebbe stata condotta in un ospedale militare dopo essere stata torturata con degli elettroshock.
Ayat al-Gormezi era comparsa il 2 Giugno 2011 davanti al tribunale militare di Manama, con l’accusa di aver “insultato il re, preso parte a riunioni proibite e diffuso false informazioni”. Il processo è stato aggiornato a Domenica 12 Giugno 2011, quando si ritiene che verrà deliberato un verdetto. Si tratta della prima donna ad andare a giudizio in seguito alle agitazioni e si teme che, se riconosciuta colpevole, vada incontro ad una lunga detenzione.
English PEN fornisce un estratto di una poesia di Ayat al-Gormezi, tradotta (in inglese, ndr) dall’arabo da Ghias Aljundi [3]:
A noi non piace vivere in un palazzo
e non cerchiamo il potere
noi siamo la gente che
ferma le umiliazioni 

e si libera dalle oppressioni
con la pace come strumento
noi siamo la gente che
non vuole che gli altri vivano nei Secoli Bui


Le proteste, guidate dalla maggioranza Sciita, contro le politiche del governo sono in corso fin dalla metà del Febbraio 2011. Le forze di sicurezza del Bahrain hanno risposto con eccessiva veemenza, usando gas lacrimogeni e sparando proiettili per disperdere i dimostranti. Decine di civili, secondo le testimonianze, sarebbero stati uccisi, e molti altri feriti. Il governo del Bahrain ha dichiarato lo Stato di Emergenza il 15 Marzo 2011 ed ha fatto entrare truppe dai vicini paesi del golfo, inclusa l’Arabia Saudita, per collaborare alla soppressione dei dissidenti. Lo Stato di Emergenza era stato revocato il 3 Giugno 2011 ma i detenuti arrestati sotto la legge sono ancora in stato di fermo.

Scrive Patrick Cockburn sull’Independent:
“A ben guardare, la richiesta di cambiamento di Ayat non era più radicale di quelle ascoltate a Tunisi, al Cairo e a Bengasi più o meno nello stesso periodo. Tuttavia, il riferimento diretto al re potrebbe spiegare la ferocia mostrata dalle forze di sicurezza che, analizzando le fotografie scattate durante la manifestazione, sono risalite ad Ayat e, non trovandola in casa, hanno distrutto la sua camera”.
“Vi sono elementi per credere che la polizia, gli agenti antisommossa e la sicurezza speciale del Bahrein stiano detenendo e maltrattando un numero sempre maggiore di donne: secondo vari gruppi per i diritti umani del Bahrein, molte donne vengono tenute in isolamento, obbligate a firmare delle confessioni o minacciate di stupro”.
“Il Bahrein è il primo tra i Paesi interessati dalla primavera araba ad aver preso di mira le donne come bersaglio della repressione. Gli attivisti per i diritti umani sostengono che centinaia di donne siano state arrestate. Molte di loro affermano di essere state picchiate selvaggiamente durante il loro periodo di detenzione: una giornalista è stata picchiata con tanta violenza da non riuscire più a camminare”.
[1] http://www.internationalpen.org.uk
[2] http://www2.ohchr.org/english/law/ccpr.htm
[3] Giornalista siriano in esilio a Londra.
*Traduzione di Lorenzo Ascione

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