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Libertà sessuale, libera sessualità- 1976 - Adele Faccio

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Alba Montori su Facebook

giovedì 6 novembre 2008

libertà di pensiero?

Il giorno dopo della vittoria di Obama, eletto Presidente degli USA( il primo afromericano dalla nascita degli USA) dal voto massiccio dei suoi concittadini al termine di una lunga marcia iniziata quasi di soppiatto, mi viene irrefrenabilmente da interrogarmi sulla libertà, a cominciare da quella di pensiero da cui tutte le altre dipendono.
Sarà colpa della famosa statua che domina il porto di New York, associata all'immagine degli USA da quando i rivoluzionari francesi glie la regalarono...
A detta di tutti la sua elezione segna un punto di svolta per il mondo intero nel cammino verso una società globale libera e giusta, con pari dignità, per ogni componente di quel grande paese e un po' anche per noi della vecchia Europa. e per tanti altri paesi del nostro tormentatissimo pianeta.
Mi auguro che sia davvero così, anche se di fronte a tanti osanna tendo a diventare sempre più diffidente, anche perchè la gran parte di quelli che si sbracciano a congratularsi, manco fossero stati loro a votarlo, hanno normalmente un rapporto pessimo con la libertà, specie quella di pensiero ( quella sempre da cui le altre derivano..).
Così non posso fare a meno di porre una serie di domande, a me per prima e poi a chi vorrà porsele, tentando di dare risposte ad una serie di osservazioni sullo stato effettivo e reale -o effettuale -della libertà di pensiero nel nostro ambito italico.

Così per prima cosa sarà bene stabilire se ci si vuol riferire alla libertà di pensiero come possibilità per il singolo di pensare in modo autonomo da condizionamenti, oppure alla libertà di dire di essere liberi pensatori.
Nel primo caso secondo il mio parere non modesto (*) solo pochi riescono con grande fatica a procurarsela e a mantenersela attiva e spero che almeno qualcuno così ci sia in giro ancora, forse potrà capirmi... perché se ci si riferisce alla libertà di pensiero come categoria del vivere civile e sociopolitico, al di là della retorica, oggi temo sia ancora solo un obbiettivo per molti ancora da cominciare a prendere in considerazione. E poi da perseguire ancora per parecchio tempo, data la situazione.

Quanto alla libertà di dire di essere liberi pensatori e di amare la libertà di pensiero, è molto praticata. Infatti ho sentito troppe volte nella mia vita persino papi e ayatollah, per non parlare di tiranni e dittatori vari, inneggiare al libero pensiero, il che è un vero controsenso, visto che per definizione e funzione storica non hanno ( e non fanno ) altro che tentare di estirparne anche le più piccole avvisaglie in chiunque gli capiti di governare, e fin dal ventre materno...

D'altro canto non è che ci si sveglia una mattina con la coscienza di essere e di voler essere liberi nelle proprie idee e consequenziali azioni, ovvero responsabili di esse in toto, conseguenze positive e/onegative incluse. Se tutta la propria vita sociale è permeata di esempi perniciosi di libertà, in primo luogo di pensiero, e ti viene ripetuto fino alla nausea (di esser liberamente pensante) che le conseguenti azioni sono brutte sporche e cattive, pericolose anzi letali ora e sempre, e solo l'ubbidire fiducioso ( ovvero senza minimamente pensare, anzi negandotelo con decisione) a chi sa e può ti impedirà di precipitare in un baratro di nefandezza, ci può essere libertà di pensiero ?
Se la gente non viene allevata nel piacere del rispetto della molteplicità delle forme del pensiero medesimo, attraverso la conoscenza, lo studio, la memoria storica, l'impegno personale, il supporto dell'esperienza individuale e sociale, se la sua mente viene nutrita solo di slogan e nozioni slegate da qualunque contesto, quello che una volta si chiamava qualunquismo, quale libertà di pensiero potrà mai conoscere, potrà mai praticare nella sua vita quotidiana?
E siccome dire e proclamare di esser liberi pensatori costa poco o nulla, pochissimi sono in grado di accertarsi se veramentene lo si è, ecco che la libertà di pensiero è diventata oggetto di consumo e assolutamente popolare.

Insomma la vera libertà di pensiero (vera perchè popolare) è il consumismo ed è coltivato a livello mondiale, da Napoli a Pekino, disponibile apraticamente in modo gratuito su media e piazze mediatiche. Ormai è stabilito che l'importante non è l'ESSERE ma l'APPARIRE: si consuma tutto, pure i rifiuti del consumo,perchè tale è il libero pensiero preso come etichetta di barattoli assolutamente svuotati dei loro contenuti critici...

C'era una volta ...
già più di quarant'anni fa' lottavamo nelle scuole, alcuni studenti, qualche maestro, raro contro l'imbarbarimento sempre più pesante del pensiero, per affermare che senza libertà di pensiero non è possibile la conoscenza e senza conoscenza non si progredisce. recuperando dalla storia i suoi fatti, il pensiero antico, la smania di libertà, di fantasia, di scienza, di conoscenza per decidere. Volevamo dialogare con tutti delle nostre libertà, del rispetto di quelle altrui, e come conciliarle, armonizzarle con quelle degli altri, per una società giusta dignitosa, libera.
Liberté, Egalité, Fraternité.
Poi ho continuato a lottare, da prof, anche contro colleghi, sindacalisti, dirigenti e burocrati, da sola o quasi. Pensate, mi sono ostinata per anni a pretendere che ciascuno dei miei allievi imparasse a pensare in modo autonomo e libero!
Quarant'anni fa, ci illudemmo di poter spiegare agli operai di Mirafiori e delle varie industrie che la libertà di scienza e di coscienza, che era pensiero, potevamo e dovevamo difendercela insieme.
Ma gli operai, pure quelli sindacalizzati, allora pensavano solo ai quattrini, come ora, e non c'erano a pensare con noi, troppo stanchi, felici di essere ignoranti, alieni alle fatiche intellettuali.
Ora pure pensano solo ai quattrini e magari non ci sono perché sono in vacanza.
Allora come ora incapaci di comprendere che la libertà non è un regalo (del sindacato, di baffone o del prete ), o un optional compreso nel pacchetto/partito, o una vacanza a sharm.
La libertà, soprattutto quella nel cervello e dal cervello bisogna conquistarsela e difendersela, giorno dopo giorno.
Oggi, quarant'anni dopo, dopo DC/PCI, anni di piombo e repressione, liberi di dire che abbiamo conquistato la libertà.
Libertà di proclamare che siamo liberi di dire che ciascuno è libero di pensare ciò che vuole.
Dire che siamo liberi di guardare la televisione, leggere i giornali indipendenti e quelli di partito, quelli che vogliamo. Peccato che pubblichino e mandino in onda le stesse notizie, negli stessi orari e con la stessa pubblicità.
Dire che dopo l'inflazione e i pescecani e l'euro siamo liberi di spendere, di comprare, di vendere.
Peccato che i soldi scarseggino per gli onesti.
Dire che siamo liberi di avere e frequentare locali e disco con tanto di DJ e bevande e pasticche per sognare da svegli, e indossare abiti firmati di bancarella o di boutique o di supermarket.
Dire che siamo liberi di possedere la casa ( più dell'80% di proprietari) e la scuola/fabbrica di lavoratori, e la sanità per tutti. Peccato che la casa va pagata e il resto pure.
Dire che siamo liberi con la chiesa e i partiti e i sindacati. Peccato che ci costano fatica e denaro e in cambio manteniamo nel lusso un popolo di sfruttatori che dicono di tutelare le nostre libertà.
Dire che siamo liberi e per questo gli oppressi degli altri popoli arrivano nel nostro paese, a rischio della vita,per poter dire anche loro di essere liberi. Peccato che tutta questa gente venga trattata come indesiderabile, ma sfruttata per quanto possibile.

Insomma qui in Italia diciamo che siamo liberi, siamo liberi anche senza pensare, soprattutto liberamente, perchè non ce n'è bisogno: noi abbiamo a disposizione nel nostro pensiero valori forti e sacrosanti: Dio/ideologia, patria (democratica e nata dalla resistenza), famiglia eterosessuale e monogama.

Ho visto tutti i potenti nel mondo intero coalizzati con i sedicenti liberi pensatori nell'impedire fin da bambini il libero esercizio dell'ingegno, alimentando mistificazione, pigrizia, ignoranza E l'incapacità complice del cosiddetto movimento dei lavoratori a comprendere, a pensare che senza libera scienza e conoscenza diffusa non è possibile il riscatto sociale.

Ho lottato e lo faccio ancora perché tutti possano imparare a pensare, anche quelli che non è previsto né gradito lo facciano: la scuola la volevamo e la voglio ancora per tutti, alla pari.
Non la scuola massificata, uguale (poca e poco utile) per tutti, quella che dice di esser libera, quella dove si insegna che bisogna essere liberi di fare quello che si vuole e chi studia è un coglione, tanto va avanti perché è un suo diritto, come è un diritto occupare un posto di lavoro anche senza produrre nulla, fino a maturare il diritto alla pensione. Non quella dove si insegna che la libertà è avere denaro per comprare tutto quello che pensi di volere, denaro non importa come, da chi, in cambio di cosa.
Così qui la libertà è di evitare accuratamente di pensare, di prendersi responsabilità, tanto c'è qualcun altro che lo fa.
Con la connivenza della chiesa cattolica che per sua stessa sopravvivenza ha sempre negato libertà "alle sue pecorelle" in cambio della verità di vangelo. E mò pure della sharia.

Che il razzismo sia ancora così radicato nella nostra cultura sociopolitica non può meravigliarci, è l'antitesi della libertà di pensiero.
Che dio ( se esiste) benedica Obama e gli americani .
O meglio che la libertà di pensiero divenuta azione collettiva per gli americani degli USA possa insegnare qualcosa anche a noi qua.

(*) il mio parere non è modesto o umile, è solo un parere, un'opinione personale e ne sono responsabile. Trovo detestabili questo tipo di espressioni ipocrite di falsa modestia, frutto di retoriche che sono la negazione della semplice espressione del proprio pensiero.

A proposito, da http://it.yahoo.com/

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