Vivere per la proposta di legge Eutanasia Legale

Libertà sessuale, libera sessualità- 1976 - Adele Faccio

Piano improvisation di Salvatore Maresca Serra

Alba Montori su Facebook

sabato 17 gennaio 2009

NOTIZIARIO GAYA CsF 11 GENNAIO 2009

“SE QUESTO E’ UN UOMO”
« Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per mezzo pane Che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d'inverno. Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi
PRIMO LEVI

IN MANICOMIO PERCHE’ LESBICA
Croazia - Il fatto che l'omofobia e l'ignoranza non abbiano confine, così come il fatto che la cognizione della gente sull'omosessualità non sia cambiata in modo significativo, è dimostrato dalla storia di una giovane donna di Rijeka. I genitori mandarono Ana Dragicevic nell'istituto per disabili mentali di Lopac quando aveva 16 anni, affermando che fosse tossicodipendente da eroina. Ana ha vissuto 5 anni in ospedale non è cresciuta in un clima sereno e ha ancora gli incubi come conseguenza... La giovane ragazza ha vissuto un dramma che non possiamo neanche immaginare, a parte provare a immaginare i campi di concentramento della seconda guerra mondiale. L'orribile storia comincio' dopo che confesso' di essere lesbica ai suoi genitori. Portata all'ospedale psichiatrico, fu accolta da Mirjiana Vulin, la capoistituto dell'epoca. Sebbene Ana non fosse mai stata una tossicodipendente, fu costretta a dire falsa testimonianza, ma i suoi 5 anni di trattamento all'ospedale durarono piu' del normale decorso per tossicodipendenza (da uno a due anni). Adolescenza da camicia di forza: L'assurdita' piu' grande e' che Vulin curò la ragazza per la sua omosessualita'. Quando le veniva chiesto: "Chi sceglieresti come partner, un uomo o una donna?" doveva rispondere un uomo, così che potesse essere registrato un progresso nel trattamento. Ana veniva legata, indossava la camicia di forza, le furono fatte iniezioni, date pillole. La ragazza tendeva a comportarsi come i pazienti schizofrenici, dei quali era terrorizzata a causa delle loro aggressioni. "Mi davano delle pillole che mi facevano girare gli occhi all'insù. Quando vidi che effetto facevano su uno schizofrenico, rimasi terrorizzata", dice Ana. Mirjiana Vulin è rimasta a capo dell'ospedale per 15 anni. Il foglio di via, un biglietto per un'altra vita: Dopo che lo State Attorney's Office seppe del caso di Ana, richiesero le dimissioni del direttore, mentre Radmir Rakun fu insignito della direzione. Il suo primo giorno, scrisse il foglio di via per Ana, e Vulin fu dimessa come richiesto dal Ministro croato della salute Darko Milinovic. Sebbene avesse richiesto di studiare all'ospedale, non le fu concesso. Quando fu rilasciata, Ana decise di lavorare come parrucchiera per sopravvivere. Ana è in affitto ed è mantenuta dai parenti che non sanno cosa le sia accaduto.
FONTE INFO@FRIENDLYTOWN.IT

UNIONI FRA PERSONE DELLO STESSO SESSO
Il vero Medioevo è oggi
In Italia esistevano 1300 anni fa, in Francia dal XIV secolo
di Roberto Malini
Pesaro, 5 gennaio 2009. Le unioni civili anche fra persone dello stesso sesso esistevano in Italia fin dall'VIII secolo, introdotte dai Bizantini. Non si chiamavano "matrimonio gay", ma "affratellamento (in
Francia "affrèrement) ed era un istituto non contemplato dal diritto romano, ma conosciuto e applicato con frequenza in epoca medievale, soprattutto nel Suditalia e nelle isole, dove ebbe notevole importanza fino al XII secolo. Si trattava di un vincolo civile che veniva istituito fra persone libere appartenenti a famiglie diverse. Si avvalevano dell'affratellamento soprattutto coloni e livellari, che individualmente non erano in grado di pagare censi, terraggi e soprusi feudali, così realizzavano consorzi che avevano prerogative e diritti identici ai legami di sangue. Legami di solidarietà ottenevano così la tutela giuridica dell'affratellamento, attestata da un documento ufficiale che equiparava l'affratellato a un fratello germano, compreso l'obbligo di vendetta del sangue qualora l'affratellato fosse stato ferito o ucciso. Il diritto principale dei consorziati era tuttavia quello di legittima successione ereditaria reciproca. Spesso gli affratellati suggellavano il patto con un rituale: scambio di un pegno o mescolanza del sangue, come nei riti cruenti dei popoli slavi o dalle tribù dell'Asia centrale. Unioni civili fra persone di sesso maschile esistevano anche in Francia a partire dal XV secolo. Vi sono evidenze storiche e documenti riguardanti tali contratti, che si chiamavano "affrèrement" e consentivano a persone vincolate da amicizia o relazioni sentimentali di sancire unioni giuridicamente riconosciute. Lo storico Allan Tulchin dell'Università di Shippensburg in Pensylvania (USA) ha condotto importanti ricerche riguardo a tale istituto, giungendo alla conclusione che "in molti casi queste unioni civili consentivano di formalizzare unioni amorose fra persone dello stesso sesso". Nella foto, i santi orientali Sergio e Bacco, soldati omosessuali, sottoposti a martirio e uccisi intorno al 310 d.C. Nell'epoca bizantina erano invocati quali protettori delle milizie
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LA RIVOLTA DI STONEWALL 1969-2009: 40 ANNI DOPO LA NOTTE CHE HA CAMBIATO LA STORIA DEL MOVIMENTO LGBT
La notte in cui l`America disse basta ai soprusi contro la comunità gay. Ricordiamo, 40 anni dopo, la rivolta di Stonewall
Il 2009 sarà l’anno delle celebrazioni. Si comincerà a gennaio, con l’uscita del film di Gus Van Sant sulla vita di Harvey Milk, il primo politico americano dichiaratamente gay, ucciso da chi proprio non poteva sopportare che un frocio potesse essere anche un politico. Ma nel 2009, a giugno, si celebreranno anche i 40 anni dalla rivolta di Stonewall. E per chi non puo’ ricordare una data così lontana, proviamo a ricostruire cos’era la vita di un gay o di una lesbica o di una trans prima di quella sera del 28 giugno 1969. L’America era controllata da un blocco sociale che, non importa se democratico o repubblicano, faceva comunque dei valori nazionalistici il perno di tutta l’azione di governo. Sotto il motto Dio, patria e famiglia, non c’era spazio per i dissidenti, a ogni livello. Per i comunisti: per anni essere solo sospettato di simpatie comuniste o socialiste significava come minimo a problemi sul lavoro e nell’ambito sociale. La caccia alle streghe maccartista era diventata l’arma per eliminare i rivali non conservatori tacciandoli di comunismo. Ma non c’era spazio neanche per i neri (Dio è bianco) che vivevano in piena ghettizzazione sociale ed economica; nè per gli ebrei (rifiutati dalle religioni cristiane come deicidi). Ma soprattutto non c’era spazio per gay, lesbiche e men che meno per le trans. Arriva il ‘68. Le tensioni sociali che una simile dittatura sociale imponeva diventano insostenibili. La guerra in Vietnam fa il resto. Arriva Martin Luther King a guidare la rivolta nera. Ma per i gay non c’era alcun Martin Luther King. Persino nella liberal New York la vita per un gay era dura. Nei pochi bar e luoghi di incontro la polizia faceva normalmente retate ed arresti. La vita dei gay era di una difficoltà che oggi sembra inimmaginabile. La norma era sposarsi (vedi il film "Lontano dal paradiso" per capire come la società arrivava ad imporre inevitabilmente i suoi modelli) e scappare di nascosto in questi posti per vivere qualche momento di felicità. L'FBI aveva liste di sospetti omosessuali (e quindi anti americani, nonostante il suo capo Hoover fosse noto per il suo travestitismo). Intanto negli anni '50 a New York, punto di ritrovo della comunità LGBT, una generazione di poeti ribelli aveva cominciato al Greenwich Village a parlare di libertà, di droghe e di sesso. Era la beat generation di Ginsberg e Burroughs che risiedevano appunto a Greenwich. Negli anni 60 pero', in vista dell'esposizione mondiale del '64, il sindaco di New York mise i bar gay fuori legge e si dedicò a continui arresti nei locali che sorgevano illegalmente come funghi. L'arresto avveniva principalmente con poliziotti in borghese che nei parchi o nelle palestre adescavano uomini. Per gli arrestati era difficile trovare un avvocato dato lo stigma sociale che aveva l'omosessualità, mentre crimini come omicidio o mafia avevano fior di rappresentati legali. Dopo il '64 la Mattachine society (una delle prime associazioni LGBT) appoggio' per la carica di sindaco John Lindsay che cambio' politica nei confronti dei gay nel senso che i raid della polizia divennero più mirati. Non era più illegale avere bar gay (peraltro tutti posseduti dalla mafia) ma si agiva sulle licenze per i liquori, sistematicamente negate ai gestori, che finivano per pagare la polizia affinchè chiudesse un occhio. Il 28 giugno del 1969 la polizia effettuta quello che poteva essere il solito raid. Entra nello Stonewall Inn, locale gay che si trova in Christopher Street nel Greenwich Village a New York.

Lo Stonewall era il locale più noto della zona, senza licenza per i liquori. Era un club privato e si poteva entrare solo se conosciuti proprio per evitare l'ingresso di poliziotti in borghese. Lo Stonewall pagava regolarmente mazzette ai poliziotti per poter rimanere aperto. Vi erano circa 200 persone quella sera tra gay, trans e lesbiche. La polizia comincia ad arrestare come di consueto i presenti. Con la solita brutalità. Ma quella sera è diverso. Quella sera la gente reagisce. Sia dentro il locale che la folla radunata all’esterno. Non ne puo’ più dei continui soprusi e mentre la polizia scorta le persone nei furgoni la gente intorno lancia oggetti, si racconta di un parchimetro divelto per sfondare le vetrine del locale. La situazione precipita quando una ragazza lesbica che si lamentava pe le manette troppo strette viene colpita brutalmente con uno sfollagente. La gente non ci vede più ed esplode la rabbia per anni di soprusi subiti. La polizia viene costretta dalla folla inferocita a riparare nel locale che aveva appena sgomberato. Tra i partecipanti alla rivolta c'era Sylvia Rivera, una transgender nota per le sue posizioni politicamente controverse che ricorda quella sera con la frase "Ci avete trattato di merda per anni (rivolta ai poliziotti) e ora è il nostro turno". La leggenda vuole che la prima a dare il via agli scontri fu proprio lei che, pungolata da un poliziotto, lanciò una bottiglia contro le forze dell'ordine. Lo stesso poeta Ginsberg era tra la folla che partecipava alla rivolta. Solo durante la prima notte di scontri furono arrestate 13 persone, 4 agenti ed un numero imprecisato di dimostranti vennero feriti. La folla, stimata in 2.000 persone, battagliò contro oltre 400 poliziotti. Le squadre anti-sommossa giunte per disperdere la folla furono bersagliate da pietre e altri oggetti. La polizia era stata umiliata e questa era la cosa più pericolosa. Davanti alle falangi delle forze dell'ordine le drag queen cantavano The Howdy Doody Show theme song: "We are the Stonewall girls/ We wear our hair in curls/ We don't wear underwear/ We show our pubic hairs/We wear our dungarees/Above our nelly knees!". ("Siamo le ragazze dello Stonewall,abbiamo i capelli a boccoli,non indossiamo mutande,mostriamo il pelo pubico,e portiamo i nostri jeans,sopra i nostri ginocchi da checche". Era morta da pochi giorni l'icona gay per eccellenza, Judy Garland e la folla, sotto i colpi delle unità Swat, intonava 'Over the rainbow'. Il giorno dopo nulla era più lo stesso. Non lo era lo Stonewall, distrutto dalla polizia. Non lo era più la comunità LGBT che per la prima volta aveva preso coscienza dei propri diritti e soprattutto della pari dignità. In parole povere dell’uguaglianza. Per commemorare quella rivolta fatta a suon di tacchi a spillo, di capelli troppo lunghi, di lesbiche troppo mascoline, di prostituti cercati di nascosto e pubblicamente disprezzati, ogni anno il 28 giugno il movimento LGBT si incontra nelle strade, all’aperto, fuori dai locali e alla luce del sole per manifestare il suo orgoglio. La comunità gay ha fatto passi da gigante da allora negli Usa. E’arrivata ad avere riconosciuta la protezione legale contro le discriminazioni e in più di qualche Stato dell’unione le relazioni affettive omosex sono protette legalmente. Si è passati dalla tolleranza alla piena accettazione. Non tutto è vinto, pero’. Come ci ricorda l’esito della Proposition 8 in California, c’e’ sempre chi lavora per restaurare un ideologico ordine morale e sociale e riportare la discriminazione e il privilegio per colore della pelle o per religione nella società americana. Ma il 28 giugno 2009 festeggeremo anche noi quaranta anni di lotte, orgoglio e risultati positivi, sfociati nel matrimonio di Del e Phyl, le due ragazze lesbiche ottuagenarie che fondarono a San Francisco 40 anni fa le “ragazze di Dorothy” la prima associazione omosessuale che rivendicava il diritto di ballare in pace con chi si voleva nei locali.
Giorgio Lazzarini redazione@gay.tv

CAPODANNO: STUPRI E VIOLENZE DURANTE I FESTEGGIAMENTI
Quattro le vittime. Una ragazza di 25 anni ha denunciato di essere stata violentata durante la festa di tenutasi alla nuova Fiera di Roma. In provincia di Venezia un romeno ha violentato una giovane autistica. Sempre un romeno, nei pressi della Capitale, ha sequestrato e stuprato una connazionale. A Ladispoli un senegalese ha aggredito una ragazza bulgara. FONTE Libero.it

CAUSE ESTERNE: FATTORI AMBIENTALI
Come influenza l' ambiente la salute dell' uomo? Che effetto ha il clima , l'elettromagnetismo l'inquinamento chimico i fattori idrogeologici le reti di Hartmann e Curry le onde Schumann e quali danni possono causare all' organismo ?
L’uomo è stato consapevole fin dall’antichità che l’ambiente in cui viveva poteva condizionare il suo stato di salute e di malattia: i popoli delle prime civiltà attribuivano grande importanza alla scelta del luogo dove far sorgere gli agglomerati urbani o gli edifici di culto. Anche il nostro buon senso ci dice che abitare su una collina lambita dal sole è cosa ben diversa che vivere in una buia vallata: anche le caratteristiche geologiche del terreno sono determinanti oltre al clima e alla disposizione delle strade e delle case. Potremmo dire che ogni luogo ha una sua ‘energia’ che interagisce con l’energia di chi vi si stabilisce: questo principio è alla base della ‘medicina dell’habitat’. L’energia di un ambiente è data da: - fattori climatici (temperatura, pressione atmosferica, umidità relativa, stagionalità), - fattori elettromagnetici naturali (ioni, radiazione solare, campo magnetico terrestre, onde di Schumann), artificiali (onde radio, vicinanza a ripetitori, reti della telefonia mobile, linee elettriche ad alta tensione) e domestici (apparecchi elettrici e circuiti con prese a bassa tensione alternata) - onde di forma, ovvero fenomeni di diffrazione dovuti alle caratteristiche morfologiche dell’ambiente - fattori idrogeologici come rocce, corsi d’acqua o falde sotterranee, cavità nel sottosuolo, vicinanza a un fiume o al mare - flussi di particelle dal cosmo e dal sottosuolo ed eventuali fenomeni radioattivi naturali o artificiali (ben noti sono i possibili danni delle radiazioni ionizzanti) - le reti di Hartmann e di Curry che delimitano aree di maggiore e minore influenza delle radiazioni dal sottosuolo - sostanze tossiche presenti naturalmente nell’ambiente (es. metalli pesanti o depositi radioattivi) e le varie forme di inquinamento del terreno, delle acque (fiumi, mari e falde acquifere) e dell’aria (esalazioni, gas di scarico) - onde sonore, ben conosciuti sono gli effetti negativi dell’inquinamento acustico, soprattutto nelle città e anche per l’abuso delle apparecchiature di riproduzione audio (ad esempio le cuffiette). Le onde di Schumann sono onde stazionarie a bassa frequenza (qualche Herz, banda ELF) generate nello spazio tra la crosta terrestre e la ionosfera: esse sono essenziali per sostenere le nostre onde cerebrali (e quindi le funzioni neurovegetative, di sonno-voglia, attenzione, ecc…), ma possono essere distorte sia dai fenomeni atmosferici (da qui le meteopatie) che dai campi elettromagnetici artificiali. Quindi l’ambiente in cui viviamo ci sottopone a stress di natura sia chimica (che può essere vista come una forma più densa di energia) che fisica, ovvero flussi di particelle e campi elettromagnetici (forme di energia meno densa) Purtroppo lo studio dell’influenza sulla nostra salute dei differenti fattori ambientali è ancora molto frammentario e non di rado è condizionato da interessi economici (vedi ad esempio le controversie sugli effetti delle onde emesse dai ripetitori di telefonia mobile). In generale possiamo affermare che ogni tipo di radiazione elettromagnetica e ogni flusso di particelle è caratterizzato da frequenze, che possono risuonare con le frequenze generate dalle nostre cellule: l’effetto potrebbe essere benefico o nocivo in base alle caratteristiche armoniche di tali onde, in modo analogo all’effetto di un canto gregoriano rispetto alla musica Heavy Metal. ( vedi Musicoterapia ) Dr Soldano Alessandro www.naturopataonline.org - INVIATO DA Promiseland.it

L’ECOLOGIA CI SALVERA’
di Jeremy Rifkin
La recessione ha una sola via d'uscita: l'hi-tech verde e i combustibili puliti. Per dare il via alla Terza rivoluzione. Dopo quelle del carbone e del petrolio
Le case automobilistiche europee, americane e cinesi stanno facendo appello ai rispettivi governi affinché vengano in loro soccorso con una consistente infusione di capitali pubblici. E avvertono che se gli aiuti non saranno immediati potrebbero andare incontro allo sfacelo. Se da una parte alcuni sono favorevoli a un intervento di salvataggio, perché temono che qualora le case automobilistiche fallissero l'economia subirebbe un colpo catastrofico, dall'altra parte c'è chi sostiene che in un mercato aperto le aziende dovrebbero essere lasciate libere di sopravvivere o di soccombere. Esiste tuttavia una terza strada per affrontare questo problema, che esigerebbe un cambiamento radicale di mentalità in relazione alla natura e al significato di ciò a cui stiamo assistendo e di ciò che dovremmo fare in proposito. L'introduzione del motore a combustione interna e l'inaugurazione di una infrastruttura di reti autostradali contrassegnarono nel Ventesimo secolo l'inizio dell'era petrolifera e della seconda rivoluzione industriale, nello stesso modo in cui nel Diciannovesimo secolo l'introduzione del motore a vapore, della locomotiva e delle reti ferroviarie avevano contrassegnato l'avvento dell'era del carbone e della prima rivoluzione industriale. La seconda rivoluzione industriale si avvia ormai al tramonto e l'energia e la tecnologia che più di altre l'hanno alimentata sono tenute in 'vita artificiale'. L'incredibile aumento del prezzo del petrolio sui mercati internazionali registrato negli anni più recenti indica l'inizio della fine, non soltanto per le automobili che consumano molta benzina, ma anche per lo stesso motore a combustione interna. L'amara realtà è che la richiesta di petrolio in forte aumento a livello internazionale si scontra con scorte e rifornimenti sempre più limitati e sempre più in calo. Ne consegue un prezzo sempre più alto del combustibile, che provoca una spirale inflazionistica e si ripercuote lungo l'intera catena logistica e dei rifornimenti, e che a sua volta funge da freno naturale per i consumi globali, specialmente nel momento in cui il greggio inizia a sfiorare i cento dollari al barile. È questa, infatti, la soglia in cui si collide contro il muro di sbarramento del 'Picco della Globalizzazione'. È a questo punto che il motore economico globale si ferma, che l'economia si contrae, che i prezzi dell'energia scendono perché il mondo intero usa meno petrolio. L'industria dell'auto è un segnale di allarme precoce, che ci fa comprendere come ci stiamo avvicinando al tramonto della seconda rivoluzione industriale. Che cosa possiamo fare concretamente? Dobbiamo saper cogliere questa circostanza alla stregua di un'opportunità e rilanciare il dibattito globale sull'industria dell'auto nel suo complesso. Ciò implica di spostare il dibattito, passando dagli interventi di soccorso e di salvataggio in extremis dell'industria del motore a combustione interna alimentato a benzina alla ricerca, lo sviluppo, l'utilizzo di veicoli elettrici e ricaricabili a idrogeno con celle a combustibile, alimentati da energie rinnovabili. La trasformazione del nostro attuale regime energetico e della tecnologia automobilistica è il punto di ingresso nella terza rivoluzione industriale e in un'economia post carbonifera nella prima metà del Ventunesimo secolo. Affinché questa transizione possa aver luogo, dobbiamo renderci conto che le rivoluzioni nei mezzi di trasporto sono sempre state parte integrante delle rivoluzioni nelle infrastrutture più ampiamente intese. La rivoluzione del motore a vapore alimentato a carbone impose grandi cambiamenti alle infrastrutture, ivi compresa la trasformazione nei trasporti, con un passaggio da quelli via di mare e su acqua in genere a quelli su rotaia ferroviaria, e la cessione di terreni pubblici per lo sviluppo di nuove città, sorte in corrispondenza di importanti snodi e incroci ferroviari. Analogamente, l'introduzione del motore a combustione interna alimentato a benzina richiese la realizzazione di un sistema di strade nazionali, la messa in opera di oleodotti, la creazione di una rete di strade secondarie commerciali e residenziali suburbane lungo il sistema autostradale internazionale. Il passaggio dal motore a combustione interna a veicoli ricaricabili a idrogeno con celle a combustibile comporta un impegno equiparabile nei confronti di un'infrastruttura adatta alla terza rivoluzione industriale. Tanto per cominciare, la rete elettrica nazionale e le linee di trasmissione dell'energia dovranno essere trasformate, e passare da una gestione attuata tramite comandi e controlli centralizzati e servomeccanici a una gestione decentralizzata e digitalizzata. Daimler ha già firmato un accordo di partenariato con Rwe, società energetica tedesca, e Toyota ha fatto altrettanto con Edf, società energetica francese, per installare milioni di postazioni di ricarica lungo le autostrade, nei parcheggi e nei garage, nelle aree commerciali come in quelle residenziali, per consentire alle nuove automobili di fare il pieno ricaricando le batterie collegandosi semplicemente a una presa. Per adattarsi a milioni di nuovi veicoli ricaricabili, le società erogatrici di elettricità stanno iniziando a modificare le loro reti, utilizzando le medesime tecnologie che hanno dato luogo alla rivoluzione di Internet. Le nuove reti elettriche, cosiddette reti intelligenti o intergrid, rivoluzioneranno le modalità tramite le quali l'elettricità è prodotta, distribuita e resa disponibile. Milioni di edifici già esistenti - appartamenti residenziali, uffici, fabbriche - dovranno essere modificati o ricostruiti per fungere da 'impianti elettrici autentici', in grado cioè di catturare l'energia rinnovabile disponibile a livello locale - solare, eolica, geotermica, delle biomasse, idroelettrica e prodotta dal moto ondoso di mari e oceani - per generare elettricità che possa alimentare gli edifici, condividendo al contempo l'energia prodotta in eccesso tramite le reti intelligenti, proprio nello stesso modo in cui noi oggi produciamo informazioni e le condividiamo grazie a Internet. L'elettricità che produrremo nei nostri edifici, a partire dalle energie rinnovabili, potrà essere utilizzata anche per alimentare le automobili elettriche ricaricabili o per creare idrogeno che alimenti i veicoli con celle a combustibile. A loro volta, tutti gli autoveicoli elettrici ricaricabili e a idrogeno con celle a combustibile fungeranno da impianti elettrici mobili, e potranno rivendere l'energia prodotta in eccesso alla rete elettrica. Il passaggio alle infrastrutture indispensabili per la terza rivoluzione industriale richiederà un ingente sforzo e finanziamenti pubblici e privati. Dovremo trasformare completamente l'industria automobilistica, dotandola di nuove apparecchiature, riconfigurare le reti elettriche, convertire milioni di edifici commerciali e residenziali in autentici impianti energetici. La sola creazione di una nuova infrastruttura comporterà l'investimento di centinaia di miliardi di dollari. C'è chi sostiene che non possiamo permettercelo: in tal caso, però, gli scettici dovrebbero spiegarci come si prefiggono di riportare in crescita un'economia globale oberata dai debiti, che oltretutto dipende in tutto e per tutto da un regime energetico che sta per collassare. Cerchiamo di essere chiari: i trilioni di dollari con i quali ci si ripromette di riportare in vita l'economia globale non sono niente più che un semplice 'espediente di sopravvivenza'. Se invece intendiamo dare nuova vita all'economia globale, risolvendo al contempo la triplice minaccia costituita dalla crisi finanziaria globale, dalla crisi energetica globale e dalla crisi del cambiamento del clima globale ciò che dobbiamo fare è creare le premesse per una nuova era energetica e un nuovo modello industriale. Le infrastrutture necessarie alla terza rivoluzione industriale creeranno milioni di posti di lavoro 'verdi', daranno vita a una nuova rivoluzione tecnologica, aumenteranno considerevolmente la produttività, introdurranno nuovi 'modelli di business open source' e creeranno molteplici opportunità economiche nuove. Se i governi non interverranno immediatamente e con determinazione per far procedere celermente la realizzazione di una nuova infrastruttura per una terza rivoluzione industriale, l'esborso di fondi pubblici per sostenere un'infrastruttura economica vecchia e un modello industriale obsoleto decurterà ancor più le risorse finanziarie rimaste, lasciandoci privi delle riserve necessarie a effettuare i cambiamenti fondamentali. La terza rivoluzione industriale comporta una nuova era di capitalismo allargato, in virtù del quale milioni di proprietari di casa e di aziende esistenti e nuove diventeranno produttori di energia. Così facendo, avrà luogo la transizione verso un'era post-carbonifera sostenibile, che di fatto potrà attenuare gli effetti del cambiamento del clima sulla biosfera terrestre. Collocando l'industria dell'automobile al centro del cambiamento delle infrastrutture necessarie a passare dalla seconda alla terza rivoluzione industriale, inizieremo a cambiare mentalità, e il dibattito passerà dall'aiuto alle aziende in gravi difficoltà a come investire al meglio in un nuovo schema economico planetario. Investire miliardi di dollari diverrà un presupposto indispensabile e necessario per creare nuove opportunità economiche per tutti nel Ventunesimo secolo. Jeremy Rifkin Fonte: espresso.repubblica.it - INVIATO DA Promiseland.it

TEATRHALIE 2008/2009
Quarta Rassegna di Letture Teatrali organizzata dall'Unione Femminile Nazionale
Storie di donne - Donne di storia
Sei appuntamenti con autrici e attrici per ascoltare storie e per un aperitivo insieme- ingresso libero Mercoledì 14 gennaio - ore 19.00 Una donna: Sibilla Aleramo con Nora Picetti e in collaborazione con Riccardo Molino, Carlotta Origoni e Ivan Donati
TEATRO ONESTO Una lettura scenica che svela i passi più belli dell'omonimo romanzo di Sibilla Aleramo, la prima autrice italiana che ebbe il coraggio di raccontare quello che altre donne appena sussurravano. La quarta edizione di Teathralìe, organizzata dall'Unione Femminile Nazionale presso i propri spazi di Corso di Porta Nuova 32 a Milano, propone spettacoli inediti per la città di Milano e questo anno propone come titolo: Storie di donne - donne di Storia Tra pathos ed ironia, tra quotidianità e Storia, si racconteranno le vite di donne che hanno plasmato con coraggio e creatività il proprio tempo. Sei appuntamenti, uno al mese, da ottobre a marzo, in cui più attrici sperimenteranno diverse forme di narrazione per raggiungere i pubblici più curiosi. Dopo ogni performance verrà offerto un aperitivo, un'occasione per creare una rete emozionale tra teatranti e spettatori e per far diventare Teatrhalìe Le Muse del Teatro un luogo simbolico in cui si parla di teatro al femminile.
Direzione artistica: Eleonora Dall'Ovo
Tutte le performance inizieranno alle ore 19.00 in corso di Porta Nuova 32 a Milano. INGRESSO LIBERO Per informazioni: 02-6572269 www.unionefemminile.it iniziative@unionefemminile.it

PRESENTAZIONE DEL LIBRO:
La voce a me dovuta di Vincenza Tomaselli
EVENTO PROMOSSO DA COORDINAMENTO LESBICHE ROMANE IN COLLABORAZIONE CON COLLEGAMENTO LESBICHE ITALIANE
In programmazione venerdì 16 gennaio alle ore 18:30 al Centro Femminista Separatista in Via S. Francesco di Sales 1/b.
"La tua crudele razionalità ti sradica ogni giorno dal mio cuore, ma la passione rabbiosa che mi anima ti risemina ancora e ancora una volta". Perdersi nella follia per ritrovare se stessi con amorevole curiosità: questo è il reato per il quale la protagonista sconterà una pena inflitta dal tribunale del conformismo. A metà tra epistolario e analisi La voce a me dovuta è un romanzo d'introspezione, scandalo e coraggio. Un racconto che descrive l'incontro travagliato di due donne soggiogate, impaurite e risorte grazie al desiderio di osare. Perché per mordere la vita e tuffarsi nel pieno delle emozioni, a volte, è necessario sacrificare una parte di sé. In queste pagine Vincenza Tomaselli celebra la voglia di vivere ogni attimo fino all'ultimo respiro, come se fosse l'ultimo, consapevole che il rispetto e l'amore per se stessi non hanno prezzo. Vincenza Tomaselli è nata a Siracusa nel 1971. È iscritta all'indirizzo storico della Facoltà di Scienze Politiche di Bologna. Giornalista dal 1999, scrive per il mensile "I Love Sicilia". La voce a me dovuta è il suo primo libro.
http://www.myspace.com/vincenzatomaselli
L'evento è aperto a SOLE DONNE.
Per info: CFS - Centro Femminista Separatista 06.6864201
e-mail: contatti@clrbp.it (C.L.R.)

Buena Vida
Gaya CsF
Movimento di libera informazione e libera vita
Email: gaya.cronistisenzafrontiere@virgilio.it

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