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martedì 13 aprile 2010

Vaticano-Pedofilia. Perché il papa deve dimettersi

Riporto all'attenzione anche dei no-cattolici e laici le riflessioni
sulla questione chiesa/pedofilia di un cattolico, omosessuale e
conservatore.

di Andrei Sullivan da Notizie Radicali 12 aprile 2010

Immersi in un contesto autoprotettivo, questi sacerdoti non riescono a
cogliere appieno l'enormità del crimine che commettono: per loro è un
peccato sessuale. E' quanto sostiene Andrei Sullivan, giornalista
britannico che vive da anni negli Stati Uniti. Sullivan ha diretto il
settimanale "New Republic". Omosessuale cattolico, Sullivan è un
conservatore che alle ultime elezioni ha voltato le spalle ai
repubblicani e ha deciso di sostenere Barack Obama.

Le nuove rivelazioni sulle violenze e le molestie sessuali sui bambini
commesse da sacerdoti ed insabbiate dalle gerarchie ecclesiastiche
rivelano una cosa interessante: la chiesa tende a considerare lo
stupro di minori non un crimine ma un peccato. E infatti vescovi e
cardinali mettono sempre l'accento sul perdono, la terapia, il
pentimento, più che sull'allontanamento, le indagini, i processi. Il
motivo è ovvio: difendere la reputazione della chiesa, occultando i
segreti più bui. Ma ho il sospetto che molti di loro considerino
davvero queste violenze più come un peccato che come un crimine.

Com'è possibile? Be', immaginate di essere un adolescente cattolico
gay che comincia ad avvertire gli stimoli della sua sessualità,ma al
tempo stesso è profondamente convinto che sia una cosa sporca e
cattiva. Che fate? Ve lo dico io, a partire dalla mia esperienza
personale: provate a soffocarla. Naturalmente non ci riuscite. E
allora oggettivate il sesso, e vi masturbate. Ovviamente non potete
fare sesso con un vostro coetaneo, altrimenti brucereste all'inferno
per l'eternità. Così fate sesso con le immagini che avete in testa. E
vi costruite una vita sessuale completamente solitaria. Supponiamo che
abbiate anche una grande capacità di rimozione e un grande
attaccamento all'autorità religiosa, forse perché vi sentite alla
deriva e cercate qualcosa di solido a cui aggrapparvi. Sapete che non
potete sposarvi con una donna, però siete maschi celibi che aspirano a
un certo status. Se siete negli anni Cinquanta e Sessanta, finite
dritti in seminario. Siete convinti che la chiesa vi guarirà. E invece
vi renderà ancora più malati, perché la vostra negazione viene
confermata dalla negazione collettiva compiuta dalla chiesa stessa. Il
tutto si trasforma così in un'enorme spirale di bugie e corruzione che
si avvolge sempre più su se stessa.

Molti di questi uomini tormentati soffrono di un arresto dello
sviluppo sessuale ed emotivo. Non hanno mai avuto un rapporto sessuale
o intimo con un altro essere umano. Per loro il sesso è un'astrazione,
un peccato, non un'interazione tra pari. E la loro sessualità è
rimasta congelata agli albori dell'adolescenza, cioè nel primo vero
momento di terrore interiore. Per questo tendono a provare attrazione
verso chi si trova nel loro stesso stadio di sviluppo, cioè verso dei
maschi adolescenti. I sacerdoti possono avvicinare facilmente molti
ragazzini, e quindi li usano per esprimersi sessualmente. In loro non
riescono a vedere degli esseri umani giovani e vulnerabili, che non
sono in grado di acconsentire a un rapporto in modo consapevole.
Questi adulti che non hanno mai avuto una vera relazione sessuale, e
quindi non hanno mai dovuto fare i conti con la questione centrale
dell'uguaglianza e della dignità degli esseri umani nella relazione
sessuale, non capiscono che quei bambini sono vittime. Anzi – come un
altro gay tormentato, Michael Jackson – vedono in loro degli amici. E
sono spesso bravi a interagire con i bambini in forme non sessuali.
Molte di queste vicende hanno un aspetto in comune: fino a quando gli
abusi e le molestie non vengono alla luce, questi preti hanno spesso
un'ottima reputazione. Il loro sviluppo emotivo è pari a quello del
quattordicenne medio, che vuole essere amato, e così sublimano gran
parte della loro vita nel servizio pastorale. Però manifestano la loro
sessualità continuamente. E siccome sanno benissimo che questo schema
è comune a tanti altri come loro, perpetuano una sottocultura malata,
dove tutto ruota intorno a loro e alle loro patologie: a come
esprimerle e a come nasconderle. Immersi in un contesto
autoprotettivo, questi sacerdoti non riescono a cogliere fino in fondo
l'enormità del crimine che stanno commettendo: vi scorgono solo una
componente del vortice di peccato sessuale in cui sono avvolti.

Allora si proteggono l'un con l'altro, temendo che, se uno di loro
cade, cadranno tutti. Perfino chi non ha una sessualità distorta fa di
tutto per impedire che si scopra il segreto della chiesa. Ma più viene
insabbiata e più la situazione diventa marcia. Quando poi appare
chiaro che al centro di questa segretezza e di questa vergogna
patologica c'è il papa, si capisce che siamo di fronte a
un'istituzione corrotta a partire dal vertice. Questi uomini sono
troppo disturbati per governare una chiesa. Si crogiolano nella
negazione ma al tempo stesso conducono una guerra culturale contro
quei maschi gay che hanno avuto il coraggio di guardare in faccia la
propria sessualità, e hanno persino trovato il modo di incanalarla in
rapporti adulti.

Ora basta. Il papa è direttamente responsabile di due casi in cui gli
abusi sui bambini sono stati insabbiati o ignorati. Se fosse il capo
di un'organizzazione laica, si sarebbe già dimesso. Ma il papa è il
vicario di Cristo in terra. Difficile immaginare una crisi più
profonda di questa per le gerarchie cattoliche.

Se vuole sopravvivere, la chiesa deve attraversare una trasformazione
radicale o dolorosa. A cominciare dalle dimissioni di questo papa e
dall'abolizione del celibato per i sacerdoti.

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