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lunedì 5 gennaio 2009

Molto interessante - e istruttivo

da Notizie Radicali - lunedì 5 gennaio 2009


Per il “Corriere della Sera” tutti i politici bocciati occupano poltrone di Stato. Tutti? I radicali no, ma non si dice. Il curioso monito del ministro Bondi, che solo ora si accorge di come i TG grondino sangue

di Valter Vecellio


Molto interessante - e istruttivo - il "focus" curato da Sergio Rizzo per il "Corriere della Sera" del 29 dicembre: “Tutte le poltrone libere per i politici bocciati. Così trovano posto nelle società di Stato”. E' illuminante e deprimente insieme il quadro che se ne ricava: e cioè che centrodestra e centrosinistra applicano da anni lo stesso metodo.

Sembrano davvero tutti uguali, ma non è del tutto vero che tutti lo siano. Perché - al solito - c'è una vistosa assenza che pure merita di essere segnalata: quella dei radicali. Come non c'è un solo radicale che in cinquant'anni sia stato condannato, processato, o semplicemente indagato per tangenti o reati contro la pubblica amministrazione, non c'è un radicale "trombato" che si sia "allocato" in società dello Stato. Così come, mesi fa, andava sottolineato – ma naturalmente non venne fatto – che in una accurata inchiesta dell’ “Espresso” sui beneficiari eccellenti di appartamenti di proprietà di enti, affittati o venduti a prezzi di favore nonostante fossero al centro della città di Roma, figurassero tutti: politici di destra o di sinistra, sindacalisti, magistrati, giornalisti famosi...Un’assenza: non un radicale. Essere militanti o dirigenti radicali, anzi è spesso fonte di discriminazione. Un'anomalia che dovrebbe rendere orgogliosi di appartenere all' “etnia” radicale.

Il “focus” del “Corriere della Sera” è solo la punta di un iceberg molto più vasto e ramificato.

Da mesi è in corso, ma nessun giornale ne parla, una campagna politica per l'Anagrafe Pubblica degli Eletti. Se tutti i dati fossero per esempio disponibili su Internet, e tutti fossero in condizione di conoscere, forse "lorsignori" sarebbero meno arroganti e impudenti.

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Curioso il monito del ministro della cultura Sandro Bondi, che dice basta ai TG "pieni di violenza, alle troppe notizie catastrofiche, i racconti di sangue proposti senza alcuna cautela né considerazione per chi li guarda". Adesso si accorge di che tipo di “messaggio” viene veicolato dai telegiornali pubblici e privati.

Qualche settimana fa venne resa nota un'inchiesta condotta da Demos, che ha "pesato" le notizie relative alla criminalità trasmesse tra il 2005 e il primo semestre del 2008 dai sei telegiornali nazionali. Il picco che accomuna tutte le reti è in corrispondenza del secondo semestre 2007: quando, annota l'indagine, il numero dei reato era comunque già in calo…

Accade quello che il professor Jonathan Simon analizza nel suo "Il governo della paura": come la percezione della centralità del crimine nella vita sociale contribuisce a ridefinire i poteri del governo, il ruolo della famiglia e della scuola, la posizione dell'individuo nella società: "La guerra alla criminalità… permetteva di ridefinire i programmi politici nei termini di un'efficace prospettiva sicuritaria…".

In questi ultimi anni si è assistito ad un vero e proprio uso politico della "paura". Si è puntato sulla paura e il timore del "diverso" identificato con il criminale e il perverso. Per mesi siamo stati "bombardati" da una quantità di "emergenze": Rom, albanesi, romeni, extracomunitari… mettendo in secondo piano le emergenze costituite dalle mafie organizzate.

I notiziari TV sono stati infarciti da storie turpi, efferati delitti in omaggio non tanto a una logica di audience (peraltro tutta da verificare), quanto alla volontà di diffondere una "percezione". Su circa cinquemila notiziari di un anno, il tempo dedicato alla cronaca nera dal 10% del 2003, nel giro di tre anni è più che raddoppiato. Ora chi ha giocato questa carta dice basta alla televisione ansiogena: prima, a novembre, Berlusconi; ora Bondi: è arrivato il tempo delle "buone notizie". La "percezione" che si vuole dare è di segno opposto a quella che fino a poco tempo fa si alimentava.

Questi i fatti. E' un caso (ma il caso non fa mai le cose a caso), che contemporaneamente si sia lasciato morire il Centro d'Ascolto Radicale, unica struttura in grado di documentare quanto si faccia uso politico della paura e dell'ordine pubblico?

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