di Angiolo Bandinelli (*)
Sì, è terribile, e sembra ineluttabile. L’individuo è in ritirata, prende botte da tutte le parti, risale disordinatamente le valli lungo le quali era orgogliosamente disceso, e si appresta a un lungo inverno di inedia e paralisi, a un assedio senza sicurezze, forse senza speranza. Nessuno più lo sostiene, quando uno degli apologeti di ieri lo incontra si volta dall’altra parte, come Gide fece con Oscar Wilde, l’omosessuale reietto dai benpensanti borghesi. Ma come è potuto succedere? Per colpa di chi, di cosa?
L’individuo è il protagonista di una storia gloriosa. Era nato bravamente, lottando contro un retaggio di secoli. L’individuo di Adam Smith era il borghese che emergeva da un oscuro groviglio di scorie feudali, le corporazioni, le giurisdizioni, i taglieggiamenti, i pedaggi che formavano il tessuto connettivo della società. Lottò per liberarsene. Poteva lottare e liberarsi solo affidandosi alla ragione, alla razionalità, che spazzava via l’aggrovigliato ciarpame. Con Daniel De Foe fu un costruttore di strumenti, un laborioso edificatore e pianificatore, un esploratore fiducioso nelle sue forze. Con Swift, si permise il lusso di deridere vizi e virtù dei potenti e degli inutili, con Stendhal divenne un amante appassionato, un tormentato con Dostojewskij, un religioso con Kierkegaard, un solitario con Kafka, con Nietzsche fece le fiche (direbbe Dante) ai cieli… L’individuo era un fregoli, sempre però fedele a se stesso. A un certo punto, è vero, cominciarono le polemiche, le aggressioni, le confutazioni. Una genia di socialisti di ogni stampo e colore ha fatto di tutto per screditarlo, vecchie confraternite religiose lo hanno accusato di nefandezze di ogni genere. Essere un “individualista” divenne un marchio d’infamia. Ma il peggio, per lui, è arrivato negli ultimi tempi, ad opera dei suoi più strenui promotori. Che hanno combinato un mucchio di guai. Anzi, lo hanno tradito.
Se il vanto dell’individuo è di agire secondo scelte razionali quando muove e mette in campo i suoi interessi, come mai da qualche tempo a lui ci si rivolge soprattutto soffiando sui suoi istinti, anzi i suoi più bassi istinti? I francofortesi, Horkheimer, Adorno, Marcuse, analizzarono i percorsi del subliminale e posero il dito sull’elemento erotico, come il più potente stimolo di quei misteriosi impulsi. Per quei tristi filosofi (ma anche, se non sbaglio, per il gaio Debord) si trattava di una pratica di dominio, una forma ulteriore dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Oggi, non c’è siparietto TV nel quale non si insinui un sesso spudorato. Ma c’è di peggio. Guardate la stampa. Al novanta per cento, si rivolge al suo pubblico titillandone le più basse passioni, i più volgari condizionamenti. Più che del sesso, la stampa ha il suo motore nel sadomasochismo. Dai titoli in giù, dell’individuo si vellicano le frustrazioni personali e sociali. Ci sono giornali specializzati per un certo tipo di lettore, un mix di Taxi driver e Ninja vendicatore, un borghese piccolo piccolo, che non potendo essere superman o il cavaliere della valle solitaria sogna universali vendette sui suoi nemici. Il mercatismo ha dissolto l’orgoglioso individuo nella folla solitaria, caricandolo delle folli immaginazioni e delle sordide angosce che nella solitudine nascono. Nella visione mercatista (fase finale del liberismo) non deve proprio averle, le radici, deve essere la preda indifesa dei bombardamenti subliminali scatenati dai potenti di turno, che gli spiattellano i valori profondi cui appigliarsi per salvarsi.
Chissà se finisce qui, la storia dell’individuo? Visti i tempi, potrebbe darsi di sì. Ma è bene stare in guardia, i liberisti hanno molte frecce al loro arco, rischiano di restare sempre in piedi nonostante sconfitte e fallimenti. Perché il loro pensiero aderisce perfettamente al wishful thinking che tormenta e ossessiona, giorno e notte, ciascuno di noi.
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