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lunedì 1 dicembre 2008

AIDS:Hiv: calo preoccupante dei test

Hiv: calo preoccupante dei test
Allarme per gli eterosessuali inconsapevoli del rischio, ma anche per la situazione nelle carceri e nei Sert

In Italia c'è preoccupazione per il calo dei test per verificare l'infeziona da Hiv. Una situazione che porta alla scoperta dell'Aids quando la situazione è già compromessa (Ap)

ROMA Allarme sui test dell'Aids. Continua a calare il numero delle persone che si sottopongono all'esame per la diagnosi di sieropositività . All'origine del fenomeno non c'è soltanto il calo di
attenzione da parte dell'opinione pubblica. Ma anche la stanchezza dei servizi, e degli operatori sanitari, nel proporre il semplice controllo. E' la conseguenza del differente atteggiamento nei
confronti della malattia.
Gli italiani, erroneamente, credono non costituisca più un pericolo, perché oggi si può curare con farmaci sempre più efficaci, capaci di indurre la cronicità.Da 5 anni a questa parte gli infettivologi
denunciano un progressivo abbassamento della guardia. Una virata nel modo di percepirla. Il richiamo ai test arriva alla vigilia della Giornata mondiale contro l'Aids del 1 dicembre.

IL TEST IN CARCERE -
Scarseggiano i dati per fotografare la situazione. Gli unici numeri ufficiali riguardano gli utenti dei
Sert, i servizi pubblici per le tossicodipendenze, e le carceri. Dal 90 ad oggi la percentuale dei
detenuti che hanno eseguito l'accertamento è calata dal 45% al 33%.
«Il vero problema è che i test non vengono offerti in maniera congrua è l'analisi di Sergio
Babudieri, della società italiana di medicina penitenziaria Nella maggior parte degli istituti la
richiesta viene fatta al momento dell'ingresso. Se il detenuto rifiuta, la richiesta non viene
rinnovata. Ma se i servizi funzionano, come ad esempio nel carcere di bel Colle(*), a Viterbo, allora si vede che la risposta c'è. La percentuale dei sì al test sfiora il 99%. In istituti dove l'offerta
non è così attiva, si fatica a raggiungere il 10%». Secondo Babudieri il calo dell'attenzione è «costante e preoccupante. Servono campagne che riaccendano la percezione del rischio».

TOSSICODIPENDENTI - Il fenomeno è riproducibile nei Sert.
Secondo la relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, nel 2007 sono stati testati il 39% degli utenti (il 12% risultano positivi). Il 61% dunque non é stato
controllato o per rifiuto o perché già diagnosticato come positivo.
L'anno precedente questa percentuale era del 59%. «Siamo molto preoccupati dice Alfio Lucchini, federazione operatori dei servizi pubblici per le tossicodipendenze -. Proprio la scorsa settimana
abbiamo analizzato il problema con gli esperti dell'Istituto superiore di Sanità.
Abbiamo discusso su come migliorare l'accettazione dei test anti hiv e anti epatite C. Si è deciso di stimolare gli operatori a offrirli a tutti quelli che vengono avviati verso un percorso di recupero, a
prescindere dal tipo di sostanze utilizzate, iniettive o inalatorie.
C'è un calo di attenzione dei servizi, conseguenza di una minore attenzione da parte del sistema sanitario».

ETEROSESSUALI -
Questo avviene nella popolazione a rischio. Il fenomeno è diffuso, ma non quantificabile, nella popolazione sana. La conseguenza è che, come mostrano i dati dell'Istituto superiore di sanità, negli ultimi 2 anni circa la metà dei pazienti cui viene diagnosticato l'Aids scoprono solo in quel momento di essere sieropositivi. «Brutto segnale di mancanza di consapevolezza da parte soprattutto degli eterosessuali, che si contagiano con rapporti non protetti», sottolinea l'Agenzia
regionale di Sanità della Regione Toscana che ha lanciato una nuova campagna disensibilizzazione
intitolata «C'è ancora bisogno del lupo». In altre parole, la gente deve tornare ad avere grande timore del rischio di contrarre il virus. Un po' come succedeva al tempo delle campagne degli anni '90: Suscitò un certo effetto quella dell'«alone viola». Nei video le persone inconsapevolmente contagiate venivano circondate da un profilo color viola.«E' ora di pensare a nuovi interventi incisivi - commenta l'immunologo Fernando Aiuti, oggi delegato del sindaco per le politiche sulla salute -. Le campagne di prevenzione dell'Aids hanno funzionato se mirate. C'è bisogno di
rinnovare la raccomandazione sull'uso del profilattico. Senza fare terrorismo, ma con decisione. Il richiamo sull'importanza dei test diagnostici è prioritario». Lunedì 1 dicembre la Giornata mondiale verrà celebrata con un'iniziativa organizzata da Aiuti in Campidoglio alla quale parteciperà il sottosegretario al ministero del Welfare, Ferruccio Fazio.

Margherita De Bac
29 novembre 2008

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