Per preservare la 'purezza' della lingua cinese, giornali, riviste, libri e siti web in Cina non potranno più utilizzare parole inglesi. E' quanto hanno deciso le autorita' pechinesi sottolineando che l'uso degli inglesismi 'distrugge uno sviluppo linguistico e culturale sano e armonioso, ed esercita un influsso negativo sulla società'.
21 December 2010 Last updated at 12:55 GMT
da http://www.bbc.co.uk/news/world-asia-pacific-12050067
China bans English words in media
China has banned newspapers, publishers and website-owners from using foreign words - particularly English ones.China's state press and publishing body said such words were sullying the purity of the Chinese language.
It said standardised Chinese should be the norm: the press should avoid foreign abbreviations and acronyms, as well as "Chinglish" - which is a mix of English and Chinese.
The order also extends existing warnings that applied to radio and TV.
China's General Administration of Press and Publication said that with economic and social development, foreign languages were increasingly being used in all types of publications in China.
It said such use had "seriously damaged" the purity of the Chinese language and resulted in "adverse social impacts" on the cultural environment, reported the People's Daily newspaper.
If words must be written in a foreign language, an explanation in Chinese is required, the state body said.
LINGUE E PROIBIZIONI
Media cinesi, divieto d'inglese
Pechino: va «preservata» la purezza della nostra lingua
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Media cinesi, divieto d'inglese
Pechino: va «preservata» la purezza della nostra lingua
CI VUOLE LA TRADUZIONE - L'Amministrazione generale della stampa ha comunque lasciato la possibilità di utilizzare le parole straniere, «se necessario», ma solo se seguite da una traduzione o una spiegazione in cinese. L'Amministrazione generale per la stampa e le pubblicazioni (Gapp), l'agenzia governativa incaricata di controllare il settore, citata dalla stampa, scrive che «le parole straniere mischiate con quelle cinesi danneggiano gravemente la purezza della lingua cinese e turbano l'altrimenti sano e armonioso ambiente culturale». L'uso di alcune parole come «cool» («forte», «alla moda») o di abbreviazioni inglesi come Cpi (indice dei prezzi al consumo, la misura dell'inflazione) o Gdp (Prodotto interno lordo) sono frequenti nella lingua parlata cinese e sono largamente usati anche dalla stampa e nei libri, in particolare in quelli di economia. Dong Sheran, un professore dell'Università di lingue di Pechino, citato dal quotidiano Global Times, esprime un giudizio critico sul decreto: «Viviamo in un mondo - sostiene - nel quale le parole nuove arrivano così in fretta che non si fa a tempo tradurle... la comunicazione globale non è un linguaggio chiuso alle parole straniere».
22 dicembre 2010
1 commento:
Se qualcuno poteva avere qualche dubbio sull'autoritarismo dittatoriale e neoimperialista della Cina, in sintesi dittatura ( nel più collaudato stile nazifascista e/o staliniano), credo che questa notizia possa chiarirlo definitivamente.
Auguri ai cinesi...e anche a noi, visto che la Cina è probabilmente lo stato puù popolato e più potente del pianeta.
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